La satira, lo si sa, è una bestiaccia infida che par mirare alle stelle anche quando razzola vicina alla merda. Ma questo è il suo dovere: non aver doveri e preclusioni di sorta. L’unica garanzia è quella dell’intelligenza e in questa ballata che vi sottopongo, intelligenza ce n’è molta, della più trucida e trasgressiva. E’ molto esagerata ed è per questo che fa ridere moltissimo. Poi naturalmente torni serio e ti dissoci. Però è stato bello.
Mi è arrivata da Davide Riondino che giura e spergiura di non conoscerne l’autore e io ci credo perché Riondino è autore troppo raffinato per abbassarsi a goliardate da osteria d’altri tempi.
E’ accompagnata da uno scritto che vi riporto: mi è arrivata per posta, scritta a mano, da chissà chi, ma direi da un toscano. come sai bene, io non scriverei mai tutte queste parolacce. ma purtroppo in certe zone della nostra bella regione permane questo spirito ruvido, che tende un po’ a semplificare, e vengon fuori queste immagini poco accademiche, un po’ da idraulici e contadini, queste metafore poco elaborate, molto semplici, direi quasi meccaniche. ma che ci possiamo fare? il livello generale si abbassa, prendiamolo come un segno dei tempi. Davide.
Canzone del culo a ventosa
Aveva il culo a ventosa
Che risucchiava poltrone
Era una cosa miracolosa
Era la sua vocazione
Quando entrava in un salotto
Bastava meno di un minuto
Che gli volava subito sotto
Una seggiola di velluto.
Culo a ventosa da ragazzetto
Si esercitò tra i sacrestani
Calamitando panchetti
Negli oratori democristiani
Quando fu certo dei suoi poteri
Moltiplicò questi costumi
Sui seggioloni ben più severi
Delle provincie e dei comuni
Poi con un volo vertiginoso
Ed un istinto straordinario
Volò col culo a ventosa
Sopra lo scranno da segretario
Strinse le chiappe con decisione
Sul cadregone governativo:
Poi avvinghiato alla poltrona
Cercò lo scontro definitivo:
Ma ai popolani, quei popoloni,
parve un’idea molto noiosa
quella di avere tra i coglioni
Lui e il suo culo a ventosa
Per cui crollò rovinosamente
Con un discreto fragore
Ma si aggrappò disperatamente
A uno scranno di senatore
e con un balzo da gattopardo
E volontà vigorosa
Creò un partito gagliardo
Tutto di culi a ventosa
E ora galoppano sgangherati
Come un bel gruppo di amici
Pei corridoi tappezzati
Del rinomato Palazzo Chigi
Tenendo stretti i braccioli
Movendo a balzi le quattro zampe
Con un rumore infernale
Salgono e scendono per le rampe
Mai si era vista una scena
Così turpe e disgustosa
Se caracollano tutti insieme
Tutti quei culi a ventosa
E caracolla Rosato
Stretto col culo a un divano
Mai nome fu più azzeccato
Per definire un ruffiano
Guarda Tordella come sballonza
(Ma la censura è meticolosa,
Non si può dire che è brutta e stronza
Ed ha un gran culo a ventosa)
E caracolla furiosa
Anche la Venere di Laterina
Che limò il culo a ventosa
Sopra una seggiola contadina
E in testa razzola turbinoso
Il miserabile di Rignano
È così salda la sua ventosa
Che caracolla senza le mani
Gridano in coro davanti a tutti
“Noi non vogliamo poltrone!!”
Subito dopo sghignazzi e rutti
Ed un bellissimo scorreggione.
[…]
La ballata ovviamente continua ma non ho il coraggio di pubblicarla. Se qualcuno fosse proprio interessato a conoscere il finale me lo chieda con una mail in cui si assume tutte le eventuali responsabilità legali.
Un abbraccio con le lacrime agli occhi per il troppo riso,
Sergio
2 Comments
L’unico commento possibile è IL SILENZIO.
Io credo che sulla satira bisogna sempre ridere, bisogna sempre lasciarsi trasportare a sorridere. Credo che essa faccia sempre, e dico sempre, bene ; ad alleati e ad avversari del politico “puntato” da essa. Non condivido i commenti “seriosi” alla satira. Dunque mi piace, mi ha fatto ridere, mi son goduto le rime, e non perchè sono del Pd e non di Italia Viva. Posso giurare su qualsiasi cosa che rido anche alle vignette che prendono di mira Zingaretti o il governo. Perchè dovrei sforzarmi di non ridere? È satira, e la satira è democrazia.
Un abbraccio, Ernesto e Sergio
Massimiliano