Rendo pubblica questa lettera di un amico e compagno della provincia di Avellino, preside di scuola secondaria superiore. L’ho inviata anche al Ministro Provenzano sperando che ne tenga conto.
Sergio
Caro Sergio,
È da un poco che non ci facciamo sentire, che non scambiamo delle impressioni, sebbene, io continui a leggerti, grazie ai post che mi invii giornalmente e che io ricevo graditamente: si vede chiaramente che non vuoi rinunciare a dire la tua, a proiettare un po’ di luce in questo mare ondoso che è l’Italia, in cui si naviga a vista.
Io mi sono iscritto al PD come sempre, ma non provo più mentre la guardo ( la tessera!) quello che provavo prima, per dirla con Guccini: siamo ormai alle ritualità formali, di tipo religioso, piuttosto che ad una scelta che obbliga all’impegno e a delle coerenze.
In ogni caso, l’abbiamo scampata bella: non oso immaginare cosa sarebbe accaduto se in Emilia avesse vinto la belva umana, che non si ferma neppure davanti ai virus, per seminare impotenza e rabbia, da scaraventare contro il debole di turno ( anche se credo che con i cinesi se la vedrà malissimo!)
Ho sentito Bonaccini dire in TV che lui ha potuto parlare di realtà, di problemi e di soluzioni per la sua Regione, di cui Salvini non poteva dire nulla se non vuote amenità. Inoltre, richiesto di un consiglio da dare alla sinistra, al PD, Bonaccini ha detto, sostanzialmente ,che non è possibile non essere presente nei luoghi dove la gente si incontra, dove si diverte e dove lavora e poi sperare di rappresentarli nelle urne! Ebbene: sembra non interessi nessuno neppure un simile invito! Almeno è così da noi: tutto procede come sempre, senza discussione, senza decisioni, senza azioni. Voglio sperare che per voi, in Toscana, la situazione sia migliore e che la vittoria emiliana vi abbia dato più unità e che vi abbia incoraggiato. Non si può dire lo stesso per noi, in Campania, che come voi ci avviamo al voto! Anzi, l’assenza di quel presidio di cui parlava Bonaccini sposta – e credo che questo avvenga ovunque – lo scontro nel ceto politico, tra i gruppi dirigenti: qui in Campania temo che non ne usciremo bene, rischiando davvero di regalare la Regione, che resta pur sempre la più rappresentativa del Sud, ad una destra non solo inconsistente, ma inesistente. Qual è il problema? Che De Luca, che ha lavorato tantissimo, compresi alcuni suoi assessori, in primis quella all’istruzione, e realizzato tante buone cose, per una serie di ragioni ( non ultima, sebbene non proprio importante, una ventennale competizione con Antonio Bassolino) ha contro mezzo gruppo dirigente del PD napoletano, i cinque stelle e De Magistris: come penso saprai, c’è un tentativo di non candidare De Luca, di individuare un candidato che vada bene anche ai 5 stelle e a De Magistris. Ci si illude, e qui sta l’insipienza dei gruppi dirigenti, che togliere De Luca sia senza conseguenze sul piano elettorale: niente di più fallace! Intanto, però, De Luca ne esce indebolito, grazie proprio al fuoco amico! Di fronte ad una simile situazione, anziché aprire le sezioni e tornare tra la gente per discutere dei reali problemi e delle possibili soluzioni, ci si scontra nei ceti politici confondendo se stessi con la società!
Ed invece, caro Sergio, il mio e tuo Sud sta morendo, e questa volta per davvero! Dei tanti paesi che tu hai conosciuto nella zona irpina, a partire da Sant’Andrea, “non è rimasto che qualche brandello di muro” per
dirla con Ungaretti: le case sono tutte vuote; per le strade si ode solo il silenzio; Aliano di Cristo si è fermato ad Eboli era una metropoli al nostro cospetto. I giovani sono andati via quasi tutti; i pochi rimasti si accontentano di poco o niente, con i volti spenti e senza speranza; i ragazzi che ancora frequentano le superiori non vedono l’ora di andarsene e quelli delle terze medie scelgono i licei, ben sapendo che andranno via, poiché li attende l’Università, la vita vera!!
Io ho cercato di resistere proponendo alternative: ho attivato l’Istituto Tecnico Agrario a Calitri, tra le resistenze politiche di De Mita e il permanere di pregiudizi piccoli borghesi nei confronti del lavoro dei campi, ma con risultati mediocri nelle iscrizioni. Ho accettato di dirigere ben tre scuole distinte, sottoponendomi ad un lavoro enorme, pur di dare una guida almeno alle scuole della zona, poiché tra le altre cose i dirigenti scolastici non scelgono di lavorare così distanti dalle loro città. Tra queste scuole c’è l’Istituto Vanvitelli di Lioni, che ospita i professionali meccatronica, socio sanitario e l’alberghiero; oltre ai tecnici economici e geometra che ora si chiama Costruzione Ambiente e Territorio.
