Caro Staino, spero che la salute sia in forte recupero, me lo confermerebbe il blog, tornato al suo splendore e in piena vitalità. Però vedo accentuarsi le divergenze e proliferare qualcosa che assomiglia all’ostilità. Perciò voglio fare un sobrio richiamo al “vogliamoci bene”, al dare forza a ciò che unisce, nell’esprimere le differenze e le divergenze, e dare forza al rispetto delle opinioni dell’altro nell’esprimere le proprie, tenendo conto che sempre di opinioni si tratta e non di verità assolute. E questo dovrebbe valere anche per i nostri dirigenti politici. Invece paiono sempre troppo accaniti nello scontro è nella litigiosità, con una maggioranza spesso troppo arrogante con la minoranza è una minoranza che vorrebbe imporre la sua volontà alla maggioranza. Il nome più adatto per questo composito sarebbe forse Partito Anarchico. A me questa è la cosa che in questi anni ha arrecato più sofferenza e che credo abbia fatto allontanare tanti elettori esausti e sfiniti. Tornando all’attualità, vorrei solo ricordare che le elezioni le hanno “vinte” gli sfascia carrozze, ed è difficile dialogare con loro pensando/facendo finta di trattare alla pari con dei politici. Loro sono mera strategia, non trattano ma tendono trappole. Il loro sogno è quello di arrivare a governare da soli, per portare l’Italia nel glorioso mondo della webcrazia. Cioè arrivare al governo e all’informazione dei manipolatori della rete, che abbiamo già visto più volte all’opera. E dalla parte destra non è che stiamo molto meglio. Perché la realtà è che noi siamo bravissimi a fare delle splendide analisi politiche e sociali (davvero),dotte, ampie, alte, profonde, come fanno Cuperlo e tanti altri, poi gli avversari raccontano quattro fregnacce, passano dall’adorazione del dio Po al rosario e al Vangelo, baciano l’ampolla del santo, e vincono le elezioni. E noi continuiamo ad analizzare, discutere, dividerci, dividerci, dividerci…Non dico che non si debba fare, ma a tutto c’è un limite, poi bisogna pensare al futuro e agire, senza trascurare i tanti esempi che ci sono in Italia e all’estero per delle scelte solidali ed ecosostenibili. Perché noi possiamo sognare Marte, Giove e Saturno, ma il nostro futuro è qui, su questo piccolo Pianeta fortunato, al quale non frega niente dei nostri robot e delle auto che si guidano da sole. A tal proposito, io dividerei i politici in tre categorie: quelli ispirati dall’alto, quelli ispirati dal basso e quelli impegnati nelle beghe personali.
Bene, consapevole che le mie sono solo opinioni, anche se suffragate da una discreta dose di esperienza e di senso critico, concludo dicendo che qualunque decisione si prenda deve tener conto della realtà dei fatti e non delle pie illusioni, con pessimismo della ragione e ottimismo della volontà (Gramsci). Infine,per alleggerire, una battuta: Bersani a Occhetto “ti ricordi come è stato bello la prima svolta”.
Grazie a tutti e cari saluti, Giorgio Tognetti.
