Qualche giorno fa ho avuto la fortuna di ascoltare un grandissimo pezzo di giornalismo, una vera testimonianza. A Propaganda Live ho ascoltato la voce di Emanuele Macaluso (quasi novantasei anni di vita) accompagnata dalle domande di Diego Bianchi. È stata un’esperienza alta, piena di freschezza e ottimismo nel futuro: la speranza nel possibile come regola di vita, che ha accompagnato Macaluso fin dal tempo dell’inizio del suo cammino politico nel 1941, a diciassette anni, quando iscriversi al Partito Comunista significava (anche) mettere in conto la morte. Il racconto della sua vita politica nata al fianco delle lotte bracciantili, il suo comizio a Portella della Ginestra dopo la strage e il suo arrivo, diciotto anni dopo, alla segreteria nazionale guidata da Togliatti.
Un’emozione immensa. Un volo d’angelo su un intero secolo e su una storia che ha innalzato l’uomo, che ha reso degne le sue condizioni di lavoro e che ha lottato, con durezza, per la democrazia e i diritti sociali. Il migliorismo come ricerca di condizioni di vita migliori. Ancora oggi, nella sua casa di Testaccio, Macaluso conserva quella precisa lucidità che lo fa sentire sicuro dentro la sua identità politica, adattata ai tempi e adeguata alle nuove sofferenze. Ed è per questo che alle soglie dei novantasei anni, mentre parlava, io rivedevo la tensione del diciassettenne Macaluso, che decide di mettere la propria vita al fianco dei più deboli e degli ultimi, dei siciliani, dei braccianti siciliani, dei poveri siciliani.
Macaluso ha la lucidità che nessuno oggi ha nella politica italiana e individua nei migranti – o meglio in coloro che sono migrati, che sono scampati alla emigrazione e oggi sono in Italia, in Europa – i più deboli, gli ultimi e che, anche prima che alla politica, dovrebbero essere una priorità del sindacato, altrimenti la miopia, la rozzezza, del “prima gli italiani” contaminerà anche quel mondo. Sia chiaro, la sofferenza del mondo produttivo italiano, di quello che ne rimane, è enorme. Come non pensare al crimine che si compie ogni giorno veicolando nei media il terrore della pandemia da coronavirus, smorzando così la voce, il grido di aiuto, lanciato dagli operai della Whirlpool di Napoli, dell’Ilva di Taranto, accompagnato da quello dei cittadini di Tamburi e da quello della Terra dei Fuochi. Quel grido non perde intensità, poiché il negazionismo non è solo prerogativa degli antisemiti, ma anche di chi è intento a lustrare vetrine, in attesa di eterne, continue competizioni elettorali.
Ma i più deboli dobbiamo individuarli in coloro i quali non sono neanche cittadini e ai quali il nostro Paese, e buona parte dell’Europa, vogliono negare il diritto di esserlo. Non siete morti, dunque accontentatevi di essere schiavi. Ebbene sì, schiavi. Schiavi si è quando ti è negata la possibilità di ogni consapevolezza di te stesso, di ciò che sei, da solo e assieme agli altri che come te soffrono le stesse pene. Macaluso in poche frasi dice quello che nel centrosinistra di governo e di potere nessuno è in grado di dire da trenta anni. Magari per opportunismo politico, ma io credo che dopo tutto questo tempo si tratti soprattutto di analfabetismo, non altro. Macaluso dice che i poveri, i più deboli debbono essere accompagnati ed elevati, prima dal sindacato e poi dalla politica, poiché solo la consapevolezza del sé, e dei propri diritti, ne farà dei cittadini. Macaluso è lì, come Yoda ai suoi Jedi (grazie a Marco Damilano per quella bellissima immagine), a dire che il tema della politica italiana oggi è ancora, e rischia di essere per sempre, la Questione Meridionale.
E lo dice dopo una tornata elettorale che ha comunicato in maniera espressa che del Meridione alla politica, a tutta la politica, non frega assolutamente niente. L’unico – nelle parole di Macaluso e, per quel che può valere, nelle mie – a porsi il Problema Meridionale con preparazione e generosità è Peppe Provenzano, il ministro per il Mezzogiorno, che avrebbe maggiore credibilità come Presidente del Consiglio dell’avvocato foggiano trasferitosi a Roma, che sta lì ad assicurare che nulla cambi e che il Mezzogiorno muoia di emigrazione e mancanza di investimenti, ma soprattutto di visione, e di cecità, nella atavica incapacità di vedere la sofferenza. E noi non abbiamo l’incrollabile ottimismo nel futuro del gigante Emanuele Macaluso che, alla domanda di Zoro «cosa possiamo fare?», risponde secco: «Cercare quello che di possibile bisogna fare e farlo. È poco? Bisogna farlo. È molto? Bisogna farlo. Ma quello che è possibile fare, per la società e per il mondo del lavoro, bisogna farlo».
