Caro Sergio,
mi chiedo se sia possibile (o auspicabile) che il blog diventi qualcosa di più di una raccolta di contributi o di opinioni sparsi e relativamente casuali, se cioè non si potrebbe proporre dei temi o delle tesi, o addirittura delle piccole campagne, in vista di certi risultati.
Gli argomenti certo non mancano, a partire dal rinnovo della classe dirigente del PD, ma non solo: Renzi ha fatto bene a rottamare quella precedente, ma aveva in vista solo un rinnovamento generazionale e il risultato è stato l’avvento della peggiore classe dirigente mai esistita, dove il dibattito politico ha preso i toni e la sostanza di baruffe tra comari, baruffe neppure divertenti come quelle ‘chiozote’, con certi vecchi leader che sono diventati anche peggiori dei nuovi (vedi D’Alema e Bersani). Chi si potrebbe salvare? Forse solo Gianni Cuperlo, però troppo ‘intellettuale’ e raffinato. E i ‘grandi vecchi’ tipo Prodi o Napolitano si chiamano fuori. Gli scissionisti sembrano più acuti, cercando di catturare personalità come Grasso e la Boldrini.
Ci sarebbe poi il grande tema delle diseguaglianze, sempre citato, ma mai affrontato seriamente, se non da Picketty, ma chi legge libri tanto impegnativi? Pure, almeno a proposito dei compensi d’oro dei calciatori, e delle milionarie liquidazioni di manager fallimentari, ci sarebbe ben da riflettere sullo slogan “abbassare le tasse”: quali, mi domando?
Ma il tema che mi sta più a cuore e che credo decisivo anche in chiave elettorale (ma non è questo il punto) è il tema dell’immigrazione. Forse ricordi di aver pubblicato sull’Unità un mio articolo in cui ipotizzavo la possibilità di impiegare i richiedenti asilo, sull’esempio di quanto fatto dal sindaco di Riace, per lavori di pubblica utilità, come la sistemazione del territorio (che è indilazionabile); ma anche per ripopolare borghi abbandonati, come chiesto dal sindaco di Ventotene.
Credo invece che sarebbe più difficile affrontare i grandi temi di carattere mondiale, dalla globalizzazione alla riduzione dell’economia a pura finanza, a meno di potersi giovare di contributi di grandi specialisti, ma you never know…
Se hai dieci minuti per pensarci, fammi sapere cosa te ne pare.
Tuo Cesare.
10 Comments
Caro Cesare,
per dare un nuovo indirizzo al blog non si parte bene, sparando ad alzo zero frasi come “l’avvento della peggiore classe dirigente mai esistita”, quando tu stesso riconosci che i “vecchi leader sono diventati anche peggiori dei nuovi”.
Oppure cose come “gli scissionisti sembrano più acuti, cercando di catturare personalità come Grasso e la Boldrini”, manco fossimo al calciomercato.
Io non sono classe dirigente, sono solo un militante, attento e fiducioso nelle capacità della nostra comunità di essere davvero tale, lasciando a casa presunzioni di verità assolute e giudizi trancianti sull’evoluzione/involuzione del Partito, peraltro sottoposta al vaglio di quasi 2 milioni di cittadini interessati e non di autocrati scelti da non si sa da chi e come.
Ben vengano discussioni tematiche, ben venga una più stringente organizzazione degli argomenti, ben venga stimolare la propositività dei militanti per raccogliere spunti programmatici per le prossime elezioni.
Dopotutto è quello che si fa ogni anno da otto anni alla Leopolda e nulla vieta di continuare ed approfondire su questo blog.
Tengo solo a rimarcare la necessità di non lasciarsi mai andare alle polemiche e di tenere la discussione su un livello dialettico ma costruttivo.
Se vinciamo le elezioni (che non sia solo un wishful thinking!) dovremo continuare a governare per davvero, e stavolta con meno vincoli degli ultimi 4 anni. Dovremo fare cose che ancora di più incidano la realtà della nostra società, senza destabilizzarla, né aprendo contenziosi ideologici.
Infatti si governa per tutti, non solo per quelli come noi.