Caro Giorgio,
con il richiamo all’unità e al rispetto tra compagni sfondi una porta aperta. Anch’io vengo da un partito ormai lontano in cui personalità come ad esempio Ingrao e Napolitano erano tra loro lontani molto di più di quanto un Fassina possa esser lontano oggi da un Renzi, eppure coesistevano pacificamente all’interno dello stesso partito, anzi, dello stesso comitato centrale. Discutevano ferocemente e in privato partiva anche qualche offesa ma dominava sempre la voglia di unità e di sintesi e questo è il segreto della forza coesa del partito. Anch’io all’epoca, nel momento d’oro di Tango, ebbi occasione di parlare con Giancarlo Pajetta che mi informò della sua sostanziale contrarietà a quel che stavo facendo e senza mezzi termini dichiarò che il giornale su cui lavoravo (la nostra Unità) era una merda di giornale. Naturalmente dissentii molto da questi giudizi ma non mi passò per nulla dalla testa l’idea che lui potesse andarsene, magari per fondare un altro partito. Oggi qualunque nostro dirigente è invece prontissimo a farlo. Ancora oggi, in queste ore, compagni cosiddetti renziani mi dicono apertamente che se mi trovo male con Renzi (e in effetti mi trovo molto male) che me ne vada dal partito. Altri ex compagni passati a LeU mi dicono la stessa cosa: perché non esci dal PD? Pazzia generalizzata. Credo che questo atteggiamento sia dovuto alla mancanza di modestia, di umiltà e di rispetto dell’organizzazione generale del partito. Questi continui richiami a finirla con le discussioni e con i distinguo vanno purtroppo in questa direzione. Come si fa a non discutere e discutere e discutere dopo le due sconfitte che abbiamo vissuto ultimamente? Come si fa a non chiedersi perché siamo stati sconfitti accontentandoci della superficialissima affermazione del “non ci hanno capito” e invitare tutti a continuare il lavoro come se nulla fosse successo perché discutere ci indebolisce e approfondisce le divisioni? Follia pura. Discutere ci aiuta a diventare più forti e a diventare più uniti, a patto che la discussione si basi sulla sincerità reciproca e sull’umiltà reciproca delle proprie opinioni. Io questo nei compagni cosiddetti renziani non lo vedo. L’irritazione verso profondissime riflessioni di importanza capitale per il nostro futuro, quali sono quelle che sta facendo Cuperlo, vengono vissute con una irritazione paranoica che mi fa paura. Esempio lampante è stato il “compagno di base” che si è presentato al Nazareno e al buon Gianni, invece di dirgli grazie per la fatica che fa giorno per giorno nel metterci con saggezza il fuoco al culo, gli ha detto: “perché non te ne vai?”. E il nostro ex segretario di tutto questo gongola. Ti sembra corretto?
Io credo invece che bisogna discutere ancora a fondo sul perché della nostra sconfitta. Perché se le motivazioni non sono quelle che si danno e alle quali io non credo ma sono invece altre: non il fatto che gli elettori non ci hanno capito ma il fatto che noi non abbiamo capito gli elettori. Noi non siamo stati presenti e non abbiamo fatto proprie le angosce e le paure del futuro che li stanno attanagliano. Se nel caso la realtà fosse questa (e io penso che lo sia) la prospettiva del nostro lavoro, anche immediato, cambia profondamente. L’ipotesi che io ho caldeggiato di incontrarci con i 5 Stelle non nasceva dalla voglia di ottenere qualche poltrona e tanto meno dalla ipotetica possibilità di fare un governo con loro. Incontrarsi e discutere con loro sarebbe stata un’operazione politica per dimostrare, non a noi che del fenomeno grillino conosciamo tutti i limiti e pericoli, ma ai loro elettori, soprattutto quelli che li hanno votati abbandonando il PD, l’inefficacia e la superficialità delle posizioni politiche del movimento che avevano votato. Questo per me è far politica, non ribadire fra di noi giudizi sicuramente giusti sui 5 Stelle, ma che abbiamo capito ed elaborato solo noi ma non quelli che ci hanno lasciato. Da qui nasce la strategia necessaria per una rinnovata presenza del partito sul territorio, soprattutto in quelle aree sociali dimenticate dalle istituzioni statali e dai vari organismi sociali. Le aree della disoccupazione, del precariato, dei nuovi rapporti di sfruttamento. Un’azione politica quindi di tipo nuovo che Renzi e il suo giglio magico non sono in grado di comprendere e tanto meno quindi di attuare perché ancora troppo fiduciosi in un neoliberismo che assomiglia più a Macron che alla buona cara vecchia socialdemocrazia. Comunque io non chiedo a Renzi di uscire dal partito anche se, personalmente, mi sento più PD io di quanto non lo sia lui. Chiedo però di finirla con un atteggiamento autoreferenziale che non ci fa crescere e inizi finalmente, come più volte ha dichiarato di voler fare e che non ha mai fatto, di sostituire al maledetto “io” un vero e cosciente “noi”. Martina mi sembra che lo abbia capito e guardo a lui con fiducia, come guardo con fiducia ai tanti compagni che, arrivati dal PCI o dai DS, sono rimasti nel PD lavorando giorno per giorno senza demordere con l’animo travagliato dai tanti, troppi errori del nostro ex segretario. I nomi li conosci, Giorgio, è inutile che te li faccia.
