Caro Sergio,
quando nacque il PD il buon Macaluso ne fece una fotografia istantanea che a molti, dopo il discorso di Veltroni al Lingotto sembro’ pessimista, ma che alla distanza possiamo ben dire che fu un ragionamento realista di uno che di politica ne sapeva e tanto.
Macaluso la defini una fusione a freddo di due debolezze, e due debolezze non fanno una forza.
Oggi ci chiediamo cosa è rimasto del sogno Veltroniano, e cos’è il PD, e il pensiero non puo’ che tornare a Emanuele Macaluso.
Lo stesso Veltroni, ospite nei vari talk show stenta a capirci qualcosa e, non immune da colpe si fa la stessa domanda.
Noi compagni pensavamo di assorbire gli eredi della balena bianca, poi una serie di eventi e l’irrompere sulla scena di Renzi, la balena bianca ha mangiato noi.
Siamo diventati il partito delle correnti dove dettano legge i capi bastoni e che si regge su equilibri e bilanciamenti, tagliando fuori il territorio.
Per me il territorio non sono solo i sindaci ma soprattutto le sezioni che non ci sono più, ed oggi anche per nominare un candidato sindaco (vedi Torino), la base non esiste, tutto si risolve con confronti scontri tra fazioni.
Se chiedi a un compagno quale idea di società ha il PD, non sa risponderti, siamo legati a singole idee, singoli progetti del compagno di turno.
Quegli stessi compagni non esitano pero’ a risponderti che siamo diventati il partito di governo per esercitare il potere per il potere, senza sapere dove andiamo.
Sempre il compagno Macaluso nell’estate del 2019 ritenne un errore fare il governo giallo rosso e personalmente ero dello stesso avviso, ma ancora una volta, ancora grazie a Renzi passò la linea del partito di governo.
Macaluso non dava per scontato che in eventuali elezioni avremmo perso, ma secondo il mio parere anche una sconfitta sarebbe stata salutare, come si dice meglio perdere che perdersi.
A questo punto credo che un periodo più o meno lungo di opposizione è l’unico modo per rifondare questo partito, darsi una linea politica chiara ed evidente ai compagni sparsi e sfiduciati e far pulizia di correnti e posizioni ambigue.
Basta con la paura della destra antidemocratica che rende noi dei conservatori, siamo o non siamo un Paese democratico?
E la Democrazia non può essere bloccata dalla delegittimazione degli avversari.
Chiedo scusa per la prolissità caratteristica dei dilettanti di base.
Ciro Rosiello
3 Comments
Avanti popolo …!
Sul ponte sventola bandiera bianca!
Massì, arrendiamoci e facciamola finita.
NON aveva ragione Macaluso.
NON ha ragione Ciro Rosiello.
Togliatti riusciva a fare politica dall’opposizione perché sapeva che la via del governo gli era preclusa da fattori esterni, dalla situazione internazionale.
Oggi è diverso: un Partito che rinuncia alla sfida di governare è inutile per sé e per gli altri.
Perdere le elezioni è una disgrazia; se capita, vuol dire che hai sbagliato qualcosa; quindi, ti dai da fare per rimediare, fai di necessità virtù e cerchi di rivincere il prima possibile, ma non scegli deliberatamente di assentarti dalla responsabilità di dirigere il Paese.
Troppo comodo!
E allora bisogna cantare e portare la croce. Adattarsi, trasformarsi e insieme realizzare progetti per la nazione.
Non c’è alcuna catarsi all’opposizione, c’è solo l’incapacità di proporre soluzioni convincenti, c’è mancanza di coraggio nell’affrontare le difficoltà, c’è poca chiarezza di idee.
Bisogna rifondare tutta l’area di centrosinistra: mettersi in testa che il riformismo vero è faticoso, rompe le scatole, sposta equilibri.
Se vogliamo farlo ,bisogna andare fino in fondo. Altrimenti tradiamo le aspettative delle Storia, oltre che gli interessi della cittadinanza. Prima di dichiarare fallimento, ci sono sempre opzioni di ristrutturazione da perseguire. Facciamolo. Tutti.
Copio e incollo…. rivolto a tutti quelli che a periodi evocano la “ morte “‘del PD
«Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni». Lo scrive su Facebook, Nicola Zingaretti.
Pd, la dichiarazione di Zingaretti dell’1 marzo: “Giusto aprire discussione su di noi e sulla nostra idea di Paese”
«Sono stato eletto proprio due anni fa. Abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee, la nostra visione. Dovremmo discutere di come sostenere il Governo Draghi, una sfida positiva che la buona politica deve cogliere – aggiunge il segretario del Pd – . Non è bastato. Anzi, mi ha colpito invece il rilancio di attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che abbiamo compiuto. Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni. Ma il Pd non può rimanere fermo, impantanato per mesi a causa in una guerriglia quotidiana. Questo, sì, ucciderebbe il Pd»
Solo tre settimane fa Zingaretti diceva: “Il Pd, unito, ci rimettiamo a Draghi e Mattarella per la scelta dei ministri”
Poi la conclusione: «Visto che il bersaglio sono io, per amore dell’Italia e del partito, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente. L’Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili. Io ho fatto la mia parte, spero che ora il Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli. A tutte e tutti, militanti, iscritti ed elettori un immenso abbraccio e grazie».
Marchisio candidato sindaco? I torinesi: “Ci va qualche competenza in più”
I dem sotto choc fra i “ripensaci” e “buona mossa di poker”
Anche i dirigenti dem che lavorano a stretto contatto con il segretario sono rimasti scioccati dall’annuncio. Oggi pomeriggio alle 15 c’è stata una riunione con Zingaretti sul voto amministrativo e, a quanto viene riferito, non ci sarebbe stato “nessun minimo accenno” alle dimissioni. «Qualche settimana fa era davvero provato e un po’ abbiamo temuto – racconta un big Pd – ma poi dopo l’ultima Direzione, il clima era cambiato, Nicola era di nuovo carico sulle cose da fare, la linea da seguire…». Quindi perché l’annuncio? Si chiedono i dem. E c’è chi giudica lo spariglio del segretario “una buona mossa di poker. Una mossa per anticipare la discussione e chiuderla definitivamente in Assemblea». Insomma, Zingaretti punterebbe alla riconferma in assemblea. Matteo Ricci, neo coordinatore dei sindaci dem, lo ha subito auspicato a stretto giro: «Comprensibile e condivisibile lo sfogo di Zingaretti, ma Nicola deve rimanere e continuare il suo mandato con la rinnovata spinta dell’Assemblea». Come Francesco Boccia: «Penso che l’Assemblea nazionale abbia una sola strada: chiedergli di restare segretario del Pd che, grazie alla sua guida, è uscito da uno dei periodi più bui della sua storia». Il capogruppo dei Dem alla Camera Graziano Delrio, interpellato al telefono dall’Ansa: «In un momento così grave e difficile per il Paese il Pd ha bisogno che Nicola, che ha sempre ascoltato tutti, rimanga alla guida del partito. Il dibattito interno è fisiologico e non deve essere esasperato. Ritroviamo insieme la strada».