Caro compagno Sergio,
Voglio raccontarti, partendo da un fatto personale, perché sono assolutamente contrario, da studente universitario, ad un’abolizione indiscriminata delle rette accademiche.
Dopo qualche settimana, mi è stata finalmente accreditata la borsa di studio per l’anno accademico 2016-2017: una cosa come, al netto delle tre rate, tremila euro. Puoi immaginare la soddisfazione del pendolare che si è fatto un anno ad uscire di casa alle 8:20 per rincasare verso le 18:30 barcamenandosi tra le coincidenze ferroviarie e la metro. (Lo scrivo oggi [ieri, nda] che ci siamo risvegliati con l’assurdo deragliamento del treno di Pioltello: assurdo perché non puoi aspettare la tragedia a sistemare 23 cm – dico ventitré! – di ferrovia, assurdo perché nelle tratte periferiche una cosa del genere potrebbe replicarsi.)
Ad un certo punto, tenendo tra le mani l’estratto conto ho pensato: “Però tutte queste cifre non sarebbero necessarie se l’università fosse gratuita, come propone Liberi e Uguali”. E la proposta che, stando alle stime, verrebbe a costare non più di due miliardi è allettante, specie per chi non è figlio o figlia di papà.
È la sinistra radicale che per far correre nell’arena elettorale questo cavallo di battaglia si rifà ad una guida di razza come Bernie Sanders ed alla sua rivoluzione politica che prevede, tra le altre cose, di rendere l’istruzione superiore esentasse.
Io il libro-manifesto di Bernie (‘Our Revolution’, Penguin, 2016) sono andato a comprarlo in lingua originale, e quel capitolo (il quinto della seconda parte) sul ‘Portare l’istruzione superiore a prezzi accessibili’ l’ho letto. Sarebbe stato bello se prima di me anche gli autori del programma di LeU lo avessero fatto. Perché non siamo gli Stati Uniti, purtroppo. O per fortuna, a leggere le solide analisi da cui parte Sanders.
Il senatore del Vermont non parte da ragioni di equità o da alti schemi di uguaglianza, bensì dalla situazione economico-finanziaria di Oltreoceano, dallo studente e dalla studentessa che devono indebitarsi per strappare prestiti ad interessi sproporzionati (dal 5 al 7%, in periodi di iniezione di liquidità da parte della Fed poi) e che poi dall’Iperuranio finanziario scenderanno sulla Terra dell’economia reale come debiti che avranno sulle spalle per quasi tutta la loro vita lavorativa. Parla da solo l’attacco del capitolo (traduzione mia): «Nel maggio 2014 […] Invitai un gruppo di studenti universitari che si erano laureati quel mese per unirsi a me, e molti arrivarono indossando dei semplici fogli plastificati che pendevano dai loro colli, mostrando l’ammontare del debito studentesco che detenevano. Uno portava un numero preciso; 24.547 dollari. Un’altra leggeva 30mila, un altro 40mila. Un giovane fisico che si era laureato di recente alla facoltà di medicina aveva un debito di 300mila dollari». Non si è neanche minimamente vicini al Regno Unito, dove le università sono tutto private o semi-private e costano, e dove tuttavia lo Stato permette gli “student loans and grants” (appunto i prestiti e le concessioni studentesche statali) a tassi bassi, che col debito verranno ripagati solo quando si incomincerà a guadagnare un tot di sterline.
Detto questo dovrebbe essere chiaro come una proposta come la gratuita dell’università negli Stati Uniti possa avere un effetto positivo a cascata sui bilanci delle famiglie, che ora non avrebbero il fardello di debiti a quattro o cinque zeri. Possibile obiezione: dove le trovi le coperture? Proposta: «una piccola tassa sulle speculazioni degli investimenti immobiliari di Wall Street e degli hedge funds», che anche con un infimo 0,005% potrebbe portare 300 miliardi di dollari, e soprattutto un’immagine della finanza «che incomincia ad aiutare la classe media del nostro Paese». Visione del mondo e progetto da realizzare: in queste pagine c’è tutto ciò che può convincere una persona sfiduciata a ricredersi su una politica che “tanto non risolve mai niente”.
