Marco Boato, ex dirigente di Lotta Continua, cosa ha pensato quando ha appreso degli arresti in Francia?
«Ho combattuto per decenni il terrorismo in tutte le sue forme, anche con qualche rischio personale e con nessuna simpatia per coloro che ne sono stati protagonisti. Ma sono stato anche il primo promotore della legge sulla dissociazione, per cercare di uscire da quella stagione buia. Dopo gli arresti di Parigi, ho pensato che Mitterrand, Chirac, Sarkozy e Hollande, presidenti di sinistra e di destra, erano stati più saggi nel contribuire a porre fine alla stagione del terrorismo».
Macron invece?
«Forse lui guarda alle prossime elezioni presidenziali e alla concorrenza di Marine Le Pen, riconquistando consenso in quell’elettorato di estrema destra, tentazione a cui Chirac e Sarkozy si erano sottratti».
Quindi anche lei, come Adriano Sofri pensa: “E adesso che ve ne fate?”
«Sofri su Foglio ha fatto riflessioni ragionevoli e pacate, che ho condiviso pienamente, tanto più che lui ha trascorso molti anni in carcere e poi in detenzione domiciliare».
L’età avanzata di un condannato malato supera il bisogno di giustizia?
«Giorgio Pietrostefani era già stato alcuni anni in carcere e ha tentato in ogni modo di ottenere giustizia, proclamandosi sempre innocente. Ha lasciato l’Italia per Parigi solo dopo che anche il processo di revisione, seguito a precedenti condanne e assoluzioni, anche in Cassazione a sezioni riunite, si era chiuso negativamente. A Parigi ha subito un trapianto di fegato e decine di interventi successivi. Non vedo quale bisogno di giustizia ci sia ancora».
Priebke venne condannato cinquant’anni dopo i fatti, a 84 anni.
«Non c’entra nulla. Priebke non era mai stato processato prima, e la strage delle Fosse Ardeatine non era certo prescritta. Gli arrestati, e per ora rilasciati, di Parigi erano già stati tutti giudicati e condannati».
Sofri dice anche: “Pietrostefani non è un terrorista”. Ma è stato condannato per l’omicidio Calabresi, ed ha goduto della dottrina Mitterrand.
«Non lo dice Sofri soltanto, lo dice il capo di imputazione e la sentenza di condanna, dove non compare alcuna aggravante di terrorismo o di banda armata, cosa che quasi tutti in questi giorni hanno dimenticato. Del resto, l’aggravante di terrorismo fu introdotta solo nel 1980».
È ancora convinto che non sia stata Lotta Continua a uccidere Calabresi?
«Ne sono sempre stato convinto, avendo seguito di persona tutti gli otto processi e avendo letto tutte le carte processuali. Nella prima fase avevano cercato di coinvolgere anche me e Mauro Rostagno, ucciso dalla mafia pochi mesi dopo».
E chi l’ha assassinato allora?
«Questo andrebbe chiesto ai magistrati competenti. Anche il colonnello dei carabinieri Nicolò Bozzo espresse le sue perplessità, quando venne ascoltato in Parlamento».
La dottrina Mitterrand nel tempo è stata interpretata dalla Francia come se l’Italia fosse un Paese sudamericano. Non è ridicolo?
«Che io sappia, Mitterrand non ha mai sostenuto tesi del genere, ma ha solo cercato di contribuire a disinnescare la spirale del terrorismo. E ci è riuscito».
Ha letto l’intervista a Gemma Calabresi?
«Ho assoluto rispetto per Gemma Calabresi, anche se lei e i suoi familiari sono stati sempre colpevolisti, ancor prima della sentenza definitiva di condanna. Ma il loro avvocato ha cercato in Corte d’assise di attribuire agli ex di Lotta Continua l’omicidio di Mauro Rostagno, un sospetto ignobile e inescusabile».
Gemma Calabresi prega per i terroristi, ma molti terroristi, quando parlano di quegli anni, dimenticano le vittime.
«Gemma Calabresi è cristiana, come lo sono io, e si comporta di conseguenza. Chi si dimentica delle vittime fa un grave errore. Ma altri ex terroristi hanno saputo instaurare un dialogo di riconciliazione con i familiari delle vittime, in nome di una giustizia riparativa».
Perché Draghi è riuscito laddove hanno fallito tutti gli altri?
«Non sono convinto che l’iniziativa del governo e della ministra Cartabia, che pure stimo per altri aspetti, sia un contributo positivo per una pacificazione. Vedremo ora cosa deciderà la magistratura francese»
Concetto Vecchio, La Repubblica, 30 aprile 2021
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