Sergio
8 Comments
Caro Giorgio Tognetti
la tua riflessione mi è piaciuta e penso sia giusto iniziare da quanto dici, e ma seriamente.
Caro Sergio
quello che tu citi come rapporto dentro un partito si chiamava “centralismo democratico”. W il centralismo democratico. Siamo disposti ad applicarlo oggi al PD? Chiamiamolo pure in altro modo ma questa impostazione deve essere il primo caposaldo per ricostruire e rigenerare il PD. Senza di questo non si arriva da nessuna parte.
A questo primo mattone vogliamo aggiungere una volta per tutte che i leader, che hanno conquistato una maggioranza congressuale, devono essere sostenuti e non denigrati da una minoranza, che pur se esprime il proprio dissenso, non stia in perenne clima congressuale perchè non hanno una maggioranza?
Voi che state più vicini al corpo dirigente del partito, penso che non potete immaginare i danni fatti e che si fanno tuttora, alla ns base elettorale e nei cittadini in genere con queste perenni diatribe e lotte intestine troppo spesso personali e mediocri. E oggi a fare cassa di risonanza non ci sono solo le vecchie sezioni di partito con i loro giornalini, volantini, le loro discussioni , oggi ci sono i social, cosa utile e importante per tanti aspetti, se usati bene, ma sono dirompenti e produttrici di gravi danni sociali e culturali se vengono usati in modo distorto e mercenario. Non solo, ma si muovono a velocità supersonica in uno status sociale dove solo i 10% legge un giornale o un libro.
Siamo d’accordo che prima di passare ad altro dobbiamo affrontare questo aspetto ?
Poi c’è una 2° questione, la società è notevolmente cambiata. Bisogna discutere, certamente Sì, ma poi bisogna concretizzare, andare a sintesi, decidere e battersi per il progetto che si è deciso di mettere in campo, perchè la gente è stufa (anche la nostra) di sole parole ed in questo spazio che i peggiori populismi si sono incuneati facendo facili prede.
Caro Sergio le filippiche ed il politichese di Cuperlo, Veltroni, ….. potrebbero essere utili ma non bastano ad entusiasmare le folle. Spesso annoiano mortalmente ( succede a me in politica attiva da oltre 40 anni, figuriamoci gli altri).
3° questione che ormai sostengo da tempo. Convincersi delle azioni del “passo dopo passo”, migliorabili, modificabili come si vuole, ma con un percorso in evoluzione.
Io non riesco a darmi pace dal fatto che i passi avanti fatti da Renzi e poi Gentiloni, riconosciuti oggettivamente anche a livello internazionale, siano stati bombardati sul nascere da un fuoco amico che ha disintegrato tutto ciò che era di buono in questo. Certamente migliorabile e modificabile ma almeno siamo usciti da una stagnazione che era diventata insopportabile.
Faccio 2 esempi: il milione di posti lavoro (indeterminato e non, dove vanno considerate le condizioni date) un certo Cavaliere ci ha vinto una elezione promettendoli, noi realizzandoli abbiamo dovuto subire il primo fuoco amico con il Sindacato.
L’occasione delle riforme costituzionali del 4 dicembre, anche qui pur avendole sostenute per decenni, un’altro fuoco amico ha completamente distorto il vero obiettivo ed oggi ci troviamo nelle condizioni in cui siamo.