Quando sono arrivato ho dichiarato che per il bene del territorio l’Istituto Vanvitelli dovrebbe essere la scuola del “lavoro che verrà“: nel duplice significato che verrà primo o poi nelle aziende del territorio, ma che verrà perché ancora non esiste da nessuna parte, per cui si necessita della ricerca ed anche della fantasia dei giovani, compresi i nostri allievi.
Caro Sergio: purtroppo, si sono concluse le iscrizioni dei ragazzi di terza media con risultati che ti dicevo prima. I pochi ragazzi ancora presenti nelle terze medie ( 350 in 24 comuni dell’Alta Irpinia!!!) hanno scelto i licei per almeno i due terzi, con una parte minima nei tecnici e nei professionali.
Mi dirai: perché mi vuoi tormentare con queste note di guerra? Perché penso che il tuo Jesus possa avere una nuova buona novella da raccontare, per realizzare davvero un miracolo: ripopolare le zone interne!
Proprio quest’anno da noi riparleremo di ciò che ha rappresentato il terremoto 40 anni fa: migliaia di miliardi di vecchie lire per ricostruire paesi nuovi, ed anche carini, ormai ricchi di case e vuoti di gente! Jesus dovrebbe immaginare un miracolo: ma questa volta non si tratta di miracolo economico solamente, ma di un vero cambio di mentalità, come, pare, accadde 2020 anni fa quando qualcuno lo definì Dio e diede significati ultramondani a parole che sono di semplice buon senso! Del resto, so bene che non è solo un problema nostro, del Sud; al contrario, è una tendenza di tutto l’Appennino interno ed anche di alcune valli alpine.
Però da noi ci sarebbero delle condizioni che almeno teoricamente potrebbero consentire una controtendenza: provaci ancora Sam! sarebbe il caso di dire!
Stammi bene e scusami se ho aggiunto ai tuoi dolori anche le mie ferite!
Gerardo
2 Comments
Ho letto la lettera del preside campano e vorrei esprimere alcune mie considerazioni da “terrone” emigrato a Milano da 55 anni. Noi italiani spesso siamo portati a criticare, lamentarci e non credere molto nelle nostre idee considerandole o le migliori del mondo o impresentabili. Non siamo abituati a considerare “gli altri”: pensiamo a salvarci da soli, non accettiamo di confrontarci con altre idee cercando un compromesso.
Il professore preside si sente deluso e mi sembra che abbandoni il suo progetto di valorizzare l’istituto alberghiero dicendo che la gente per i figli sceglie i licei inesorabilmente.
In altri posti, ad esempio a Pescara, ci è stato un incremento notevole dei suddetti istituti.
Dice anche che nelle sezioni del PD non si discute dei problemi del paese suo e dell’ Italia.
Tutti discorsi che anche a me è capitato di pronunciarli ed anche recentemente con l’associazione di volontariato della quale faccio parte, a 70 anni, insieme con parecchi giovani. Spesso noi pochi che diamo la nostra disponibilità costatente e con passione siamo tentati ad abbandonare, visto l’indifferenza e le critiche degli altri soci e della cittadinanza, ma poi abbiamo capito che anche se siamo in pochi ad impegnarci qualche problema lo risolviamo ed è meglio di niente. Non solo alle riunioni dei soci prima eravamo in 3 e spesso anche in 2, attualmente arriviamo fino 10.
Abbiamo imparato ad accontentarci dei piccoli passi a trovare sempre un compromesso senza lamentarci e coscienti dell’ egoismo e della indifferenza di tanti umani.
In sostanza non ci arrendiamo, non piangiamo ed andiamo avanti. Può servire come esempio? Noi speriamo di si.
Un caro suluto a tutti. Antonio De Matteo Pescara
Caro Sergio,
grazie: per averla condivisa sul blog e per questa comunicazione.
Vorrei rassicurare il compagno che io sto lottando anche più di prima, ma per poter guarire bisogna capire prima di cosa si soffre…
Nel merito delle scelte scolastiche, ad esempio, non ci sono, al momento, alternative ad un indispensabile riorientamento verso gli indirizzi
professionali e tecnici, per quello che di negativo comportano ora i licei per territori come i nostri, privi di giovani.
Ovviamente, so che non bisogna illudersi ed avere pazienza: noi stiamo ancora qui, sempre dalla stessa parte.
Ma i momenti di sconforto fanno parte anche della attesa!
Un abbraccio
Gerardo