Anche noi siamo nella stessa situazione degli Stati Uniti? Per fortuna (senza purtroppo) no. E perché stiamo un po’ meglio? Perché questi anni non sono stati propriamente vani. Lasciamo da parte le mitologie e gli entusiasmi sessantottini e fermiamoci anche solo alla Legge di Bilancio 2017, con cui una famiglia con un ISEE medio al di sotto dei 13mila euro può permettersi di mandare a studiare i figli senza pagare le rette. Questo vuol dire dare una possibilità ai molti e non solo ai pochi, che in riserva hanno già molte alternative e la possibilità di non partire all’affannosa ricerca di lavoro appena finita la festa di laurea. Ed evitare allo stesso tempo che chi sta meglio passi le giornate a marcire in accademia più del dovuto, perché “tanto me lo posso permettere”.
È per questi motivi e per questa falsa impostazione che la proposta di LeU non sta in piedi. E poi, se vogliamo metterla sull’ideologico per i più anzianotti ed intellettuali: meno tasse per tutti indistintamente è proprio di sinistra (‘flat tax’ insegna)? Lo è proprio quando il nostro problema è la dispersione scolastica già alle superiori, che origina alle scuole medie (l’anello debole della nostra catena) e che si traduce poi in un corpo studentesco universitario più altolocato? Con questo non voglio negare che qui in università di siano problemi e contraddizioni irrisolte, però in questa campagna elettorale non stiamo centrando il punto, che è più strutturale e richiede più di una verniciatura.
Purtroppo non posso fare un paragone col programma del Partito Democratico del quale continuano a tardare la pubblicazione (e qui potremmo aprire la piaga organizzativa), né ho intenzione di commentare quello di Forza Italia: una paginetta che è un elenco di vaghe e buone intenzioni, vergognosa da parte di chi si vanta di essere lì lì a Palazzo Chigi. Ma intanto mi riguardo l’estratto conto e credo, figlio di un’impiegata part-time e di un operaio, di aver fatto una cosa di sinistra: studiare in Cattolica sudandomi i costi, senza fare la figura del radical chic. (O del comunista col Rolex, che è la versione 3.0 del binomio di Tom Wolfe.)
Come al solito, i fatti sul campo prima dei paroloni, per verificarli e notare che fare come si pensa non è poi così male.
Un abbraccio,
Manuel Tugnolo, 21 ANNI
6 Comments
Notevole Manuel, davvero! Credo che tu potresti essere un ottimo “quadro” per il PD del presente e, soprattutto, del futuro. Ma nel programma del PD, vedrai, ci sarà un seguito ideale, interessante di ciò che tu già sai e hai scritto, cioè sempre più agevolazioni per gli studenti provenienti da famiglie a basso reddito e molte borse di studio, così da far risaltare ancora di più il significato del MERITO! Tutt’altro discorso rispetto a ciò che dice la destra, con nota di particolare biasimo per i 5s i quali manifestano totale disinteresse per l’istruzione e persino irrisione verso la cultura. A tale proposito ti suggerisco di leggere quanto scrive la professoressa Ferraioli, docente alla Sorbona di Parigi.
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Ringrazio per gli apprezzamenti! Nell’attesa del programma ufficiale del Partito (le famose cento cose fatte e cento cose che si vogliono fare) leggerei volentieri quanto ha scritto la suddetta Ferraioli, anche se non ho ancora trovato nulla di suo; se trova qualche cosa di suo da leggere lo posti pure qui sotto!
MT
Il M5s secondo la Professoressa Ferraioli
Prof.sa Maria Cristina Ferraioli
(Sorbonne Université – Faculté des lettres – Paris)
“E’ possibile che il M5s vinca le elezioni e nel caso non lo farà per via della tanto decantata onestà. Perché, se l’onestà fosse un valore diffuso e condiviso per questo Paese, non avremmo il tasso più alto di lavoro nero d’Europa né il più alto numero di evasori fiscali.
