Caro Staino,
Mi permetto di scriverti, sperando che tu possa trovare il tempo per leggere questa mia critica.
Mi sento parte del tuo pubblico dai tempi delle scuole superiori, quando compravo Linus, leggevo Bobo e mi piaceva il modo in cui ironizzavi sul modo di essere di sinistra, sulle contraddizioni e le virtù della vostra / nostra generazione.
Trovavo, anzi, che il modo disincantato di criticarvi al vostro interno fosse una grande qualità, che stemperava l’atmosfera dogmatica e sacrale che si miei occhi avvolgeva l’immagine dei vari Berlinguer, Ingrao o Pajetta.
Benché non votassi Pci o gli altri gruppi di sinistra (per vari motivi all’epoca mi sono trovato vicino ai repubblicani… convinzione rafforzata negli anni da successivi studi economici) pensavo che alleanze col pci fossero buone e necessarie, perché c’erano ottimi amministratori e perché la sensibilità sui diritti delle persone non poteva essere emarginata. Infatti alle amministrative della mia città sostenevo con convinzione Novelli.
In pratica, mi sentivo “a sinistra” col cuore, anche se la testa mi diceva che in materia economica altre erano le ricette utili al nostro paese.
Dopo il 1990 – al pari di molti altri apolidi – ho seguito e apprezzato l’evoluzione del pensiero di Prodi che ha portato al nostro Pd attuale.
Vengo al dunque: i tempi sono cambiati e credo che tu e altri umoristi di area dovreste rendervi conto che la critica – ancorché ironica – al leader di turno del pd non aumenta la simpatia nei confronti di un partito che ha al proprio interno molte anime, non rafforza consenso, non genera un eventuale candidato alternativo… ma ha spianato unicamente la strada al neo fascismo attuale.
Le sfumature non vengono percepite di questi tempi… se un editorialista importante come te fa una vignetta contro Renzi segretario o premier … non fa del male a Renzi e tanto meno aiuta il Cuperlo o il Bersani di turno… ma mina il consenso sul partito nel suo insieme.
Per cui, per favore, basta vignette sul ciò che avviene nel pd: attacca senza riserve il niente a 5 stelle, il neo fascismo leghista, o il trumpismo crescente… ma smettila con le battute sul conducente del pd… chiunque sarà dopo il congresso. Non chiedo una censura ma una constatazione di realtà: Senza guida (e senso della vergogna) la massa si trasforma in una mandria impazzita … e in questo ho molta nostalgia delle chiese Comunista e democristiana che riuscivano a contenere la naturale propensione del “popolo” alla rabbia generalizzata.
Ma la guida va lasciata lavorare e valutata a bocce ferme, quindi riconfermata o sostituita nei momenti e nelle sedi opportune.
Nel caso del PD le sedi sono le direzioni, le primarie e il congresso.
Non sono i talk show, Facebook o i giornali … con lo stillicidio giornaliero di critiche, di non riconoscimento dei risultati, di “si, ma” e – soprattutto – di attacchi alla persona, come se i vari Franceschini, del rio, Padoan che hanno condiviso una linea per 5 anni fossero dei burattini nelle mani di un folle.
Come se il governo de pd nulla avesse fatto di utile.
E come se Renzi non fosse stato eletto da una marea di compagni di partito.
Credo che – in modo ovviamente diverso – tu e gli altri commentatori politici (mi vengono in mente Vauro, Lucia Annunziata, Ezio Mauro, Floris, Giannini, Scalfari, Santoro, Padellaro, Zagrebelsky … ma ne lascio sicuramente fuori diversi), contigui alla politica attiva ma influenti sul piano mediatico, siate la principale causa della sconfitta alle ultime elezioni, vostro malgrado, perché avete indirizzato la percezione errata della realtà attuale, che la rete ha amplificato.
Fra qualche anno, forse, accetterete l’idea che i governi Renzi e gentiloni abbiano rappresentato la legislatura più di sinistra e sociale della storia della nostra repubblica.
Anni di ironia e critica ci hanno portato a politiche e al ritorno di ideali fasciste. Spero che ve ne rendiate conto. Avete una responsabilità.
