Macaluso di due giorni fa, sempre valido, se non altro come conoscenze storiche. Personalmente ho scritto a Zingaretti: se i grillini insistono a proporre Conte premier forse è meglio che facciano il governo da soli con un nostro attento appoggio esterno. Se poi si comportano proprio male: al voto.
Ciao
Sergio
Leggo, con un certo stupore, che in parecchi ricorrono al paragone con la ”svolta di Salerno fatta da Togliatti (a proposito: finalmente rivalutato, quasi santificato), per indurre il Pd oggi ad accettare qualunque cosa nella trattativa con i Cinque stelle, pur di fare il governo. Si dice: se Togliatti fece l’accordo con Badoglio, nominato dal re, allora, che volete che sia, anche il Pd può fare l’accordo con i Cinque stelle. Vedo che oggi fa propria questa favola, anche Giuliano Cazzola sul Foglio, persona informata, che la storia la conosce. A allora, occorre ricordare l’essenziale, che rende il paragone tra l’allora e l’oggi semplicemente lunare. Ricordiamo: Togliatti fece la “svolta di Salerno” nel 1944, nel marzo del 1944; l’Italia, ancora in guerra, era spaccata in due, con l’esercito nazista che occupava il centronord, Roma compresa (la settimana prima c’era stata la strage delle fosse Ardeatine); c’era la resistenza, il Cln e in questo comitato di liberazione combattevano, assieme, i comunisti, socialisti, democristiani, liberali, molti di quali erano monarchici. Ricordo anche il Corpo dei volontari della libertà, il braccio militare della resistenza, era guidato da Luigi Longo, Ferruccio Parri e Raffaele Cadorna che era monarchico. Dunque, per farla breve, Togliatti assunse la decisione di costruire un fronte unitario antifascista con tutte le altre forze politiche che in quel momento combattevano il fascismo: prima la Liberazione, poi facciamo la Costituente.
Bene. Domando: che c’entra con l’oggi? C’è forse la guerra? Ci sono i tedeschi in Italia? C’è il fascismo durato vent’anni? Domando: che c’entra? La verità è che c’è tutta una parte del mondo politico e anche intellettuale che, in sostanza e anche ricorrendo, come in questo caso a paragoni assai arditi, sta dicendo: il Pd si deve bere tutto, pur di fare il governo, costi quel che costi alla sinistra. Questo è il punto: accettare tutto, anche una scelta incomprensibile per il suo popolo, rinunciare a un punto di vista autonomo nella società italiana, pur di fare il governo. E fermare Salvini, come se questo fosse il nazismo, appunto, a tutti i costi.
Non è una tesi accettabile. Le elezioni non sono il nazismo e la guerra, sono semplicemente un appuntamento democratico, in un paese democratico. Va bene, è giusto provarci, andare a vedere se è possibile un governo con i Cinque Stelle, ma non a tutti i costi. Altrimenti non si può evitare il voto, cioè un appuntamento democratico, come un pericolo, se le condizioni non sono inaccettabili, come al momento appare, senza nessuna discontinuità, dal presidente del Consiglio ai ministri, senza rivedere leggi infami varate in questo anno come i decreti sicurezza, senza mettere mano alle questioni della giustizia, segnate da una impostazione giustizialista. Cioè non si può chiedere al Pd di ingurgitare anche l’indigeribile, in nome di non si capisce quale interesse nazionale, quando invece l’interesse nazionale sarebbe non un papocchio che alimenta il populismo di Salvini, ma ridare senso alla democrazia italiana, chiamando il tuo popolo a sostenere una battaglia politica e culturale. Il cui esito, a mio giudizio, non è affatto scontato. Ecco, questa è la vita democratica.
