A quei compagni che nelle loro riflessioni pensano ancora alla possibilità di utilizzare l’Unità come strumento per il rafforzamento politico, culturale e organizzativo del nostro partito, devo esprimere tutto il mio scetticismo. Lo stesso segretario, nel famoso forum a Repubblica, ha espresso chiaramente la sua convinzione che ormai l’Unità sia solo una disperata impresa di imprenditori privati. I due uomini più direttamente interessati all’argomento (Bonifazi e Lotti) hanno espresso in più occasioni l’ormai totale disinteresse del PD all’iniziativa editoriale chiamata Unità. Le uniche persone che mi hanno espresso solidarietà e interesse ad una possibile ripresa delle pubblicazioni sono state Martina, Fassino, Veltroni e Orlando. Se il nostro segretario avesse davvero adottato l’uso del “noi” nella direzione del partito, questo significherebbe molto ma a tutt’oggi le sue convinzioni, quelle di Bonifazi e quelle di Lotti, sono ampiamente le convinzioni decisive e non trattabili. La prospettiva immediata mi sembra quindi quella di una società editrice con un consiglio di amministrazione da cui di fatto viene escluso il PD. E’ pensabile una Unità senza la forza e la organizzazione del massimo partito della sinistra al suo fianco?
Sergio
3 Comments
Caro compagno Sergio,
Credo che in tutti i nostri ragionamenti su l’Unità siano accompagnati da un vizio di forma, vale a dire considerarla come il giornale di un determinato partito di sinistra invece che di un giornale di sinistra. Penso ad esempio ai primi anni Duemila, quelli della rinascita, dove sì c’era l’attaccamento ai DS ma dove pure le martellate l’Unità le dava.
Mi ricordo della proposta di questa primavera di un lettore: dato che vantiamo il nome di Antonio Gramsci, sarebbe bello che la fondazione si impegnasse ad entrare nell’assetto societario.
Poi non dimentichiamo il ruolo che possono avere i lettori stessi sull’economia di un giornale: penso al crowfunding (la raccolta di donazioni presso il pubblico di lettori), penso al futuro che sarà sempre più degli abbonamenti e meno delle edicole (negli Stati Uniti è da un bel po’ che è così), penso all’idea di “fond-azione” presentato per i media da Julia Cagé nel suo saggio ‘Salvare i media’ (Bompiani 2016) e che vuole salvare ad un tempo la sostenibilità economica e la protezione dallo strapotere dei miliardari che stanno entrando nei giornali (penso a Jeff Bezos di Amazon con ‘The Washington Post’, penso alle vicende di ‘Libé’ di qualche anno fa).
Insomma le idee non mancano: si tratta solo di valutare se sono fattibili e di concretizzarle.
Perché alla fine c’è sempre qualcuno che vuole rilanciare l’Unità!
Un abbraccio,
MT
Ho gia’ avuto occasione di scriverne, ormai i quotidiani organi di partito sono superati, nessuno li legge (purtroppo anche gli stessi quotidiani di informazione, da Repubblica al Corriere alla Stampa, stanno subendo un forte ridimensionamento di lettori ).
Inoltre, a mio parere, l’ Unita’, molto caratterizzata da essere stata organo di informazione e di battaglia politica del PCI ( “l’Unita’ è la politica del partito che diventa azione quotidiana” diceva Palmiro Togliatti) , non puo’ continuare ad essere un quotidiano che rappresenti un nuovo partito come il Pd. L’ esiguo numero di lettori. forse nemmeno 10.000 negli ultimi tempi di esistenza del giornale,, dimostra chiaramente questa mia affermazione.
Capisco benissimo la nostalgia, che è anche la mia, nei confronti de l’Unità…… ma questa è la realtà, una dura realtà per tanti militanti dell’ ex Pci.
La scomparsa del Pci ha condotto, sia pure piu’ lentamente, anche alla conclusione dell’ esperienza de l’Unità.
Caro Staino,
Non mi intendo di editoria ne di denaro
Però, pero’ L’Unita va salvata e con Lei i sui archivi.
Non appartiene a Renzi ne a Bonifaci e Lotti, non a te ne a me che la diffondevo a quindici anni ma è storia del Paese Italia.
Settimanale, online? Non saprei , ma va riaperta.
Ciao
Giovanna