Abbiamo in Sergio un formidabile stimolatore della nostra creatività. Lui sarà contento di proporre, a modo suo, temi, commenti, riflessioni, anche provocazioni. Sta a noi essere tanto bravi e maturi da non far scadere il tono e pensare sempre all’obbiettivo finale: migliorare questo c … di Paese, che pare proprio non volerne sapere di evolvere verso un futuro migliore.
Per me possiamo partire anche da subito.
Credo che le considerazioni di Cesare vadano prese seriamente in considerazione, specie dal momento che – per citare la biografia – siamo tutti “nella indomita attesa che l’Unità rinasca dalle sue ceneri”. La politica non è quella fatta solamente al singolare, quella delle dichiarazioni, delle interviste o delle maratone Mentana per intenderci; ma è anche e soprattuto quella al plurale, quella che si realizza tramite le politiche specifiche: quelle del lavoro, quelle dell’immigrazione e dell’integrazione, quelle dell’ambiente, quelle a sostegno del reddito e potrei andare avanti. Non solo alti schemi ma anche progetti!
Perciò credo che se l’obiettivo vuole essere quello di generare un punto di riferimento per il ritorno de l’Unità, allora possono essere utili al dibattito anche contributi più “studiati” e allo stesso tempo fondati su dati e fatti oggettivi. Mettendo ognuno le proprie conoscenze e competenze, ovviamente.
Giusto qualche settimana fa, al corso di Economia del Lavoro discutevamo di come lo slogan “Lavorare meno per lavorare tutti” sia una mitologia che non ha portato gli effetti sperati dove sperimentata (in questo caso, la Francia dei primi anni Ottanta). Ecco: credo che mettere sul piatto analisi, testimonianze ed editoriali del genere non sia meno importante dell’ennesimo appello all’armata Brancaleone per la crociata contro i soliti populisti.
E nel frattempo, ci sgranchiremo le gambe per leggere questi dibattiti su un tabloid di cartaceo intitolato l’Unità piuttosto che sul sito di unita.it. Non dimentichiamoci che siamo qui anche per questo!
Caro Cesare,
mi fai nomi ,cognomi e malefatte della ” peggiore classe dirigente” messa in campo dal PD? Sii chiaro, e circostanziato perché a me pare che il PD abbia messo in campo la miglior classe dirigente, sindaci, presidenti di regione, parlamentari e senatori che io abbia mai visto. E di classi dirigenti, dal 1937, ne ho viste molte.
Grazie.
Sono d’accordo con Trotta e Pasquini e dissento nettamente dal giudizio tranchante dato da Cesare (?) sulla nuova classe dirigente del PD che, al contrario di lui, considero di buon livello generale, con alcuni “ottimo”! Il raffronto con quelli che c’erano prima preferisco non farlo. Ciò detto, penso che il Blog stia già svolgendo una funzione importante, essendo divenuto il luogo in cui si incontrano e dibattono donne e uomini “di sinistra”, presentando le loro proposte e confrontandosi su temi che ritengono di generale interesse. Quello che sarebbe auspicabile, a mio avviso, è l’allargamento della platea dei partecipanti e francamente, considerando la notorietà di cui gode Sergio, mi stupisce che a dibattere risultiamo essere così pochi! Forse che molti degli amici di Sergio sono schierati con Mdp e ritengono che il suo Blog sia un “covo di renziani”, per cui se ne tengono lontani? Se così fosse, penso che avrebbero perso un’occasione per avviare un confronto serio e ragionato, almeno sul significato che riteniamo abbia oggi dichiararsi “di sinistra”. Perché parliamoci chiaro, cari compagni ed amici, la confusione al nostro interno è non tanta bensì enorme! Io su questi temi mi sono già espresso, ma gioverà che mi ripeta. La tanto vituperata “abolizione dell’articolo 18”, quello che doveva tutelare i lavoratori