Ed esiste, o meglio dovrebbe esistere, anche una sana vita democratica dentro i partiti. È chiaro quel che sta accadendo nel Pd, dove l’ex segretario Matteo Renzi sta utilizzando la questione del governo per indebolire il segretario in carica, al punto da far sapere che a lui andrebbe bene Conte, insomma l’importante è che nasca un qualunque governo senza andare tanto per il sottile sul suo profilo politico e culturale. Un’operazione che rappresenterebbe la fine del Pd in quanto tale. È l’approccio di chi dice “o me o nessuno”, nel senso che “o in un partito comando io oppure tanto vale sfasciare tutto”, senza riconoscere che un partito è una comunità con le sue regole democratiche e un suo stile di convivenza.
Ho iniziato questa riflessione con un excursus sul passato, la termino con un altro excursus: De Gasperi, dopo la sconfitta nella legge truffa, si ritirò in Valsugana; Moro, dopo aver presieduto il governo di centrosinistra nel ’68, fu messo fuori dalla corrente dorotea che pure aveva fondato perché avrebbe dato troppo spazio alla sinistra e ai socialisti. E al congresso del ’69 si presentò e raccolse il 7 per cento (tra quei voti c’erano anche quelli di Mattarella padre, in Sicilia); lo stesso ha fatto Fanfani, che più volte nel corso della sua vita politica ha avuto incarichi di governo, ma anche fasi da deputato semplice. È quel che non riesce a fare il senatore di Rignano. Il quale, dopo aver portato la sinistra in Italia al minimo storico, adesso è alacremente impegnato a indebolire il segretario in carica. Voi capite che, analizzati tutti gli elementi, questa confusa trattativa tra Pd e Cinque Stelle con Togliatti e la svolta di Salerno non c’entra proprio nulla.
6 Comments
Macaluso se la canta e se la suona da solo. Canto e controcanto.
E’ del tutto evidente che non si può accettare “tutto”.
E’ del tutto evidente che c’è una trattativa da fare.
E’ del tutto evidente che alcune cose, poche ma pesanti, sono davvero irrinunciabili.
Il problema è condurre la trattativa verso un punto di caduta accettabile. E deve essere accettabile per entrambe le parti, altrimenti la trattativa fallisce.
C’è bisogno di ricordare che una trattativa va a buon fine solo se si raggiunge un equilibrio?
Allora si tratta di individuare alcuni punti fermi, su cui c’è almeno un principio di condivisione, e lavorare sugli altri.
Non può essere tutto bloccato, pena perdita di tempo e inconcludenza.
In pratica, e secondo il mio modestissimo parere, è irrinunciabile il ritiro degli ignobili decreti sicurezza, di quota 100, dei condoni fiscali comunque chiamati, è irrinunciabile una Legge di Bilancio chiaramente orientata allo sviluppo, senza clausole IVA e con un taglio sostanzioso del cuneo fiscale, è irrinunciabile un rapporto con l’Europa che sia costruttivo, propositivo, collaborativo e non conflittuale, è irrinunciabile fare un po’ di pulizia nel personale esecutivo dei Ministeri chiave.
Ecco, queste cose mi paiono irrinunciabili, mentre il nome del premier mi pare del tutto trattabile e non farei mai muro sul nome di Conte. Certo, uno come Cantone sarebbe meglio, ma se si ottengono le cose di cui sopra, insieme a Ministeri di peso per persone affidabili (e non necessariamente organici al PD), non vedo perché rischiare di mandare tutto a monte.
A meno che non sia questo l’obbiettivo reale, cosa che non vorrei nemmeno pensare, ma che purtroppo rientra nell’ordine delle cose possibili.
Non voglio fare polemiche gratuita, ma la mossa del Presidente Gentiloni, che si confida con due noti “amici” del PD come De Marchis e De Angelis, mossa che l’interessato NON ha smentito in alcun modo, a me pare davvero inspiegabile altrimenti. Sono cose che non dovrebbero accadere e il problema NON è il solito Renzi che le denuncia, ma solo chi le compie, pure maldestramente.
