Sergio Angeletti, in arte Angese se ne è andato dieci anni fa.
È morto all’età di 61 anni a seguito di una malattia fulminante che l’ha fatto soffrire terribilmente e che ha affrontato in maniera forte e determinata.E lui, romano di nascita, forte e determinato lo è sempre stato, mantenendo per tutta la vita il suo spirito caustico e robusto. Una vita all’insegna della coerenza.
Angese ha vissuto straordinariamente e intensamente la grande stagione della satira, prendendo il via da ragazzo col quotidiano romano Paese Sera e partecipando fin dal principio all’avventura de il Male come uno dei principali artefici del settimanale satirico fondato da Pino Zac nel ’77, che formò l’eccezionale gruppo di disegnatori che sappiamo, cui Angese rimase indissolubilmente legato per sempre, mantenendo ininterrotti rapporti di stima, amicizia e collaborazione con colleghi del campo del fumetto, del giornalismo e della satira.
Quella complicità e quello spirito di gruppo che hanno reso irripetibile l’eperienza de il Male sono sempre stati fortemente sentiti da Angese, che di fatto non ha mai sospeso la cooperazione con molti amici, sempre coinvolti in tutto quello che è venuto dopo: tra i tanti, Roberto Perini, Cinzia Leone, Vincino, Paz, Scòzzari, Sergio Staino… e poi Jacopo Fo, con cui condivise oltre al grande affiatamento, anche la residenza umbra. A oggi, l’unica pubblicazione su Angese, Il guerriero divertente, pubblicato nel 2012, l’ha scritta, curata, editata e pubblicata proprio Jacopo Fo, rimasto complice di “malefatte” fino all’ultimo e al cui amico dedicò un toccante rito funebre ad Alcatraz, rispettandone le volontà.
Alle chiamate di Angese, che fosse per un corso, una nuova rivista, un progetto o chissà che altro, tutti rispondevano subito e volentieri, e lo facevano con grande entusiasmo fondamentalmente per due ragioni: la prima è che Sergio viveva in un posto meraviglioso, in uno splendido casolare in collina, tra Gubbio e Perugia, e la possibilità di lavorare da lui, con i modi e i tempi che lui intendeva, significava in parte farsi una splendida vacanza tra aria buona e paesaggi incantevoli, magari con qualche escursione a cavallo, che era la sua grande passione. La seconda ragione è che Sergio era una persona straordinariamente spassosa, uno con cui non potevi che farti un sacco di risate, con i suoi modi e i suoi racconti. Un guerriero divertente, appunto. Sergio divertiva, continuava a fare satira anche fuori dal suo lavoro perché era senza filtri, vero, spontaneo e sincero. A volte pure troppo sincero. Vivere a stretto contatto con lui diventava un’esperienza unica e irripetibile.
Oltre alle collaborazioni con Linus, Smemoranda, Zut!, Tango, Cuore, l’Espresso, Satyricon di Repubblica e tutto il resto, le cose più intimamente personali di Angese sono state Avaj, rivistina poket in formato “striscia” allegata a Linus, dove “Avaj” significava Angese, Vincino, Andrea (Pazienza) e Jacopo (Fo) che ne erano i quattro assoluti esecutori, e L’Eco della Carogna, probabilmente il suo progetto editoriale più ambizioso, con cui esplicitò al meglio la sua idea di satira, una satira nuova, mai realizzata prima, una forma di fumetto legato più che altro al giornalismo d’inchiesta, alle indagini, alle denunce di tutto quello che non andava bene, piuttosto che alle vignette con battute, in pratica il manifesto della sua scuola di Giornalismo Disegnato che aveva messo in piedi a Perugia, figlia dei molteplici corsi estivi che da anni teneva presso la Libera Università di Alcatraz.
A collaborare al giornale, pubblicato clamorosamente da Hobby & Work, casa editrice specializzata in fascicoli a dispense e collezioni, la squadra degli amici autori di cui sopra, affiancata da giovani firme provenienti dagli stessi corsi, tra cui Paolo Tarabocchia, Roberto Bargagna, Sara Migneco e Roberto Battestini.
