Caro Sergio, grazie! mi viene spontaneo trasmetterti un sincero ringraziamento per questa tua mail sul libro del Prof Deaglio.
I temi del libro sono fra i più brucianti anche per me, sia perché c’ero dentro in pieno, sia perché sono restati di vivissima attualità anche se i più giovani non lo sanno, e le persone importanti del nostro Paese manco ci pensano, abituati a ragionare di statistiche molto concrete e non di sentimenti e sofferenze delle persone vere, disoccupate, angosciate, senza alcuna speranza che gli vada meglio…
Quasi tutto è trasferibile secondo me da quegli anni a questi anni, salvo che noi giovani di allora speravamo tanto mentre i nostri giovani di oggi no, mica tanto… Negli anni di cui si parla speravamo tantissimo sia quando eravamo studenti, sia quando cominciavamo a lavorare.
Da studente a Genova ero alla fine degli studi di ingegneria, e nel 1968-69 andavo alle assemblee in giacca e cravatta, salivo in piedi sui banchi, parlavo da « cattolico democratico » sia d’accordo con i compagni di corso più fanatici per la « contestazione globale del sistema » e sia anche in perpetua discussione e conflitto con loro… Uno dei miei migliori « avversari » era un violento comunista rivoluzionario, un biondino simpatico, figlio di un importante gioelliere genovese… Ho saputo che negli anni 90 era diventato berlusconiano… poverino… ma pare che più recentemente gli é passata, meno male… Dopo gli studi il mio primo lavoro fu alla IBM di Vimercate e cercando un alloggio a Milano nel 1971 mi capitò di vederne a « Milano 2 », e fin da allora sapevo e capivo chi era Berlusconi e cosa significa un uomo del genere in politica, dove arrivò 20 anni dopo, e che disastro é averlo al governo per un povero paese, che si lascia abbindolare ma non é certo un paese povero…
Nel decennio in questione lasciai la IBM, trovandola noiosa, da vero ragazzino incosciente dell’importanza dell’informatica, per passare al Petrolio, alla Esso a Roma, e qui ho incontrato di persona il Prof Aldo Moro, qualcuno di indimenticabile veramente. Poi sono tornato a Genova a lavorare nell’ingegneria nucleare, e qui passavo un sacco di tempo in attività politiche e sindacali, finché sono stato distaccato in Francia nel 1978, proprio nelle settimane dell’assassinio…
Dovevo restare in Francia per un paio d’anni… e ci sono ancora, ma con Chantal…
La conosciamo noi, tutta questa Storia penosa di 10 anni che furono anche i nostri, in tutta la sua verità, e non abbiamo bisogno dei dettagli che invece sono sempre nascosti dalla viltà e dall’ipocrisia, e – come scrive il Prof.Deaglio – dalla « grande capacità di dissimulazione, che il nostro paese ha coltivato nei secoli, senz’altro una vera eccellenza italiana ».
Allora ripensandoci bene noi vediamo che tutte le ragioni della ribellione ci sono ancora, sono le stesse, ma é anche sempre vero ancora che non può essere ribellione violenta romantica, deve essere paziente resistenza : come diceva nei primi anni 90 il capo della procura di Milano, Borrelli, « resistere, resistere, resistere ». Per noi é tardi, certo, un vecchio é debole per forza. Però può non chinare la testa. Gli é difficile dire ai giovani di sacrificarsi per ribellarsi, certo. Ma loro lo faranno lo stesso, solo che gli serve del tempo per capire. La cosa più difficile é trasmettere quel che abbiamo capito noi dai nostri errori. Il libro che hai segnalato può servire a questo…
Paolo Sartini
2 Comments
No, caro Paolo, no, non è tempo di resistere; è tempo di governare.
Usciamo per sempre dalla ridotta del ribellismo, dell’opposizione, dell’antagonismo: siamo noi il nostro mondo e noi dobbiamo migliorarlo.
Cambiare il mondo non deve essere più un sogno, un’utopia, un desiderio: deve essere un programma di governo, da realizzare sul serio, con tutte le compatibilità ed i compromessi necessari, perché il nostro programma deve essere il migliore possibile, ma possibile per davvero.
Solo così faremo un servizio alla società.
Adesso la responsabilità tocca a noi: cantare e portare la croce, questo ci tocca fare. Facciamolo e basta.
Il futuro è tutto da costruire.
Si,caro Ernesto, è tempo di governare,ma anche di continuare a resistere.Non solo adesso ma sempre la responsabilità è toccata a noi. Abbiamo fatto sbagli,ma anche tante cose buone .Adesso è un nuovo momento importante e la mia generazione lo avverte con urgenza e speranza.Si, come dici tu concosi belle parole “cantare e portare la croce”Sono pienamente d’accordo: Facciamolo e basta. Anche per me il futuro è tutto da costruire e ho 90 anni e come posso mi do da fare.