Ho letto l’intervista, Tiresia, e concordo su tutto e anche bella è la tua consueta passione. C’è bisogno di dialogo e non di spocchia aventiniana. Io che sto in mezzo alla gente ogni giorno, padri e madri nella periferia di una grande città, ho negli occhi la tua stessa limpida fotografia. Solo aggiungerei la considerazione che bisogna accettare come una condizione (che è anche una presa di coscienza e quindi un valore) che siamo al centro di sfide complicate, che le tematiche di questi anni sono articolate e che noi a sinistra non possiamo sentirci in colpa di dover affrontare temi che hanno sfumature e soluzioni non immediate. Essere ambientalisti e difendere il posto di lavoro degli operai oggi è più complicato che essere solo ambientalisti o solo operaisti e raccattare consenso come tanti anni fa. Difendere tutti i diritti delle donne e anche il ruolo dei padri separati oggi è più difficile che fare semplicemente del femminismo l’unica bandiera come molti anni fa. Far capire a tutti che il tenore di vita raggiunto non è per forza un punto di partenza che può solo migliorare, ma è anche figlio di una fase storica fortunata (e forse ingiusta) che non è facile si ripeta, non è semplice. Ci vuole tempo, dedica e il tempo dedicato è anche una misura dell’amore. Bisognerebbe aver voglia di spiegare nelle nostre periferie che se tutti i nigeriani (e sono duecento milioni) decidessero di avere un frigorifero per mettere la Coca Cola al fresco in occidente cambierebbe tutto, (perché il nostro benessere comunque si basa anche sulla disperazione del terzo e del quarto mondo). Una mamma di Lagos che viene nel mio ambulatorio mi ha detto, tornando da un periodo nella sua città a trovare la famiglia, che laggiù tutti sorridono molto, molto più che qui eppure non hanno niente (la sua famiglia e’ di nove persone e vive in settanta metri quadri al decimo piano di un palazzone nella periferia di Lagos…). Il popolo nei primi quindici minuti di discussione è anche peggio dei suoi politici, poi però migliora e spesso i politici li lascia lì. Le vaccinazioni, l’immigrazione, lo stadio della Roma, ma anche le buche stradali, le pensioni, il reddito di cittadinanza non si possono liquidare e affrontare con superficialità. Se non ci sei sul posto le tue sensate ragioni evaporano di fronte alle promesse e agli slogan altrui. Quando parlo di vaccinazioni alle mie mamme e ai miei papà dico: “se hai un po’ di minuti ti racconto come la vedo. Hai tempo?” Ma bisogna stare lì a capire e a parlare per conoscere e saper interpretare. Ma questo nel PD di periferia lo vogliono fare in pochi. Credimi, a me Renzi non è mai piaciuto e lo sai, ma è la vocazione territoriale che manca a troppi e non solo a lui.
Andrea Satta
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