Roberto Saviano, l’Espresso, 9 febbraio 2020
7 Comments
Predicare o filosofare va bene: parlare del paradiso, dove tutto funzione a perfezione e dire che per creare un ambiente terrestre sano, sereno, giusto e solidale all’ Eden bisogna ispirarsi è sicuramente giusto e condivisibile. Bisogna poi passare dalla teoria ai fatti e realizzare il paradiso sulla terra e questo diventa difficile, anzi impossibile. I predicatori ed i filosofi non riescono a realizzare i loro sogni e si limiteranno a far da guida severa ed incontestabile a coloro che tenteranno di farlo, con grandi sforzi per vincere la resistenza dei tanti critici che si opporranno. È successo così con i grandi filosofi da Gesu a Marx: la chiesa cattolica ed i comunisti hanno poi cercato di realizzare le loro teorie con alterni successi ed insuccessi. Saviano e Macaluso sono due grandi predicatori che, nonostante i loro sforzi non sono riusciti a realizzare i loro sogni e continuano a predicarli. Macaluso ci ha provato con il PCI fallendo, come la storia certifica. Saviano contesta tutti i tentativi che in politica il centro sinistra cerca di fare per risolvere i problemi che lui evidenzia, ma non propone una mediazione e si limita a contestare indicando il paradiso come modello. Realizzare i sogni è difficile, se sono poi idilliaci diventa impossibile.
Io, come ho gia scritto altre volte su questo blog, non apprezzo molto predicatori e filosofi, ma preferisco ed appoggio coloro che provano a realizzare un mondo più giusto, solidale e sereno ed appoggio con determinazione e speranza il tentativo del PD di Zingaretti di migliorare e difendere una società inclusiva e solidale e combattere la destra sovranista isolazionista, individualista ed antiEUropea di Salvini.
Sbaglio? Può essere, ma nella vita, io ho sempre preferito la pratica alla teoria. Buona giornata a tutti Antonio De Matteo Pescara
Caro Antonio,
su Saviano in parte (ma solo in parte) hai ragione e concordo con te: il tono del predicatore a volte lo porta fuori strada e spesso non ho condiviso le sue affermazioni, soprattutto le più apocalittiche. Lo stesso non vale per Macaluso che in quanto a intelligenza concreta e pratica ne ha da vendere a tutti noi. Sono molto contento perché l’azione politica espletata in forma molto di nicchia da Emanuele Macaluso ha portato ad alcuni significativi successi della sinistra che a me piace e che si trova dentro il PD. Ti cito quattro persone, tenendo conto che dietro ognuna di loro ci sono decine di quadri politici pronti a dar forza al PD se solo sapremo valorizzarli. I quattro sono: il vicepresidente del partito Andrea Orlando, il ministro per il Sud Peppe Provenzano, il nuovo responsabile economico del PD Emanuele Felice e la meravigliosa Elly Schlein nominata ieri vicepresidente dell’Emilia-Romagna. Cito questi quattro perché tre di questi (i maschi) escono dalla scuola di Emanuele Macaluso e tutti e quattro dimostrano, per me, l’esempio più utile di militante e di quadro politico: studiosi, colti, generosi, intelligenti e chi più ne ha più ne metta, e in più con un cuore e un’anima grandissimi. Confrontali con i quadri scelti da Renzi per Italia Viva o con altri quadri presenti ancora nel PD e confermami, se ci riesci, questo discorso vacuo e sterile di voler dividere la capacità di fare riforma dalla necessità di un cuore e di un’anima.
Sergio
Caro Sergio, vedo che nel tuo personale “dream team” moderno manca addirittura il prode Segretario Zingaretti.
Che vuol dire? Che succede? Siete già stanchi dopo un anno e non vedete l’ora di togliervelo dai cabasisi? (secondo le migliori tradizioni della Casa).
Dei magnifici quattro che tu citi faccio fatica a ricordare realizzazioni non dico memorabili, ma almeno rimarchevoli.
Anzi no: la legge sulla prescrizione porta il nome di Orlando. Peccato che adesso venga buttata nel cesso per difendere la legge di Fofò Bonafede (che evidentemente deve essere migliore…!).
En passant ti (vi) faccio presente che un pezzo della “spazzacorrotti” è già stato demolito dalla Corte Costituzionale; in aggiunta il vice Presidente del CSM, Ermini, uomo del PD (forse renziano?), che per la sua funzione parla solo in accordo col Presidente (Mattarella), ha rilasciato un’intervista chiarissima in cui invita a non insistere con la follia della Bonafede e posporre il tutto a dopo una seria riforma del processo penale. Più chiaro di così!
Ma nonostante tutto l’emendamento di Lucia Annibali è stato appena bocciato, mentre la signora viene fatta oggetto di attacchi di hater che inneggiano al suo sfregiatore.