Se i 5 stelle vinceranno sarà per aver sedotto quella parte del paese inetta e rancorosa con l’idea che siamo tutti uguali e che lo studio, l’impegno e il sacrificio nella vita siano in fondo un dato relativo, perché uno vale uno, come nella “Fattoria degli animali” di Orwell, in nome di una libertà che è in realtà la peggiore forma di dittatura.
Così ci troviamo un Di Maio che si sente De Gasperi, pur senza averlo mai sentito neppure nominare, una massa indistinta di sprovveduti che discute di economia e di politica internazionale senza aver mai aperto un manuale di storia e soprattutto una società di persone che pensano di potersi sedere di fronte a chiunque per discutere di qualsiasi cosa.
Le conseguenze sociali del M5s vanno oltre la barzelletta di avere un premier come Di Maio che coniuga i verbi peggio dello studente che ho bocciato l’anno scorso. Il vero dramma causato dai 5s è che hanno offerto la spalla a qualsiasi persona di sentirsi all’altezza di parlare di ogni cosa. Oltre la medicina, oltre chi ha passato una vita nei laboratori, oltre chi ha passato una vita a studiare, oltre i premi Nobel! E’ gente che non ha coscienza di cosa sia lo studio e di quanto sacrificio ci sia dietro una professione, dietro una ricerca, che non pensano ai ragazzi che hanno speso il loro tempo soprattutto sui libri per far progredire questo Paese.
E’ la presunzione fine a sé stessa. L’onestà di cui il movimento si riempie la bocca non è un vanto. E’ il grado zero della civiltà, cosa che sarebbe nota persino a loro se avessero studiato un po’ di latino. Occupare un posto che non si è in grado di occupare, essere pagati per un lavoro che non si è in grado di fare, quella è la peggiore forma di disonestà civile! E come diceva quel vecchio saggio di Seneca “la vergogna dovrebbe proibire ad ognuno di noi di fare cose solo perché le leggi non lo proibiscono”.
Osservazione spiazzante, severa ma giusta. Non riesco ad aggiungere altro.
Grazie mille per la segnalazione compagno Silvano!
è diritto dovere di ognuno essere informati ma ancor più è doveroso applicare la necessaria intelligenza nel cercare di capire, comprendere e decrifrare nel mare di bufale che girano: la fantomatica Professoressa della Sorbona NON esiste, non vi è traccia di lei alla Sorbona e nessuno ne ha mai sentito parlare se non perchè gira il suo nome in rete !!! esiste solo una persona con il suo nome che si occupa di arte moderna e non si interessa di politica !!!
forza e coraggio … il mondo cambierà anche cosi
Buongiorno Patrizio,
Mi permetto di correggerla.
La signora Maria Cristina Ferraioli esiste e scrive sul sito di ‘Artribune’ (http://www.artribune.com/author/mariacristinaferraioli/); alla Sorbona ha seguito corsi di letteratura, filosofia e storia dell’arte. Al momento non mi risulta docente a Parigi e fino a prova contraria non la considererà tale.
L’articolo copia-incollato da Silvano è tratto da il sito de ‘i fatti Siracusa’, sito che risulta registrato al tribunale siracusano stando all’autorizzazione 2/2003 e quindi non dovrebbe trattarsi di un sito di notizie false. Sottolineo il condizionale, dal momento che la grafica della pagina web non mi convince del tutto. Inoltre la foto de ‘i fatti Siracusa’ e quella di ‘Artribune’ ritraggono la stessa persona.
In ogni caso, il contributo copia-incollato si può leggere qui:
http://www.ifattisiracusa.it/2018/01/mariacristina-ferraioli-cloaca-sprovveduti-maio-si-sente-de-gasperi-non-lha-mai-sentito-nominare/
Ricapitolando: la signora Ferraioli esiste? Sì. Insegna alla Sorbona? Al momento no. Ha scritto lei il contributo qui inoltrato? Sì.
In sintesi: l’informazione riportata da Silvano è vera, è solo inessata sull’attuale titolo della signora Ferraioli. Quindi non si tratta di una bufala ma di una imprecisione.
Se emergeranno altre novità ritratterò quanto ho precisato.
Un caro saluto,
MT