Scusa lo sfogo. Se hai letto sino a qui, grazie
BeppeCaro Beppe,
solo ora ho visto questo tuo messaggio su Facebook e ti rispondo volentieri, anche perché mi sembra che non hai le idee molto chiare sui personaggi a cui fai riferimento.
E’ di per sé preoccupante il fatto che si addebiti alla satira e al giornalismo nel suo complesso una capacità così forte di danneggiamento del nostro partito. Ai suoi tempi me lo rinfacciò Natta quando al congresso di Rimini in cui fu deciso il cambiamento di nome da PCI a PDS mi assalì verbalmente rimproverandomi che io e il mio Tango avevamo condotto il PCI a quella catastrofe. Al contrario la storia ha poi dimostrato che forse grazie a Tango e alla capacità autoironica del PCI questo partito non fece la fine del fratello francese ma riuscì a fare autocritica e a uscire dalle pesti in cui lo aveva condotto il Comintern.
Detto questo, quella di colpire l’ipocrisia, ovunque essa si annidi, rimane un imperativo deontologico per chiunque si eserciti nel non facile mestiere del satirico. La satira fa male alle posizioni sbagliate e deboli ma rafforza quelle giuste. Noi siamo in questa situazione perché i nostri dirigenti, da D’Alema a Renzi, per loro incapacità ci hanno portati qui. Guai a mettere alla satira una cavezza che la guidi solo contro gli avversari, diventerebbe una stupida, inutile e dannosa propaganda partitica. Le nostre aspirazioni, intendo quelle di Altan, di Ellekappa, dello scomparso Vincino, di Makkox e ovviamente le mie, sono molto più alte.
Poi arrivano i passi falsi e mi sembri un po’ superficiale nell’accozzare tante personalità culturalmente e politicamente così diverse e antitetiche. Cosa c’entriamo io, Altan, Ellekappa, ad esempio, con Vauro? Io e Vauro, l’ho sempre detto e ripetuto più volte, non abbiamo la stessa idea della satira. Lui ama una satira “fondamentalista” in cui il male è sempre il male e si identifica digrignando i denti, e il bene è sempre il bene che subisce la violenza. Per molti altri, tra cui io, la satira è una seminatrice di dubbi a favore dell’intelligenza collettiva e non gliene importa niente di seminare pilastri immarcescibili.
Guardiamo allora questi nomi: quelle che tu citi sono tutte persone che culturalmente stimo molto ma che politicamente, se escludo Mauro, non hanno niente a che fare con me. Io mi sento molto più vicino a Macaluso, a Cuperlo, Aldo Masullo, Altan, Ellekappa, Guccini, Claudio Bisio, Maurizio Martina, Pisapia, Cerasa, Adriano Sofri… per citare i primi che mi vengono in mente. Non sono tutti di sinistra, ovviamente, ma tutti hanno una lunghezza d’onda in cui mi riconosco. Quindi, per rafforzare un po’ la tua posizione, dovresti quantomeno riportarmi un certo numero di mie vignette che si riconoscono in questo attacco per te distruttivo. Puoi farlo guardando il mio sito www.sergiostaino.it/blog dove troverai molti miei lavori dell’ultimo anno.
Cordialmente
Sergio Staino
BeppeCaro Beppe,
solo ora ho visto questo tuo messaggio su Facebook e ti rispondo volentieri, anche perché mi sembra che non hai le idee molto chiare sui personaggi a cui fai riferimento.
E’ di per sé preoccupante il fatto che si addebiti alla satira e al giornalismo nel suo complesso una capacità così forte di danneggiamento del nostro partito. Ai suoi tempi me lo rinfacciò Natta quando al congresso di Rimini in cui fu deciso il cambiamento di nome da PCI a PDS mi assalì verbalmente rimproverandomi che io e il mio Tango avevamo condotto il PCI a quella catastrofe. Al contrario la storia ha poi dimostrato che forse grazie a Tango e alla capacità autoironica del PCI questo partito non fece la fine del fratello francese ma riuscì a fare autocritica e a uscire dalle pesti in cui lo aveva condotto il Comintern.
