Caro Sergio,
cosa pensi di … tutto? Sei sdegnato con me? Non ho più tue notizie! Né opinioni! Informazioni! Amicizia! Aspetto fiduciosa.
L.B.
Mia cara,
sono stato digitalmente assente per un breve viaggio di lavoro a Barcellona ma ho seguito con attenzione l’evoluzione della formazione del governo. Non sono sdegnato, anzi, al contrario sono stato contagiato da una speranzosa attesa. Sabato pomeriggio ero alla Festa dell’Unità con il bravissimo compagno Luigi Cancrini e presentavo insieme a lui un libro sugli anni di Berlinguer. Mi ha colpito moltissimo la quantità di persone che vi ho trovato e ancor di più l’allegria e la serenità che regnava in tutti, è stato come un ritrovarsi dopo un uragano: baci, abbracci, promesse di lavorare di più, voglia di impegnarsi e in più tantissimi giovani che giravano fra gli stand in folte compagnie. Insomma, un’atmosfera che da anni non si respirava. Questo e anche la paziente attenzione di Zingaretti coadiuvato in modo intelligente da Andrea Orlando mi hanno fatto desistere dal continuare con la richiesta di voto immediato. Quando ho visto il bravissimo Peppe Provenzano nominato Ministro per il Sud l’ho chiamato per felicitarmi e gli ho chiesto che cosa gli avesse detto Macaluso suo maestro. Ridendo mi ha risposto che gli aveva dato il via libera. Come vedrai dai suoi scritti anche Macaluso si è ammorbidito sulla sua posizione di diniego totale lasciando solo in questo senso Carlo Calenda. A questo proposito mi dispiace molto la decisione che quest’ultimo ha preso di uscire dal PD, l’ho trovato un po’ infantile e piccoso. Un Orlando, ad esempio, od un Cuperlo potevano avere ancora più ragione di Calenda e fortunatamente hanno fatto la scelta giusta di rimanere. Adesso si tratta di far crescere la fiducia nei nostri ministri, nell’azione politica per portare avanti il PD in questo governo e contemporaneamente lavorare per far rifiorire l’anima di un partito di sinistra quale deve essere il PD.
Abbiamo davanti a noi molte sorprese più o meno annunciate: la formazione di un partito liberaldemocratico di Calenda e Bonino? La formazione di un nucleo democristiano ad opera di Renzi e Guerini? Il ritorno nel PD di quelli di Leu? Tutte cose che possono modificare nuovamente, anche in modo traumatico, la storia di questo governo. L’importante è rimanere uniti e lavorare per preparare il partito a reggere con maggiore energia di oggi l’ipotesi non scomparsa di elezioni anticipate.
10 Comments
“… nucleo democristiano ad opera di Renzi e Guerini …”
Ossignur, Sergio!
Caro Sergio,
perchè ” La formazione di un nucleo democristiano ad opera di Renzi e Guerini?”. Questo è bolscevismo latente (ricordati che io vengo dal PCI). Non riuscite proprio a sopportare capacità politiche di leadership in un partito di una sinistra moderna.
Siete ancora ancorati ad una sinistra retrò ( e perdente) di un passato che non volete lasciare e che non tornerà più.
Oltre al fatto che senza una azione tattica e strategica di Renzi, in questa situazione (anche se molto dubbiosa), il Zingaretti e l’Orlando che tu menzioni starebbero ancora a diffondere una retorica inconcludente tra i militanti del fazzoletto rosso.
Renzi non aspira ad un partito democristiano ma ad una nuova sinistra europea che voi cercate di oscurare per l’ODIO che avete su di lui. Sergio, fatevene una ragione, il PD e la sinistra italiana, vera e riformista, oggi ha un solo leader, Renzi, gli altri sono sottomisure. Questa non è tifoseria spietata ma oggettiva analisi politica che solo i bigotti non riescono a vedere.
Che poi Renzi abbia fatto degli errori, io non l’ho mai negato anche perchè non è figlio di Giove, ma i passi avanti fatti dal suo governo potete rinnegarli quanto volete, ma sono lì a dimostrare che il percorso avviato di un RIFORMISMO vero e duraturo ci sono tutti e ogni tanto ritornano ad infrangersi al confronto delle inutili azioni dannose degli ultimi 14 mesi. Azioni e risultati del tutto previsti, che solo molti soloni di una sinistra fantasiosa e autoreferenziale, non hanno e avevano capito, gettandosi in una guerra interna e sterile che ha portato quei risultati con Salvini e Di Maio leader.
