Caro indeciso,
nell’imminenza del voto la discussione si anima e tu, indeciso, dubbioso, incerto, diventi giustamente il centro dell’attenzione, in quanto hai la possibilità di spostare gli equilibri e determinare gli esiti finali.
La discussione è il sale della politica e nessuno dovrebbe aversene a male, purché non si trascenda e soprattutto purché essa porti ad un reciproco arricchimento e infine ad una conclusione operativa. Insisto su questo, perché da giorni vedo e parlo con molti che si sentono delusi, scoraggiati, senza punti di riferimento, “alla ricerca di qualcosa che non trovano” (come diceva Guccini in “Dio è morto”).
A tutti voi dico con chiarezza che non siete i soli ad avere dubbi e che anche chi, come me, ha già deciso, non lo ha fatto senza rovelli o malumori.
Vorrei dire a tutti voi che, contrariamente a quanto si è portati a pensare, le elezioni NON sono il momento dell’estrinsecazione delle convinzioni personali, del proprio travaglio, né, più in generale, sono un sondaggio per capire come la pensa il corpo elettorale.
Le elezioni sono uno strumento tecnico (tra l’altro molto imperfetto, prova ne sia il fatto che, nel mondo delle democrazie occidentali, esistono mille sistemi elettorali, e tutti diversi tra di loro) per attribuire le deleghe del potere legislativo e di conseguenza del potere esecutivo.
Per quanto possa sembrare strano, esse non sono un momento di confessione, di sintesi della propria visione del mondo; di certo la riflettono, ma altrettanto certamente non possono esprimerla con compiutezza.
Scusate la prosaicità, ma l’output della votazione è semplicemente una croce, messa su un simbolo (o nessuna croce, se ci si astiene, cioè se si decide di dare la delega a tutti gli altri elettori).
Sulla scheda non ci sono ragionamenti, non ci sono distinguo e sottigliezze, non c’è storia personale.
La mia croce, convinta, è uguale alla tua, travagliata, e la tua a quella di altri milioni di individui che, sulla base delle loro proprie convinzioni, fanno il loro dovere civico di indicare chi, nell’ambito dell’offerta proposta, cioè quello che trovi sulla scheda, è meglio delegare per il legislativo e per l’esecutivo.
Non voglio banalizzare, ma proviamo a pensarla non come una scelta di vita, dirimente e determinante, ma come una indicazione pratica di chi dovrà governarci nei prossimi cinque anni.
Le scelte di vita si estrinsecano in altri momenti, in altre decisioni, che coinvolgono noi, la famiglia, gli amici, il lavoro, l’attività nel sociale, i rapporti con gli altri.
Caro indeciso,
ti assicuro che questo approccio sdrammatizza e svelenisce, scarica a terra le tensioni, rende molto più facile la scelta e la decisione, proprio perché col voto non ci si sta vendendo l’anima, non si sta esprimendo un’adesione totale ed acritica, ma si sta più prosaicamente indicando una possibile modalità operativa di gestione della nostra società e della cosa pubblica.
Lasciamo perdere per una mezz’ora i giudizi a caldo, le simpatie o le antipatie su dirigenti e candidati, guardiamo invece al domani prossimo, cioè all’inizio del nostro futuro. Un passo alla volta.
È mai possibile non voler decidere se preferire Gentiloni/Renzi/Bonino o Salvini/Berlusconi o Di Maio, Padoan o Brunetta, Minniti o Meloni o Toninelli, e via discorrendo?
La mia risposta, e spero anche la tua, caro indeciso, è netta: non è possibile rifiutarsi di scegliere, domenica nella cabina.
Poi ognuno resterà con i suoi dubbi, le sue angosce, i suoi malumori, la sua visione del mondo, ma nel frattempo il Paese avrà preso una direzione, si spera in avanti.
Si chiama “voto utile”?
Forse, ma certamente è meglio di quello “inutile” o “dilettevole”, come dice Altan.
Buon voto e buon futuro a tutti!
Ernesto Trotta
Torino
2 Comments
Ho letto l’incipit e, siccome sono tutto fuorché indeciso, mi sono fermato lì! Ah, piuttosto vorrei segnalare un dato, Sapete che i sondaggi ufficialmente non si possono più diffondere, ma questo non significa che non si facciano. Senza entrare troppo nel dettaglio, una delle principali società di ricerche ha lasciato trapelare alcune indicazione di “tendenza” delle intenzioni di voto. Il PD viene dato in crescita continua e viene indicato, stanti i dati precedenti, come probabile “sorpresa” nelle urne. Si ipotizza che per il PD succeda come per la DC, che cioè la gente non dica che lo vota, ma poi lo faccia nel segreto dell’urna! L’ipotesi è di un “testa a testa” col M5s, che viene indicato come forte al sud ma in calo al nord e comunque non oltre il 26% a livello nazionale. La coalizione di centrosinistra viene indicata al 30%, in crescita. Il centrodestra viene indicato come prima coalizione, al 37%, ma in calo. Oho, sia chiaro, io non ho detto niente, eh!
Non ci illudere, compagno Silvano! Ricordo sempre quel lontano ’94 durante il quale abbracciando Fabio Mussi che aveva appena concluso il comizio finale di quella tornata elettorale alla mia domanda piena di apprensione: “sai qualcosa sui sondaggi segreti?” rispose: “Sergio, non si vince… si stravince!”. E ovviamente vinse Berlusconi. Meglio non montarsi la testa, credimi.