da licenziamenti immotivati, è una grande presa per i fondelli! Il datore di lavoro che voleva licenziare un lavoratore “lavativo” (eh sì, ce ne sono sempre stati e sempre ci saranno!), art. 18 sì o art. 18 no, lo faceva, punto. Ma, sostiene il sindacato, con l’art. 18 lo si faceva reintegrare nel posto e se “il padrone” (sic!) voleva comunque toglierselo dai piedi doveva “sganciare”, cioè tirar fuori soldi. Ah, ecco quindi lo scopo, far pagare gli imprenditori per togliersi dai piedi i fannulloni! Domanda (ingenua) da parte mia: tutto questo si può dire “di sinistra”? In una mail che inviai a Sergio quando era Direttore de l’Unità, e che lui (bontà sua) pubblicò, raccontavo di una mia personale esperienza, quando ero quadro dirigente della grande distribuzione e, da iscritto alla Cgil, dovevo assistere a tutte le manovre che certi sindacalisti compivano per tutelare dipendenti colpevoli di furto, colti sul fatto con tanto di testimoni! Alle mie rimostranze mi rispondevano che “è un compagno che ha sbagliato, noi dobbiamo tutelarlo”! Non si erano mai posti il problema che mentre tutelavano un LADRO di fatto impedivano ad un altro, compagno o no ma cittadino onesto, di prendere il suo posto! A cavallo degli anni ’70 e ’80 del secolo scorso ho vissuto esperienze che voi umani ….! E tuttavia sono rimasto, io credo, “di sinistra”, ma di una sinistra CONSAPEVOLE, in primo luogo prendendo atto che noi non eravamo (e non siamo) i detentori della VERITA’ e, ahinoi, neppure dell’ONESTA’! Constatare che al nostro interno c’erano parecchi personaggi in tutto e per tutto uguali ad alcuni di quelli che più criticavamo tra gli avversari è stato duro, ma salutare. Oggi sostengo che il Jobs Act è “di sinistra”, perché ha consentito di creare nuovi posti di lavoro che, in assenza, non ci sarebbero stati. Dico che i “voucher” sono di sinistra e che la loro abolizione favorisce il ritorno al pagamento “in nero” di prestazioni saltuarie e/o occasionali che prima venivano regolate con tale strumento. E ritengo che la Cgil, che era fra coloro che più li utilizzavano, abbia voluto l’abolizione dei voucher per poter pagare in nero i tanti pensionati che utilizza “per piccoli lavoretti”, tanto il sindacato mica deve presentare un bilancio e dichiarare cosa fa dei (tanti) quattrini che incassa! Non è un caso che il maggior numero di iscritti al sindacato sia costituito da pensionati. La mia è una provocazione? Si, lo è, e vorrei tanto che qualcuno della Cgil, però di quelli che hanno voce in capitolo, mi rispondesse su questo tema. E bando alle ipocrisie!
Bravo Trotta (come sempre), bravo Pasquini, bravo, e molto, Silvano. Il tafazzismo di dire che questa è la peggiore classe dirigente del PD è enormemente distruttivo, e anche ingiusto. Non sono frequentatore di dirigenti, ma solo iscritto al PD. Ma quei pochi che vedo, e i molti che sento sui media, mi sembrano onesti, intelligenti e dediti al lavoro. Non so se prima ce n’erano di migliori, ma in 40 anni di attenzione alla politica (e di tessera) non mi pare di averne visti tanti. Buoni, magari si, come sempre non tutti, ma decisamente migliori no. Quindi facciamola finita. La CGIL ha spesso difeso i fannulloni, si può dire? Si può dire che ha concorso a dare la pensione ai quarantenni, per cui ora la si deve dare a 70 anni per rimediare? Ora fa il muso duro alle proposte di Gentiloni per non dare una patente di sinistra a questo governo, in vista delle elezioni. La patente bisogna riservarla a chi è a sinistra (sinistra?) del PD. Come sempre comportamenti strumentali, i lavoratori a questo punto contano poco. Ecco, la peggiore classe dirigente se oggi la vogliamo cercare cerchiamola nella CGIL.