Io non so come andrà questo governo, di cui non sono molto entusiasta, sicuramente credo ad una nuova Sinistra con un percorso nuovo liberal-democratico, riformista, europeista, progressista, panaeuropeo che dovremmo avviare prima possibile con o senza il PD.
un caro saluto
Gianni Moscatellini
Caro Gianni,
e, ti giuro, dico “caro” con molta fatica. Preferirei che tu non mi scrivessi più se questo scambio di opinioni deve essere effettuato attraverso il “voi”. “Voi” chi? Perché mi attribuisci l’appartenenza ad un qualche gruppo che non esiste e che non riconosco? Tutto il tuo ragionamento perde così di efficacia perché dai già per scontato di appartenere ad una barricata diversa dalla mia. Io esprimo delle idee mie e anche quando queste idee sono delle sonore cazzate sono esclusivamente mie. Allora, tra compagni, si dice: “caro Sergio, mi sembra che questa idea sia una sonora cazzata”. E’ esattamente quello che io adesso dico della tua lettera, è assurda ed offensiva. Io ho messo quelle ipotesi con un bel punto interrogativo alla fine, proprio a sottolineare il dubbio enorme che ho anche io su questa ipotesi futura. Ma è stata fatta, circola, è implicita nel commento di Macaluso che ho postato qualche giorno fa e ancor di più della ricostruzione fatta della nascita di questo governo a cura di Cerasa sul Foglio di oggi. Fake news? Fantasie? Non so. So che ormai questi nostri uomini governativi ci stanno abituando a tante sorprese. Se sbaglio, “corigetemi”, ma non attribuitemi alcun drappello, grazie. L’unica mia comunità politica di appartenenza è il PD.
Tutto giusto, Sergio, ma il “nucleo democristiano” è davvero inascoltabile e irricevibile, da chiunque provenga, singolo o gruppo che sia.
Noi siamo il Partito Democratico, non i simulacri di un mondo che per fortuna non esiste più da tempo.
Adesso però fate pace …!
Sì, sono d’accordo e mi auguro che tu abbia ragione però un po’ di dubbi rimangono fra tante dichiarazioni e tanti comportamenti. Per quanto riguarda la pace, l’abbiamo già fatta, a me le incazzature con i compagni non riguardano mai l’amicizia, quella rimane.
Ok… in questo caso chiediamo all’autore dello scritto cosa intenda con “nucleo democristiano” . Anch’io non lo ho ben chiaro, ad una prima lettura, ma almeno facciamocelo spiegare. A parte che “democristiano” non é detto debba significare qualcosa di oscuro o di maleolente : potrebbe significare anche un modus operandi più vicino a quello di Moro che a quello di Occhetto, che so ; o un bagaglio di valori più legato al mondo dei valori di una sinistra cattolica ; o tante altre cose.
In ogni caso, ció che mi mette tristezza é leggere che la sinistra ha un solo leader, mentre “gli altri sono sottomisure”. Se fosse così non ci sarebbe da esser lieti, secondo il mio punto di vista. Credo sia orribile “avere un solo leader”. Anche e soprattutto per noi del Pd. In questi anni non ho mai sperato che Renzi andasse via, nè che ci privasse del suo entusiasmo e delle sue capacità, ma ho sempre fatto il tifo perché tante “teste”, tante “intelligenze”, tanti stili, tanti volti, gli si affiancassero, e trasformassero il Pd in un “animale politico a più teste”, come dire, e in questo senso più robusto e più forte.
Ho fatto il tifo per Martina, che per mesi ho sentito come il mio segretario, senza nostalgie e, comunque, sperando che accrescesse la sua popolarità, avvertendone le doti umane e il bagaglio culturale notevole. Ho fatto il tifo per Gentiloni, per il suo stile, il suo linguaggio, la sua formazione. E dunque anche durante la sua premiership è stato lui il mio premier Pd, senza nostalgie per il periodo pre-referendum. Amarezza perchè ci stavamo indebolendo, certo. Perché le prospettive non erano le più felici.
Paura perché purtroppo le elezioni si vincono, da un trentennio almeno, con la capacità mediatica e la telegenia. E Gentiloni e Martina ne erano probabilmente privi.
Le due caratteristiche citate non sono colpe. Ma si ha il diritto di ritenere che un leader che le possiede sia diventato leader anche grazie ad esse, pur avendo spessore culturale e formazione politica non superiore ad altri.
E meno male che nel pd ce ne sono eccome, donne e uomini, che hanno la formazione e la cultura proprie dei leader. E idee e strategie riformiste moderne. Di una sinistra moderna.
