Approfitto del fatto che sta parlando il vecchio La Russa per inviarvi alcune riflessioni nate da questa prima parte del dibattito al Senato.
La cosa che più mi ha colpito è stato l’intervento di Renzi: ben motivato, articolato ed efficace. Mi spiace che invece il gruppo parlamentare del PD non abbia seguito questa linea di denuncia chiara e austera come richiesto dal momento e si sia perso in gazzarra inaudita.
Ciononostante non posso condividere con facilità le conclusioni a cui arriva Renzi perché non so, in coscienza, se sia la linea di “perdonare” i 5 Stelle per il bene comune la linea più corretta per il domani dell’Italia. Da questo punto di vista ho trovato molto più convincente l’intervento di Emma Bonino che ha posto il problema in chiave più prospettica sul nostro futuro e sul futuro della democrazia smascherando anche il vergognoso inciucio populista con la necessità del taglio dei parlamentari. In definitiva il Bobo che ho fatto sabato su La Stampa e che avrete visto anche sul blog, così disperato nel suo dubbio su come muoversi, è ancora lì ed io sono lì insieme a lui.
E’ un dilemma che credo condividiate più o meno tutti perché non è il momento delle sicurezze in tasca. A tal fine vi inoltro l’ultimo intervento di Emanuele Macaluso perché credo che l’elemento fondamentale intorno al quale dobbiamo fare una scelta sia proprio l’anima del nostro partito. Possiamo salvare l’anima della nostra azione politica e quindi del nostro partito senza andare al voto? Come avete capito io sono tentato da rispondere no ma con molti dubbi.
Sergio
Partiti senz’anima? – Emanuele Macaluso
Nei giorni scorsi su Il Foglio ho letto una lettera di Michele Magno rivolta agli esponenti del Pd i quali, aperta la crisi di governo, hanno caldeggiato una coalizione governativa con il M5S anziché, come avevano sempre detto, chiamare il popolo a votare e giudicare il governo Conte-Di Maio-Salvini nei confronti del quale il Pd ha fatto sempre una dura opposizione. La stessa osservazione va fatta agli esponenti di Leu.
Magno ricordava una dichiarazione di Jacques Delors, il grande socialista cattolico che, con Mitterand, ricostituì il partito socialista francese ridottosi a quasi nulla. Delors è stato anche un ottimo presidente della Commissione europea. Ecco cosa disse Delors: “Da Pierre Mendès France ho imparato una grande lezione: è meglio perdere un’elezione che perdere l’anima. Un’elezione si può vincere dopo cinque anni, che vuole che sia? Ma se si perde la bussola o si perde l’anima, per ritrovarle ci vogliono generazioni”. In effetti, con Mitterrand e Delors il Ps francese riacquistò ruolo e un’anima. Successivamente persi con Hollande e il risultato si è visto.
Io non so se il Pd ha un’anima che ricordi quella che ha avuto la sinistra italiana. Ma proprio in questa occasione si tratta di sapere se il Pd, e anche la piccola formazione di Leu, hanno un’anima o se son disposti e perderla unendosi ad una forza antisistema, almeno sino ad oggi, come il M5S. A me pare che ci sia già chi è disposto a tutto pur di stare in un governo, motivando questa posizione, come sempre, ai fini di salvare la patria. Confermando in tal modo che i loro partiti sono, appunto, per dirla con Delors, partiti senz’anima.
8 Comments
Caro Sergio, sono d’accordo con te. La prospettiva di un governo con i 5S è la fine del PD, probabilmente già segnata il giorno in cui è cambiata la legge elettorale, passando dal maggioritario al proporzionale. Ognuno gradualmente sta riorganizzando le proprie insegne e i propri valori per ricreare il proprio orticello di voti. L’occasione della crisi di governo permette solo di articolare meglio questa azione prendendo tempo a danno della Lega.
Peccato sia andata in questo modo ed è inutile mettersi a cercare i colpevoli.
Non ci resta che martellare il ferro sui contenuti, sperando di trovare contenitori adeguati a rappresentarli in futuro.
Un caro saluto,
Alessandro Bucelli
A condannare e criticare sono bravi in tanti: difficile è argomentare una proposta condivisibile a maggioranza. Salvini vince perché r sono tanti i contestatori che vogliono risolvere i problemi della collettività ad esclusivo proprio vantaggio.