Allora, andiamo avanti con l’obbiettivo di concludere e portiamo a casa un accordo onorevole. Accordo difficile ma possibile: le elezioni chieste da Salvini sarebbero una sconfitta tremenda per tutti, ancora prima dei prevedibili nefasti risultati.
Ernesto, mi complimento per la pacatezza del tuo modo di argomentare, mi mette un po’ in crisi ma mi piace.
Buona risposta a Macaluso, ma manca un pezzo e precisamente che a questa trattativa con i 5s da il suo benestare anche la dura e pura sinistra radicale.
Cosa ne di ce il compagno Macaluso e l’ amico Sergio?
Camillo
Quelli lo fanno solo perché fanno una fifa fottuta di rimanere tagliati fuori da eventuali elezioni drammatiche.
Con un governo sperano di rientrare in gioco in qualche modo …
E poi i 5 stelle gli sono sempre sembrati simpatici!
Noi ex renziani un po’ di riconoscenza ai pupilli di Sergio, la “dura e pura sinistra” gliela dobbiamo: io rispetto loro ed il loro pensiero politico, anche se faccio fatica a capirli, ma quando andremo a votare non li voterò. Sergio farà altrettanto nei confronti della corrente che fa capo all’ex segretario nazionale Renzi. Così vuole la democrazia rappresentativa senza scannarci fra di noi. Saranno gli elettori a stabilire la linea politica del partito democratico Italiano. Meglio di così non credo si possa fare . Adesso proviamo a fare qualche proposta concreta per il prossimo accordo con i Grillini. Potremmo lanciare una petizione con i tre punti indispensabili per il PD ai fini di un accordo con il Movimento 5 Stelle? Io penso che dovrebbero essere i seguenti:
1 ) difesa e rafforzamento dell’unità europea diminuendo l’autorità degli Stati membri a favore dell’Europa;
2 ) difesa della democrazia rappresentativa e rafforzamento della stessa;
3 ) diminuzione del costo del lavoro e l’aiuto a chi perde L’occupazione. Proviamo a ragionarci sopra?
Sui punti sopra citati, secondo me, potremmo costruire un’alternativa alla destra sovranista, nazionalista, razzista e retrograda. Basta con le polemiche fra di noi! evviva il compromesso storico voluto da Moro e Berlinguer, con un vantaggio: nel PD non ci sono più i comunisti.
Avanti insieme: l’unità fa la forza. Grazie per l’attenzione ed un caro saluto a tutti Antonio De Matteo Milano
Ciao Sergione, come stai?
Io penso che andando al voto, i grillini da soli prenderanno si e no il 25% e saranno schiacciati dalla Lega +Meloni. Il PD resterà col 20% e spiccioli. Infatti Casaleggio e Grillo si stanno aggrappando al PD.
Il problema per me è di non lasciare l’Italia in mano a dei fascisti rozzi e incapaci. Modificheranno la Costituzione e fra qualche anno si sceglieranno un presidente della repubblica sdraiato sulle loro idee e ci porteranno fuori dall’Europa.
Quindi badando al sodo, un Conte, come quello visto in Parlamento a dare legnate a Salvini, lo potrei tollerare. Anche se ha firmato leggi oscene, alcune da rivedere in un eventuale accordo, per me resta un uomo delle istituzioni. In cambio certamente il PD deve avere ministeri pesanti perchè bisogna tornare alle “competenze”.
Macaluso è un icona della sinistra (quella che fu), ma è anche un vecchione che ogni tanto le spara, senza riflettere troppo: dire che l’uomo di Rignano (perchè non vuole nemmeno chiamarlo per nome) ha portato la sinistra al minimo storico, mi da veramente fastidio. Si è dimenticato di D’Alema e dei reparti dei sabotatori interni durante il suo governo. E si è dimenticato pure che Salvini lo ha stanato lui, Matteo Erre.
Stiamo a vedere cosa succede nelle prossime24 ore.
Spero di venire a trovarti presto.
Un abbraccio.
Carlo Nosei