Detto questo, quella di colpire l’ipocrisia, ovunque essa si annidi, rimane un imperativo deontologico per chiunque si eserciti nel non facile mestiere del satirico. La satira fa male alle posizioni sbagliate e deboli ma rafforza quelle giuste. Noi siamo in questa situazione perché i nostri dirigenti, da D’Alema a Renzi, per loro incapacità ci hanno portati qui. Guai a mettere alla satira una cavezza che la guidi solo contro gli avversari, diventerebbe una stupida, inutile e dannosa propaganda partitica. Le nostre aspirazioni, intendo quelle di Altan, di Ellekappa, dello scomparso Vincino, di Makkox e ovviamente le mie, sono molto più alte.
Poi arrivano i passi falsi e mi sembri un po’ superficiale nell’accozzare tante personalità culturalmente e politicamente così diverse e antitetiche. Cosa c’entriamo io, Altan, Ellekappa, ad esempio, con Vauro? Io e Vauro, l’ho sempre detto e ripetuto più volte, non abbiamo la stessa idea della satira. Lui ama una satira “fondamentalista” in cui il male è sempre il male e si identifica digrignando i denti, e il bene è sempre il bene che subisce la violenza. Per molti altri, tra cui io, la satira è una seminatrice di dubbi a favore dell’intelligenza collettiva e non gliene importa niente di seminare pilastri immarcescibili.
Guardiamo allora questi nomi: quelle che tu citi sono tutte persone che culturalmente stimo molto ma che politicamente, se escludo Mauro, non hanno niente a che fare con me. Io mi sento molto più vicino a Macaluso, a Cuperlo, Aldo Masullo, Altan, Ellekappa, Guccini, Claudio Bisio, Maurizio Martina, Pisapia, Cerasa, Adriano Sofri… per citare i primi che mi vengono in mente. Non sono tutti di sinistra, ovviamente, ma tutti hanno una lunghezza d’onda in cui mi riconosco. Quindi, per rafforzare un po’ la tua posizione, dovresti quantomeno riportarmi un certo numero di mie vignette che si riconoscono in questo attacco per te distruttivo. Puoi farlo guardando il mio sito www.sergiostaino.it/blog dove troverai molti miei lavori dell’ultimo anno.
Cordialmente
Sergio Staino
13 Comments
Caro Sergio,
La tua risposta al mio concittadino Beppe è un po’ stizzita nella forma e castale nella sostanza.
Prima che t’incazzi, mi spiego.
La satira è libera espressione dello spirito: l’unico limite è il buon gusto ma, essendo questo soggettivo, ognuno mette il limite dove vuole.
Ciò non toglie che la satira possa essere soggetta a critica, possa essere a volte inopportuna, a volte palesemente ingiusta o inutilmente cattiva. Sono tutti giudizi soggettivi, ma legittimi, opinabili ma rispettabili.
Non è comunque un Verbo, è un punto di vista, parziale, relativo, spesso anche fazioso. Nulla di male, ma neanche di sacro.
Non è che il satirico (vorrei dire satiricamente “il satiro”, ma non so se posso osare …) ha il crisma della verità contro l’ipocrisia.
Beppe rileva un’impressione abbastanza diffusa circa certi accanimenti, che in certe circostanze si concentrano su certi obbiettivi non solo per caratteristiche proprie ma anche per “consuetudine”, per “sentire comune”, per “opinione diffusa”.
Chiamala moda, se vuoi. Tutti colpiscono un bersaglio, e allora dalli al bersaglio. Successo assicurato.
Non puoi negare che il PD ed il suo ex segretario siano stati oggetto di tali attenzioni, anche aldilà dei meriti o demeriti specifici.
Questo ha oggettivamente danneggiato, fino alla neutralizzazione, la più importante esperienza riformista degli ultimi vent’anni. Questa è storia, non cronaca.
E questa critica non viene fatta a Belpietro, a Feltri, a Sallusti, a Travaglio ed ai loro vignettisti (Vauro in testa).
Sono avversari e non puoi aspettarti cortesia. Beppe rileva il fuoco amico. Potenzialmente amico ma in realtà letale.