Cari compagni, mi sembra che abbiate preso un po’ troppo male questa affermazione di Cesare Molinari che in realtà ha ragioni da vendere. Non facciamone un caso personale su Renzi ma guardiamo la classe dirigente della sinistra di oggi nel suo complesso, da Bonifazi a Fassina: se io faccio questa operazione non posso non concordare con il giudizio molto tranchant di Cesare. Dove sono finiti i politici che lavoravano intorno a un progetto? Che cercavano con modestia e profondità di capire i mutamenti della situazione? Che facevano scuola? Che formavano nuovi dirigenti etc etc? Dove sono finiti i dirigenti che sceglievano di fare politica solo per passione e voglia di giustizia sociale e non per carriera? Certo, qua e là ne abbiamo ancora di buoni e io ne ho elencati molti nelle mie varie lettere, ma che nel complesso si stia andando verso un impoverimento generale è fuori di dubbio. Personalmente starei molto più attento a prendere con troppa cattiveria quelle critiche che nascono comunque da una dedizione politica democratica come quella di Cesare.
Caro Sergio,
tu indulgi un po’ troppo alla nostalgia dei bei tempi andati.
“… gli eroi son tutti giovani e belli …”
A me pare che l’attuale classe dirigente del PD non sia né più né meno adeguata di quelle di una volta; anzi, questi si stanno misurando con il Governo del Paese, in un difficilissimo frangente e con notevoli risultati, mentre quegli altri stavano in prevalenza all’opposizione, con molte meno responsabilità verso i cittadini ed i lavoratori.
Ogni tempo ha le sue caratteristiche: anche Enrico Berlinguer, di cui conserviamo tutti uno struggente ricordo, e che è consegnato alla memoria per l’affrancamento dall’URSS e per il compromesso storico, purtroppo appoggiò la clamorosa sconfitta della FIOM a Mirafiori nell’80 e sostenne lo sciagurato referendum sulla scala mobile, cose che peraltro segnarono in modo fatale i suoi ultimi anni di vita.
E Veltroni preferì dimettersi e ritirarsi, piuttosto che ingaggiare una doverosa lotta contro quella parte dell’establishment del PD, che anche allora resisteva al cambiamento e voleva eliminarlo, riuscendoci.
Ora tu citi un Tesoriere, non propriamente un dirigente politico, ed un fuoriuscito da oltre 3 anni (“Fassina chi?” … tu ci hai pure scritto un libro …).
Potrei contro-citarti un lungo elenco di dirigenti attuali, molti giovani, ma anche meno giovani, che stanno “lavorando intorno ad un progetto”, che ha già lasciato segni notevolissimi sulla gestione della cosa pubblica; ma è inutile perché tu li conosci meglio di me.
Caro Sergio, noi ormai siamo un po’ avanti con gli anni. Dobbiamo dare fiducia a quelli che potrebbero esserci figli o anche nipoti, perché costruire il futuro è il loro compito. Noi ci siamo, non scappiamo mica, possiamo e dobbiamo dare una mano, se ci viene bene, ma dobbiamo lasciare a loro le redini e le responsabilità della gestione.
“I dirigenti che sceglievano di fare politica solo per passione, voglia di giustizia sociale e non per carriera” c’erano allora e ci sono ancora adesso. Altrimenti, cosa ci stiamo a fare in questo Partito?
Né allora né oggi “tutti giovani e belli”, ma spero desiderosi di cambiare il Paese.
Certo che c’è qualcuno meno all’altezza della situazione, qualcuno anche inadeguato, ma vivaddio siamo un grande Partito e la dispersione dei valori è un fatto fisico.
Chi vale davvero viene fuori e noi tutti facciamo il tifo perché cresca. Allora, non lasciamoci trascinare dalla nostalgia, che finisce per caricare oltremodo un fardello già fin troppo pesante.
Caro Sergio, cari compagni,
Avete letto oggi le lettere a Michele Serra sul Venerdì di Repubblica?
Credo sia giunto il tempo di far sapere ( Serra fa finta di non saperlo) quando e perché si è scatenato l’odio verso il PD e il suo Segretario da parte di Repubblica.
Ricordo che ho letto un intervento sul ns. blog , non ricordo di chi era, che spiegava puntualmente la diversità di vedute tra Renzi e l’editore di Repubblica e da allora tutti i ” bravi giornalisti” hanno dato addosso al ns. partito addirittura nascondendo le cose buone fatte dai governi Renzi e Gentiloni pur di metterci in cattiva luce di fronte alla publica opinione.