Per inciso, il debutto de L’Eco della Carogna fu satiricamente trionfale e prese il volo con una indagine partita per scommessa al bar, il bar Devil di Casa del Diavolo dove ogni mattina Angese faceva colazione e commentava i fatti del giorno con gli altri clienti, creando di fatto le premesse per la sua giornata di lavoro. Il giornale, alla sua prima uscita, denunciò che “il gratta e vinci è tossico da morire” e su tutta la stampa nazionale la notizia rimbalzò, tanto da terrorizzare la Hobby & Work, abituata a ben altro tipo di pubblicazioni, di possibili conseguenze e ripercussioni legali.
L’editore mantenne la sua idea di gadget, adattandola alla maniera del giornale (che aveva una vera boccetta di colonia allegata come usavano molte riviste in quel periodo dal significativo nome “Eau de Carogne”), ma la vita editoriale de L’Eco della Carogna non fu lunga.
Angese era anche scultore e autore di cortometraggi a cartoni animati. È stato più volte vincitore del Premio di Satira politica per le sue tante imprese e ha pubblicato numerosi libri con i suoi lavori: val la pena ricordare Cento Disegni, Tuttangese, Quirinale Show, Le Avventure di Craxi e Martelli, Berlusconi in Tet Work, La qualita’ va male, Ciao Vacca!! e Sono un azionista Telecom.
Negli ultimi tempi si limitò a rivestire il ruolo di vignettista relegato, con grande sofferenza da parte sua, a vignette-francobollo perché i giornali non volevano dargli più spazio dato che era uno che non la mandava a dire. Allora lui, pionieristicamente, si avventurò sulla strada, al tempo quasi del tutto inesplorata, della satira su internet, attraverso un proprio blog dal nome improponibile di pescefresconews.it, divenuto poi angese.it, a beneficio di una migliore fruizione.
Le opere di Angese mantengono inalterata una grande vivacità nel segno, sarcastico e apparentemente innocente, e un’eccellente genialità dei contenuti che le conservano attualissime. Andrebbero indubbiamente riscoperte.
Purtroppo, occorre ammettere che la satira, per sua natura, è un linguaggio immediato e, di fatto, “a scadenza”; apparentemente dura il tempo di una vignetta o quel che è, con la riflessione geniale, il commento critico, la valutazione sagace ad un circostanziato evento, sia esso politico, sociale o economico e non è un caso che la satira sia stagionale (i giornali vivono un’epoca: Il Male ha raccontato gli anni di piombo, Tango la crisi di una certa sinistra e dei suoi partiti politici, Cuore tangentopoli, e così via…). Poi passa il santo e passa la festa.
Tuttavia, la cosa straordinaria di questa forma letteraria disegnata, è che, ripescate e rilette, le opere satiriche conservano inspiegabilmente una freschezza inalterata (pesce fresco news!) e continuano a funzionare nella loro efficacia, modificando la propria lente, che da lettura dell’attualità passa a lettura storica dei fatti.
Angese è esempio lampante in questo.
Si fanno tante celebrazioni nel campo del fumetto, tra personaggi, testate e autori, ma pochi si ricordano di rievocare uno dei più grandi artefici della storia della nostra satira recente.
Per ricordare il decimo anniversario della scomparsa di questo leggendario disegnatore, che ricorre proprio oggi, domenica 11 febbraio, mi sarei aspettato che qualcuno avesse organizzato, chessò… una mostra, un incontro, un premio, un happening, una pubblicazione, una occasione qualsiasi per rispolverare le opere realizzate nel corso della sua prestigiosa (e prodigiosa) carriera e ricordare un autore che ha attaccato per tutta la sua vita i falsi valori, le certezze e i sistemi costituiti, rompendo con ogni schema razionale, sovvertendo le canoniche norme del giornalismo e per questo finendo per esserne allontanato.
Angese oggi ci manca.
È stato un artista che ha avuto una grande influenza sull’arte della satira ed è stato maestro per molti. Sono tanti, tra i professionisti più giovani di oggi, ad essere in debito con lui e con i suoi insegnamenti, chi direttamente per essersi formato ai suoi corsi, chi indirettamente semplicemente per averne colto il senso, seguendolo e leggendone le opere.
Anche se non sono in tanti quelli che lo ricordano, Sergio Angeletti, in arte Angese, è stato il più straordinario caposcuola, tra i fautori del rinnovamento della Satira in Italia.
Per me, resta il Grande Maestro.
Giuseppe del Curatolo – Mamma!
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