Compiacersi (sembrava quasi un compiacimento), che ci sia un unico leader é per me motivo di profonda tristezza. Se fosse vero dovremmo lavorare perchè non fosse più vero. Se fosse vero sarebbe snaturante e distruttivo, non motivo di forza, per il nostro partito.
Ma perché continuiamo a parlare di Renzi?
Perchè ogni accenno a lui deve innescare fiumi di parole di chiarimenti e prese di posizione? Anche Sergio, che pure non simpatizza per lui, lo ha citato in un rigo, insieme a Guerini, a Calenda, a Bonino, dopo aver nominato Provenzano, Zingaretti, Orlando, Cancrini, ecc.
Nè ha “attaccato” Renzi, pur avendolo fatto altre volte. Ma qui pare che basta nominare quest’uomo politico per scatenare rivendicazioni personali, voglia di conflitto, incrociarsi di lame.
Anche stavolta che non era stato attaccato, ma solo nominato, tralaltro parlando bene di un governo nato grazie alla sua iniziativa.
Riconosciamo i meriti che ha Renzi, riconoscendogli insieme i difetti, ma parliamo di politica.
Se l’osservazione su un presunto modus operandi democristiano fosse stata fatta a suo tempo parlando di E.Letta o, in questi giorni, di Franceschini, ci sarebbe stata questa reazione?
In ogni caso io auspico sempre, con fermezza, un partito che guarisca da ogni leaderismo, soprattutto se i mattoni della mediaticità e della spregiudicatezza sono alcune delle qualità principali della figura del leader stesso. Questo è purtroppo vero dovunque, ma non vuol dire che non si abbia diritto di provare tristezza perchè la realtà é questa.
Io spero che i ministri Pd, le donne e gli uomini della segreteria e della nostra classe dirigente, si ritaglino spazi sempre più ampi anche mediatici, perchè i nostri iscritti non ritengano mai di costituire il corpo e le gambe di un solo leader. Nè una massa guidata da un solo stratega. Sarebbe tristissimo.
Massimiliano
I leader non si creano in laboratorio, non li creano gli opinionisti, non si formano per opera dello spirito Santo, anche se tanti ci credono, ma sono tali perché hanno tanti seguaci. Succede poi spesso, come diceva Sergio in una sua vignetta di qualche tempo fa, che siano gli stessi loro sostenitori a distruggere la loro immagine spesso anche fisicamente. È successo a Hitler , a Stalin a Mussolini e per arrivare a nostri tempi a Berlusconi. Succederà quindi anche a Matteo Renzi, probabilmente. Sono pochi i Capi che durano nel tempo, a parte Gesù Cristo che continua ad avere seguaci in tutto il mondo, ma in questo caso siamo di fronte al soprannaturale alla paura umana che cerca conforto perennemente. I problemi terreni variano Continuamente in base al tempo che viviamo e con esso nascono e muoiono i leader. Ognuno di noi può diventare leader in determinate circostanze ma deve sapere, secondo me, Che la sua idea non può valere per sempre e la sua durata come capo e in funzione della sua capacità di aggiornare continuamente la sua filosofia. Il politico “coerente” e destinato presto e a morire senza denti. I
tempi evolvono, le situazioni umane cambiano continuamente e la filosofia non può essere sempre la stessa. Vero Massimiliano? Io ho creduto per anni che Marx avesse inventato un mondo perfetto e da realizzare a tutti i costi, poi ho verificato la sua evanescenza, inconsistenza e Soprattutto il suo fallimento al cospetto delle leggi della natura ( Dio per i credenti ). Quindi, secondo me, non dobbiamo difendere i leader ma le loro idee fino a quando le riterremo giuste. Io, come Sergio mi arrabbio quando mi attribuiscono l’appartenenza ad un leader solo perché in quel momento ho sposato le sue idee, ma capisco che questo vizio umano non si può estirpare e quindi mi rassegno ad essere considerato renziano. Per Sergio è più difficile rassegnarsi: la sinistra del PD, verso la quale lui ha maggiore attrazione, di capi ne ha parecchi ed e’ difficile scegliere. Caro Gianni ,per evitare di litigare non parliamo di capi e di correnti , ma parliamo di idee. Possiamo quindi, concludere dicendo ,insieme a Sergio, che la proposta del senatore Renzi che prevedeva la nascita del governo attuale, nel quale tutti noi del PD ora speriamo e crediamo, si è rilevato una buona idea. Avanti quindi con le idee: il capo del PD salterà fuori da quest’ultime. Buon lavoro al nuovo governo, al PD e a tutti noi e speriamo di poter contribuire alla realizzazione di una società più giusta e solidale. Antonio De Matteo Milano
Grazie Antonio per il tuo intervento equilibrato e ri-equilibratore di posizioni ed idee diverse. Dico sul serio.