Quando dice che tra qualche anno la visuale sarà un po’ più chiara e molto diversa da oggi, dice una cosa secondo me, e tanti altri, ampiamente condivisibile.
Ci si può fare satira, ci mancherebbe ma gli effetti restano lì per i posteri.
Ultima considerazione: venticinque anni fa, ma anche cinquanta anni fa, dissacrare, profanare era rivoluzionario.
Oggi sta diventando reazionario perché c’è chi tende a dissacrare e profanare i fondamenti della nostra civiltà.
Teniamone conto. Potrebbe essere una via senza ritorno.
Caro Sergio,
condivido la tua preoccupazione per le posizioni espresse sulla satira. Ma il discorso che fa il tuo critico è più ampio, e merita una ulteriore riflessione. Infatti, se si sposta la questione dal diritto di critica (di cui la satira è espressione essenziale) alla esigenza di evitare polemiche nel Pd e di sostenere chiunque ne sia alla guida si fa riferimento a due cose completamente diverse. La satira e la libertà di espressione e di parola, spero, non sono in discussione; la polemica interna al PD è invece una questione che si deve e si può affrontare, non nell´ambito della libertà di opinione, ma nel quadro di una dialettica sana o malsana all´interno di una formazione politica. non basta dire: facciamo un congresso, eleggiamo un segretario e poi tutti uniti. Certo, se la dialettica é solo tra correnti o individui alla ricerca di maggiore potere, questa è dannosa . ma se la dialettica riguarda la formazione di un progetto politico, la discussione sui programmi e sugli strumenti per attuato, allora non si può né si deve fermare col congresso. La formazione di idee e programmi deve essere costantemente alimentata dalla discussione, dura ma leale. Uno dei limiti fotissimi della gestione del governo Renzi é stata proprio la mancanza di uan vera dialettica intwerna, che non fosse volta a questioni di potere. Se si hanno idee non si può aver paura della discussione. Altra cosa, lo ripeto, è la sua strumentalizzazione per altri meno nobili o ignobili fini. Qui non stiamo facendo il processo a tizio o caiop, ma a un modus operandi, a una mentalità, che con poche eccezioni ha coinvolto la stragrande maggioranza. Per questo senza un nuovo gruppo dirigente che venga da una discussione dal basso non se ne esce. Non credo che per la sinistra il modello debba essere quello di Salvini: il capo ha sempre ragione, e i magistrati li andiamo a prendere a casa. un vero leader politico di sinistra, della nostra sinistra, deve essere capace di rappresentare anche anime diverse, opinioni diverse, se rispondono a esigenze reali, a visioni interessanti anche se non del tutto coincidenti con le nostre. Vogliamo un partito “plurale”. tendenzialmente maggioritario, che coinvolga più ceti sociali possibile, ma non vogliamo discussioni su programmi, contenuti etc. Il problema non é non ostacolare il segretario di turno, anche se abbiamo avuto problemi anche per questo, il problema è avere un partito capace di esprimere un gruppo dirigente, e un segretario, capaci di ascoltare e discutere anche dopo, e di tradurre in progetti e programmi e leggi ciò che emerge dalla discussione. Se non sia scolta, si muore, se non si accettano le critiche ci si chiude. Altro che dare la colpa alla satira, o alla vera discussione onesta; se viene meno anche quella come condizione per la nostra rinascita, allora è finita davvero. e per fare qualche esempio; uno come Cuperlo cerca di discutere da anni, così Veltroni, dall´esterno ormai,e questo dovrebbe dirla lunga, così Macaluso e molti altri. Il problema non é che loro indebolsiscono il partito criticando; il pprobelam è che al vertice nessuno li ha ascoltati.
Caro Guido,
non dimenticare che un Partito al Governo, più che discutere, deve decidere, altrimenti non fa un buon servizio al Paese.
Non a caso si chiama potere esecutivo.
C’è un tempo per dibattere ed uno per realizzare i progetti. Con ordine.
Mettere tutto insieme porta alla totale inconcludenza ed al disastro.