Allora, vogliamo rigenerare questo PD? Per me dobbiamo partire da qui. Poi sul tavolo di lavoro mettiamoci tutto il resto.
con affetto
Gianni Moscatellini
Caro Gianni,
dovresti spiegare un po’ meglio dove e quando la minoranza interna del PD si è comportata in modo dannoso e anti partito in tutta la loro azione. Per me gli scritti di Cuperlo e Veltroni non sono assolutamente delle filippiche inutili e controproducenti bensì contributi profondi, articolati ed utili. Certo più utili ad un gruppo dirigente del partito e in questo metto anche i dirigenti dei vari circoli territoriali e quindi non strumenti direttamente utilizzabili da un punto di vista elettorale, però, vivaddio, idee, riflessioni che fanno crescere la qualità del partito e della sua azione. Per il resto non so a cosa ti riferisci. Hai mai sentito un Cuperlo, un Veltroni, un Fassino, un Orlando o chi vuoi tu parlare in forma denigratoria dei nostri dirigenti e delle loro azioni? Io mai. Hai mai visto qualcuno di loro comportarsi in modo contrario alle direttive del partito, compresi la propaganda e il voto per il referendum istituzionale? Io mai. Mi sembra che tu ti confonda con quegli ex compagni che se ne sono andati a fondare l’assurda costellazione che vuol stare alla sinistra del PD. Loro sì hanno tenuto un atteggiamento provocatorio e assurdo e tra loro ci metto pure Emiliano che, pur rimanendo dentro il PD, ha atteggiamenti analoghi a quelli dei fuoriusciti. Io con loro ho chiuso e personalmente non li considero più all’interno di una situazione di sinistra. Chi non ha capito l’importanza e il dovere di stare uniti e ha scelto la via della separazione, non solo ha fatto un errore clamoroso ma ha provocato un danno irreversibile al nostro partito e questo, personalmente, non glielo perdonerò mai. Chiaro? Allora finiamola con questa storia delle divisioni e dei danni che l’attuale minoranza che è rimasta dentro il PD può provocare esprimendo le proprie idee e le proprie valutazioni. Il dirigente di partito che si irrita di fronte alle critiche dei compagni non è un buon dirigente. Il dirigente di partito che si circonda solo di persone accondiscendenti non è un buon dirigente e sta provocando enormi danni al partito. Certo se uno si mette immediatamente sulle difensive e appena arriva una critica bella articolata e zeppa di concetti da parte di un compagno invece di mostrare interesse, di ringraziarlo per il contributo e di mettersi a leggere attentamente quello che dice cercando di vedere se c’è qualcosa che può in qualche misura modificare il suo pensiero, lo legge come una provocazione, allora c’è poco da fare. Immediatamente il contributo, sia pure il più sofferto, sincero, disinteressato, viene colto come un attacco al partito o, nel migliore dei casi, come un’inutile filippica. Io chiedo ai compagni che dissentono su alcuni aspetti del nostro partito di esporre le loro critiche in forma civile e fraterna ma chiedo anche ai dirigenti attuali (a partire dal giglio magico) di leggere con attenzione e rispetto le critiche che vengono formulate loro e non liquidarle sempre con quell’odiosa frase “andatevene che ce ne faremo una ragione”.
Chiudo, da vero intellettuale organico, citando l’amico Brecht:
Tu, tu che sei una guida, non dimenticare
che tale sei, perché hai dubitato
delle guide! E dunque a chi è guidato
permetti il dubbio!
Caro Sergio
io non ho mai detto che le minoranze non debbano parlare ne tanto meno sostengo posizioni troppo partigiane di quello che chiamate “giglio magico”. Mi riferisco alle tue righe in cui risaltavi gli atteggiamenti che nel PCI avvenivano con il centralismo democratico. Che è un’altra cosa rispetto ad atteggiamenti troppo spesso pregiudiziali che le minoranze interne hanno assunto in questi 5 anni “Renziani”.
Anche io ho tolto dal mio panorama politico i fuorisciti, compreso l’insopportabile Emiliano, augurandomi nessun futuro con loro, però quello che io sollevavo e sollevo e che tu non puoi non vedere che molti di questi interventi pubblici danno la spinta ad una immagine in” modo dannoso e anti partito in tutta la loro azione”, velandola come “contributi profondi, articolati ed utili”. Lo potrebbero essere, chiaramente senza generalizzare, se fosse una discussione anche animata all’interno del corpo dirigente, ma che all’esterno diano l’idea di una squadra compatta (il famoso centralismo democratico) e mirata ad un progetto comune. Questo purtroppo non avviene e non è avvenuto, te lo dico qui dal basso dove purtroppo (questo è stato il grande errore di Renzi) i circoli e le organizzazioni territoriali non hanno avuto l’interesse che meriterebbero.