Ma ti rendi (vi rendete) conto in quale pasticcio si è cacciato il PD per non avere il coraggio di dire a brutto muso a M5S che adesso basta con le minchiate e si lavora su cose serie e non su bambinate?
Ma davvero si ha paura di una crisi provocata dai cinquestelle?
Con i parlamentari ridotti a 600, oltre 300 dei loro attuali deputati tornano a casa dalla mamma.
Non può non esserti chiarissimo tutto questo (fai politica da 50 anni e passa!) e non puoi continuare a fare finta di niente.
Il PD si sta vendendo l’anima, altro che Macaluso…! Ma che razza di sinistra è?
Ribellati! Ribellatevi!
Certo; Sergio, che pur di andare contro Renzi vai a denigrare persone che anche lo hanno un caratura politica di nuovo conio e buone idee come gestire la cosa pubblica, vedi la Madia, la Boschi ,e altri che sono rimasti nel PD e che sono stati al governo con Renzi.
Hai ragione Antonio, in politica ci vuole pragmatismo e realismo.
Saluti.
Camillo
Caro Sergio,
io non ho mai disconosciuto la grande intelligenza ed esperienza dell’importante ex dirigente del PCI, anzi mi pare di aver sostenuto proprio su questo blog, che per me è stato un maestro quando sostenevo e votavo PCI. Io non condivido il suo atteggiamento di chiusura nei confronti dei cattolici ed in generale delle persone che pur essendo disponibili ad occuparsi del noi non sono disponibili a trattare l’io come vorremmo noi ex comunisti. Io penso che personaggi come Franceschini, ministro dei beni culturali e Lorenzin ex ministro della sanità, hanno pieno diritto ad essere dirigenti del PD ed, anche se la loro cultura e la loro filosofia non coincide spesso con la mia, io credo che siano un arricchimento per il partito democratico italiano fondato sul compromesso delle due culture suddette. Macaluso non credo sia dello stesso parere: mi pare che voglia un partito in cui ci siano solo gli ex comunusti che credono ancora nella dottrina comunista magare rifondata.
Sbaglio? Io voglio stare nel PD con i cattolici, ma non voglio farli diventare atei come me, rispettero’ la loro fede, cercherò di capirla senza mai farmela imporre ed insieme cercheremo di costruire una società piu giusta, piu serena e più solidale.
Il compito è difficile, ma non vedo un’altra strada dopo il fallimento del comunismo e della socialdemocrazia.
Macaluso cosa propone in alternativa al PD del compromesso storico?
Mi piacerebbe saperlo, ma non ci spero. Grazie Sergio per la tua ospitalità e la tua risposta ed un abbraccio a te ed a tutti coloro che leggono e scrivono su questo meraviglioso tuo Blog. Antonio
I compromessi al ribasso non servono a nulla. Sulle questioni di principio non si fanno compromessi altrimenti si ritorna al tu dai una cosa a me e io do una cosa a te fottendosene degli interessi del paese. Cosa vogliamo insegnare con i compromessi al ribasso? Che ricominciamo con il consociativismo e troviamo posti di lavoro solo per gli amici degli amici.? Alle raccomandazioni? I compromessi si fanno su grandi temi generali e nelle urgenze come ideo’ Enrico Berlinguer non si fanno quotidianamente.
Marco bs
Credere in Dio escludendo il dogma è impossibile, ma chi riesce a farti accettare la sua presenza dogmatica può anche ordinarti ed ottenerlo il tuo sacrificio in suo onore.
A proposito i deputati e senatori di Italia viva faranno cadere il governo che Renzi ha voluto, solo qualche mese fa, convincendo il PD ad accettare ed accettando come interlocutori i rappresentanti del movimento 5 stelle?
Io penso che il dogma reggera’ e nonostante rifiutino, spinti dai loro iscritti e simpatizzanti, il colloquio con i grillini e disprezzino il PD, dogmaticamente voteranno la fiducia al governo. Certo Matteo è imprevedibile e potrebbe decidere di accettare l’offerta di Brunetta di forza italia e gridare: “forza italia viva”.
Vedremo, ma il popolo del PD continuerà a gridare: ” il centro sinistra non ha nulla da spartire con la destra di Salvini e la combatterà sempre, con forza e determinazione, ma considerandola un affersario e mai un nemico da eliminare”.
Sono convinto, pur non accettando il dogma, che con i cattolici non integralisti, si può colloquiare se cerchiamo una soluzione ai problemi con il compromesso razionale delle idee affini ed escludendo i personalismi e possibilmente le questioni di principio non dogmatiche.
Per quanto sopra scritto continuerò a votare PD che è l’ unico baluardo, come ha scritto anche il direttore Turani, intoro al quale si può costruire l’ esercito che sconfiggerà la destra di Salvini.
Grazie per l’attenzione e buona giornata a tutti.
Antonio De Matteo Pescara