ROMA — «Il referendum? Vedo scene sconcertanti. La Lega prima dice Sì e poi dice No. Pd e Iv prima votano tre volte no, poi votano Sì solo perché devono compiacere i 5S. Intanto gli italiani scelgono persone inadeguate, e poi vogliono punire quelli che loro stessi hanno indicato. Sono trent’anni che si va avanti così, basta». Carlo Calenda ribadisce che non si candiderà a sindaco di Roma. Sul referendum il suo è un no.
Dica la verità, il suo è un voto contro il Pd?
«Assolutamente no. È un no a una riforma che peggiorerà la qualità del lavoro del Parlamento».
Ammetterà che polemizzare con i Dem divisi è un invito a nozze…
«Io non sto polemizzando con loro, ma con il progetto dei 5stelle che renderà il Parlamento molto meno efficiente, perché le commissioni lavoreranno male e si determineranno maggioranze diverse tra Camera e Senato. Loro hanno votato questa legge e rivendicano di essere contro la casta, proprio dopo aver fatto una cosa indignitosa, cioè aver eliminato il divieto dei due mandati su cui avevano costruito tutta la loro narrazione politica».
E non la stupisce che il Pd non abbia ancora ufficializzato la sua decisione? Esita temendo la crisi di governo se vince il no?
«Ma assolutamente no, loro non vogliono dire nulla, perché in fondo l’unica cosa che sono in grado di dire è “altrimenti c’era Salvini”. Al di là di questo slogan ci sono solo contraddizioni. Dai decreti sicurezza, alla prescrizione, da quota cento alla politica dei bonus».
Sa che tra la gente prevale la rivolta anti casta? O per lei questo è populismo?
«Io so solo che già oggi il Parlamento non lavora abbastanza e con il taglio di deputati e senatori lavorerà ancora meno. Il principale problema dell’Italia è quello delle persone del tutto inadeguate che fanno i parlamentari. Per me il massimo della casta sono i Luigi Di Maio; gente che non ha mai fatto nulla, e poi diventa parlamentare. Di questo siamo responsabili noi cittadini, perché votiamo spesso per rabbia, verso quelli che abbiamo votato la volta prima. Un paradosso».
Però le leggi elettorali non lasciano molta scelta sui candidati.
«Certo, io sono stato eletto con le preferenze, e ritengo che questo sia il sistema giusto. Sono a favore del monocameralismo secco, sono per tagliare un intero ramo del Parlamento. Ma sono contro la spirale del “puniamo i politici” distruggendo le istituzioni, sono trent’anni che si va avanti così, basta».
E con il taglio non si favorisce la scrematura?
«E perché dovrebbe succedere? I criteri di selezione sono sempre gli stessi, e sempre decisi dalle segreterie di partito. Ci troveremo con lo stesso numero di commissioni alla Camera e al Senato, ma con il Senato costretto ad accorparne molte. Allora ci renderemo conto che tutto il lavoro finirà per essere rallentato. Io voglio riformare la politica per farla funzionare meglio, sono contrario a punire la politica facendo peggiorare il lavoro dei parlamentari dopo averli eletti».
Lei potrebbe essere candidato a sindaco di Roma, come propone Giachetti. Le conviene schierarsi per il no e perdere voti che adesso definisce populisti?
«Intanto non sono disponibile perché sto facendo altro. E comunque non faccio politica in questo modo, la faccio in modo trasparente e coerente. Sto vedendo scene raccapriccianti sul referendum. La Lega che prima dice sì e poi dice no; il Pd e IV che prima votano no, poi votano si, poi si attestano sul “boh”. Il tutto sostenendo che in fondo erano per il sì anche quando votavano per il no. Vedi Ceccanti, Martina, Romano e company. In Italia l’incoerenza è stata elevata a virtù da improbabili statisti».
Se avessero fatto le riforme promesse, lei avrebbe votato sì?
«Avrei sempre votato no, perché i problemi sarebbero rimasti lo stesso. Il Pd dice che la riforma fa schifo e che servono dei correttivi per renderla meno schifosa, ma allora basta non farla e fare invece le riforme che servono. Io ero a favore della riforma costituzionale di Renzi, e lo sarei tuttora perché quei problemi sono irrisolti. La democrazia inefficiente è la prima causa dell’antipolitica e dei rischi di autoritarismo».