Caro Sergio, la società italiana non è tutta iscritta ai circoli “Umberto Eco” e non dimenticare che solo circa il 10% legge un giornale e un libro. Noi, come dico spesso, stiamo dentro un grande Bar dello Sport, dove non c’è analisi, approfondimento, informazione ma solo sentito dire, del tipo “ma state sempre a litigà” ecc… Ma gli attacchi sulla persona Renzi non sono anche avvenuti perchè gli stessi del suo partito non lo riconoscevano o lo martellavano di critiche, dando quindi il dò alle masse poco informate, pur essendo di sinistra ? Ma come si fa a sottovalutare questo aspetto?
Non è vero che l’italiano non ha bisogno di leader, l’italiano ha prodotto il fascismo in capo ad una persona adorata ancora oggi nonostante tutto, la destra e il M5S se mantengono e rafforzano il loro consenso e anche la loro compattezza è perchè si riconoscono attorno ad un leader non ad una squadra (basta leggere le idiozie entusiaste nei social su Di Maio, per non parlare di Berlusconi nonostante tutto …..).
Noi invece, stare sempre a bombardare il leader di turno (legittimamente eletto in congressi non certo dentro un salotto o tra 4 gatti del web), che è un “despota, un dittatore, un autoritario, ……..” ci ha portato a questi risultati. Perchè Sì, caro Sergio, questo risultato è stato determinato anche e soprattutto da questo oltre a tante masturbazioni mentali che ci facciamo tutti. Non solo, ma siamo talmente masochisti che non sappiamo riconoscere il merito, pur nella consapevolezza che nessuno è perfetto ed errori finchè si è uomini si fanno.
Ecco perchè sono convinto che se vogliamo effettivamente rinnovare, rigenerare questo PD le questioni che sollevavo nella mia precedente vanno affrontate seriamente, non certo con ipocrisia e pregiudizio per chiunque.
Speriamo bene
un abbraccio
Gianni Moscatellini
Caro Gianni, hai detto parole sante che tutti quelli che sono rimasti nel PD, nonostante tutto e “tutti”, dicono ogni giorno.
Esempio, “litigate sempre”, “vi criticate violentemente”, vedi come apostrofavano quelli che se ne sono andati e quelli che sono rimasti, pochi per fortuna, quando si era fatta la riforma Costituzionale o la legge elettorale a doppio turno.
Si diceva che Renzi era autoritario e addirittura qualcuno che assomigliava a un dittatore.
Caro Sergio, io c’ero e anche altri amici che ti scrivono, forse tu eri molto impegnato e non hai seguito tutta la questione.
Però adesso basta, perché sono d’accordo con te che bisogna discutere, ma sono più d’accordo con Gianni Moscatellini quando, non lo dice ma credo che lo pensi come me, che con bravi dirigenti come Cuperlo e altri, non ottieni la maggioranza neanche nel proprio condominio.
Il paese poi si deve governare, a meno che facciamo solo filosofia.
Saluti a tutti.
Repetti
CaroSergio,cari tutti, credo che oggi sia necessario approcciarsi al tema della sinistra in modo diverso rispetto al passato anche perché, siamo seri, non vedo un gran bisogno di sinistra oggi nel nostro Paese.
Ci conviene pertanto essere, più realisti del re.
Condivido la necessità di discutere come dice Sergio ma di farlo su temi concreti non su narrazioni certamente coinvolgenti ma lontane anni luce dai problemi della gente.