Mi scusi dott. trotta,
ma io volevo dire un´altra cosa. Faccio un esempio: Ingrao nel PCI era sempre in minoramza, ma le su idee avevano udienza, e lo stesso dirigeva un´importante rivista sullo stato e alla fine è diventato presidente della Camera. Il suo è stato un contributo importante, nessuno lo ha demonizzato,anche se la discussione ra molto dura. Il potere esecutivo, appunto esegue qualcosa, ma questo qualcosa deve essere frutto di una vera discussione e deve potersi avvalere della capacità di ascoltare contributi diversi e di farne una sintesi efficace. E se un partito esiste deve poter discutere anche dopo. Lei continua a confondere la spietata e cinica e inutile lotta per il potere delle correnti edgli individui, che caratterizza tutto il PD, con la esigenza ineludibile di uan dialettica interna sana. Sul primo punto sono d´accordo con lei, se accetta di riconoscere che é un metodo do lavoro e un comportamento che riguarda tutti. Quando parlo di degrado della lotat dipotere credo che possiamo essere d´accordo sul fatto che Renzi, in maggioranza negli organi del partito, la ha usata per bloccare, dal 2016!, ogni dibattito interno.
Perché? Perché è meglio tenersi un inutile potere interno che rimettere in discussione un progetto politico. Quando dico che si deve discutere, affermare il metodo della dialettica tra opinioni, voglio diresolo questo. E francamente l´idea che il poetere esecutico deve essere lasciato in pace e non criticato mi spaventa, insensibilmente stiamo adottando formule autortarie senza saperlo, e forse la colpa non é della satira, ma di chi segue la tesi che non bisogna disturbare il manivratore
Mi scuso per aver scritto solo poche righe ma mi parevano molto chiare.
Un tempo per dibattere ed uno per realizzare.
Prendiamo il Jobs Act: prima di arrivare all’approvazione, il dibattito è stato lunghissimo ed anche proficuo. Ricordo che Damiano si fece portavoce di una serie di richieste che furono tutte o quasi tutte accolte.
La riforma elettorale: su richiesta della minoranza fu tolta la clausola che la rendeva valida anche al Senato, lasciando per quest’ultimo un pericoloso vuoto legislativo, pagato caro. Inoltre fu accolto il lodo Cuperlo.
La riforma costituzionale: il Senato non era partito coi consiglieri regionali ma coi sindaci, le sue prerogative furono oggetto di interminabile discussione.
La riforma della scuola: le scuole italiane furono inondate di questionari PRIMA della sua stesura e poi fu discussa coi sindacati che si sedettero al tavolo.
Solo esempi scelti fior da fiore. Credo se ne possa riempire un volume, avendo voglia di fare archeologia.
Quindi ripeto: un tempo per discutere e un tempo per decidere. Con ordine.
Altrimenti al manovratore viene il mal di testa, con grave rischio per i passeggeri, che non arrivano da nessuna parte o lo fanno con grave ritardo.
Questo della mancanza di dibattito nel PD è un trito luogo comune. Nessun partito al mondo ha mai discusso più del PD.
Il PD sta morendo per troppa discussione: inconcludente, autoreferenziale, senza regole né prospettive.
Continuiamo così. Facciamoci del male.
Sulla satira, caro Trotta, mi fai venire in mente una splendida vignetta di Altan: “Mi vengono in mente idee che non condivido”. A tuo dire andrebbe aggiornata così: “Mi vengono in mente idee che danneggiano il partito e quindi devo stare zitto”. Sono convinto che lo stalinismo nasca da qui e lo stalinismo è assai peggio di qualunque prolungata discussione. Io, come ho detto più volte, seguo la regola di Gramsci: dire sempre quello che per te è la verità e la verità è sempre rivoluzionaria. Non so se la mia risposta al compagno Beppe sia stata piccata, quel che è certo è che io con Zagrebelsky o Giannini non so cosa c’entro.
Caro Sergio,
non so dove hai letto che, a mio dire, se “mi vengono in mente idee che danneggiano il partito, devo stare zitto”.
Non l’ho scritto, non lo penso, né l’ho mai pensato.