Si, parliamo di idee.
Altrimenti rischiamo di estenuarci.
A tal proposito… qualcuno ha compreso qualcosa riguardo al perché del rifiuto della ministra degli Interni Lamorgese di aprire i porti alla Alan Kurdi?
Sono allarmato e amareggiato.
Orfini ha sùbito chiesto spiegazioni.
Dio santo, ma come iniziamo questo governo? Spero si tratti di iter giuridici ancora da aggiustare dopo i decreti Salvini.
Se non cambiasse l’intero impianto dell’iter riguardo al lavoro delle ong del mare, mi sentirei totalmente smarrito, mi sentirei di nuovo opposizione, mi cadrebbero le braccia. Sarei – stavolta davvero – senza più patria politica.
Spiegatemi, chi può, che non è vero. Che nulla rimarrà in piedi di quelle politiche.
Nulla. Non voglio rimanere senza punti di riferimento. Provo un magone e una paura enormi.
Grazie ancora, Antonio.
Massimiliano
Caro Massimiliano,
capisco la tua passione e la tua fretta per risolvere i problemi secondo i tuoi desideri, ma se vogliamo fare un compromesso dobbiamo tenere conto anche delle posizioni di chi la pensa diversamente da noi. Un cattolico, e tu mi pare che lo sia, secondo me, non può dire: “ se non mi date quello che voglio io mi sento senza patria politica “. Gesù Cristo mi pare perdonasse anche i suoi assassini, quindi figuriamoci se poteva non ascoltare quelli che pensavano diversamente da lui. Tranquillo Massimiliano: il governo attuale è nato e si fonda su un compromesso difficile e complicato e non possiamo pretendere che si faccia tutto secondo i nostri desideri. Aspettiamo con fiducia la risposta dal nuovo ministro senza agitarci e cercando di capire il senso Dell’azione ministeriale. I problemi sono difficili da risolvere, ma lo strappa capelli, le lacrime ,l’agitazione non aiutano anzi peggiorano la situazione e fanno sì che torni Come ministro degli interni Salvini. Come diceva un grande scrittore: “La pazienza è la virtù dei forti“ e noi del PD siamo forti e pazienti e con l’aiuto dei cattolici ,presenti tra di noi, che possano intercedere con le alte sfere ce la faremo. Un abbraccio a tutti Antonio De Matteo Milano
Grazie Antonio per il chiarimento e anche per la speranza che mi dai, e che fai sì che io conservi.
La mia radicalità mi viene proprio dall’essere cristiano, perché il cristiano é uno “di parte”, é un “partigiano”, quando si tratta degli ultimi e dei penultimi, dei poveri e del dolore dei popoli.
Purtroppo non si é abituati a tale cristianesimo, perchè la chiesa nella storia si è legata ai vari fascismi, franchismi, ecc. , e perché oggi la croce e il rosario (tristemente noto ormai..) diventano segni di appartenenza, bandiere di tifoserie, senza più alcun – dico alcuno – riferimento al loro senso autentico.
Ma il cristiano é un partigiano. Don
Gallo, padre Alex Zanotelli, Sant’Egidio, il mondo Comboniano, sono i miei punti di riferimento. Provo tanta vergogna per i cattolici sovranisti.
Si puó essere democristiani (per rifarsi al discorso di sopra) , si può essere antiabortisti (ci mancherebbe altro!) , anti-eutanasia, si può essere del “popolo della famiglia” (anche se ormai è la scienza stessa che, per fortuna, riconosce l’assoluta normalità e naturalità dell’omosessualità e della complessità delle questioni dei gender studies) , si puó essere tutte queste cose, da cristiani, ma non si puó essere identitari. Il cristianesimo è la religione dell’ “altro”, della “carne dell’altro”. Lo dico proprio perché amo la mia incerottata e contraddittoria chiesa.
Poi ho compreso benissimo la questione delle difficoltà di questo governo, della pazienza da coltivare e della convivenza difficile con i nostri attuali partner a palazzo Chigi.
Ci tenevo solo a chiarire questo punto della “partigianeria” della chiesa, senza la quale ogni battesimo ed ogni messa domenicale sono solo riti vuoti, sventolii di bandiere di appartenenze culturali, fatte spesso di “rabbia e orgoglio”, che niente hanno a che fare con Cristo.
Vi abbraccio!
Massimiliano