Penso che dobbiamo interpretare il voto del 4 marzo come una sconfitta del gruppo dirigente nazionale e pertanto è necessaria la sua radicale sostituzione. Fortunatamente gli uomini si possono cambiare ma le idee rimangono e le idee di una rivoluzione Riformista che persegua le tracce di questi ultimi anni hanno a mio avviso un valore fondamentale. La dirigenza che ha perso spero che dia il suo contributo ad individuare nuove strategie per realizzare la Rivoluzione Riformista di cui ha bisogno il nostro paese.
Voglio lanciare da qui una provocazione e spero che anche voi compagni riusciate a schiarirmi le idee su ciò che è meglio.
L’Italia , purtroppo lo dicono i dati elettorali, e’ divisa esattamente in due. Da una parte una Italia laboriosa ed egoista che mette al primo posto gli interessi privati dall’altra un Italia sempre in attesa del messia o dei politici di turno che si inventano chissà quali follie e fa comodo crederci. Non ditemi che anche al sud ci sono le ‘ eccellenze” lo so perché le conosco anche alcune ma il resto? Possibile che quando vado da qualche amico imprenditore del Sud mi sento sempre dire ” non farci caso a questo o a quello, qui è un’altra Italia”. Se così è non conviene riflettere sulla proposta di Cacciari di alcuni anni fa, nemmeno presa in considerazione, costituendo (Verso Nord).
So che è una provocazione ma proviamo a rifletterci.
Ernesto ( En PD )
Marco bs
Caro Sergio,
sono d’accordo con te su tutto ma ad una condizione. Eccola. I dirigenti, gli iscritti, i simpatizzanti del PD devono poter esprimere la loro idea fino a quando su quel problema la direzione del partito non detti a maggioranza la linea del partito democratico; poi tutti devono smetterla di polemizzare e parlare lo stesso linguaggio sostenendo con convinzione e passione quello che il partito ha deciso ed il suo segretario nazionale rappresenta. Io accetto e sostengo con passione la relazione di Martina approvata all’unanimità dalla direzione del partito democratico e non mi interessano le eventuali obiezioni di Fassino, Orlando, Emiliano che non siano state recepite dalla maggioranza della direzione del PD. La democrazia è così: se la mia idea non passa sono io che devo cambiarla e non posso ricorrere “all’ostruzionismo” e pretendere che la maggioranza dei miei interlocutori che non accetta la mia filosofia sia costretta a subirla. Non c’è alternativa, caro Sergio: la maggioranza comanda la minoranza si adegua o no? Un caro saluto ed un abbraccio a tutti Antonio De Matteo Milano
Caro Antonio De Matteo,
Bravo, questo è il primo caposaldo IRREMOVIBILE che il nuovo PD deve avere, hai ragione non ci sono alternative. Chi non lo accetta è pregato di trovare qualcosa di meglio altrove per impedire il danno a chi vuole onestamente rimanere a costruire un partito serio e vincente.
Questo tuo concetto ti invito, così come farò io, a lanciarlo sui social su tutti i gruppi della ns area politica per chiedere il loro parere e cercare di IMPORRE, con la maggioranza che sicuramente ne uscirà, ai ns organismi dirigenti, in primis alla prossima Assemblea del 19 Maggio di prenderne atto e agire di conseguenza. Stessa cosa sarà utile lanciare e chiedere , a coloro che frequentano circoli e Federazione territoriali.
Questo caposaldo deve essere il primo grande mattone per un nuovo e rinnovato percorso.
un caro saluto a tutti
Gianni Moscatellini
Carissimi,
giuro che non voglio fare polemiche, ma sarebbe anche giusto riflettere sul perché finora questo caposaldo NON è stato affatto così SALDO. Anzi, sabbie mobili, montagne russe, psicodrammi, in cui c’è sempre stato qualcuno che ha detto: “E io non ci sto!”
Anche questa riflessione fa parte delle analisi necessarie ad andare avanti.
Saremo (saranno) capaci di farla? Lasciatemi il beneficio del dubbio.
Abbiamo alle spalle 100 anni 100 che contraddicono l’assunto.
Forse prima o poi cresceremo e diventeremo maturi (oltre che più onesti intellettualmente).
Con speranza (non quello di LeU …)
Ernesto