Liana Milella, la Repubblica, 26 agosto 2020
6 Comments
Io voto si al referendum, che prevede la riduzione dei parlamentari, per diminuire i “Masaniello”, come Calenda, nel parlamento italiano. Quest’ultimi rendono impossibile qualsiasi compromesso delle idee che differisca dal loro pensiero. Solo costringendoli ad allegarsi per essere eletti capiranno l’importanza del compromesso delle filosofie umane per passare dalla teoria alla pratica. Grazie per l’attenzione e buona domenica
Antonio De Matteo Mi
Per vivere c’è bisogno di un algoritmo, un progetto, un percorso, ecco il mio.
Meglio per la tua comunità e te stesso realizzare la propria idea che dustruggere quella altrui utilizzando, se ti è possibile, parti di quest’ultima.
Antonio De Matteo
Qualche riflessione sul referendum…
https://www.uominiebusiness.it/default.aspx?c=635&a=28690&tag=29-08-2020-SIoNOaicinquestelle
Scusa Ernesto, ma, secondo me, hai copiato, nel tuo articolo postato suddetto, le motivazione del no al referendum, da coloro che bocciaro quello di Matteo Renzi da me sostenuto e votato. Infatti si diceva: “questa riforma promuove l’uomo solo al governo. Difendiamo la costituzione e diciamo un no chiaro e netto a Renzi”. In sostanza a coloro che votarono no il 4-12-2016 stava sui coglioni Matteo Renzi. Io voglio rompere queste ” vendette” e dico si al prossimo referendum costringendo coloro che voteranno no a lavorare sodo per attuare tutte le riforme che il nostro paese, l’unione Europa, e la sopravvivenza stessa dei ” signori no” urleranno. Io spero che finalmente impareremo a dire Si per modernizzare, cambiare e rendere più efficiente, più giusto, più solidale, più serena la vita su questa terra. Grazie per la vostra attenzione ed un caro saluto a tutti. Antonio De Matteo Milano
Allego alcune considerazioni aggiuntive… sperando chiariscano ulteriormente il mio pensiero.
https://www.uominiebusiness.it/default.aspx?c=634&a=28694&tag=02-09-2020-Unvotosecondocoscienza
Per rompere l’equilibrio di un sistema bisogna che qualcuno faccia qualcosa ad esempio “buttare un sasso”, altrimenti tutto continuerà come prima. Quindi ci vuole qualcuno che “lanci il sasso”, ma coloro che vogliono continuare nell’immobilismo del meccanismo esistenziale per ragioni di convenienze e di veri e propri privilegi minacciano lo sconquasso ed accusano chi vuole provocarlo di incompetenza, di cattiveria, di ignoranza, facendolo diventare un antipatico rompi coglioni. Fu così con Matteo Renzi e sarà così per il movimento cinque stelle ed il PD se vinceranno i no: continuerà l’immobilismo sulla riforma costituzionale e continueremo a predicare, a parlare, a scrivere fiumi di parole sulla necessità di riformare adeguare la nostra costituzione. Non solo, ma chi si azzarderà più a proporre di cambiare qualcosa in Italia?
Io voto sì per la riduzione dei parlamentari al prossimo referendum di settembre, corrente mese: l’equilibrio del sistema politico italiano si romperà e le riforme costituzionali per migliorare il paese,la nostra vita sociale,secondo me, saranno costretti a farle le forze politiche presenti in parlamento, senza nessun rischio per la democrazia rappresentativa per fortuna attualmente in vigore. I cittadini/e, secondo me, hanno l’obbligo di “lanciare il sasso”, per modificare l’equilibrio del sistema vita a favore della comunità: la politica di solito tende a mantenere costante l’equilibrio per ragioni di sopravvivenza sua. Concludo dicendo: se vogliamo veramente adeguare la nostra costituzione e le nostre leggi alle nuove tecnologie al nuovo modo di vivere, come tutti dicono di voler fare, bisogna cominciare da qualcosa per rompere l’equilibrio; ad esempio: al prossimo referendum che si terrà in questo mese votiamo sì liberamente e senza paura. Grazie per l’attenzione e buona giornata a tutti. Antonio De Matteo Milano