Ci sono persone che nonostante i fallimenti dei loro sogni siano sotto gli occhi della storia e la loro vita sia verso la fine continuano a credere di. aver ragione riproponente la loro filosofia ormai non condivisa da nessuno. Peccato potrebbero aiutare i posteri a non commettere gli stessi errori; ma evidentemente è difficile giudicare se stessi. Buona serata. Antonio,
Io non so,e penso siamo in tanti, quale sia delle due la soluzione migliore . Per quanto mi riguarda credo che,in questo momento così difficile e delicato,, pensare solo a salvarci l’anima,la coscienza e gli ideali sia un lusso che non ci possiamo permettere. Bisogna valutare bene,avere coraggio,rischiare forse ,stare uniti…ascoltare e concordare con il Presidente Mattarella…
La politica è anche questo…sofferenza
caro Sergio
io non credo che l anima abbia a che fare con la vita pratica di un paese.
le decisioni urgenti per non farci precipitare nel caos non sono ideologie ma fatti che un padre di famiglia ha da gestire ogni giorno a prescindere dal proprio credo religioso e politico.
ora siamo in pericolo e, come suggerito da Franceschini prima e da Renzi dopo(meno male io su questo punto l ho sempre contestato) dobbiamo mettere da parte l’idea del’l’anima’ e lavorare a quello che è possibile in fretta e con determinazione, uscendo da questo anno di ‘anima malata’ che ci ha condotto nel pantano dellestrema destra.
Macaluso è un teorico nostalgico e inconcludente anche se fa un’oservazione pacata e interlocutoria.
Ma ha sbagliato il momento; quando la nave affonda non si possono aspettare 5 anni’.
ti abbraccio
Viviana
Caro Macaluso, perché ti sei astenuto ( 1976) sul governo Andreotti? Ripeto:Andreotti? E perché hai poi votato a favore del governo Andreotti (1978)? Avevamo il 34%: potevamo chiedere a gran voce il ritorno alle urne visto che il PCI aveva in quel momento grandi possibilità di ottenere la maggioranza assoluta. Passiamo ai risultati. A parte il raffreddamento di una situazione politica con un vento reazionario sfociato poi nel rapimento di Moro, baluardo insieme a Berlinguer del compromesso storico. Ma il 1978 passerà alla storia come uno dei periodi più prolifici in tema di riforme previste in Costituzione e in attesa di regolamentazione da 30 anni (Riforma Sanitaria, Equo canone, Riforma del sistema manicomiale, ecc.). Vi voglio bene a tutti ma io ho avuto sempre fiducia nel mio gruppo dirigente, da Pajetta a Renzi, ed ora do fiducia a Zingaretti che non mi sembra uno sprovveduto. Ne parlo, ne discuto ma sembra nell’ottica di una soluzione unitaria e senza pensare ad uscite traumatiche che mi separino da voi che rimanete, a prescindere, il mio punto di riferimento. Un caro saluto
Massimo Maini
Caro Massimo, la nostalgia non aiuta a vedere un futuro diverso dal passato e l’ex dirigente del PCI suddetto non può e, secondo me, non vuole aiutare i posteri che non hanno più fiducia nella filosofia comunista, Quindi è, sempre secondo me, inutile insistere con le domande. Il PD è il frutto del compromesso storico voluto da Moro e Berlintempo e resisterà nel tempo , grazie anche a persone come te Caro Massimo. Buona serata a tutti Antonio
Scusate l ‘errore: volevo dire che il PD è il frutto del compromesso storico voluto da Moro e Berlinguer e resisterà nel tempo grazie anche a persone come te, caro Massimo.
Caro Antonio, non avevo dubbi che noi, da sempre “la base”, non ragioniamo con l’occhio rivolto ai personalismi di quelli “…il problema è un altro”. Quindi finché continuiamo ad essere “la base” Zingaretti, e chi dopo di lui, potrà contare senza se e senza ma sul nostro contributo di compagni che sanno far parte della maggioranza oppure, dopo ampia discussione, della mozione minoritaria. Questa è la democrazia, piaccia o non piaccia. Chi fa altro pensa solo al suo interesse. Che si chiami Renzi o, semplicemente, Massimo Maini.
Un abbraccio
Massimo Maini