Ho solo rilevato come la satira possa a sua volta essere a buon diritto oggetto di critica e come talvolta essa diventi, a suo modo, conformista.
La satira non vola in un empireo superiore, è parte del nostro mondo e si deve prendere le sue responsabilità. Punto.
Mi piacerebbe conoscere il tuo pensiero sull’ultima considerazione del mio post di ieri.
Con immutato affetto.
Ho letto con attenzione i “i 7 comments”, ma penso che i protagonisti dei suddetti articoli dopo la discussione non abbiano modificato neanche di una virgola il loro pensiero. Dico anche la mia da ignorante. Il giornalista che fa satira col disegno o con la prosa dovrebbe contribuire alla risoluzione dei problemi dei cittadini stemperando l’odio tra le parti. Forse non si dovrebbe cercare lo scoop a tutti costi, ma contribuire a pacificare i dibattiti politici che invece sono diventate delle vere proprie guerre. Faccio un esempio per televisione sui giornali e anche i vignettisti spesso anzi direi quasi sempre dicono: “il governo decide di porre la fiducia sul decreto presentato al senato e l’opposizione attacca” Comincia così una vera e propria guerra: riportano i fuori onda dei vari deputati , dichiarazioni poi smentite, pettegolezzi ecc , tranne che spiegare con pacatezza le posizioni delle singole forze politiche senza metterle in contrapposizioni. Caro Sergio un altro esempio se tu dicessi a Renzi: “Matteo io non sono d’accordo su quello che hai detto e che dici ma mi batterò fino alla morte affinché tu possa sostenerlo” sarebbe, secondo me, già un passo avanti. Certo poi non dovresti fare un passo indietro se l’idea Renziana dovesse risultare maggioritaria nel PD.
Io sono per il rispetto della dignità di tutte le persone e quindi il vignettista ,il giornalista,il critico, lo storico eccetera Che denigra ed umilia il mio avversario mi sta leggermente su una cosa che non voglio dire. Concludo dicendo che dovremmo essere tutti d’accordo nel dire che gli opinionisti non dovrebbero fomentare le guerre ma aiutare i cittadini a capire il problema. Utopia io mi auguro e spero di no buona serata tutti Antonio De Matteo
Ho perso quasi mezz’ ora a leggere i vari interventi : alla fine cosa ho imparato?
Mi sembrate tanti mosconi che svolazzano sulle piaghe di un malato.
Il malato grave è la SInistra. In questi giorni di propositivo ho letto solo gli intereventi di Massimo Cacciari.
Sandra Festi-Bologna
E di Veltroni no?
Ma perché parlate di vignettisti? Non credo che si possano riformare, no? Ci sarà una qualche differenza tra me e Vauro, Giannelli, Altan ed Ellekappa. O no? Ognuno fa il suo discorso, come qualunque opinionista, dicendo quello in cui crede e che pensa. Guai cominciare a dare indicazioni su cosa dire e su come dirlo. Che poi io abbia bisogno di ripetere il detto voltairiano a Matteo mi sembra ben strano, quando mai l’ho contraddetto questo sano principio di democrazia? E’ lui che non mi ha permesso casomai di fare un’Unità utile come quella che pensavo. Per il resto amici come prima, lo considero un grave danno per il PD e questo nessuno me lo può impedire. Comunque lasciate fare questo dibattito del cavolo e risondete piuttosto a Teresa e Veltroni che mi sembrano cose più utili.
Devo confessare che anch’io mi sento un po’ come Sandra Festi…Ho letto tutto,anche Veltroni,caro Sergio,e due sue frasi riassumono quello che è importante è imprescindibile per me:”…..perché la sinistra o accende un sogno o non è……” ” È la sinistra,nella storia,che ha cambiato il mondo ” Romantica?! forse ,ma anche realismo politico perché se guardi all’Europa e al mondo c’è un grande bisogno di parole nuove di progetti di sogni
E per non sembrare troppo astratta e parlando di qui ed ora sono d’accordo con Trotta quando dice che mai nessun partito al mondo ha discusso tanto quanto ilPD e che il PD sta morendo per troppa discussione!!