Sarebbe utile farlo sapere sia a Serra che hai lettori di Repubblica tra cui io stesso.
Marco
Ho letto anch’io quelle lettere e sono molto significative, se qualcuno riuscisse a trasferirle qui sul blog (io non ci riesco) farebbe opera utile.
Con qualche esitazione voglio intervenire anch’io su questo argomento. Esitazione perché anch’io non ho una buona percezione della attuale classe dirigente politica, non solo del PD, anzi, ma di tutte le forze politiche. Ritengo che il livello più basso si sia toccato per carrierismo e opportunismo negli anni ’80, con il fortunato magnifico riscatto della stagione dell’Ulivo. Troppo breve quella stagione e segnata da un esito finale, che ha condizionato in negativo l’azione della Sx per la delusione conseguente. Mi consolo ricordando come già un par di millenni or sono un certo Catone ripeteva “Mala tempora currunt”. Occorre aver fiducia nelle nuove generazioni? Non ci possono essere dubbi in merito. Semmai occorre sforzarci di capire come migliorarne la preparazione e forse imporre una maggiore dialettica a tutti i livelli, oggi carente in particolare a livello locale, per migliorare la selezione dei nuovi gruppi dirigenti.
Sul blog in particolare proporrei come tema (uno fra i tanti) quello delle tasse. Inutile sottolineare come questo tema sia nella storia un punto determinante. Sul volume della tassazione e sulla sua ripartizione si gioca l’effettiva efficacia dell’azione dello stato ed il livello di vita dei vari strati sociali sia per l’incidenza del prelievo che per i servizi pubblici erogati. Già Macchiavelli sosteneva che per un buon sviluppo occorreva una repubblica ricca e privati relativamente poveri. Attualmente in Italia accade il contrario: un grande patrimonio privato ed un debito pubblico spaventoso, da autentici straccioni. Per di più la ricchezza privata è in gran parte concentrata in una ristretta percentuale di possidenti con assurde diseguaglianze reddituali. Viene in mente il privilegio medioevale che vedeva i feudatari esenti da tasse, che colpivano la borghesia e i contadini, in quanto diretta emanazione militare, amministrativa e giuridica del potere centrale. Venendo a noi non possono esserci dubbi che l’attuale pressione fiscale sia insopportabile, tranne che per gli evasori, e che rappresenti un ostacolo determinante per la ripresa e lo sviluppo. Approvo l’attuale posizione del P.D. in merito. Occorre ridurre quella pressione sia perché ricadente su quei ceti popolari che non possono evadere sia perché i servizi offerti non sono soddisfacenti. Molto opportunamente il nostro segretario ha preso impegno a ridurre le aliquote per i redditi più modesti. La nostra azione di governo ha comunque già agito in questa direzione riducendo i prelievi non discriminati in base al reddito e cercando di migliorare i servizi, in particolare nel sociale. Mi esento dall’elenco limitandomi a citare il blocco, purtroppo non la cancellazione, della famigerata clausola di salvaguardia che prevede l’aumento delle aliquote I.V.A., paragonabile alla tassa sul macinato per i suoi effetti sui ceti più modesti. Mi sorprendono i vari commentatori che, quando ne parlano, ne sottovalutano l’importanza ed i pericoli connessi nel caso di un cambio di indirizzo. Cosa sta dietro la proposta della Flat Tax? Come pensano di finanziarla? Ho il dubbio, forse la certezza, che la logica sia quella di lasciar scattare quella clausola trasferendo così il peso della tassazione sui redditi più elevati a carico di tutti indiscriminatamente realizzando ancora una volta un massiccio trasferimento di ricchezza come già nel 2001. Il contraccolpo sui consumi e sullo sviluppo sarebbe immediato, ma sarebbero coerenti con le teorie economiche della destra in tutto il mondo. Altro che modifiche del Jobs Act o della Buona Scuola! Mi viene in mente una canzone di Gaber quando cantava “e l’Italia giocava alle carte” mentre i cattivoni tecnocrati italiani ne tramavano di tutti i colori.