Sono cinque anni, o forse più, che tutti “sappiamo per certo che Renzi uscirà dal Partito Democratico e farà il mitico PdR – Partito di Renzi”; lo hanno scritto e continuano incessantemente a scriverlo quasi tutti i commentatori politici, tutti i giorni, migliaia di volte.
Cinque anni nei quali altri sono usciti e non Renzi, che anzi è sempre più presente ed incisivo nella vita del partito (evidente l’ultimo colpo d’ala che ha risolto la crisi in modo spettacolare), per la disperazione e lo sconcerto di molti.
Si tratta quindi, almeno finora, di un tipico “wishful thinking”, un desiderio illusorio, di chi non ha mai voluto accettare che Renzi sia entrato nel Partito Democratico, che insista a restarci, e che lo abbia addirittura scalato, diventandone anche Segretario per ben due volte, e pure a furor di popolo.
È un movimento d’opinione largo, trasversale, composito, di gente che non riesce a digerire l’anomalia e quindi vede come unico sbocco il distacco del corpo estraneo da un Partito che in verità tutto è fuorché un monolito solido e compatto.
Sono nostalgici della vecchia sinistra, massimalisti, sono borghesi spaventati dalla capacità del soggetto di incidere sullo status quo, sono radicali sdegnati di tutto, sono intellettuali che non si sentono gratificati abbastanza, sono opinionisti che non riescono mai a prevederne le mosse (come un mese fa), più tanti altri che ormai, dai e dai, sono abituati ad associare al senatore di Rignano un’idea di negatività: manca poco che parta un hashtag #Renziportasfiga.
Come tutto ciò che è nell’ordine del possibile, forse prima o poi succederà, “al lupo al lupo, poi il lupo arriva davvero” o forse anche no, ma nel frattempo tutto il dibattito è distorto dall’attesa, con punte di tensione fortissima, più forti ogni qualvolta che il soggetto torna sulla ribalta politica.
E se un giorno dovesse succedere, in migliaia si alzerebbero a dire: “Visto? L’avevo detto io!”. Come quando, a forza di dire che pioverà, prima o poi magari effettivamente viene a piovere. Fossi in Renzi, mi divertirei un mondo a giocare con queste fobie mediatiche … E chissà se non ci si diverta davvero, alle spalle dei tanti.
Però la politica va avanti lo stesso, malgrado il toto-Renzi. E bisognerebbe riuscire a ragionare senza troppi condizionamenti.
Si è capaci di immaginare un partito che non viva aspettando Godot?
Si è capaci di immaginare un partito che non sia perennemente in attesa delle scelte di uno dei suoi uomini di punta, piaccia o meno?
Si è capaci di immaginare un partito che provi ad utilizzare tutte le sue risorse, almeno fino a prova contraria?
Si è capaci di immaginare un partito con Renzi e non malgrado Renzi?
E dire che abbiamo constatato, nel corso degli anni, che andarsene senza un progetto, solo per rimarcare la propria visibilità, è un atto di infantilismo autolesionista; ci sono cascati da Civati a Fassina, da Bersani a Speranza, da Calenda a Richetti. Senza conseguire alcun successo di pubblico o di critica, salvo in qualche caso trovarsi bell’e pronto uno strapuntino, a volte anche un seggiolone, nel Governo, e senza alcun merito politico.
Il Partito Democratico ha bisogno di strategie vere e non di tatticucce di corto respiro.
Se mai un giorno si dovessero fare davvero due partiti, se mai si dovesse arrivare a concretizzare davvero, dovrebbe essere per una scelta iperconsapevole di diversificare l’offerta politica per massimizzare i risultati elettorali e non per liberarsi della presenza ingombrante di un leader sgradito ad alcuni. Sarebbe una scelta ad altissimo potenziale di criticità, che potrebbe anche risultare in una catastrofe, se non gestita correttamente.
Siamo in un momento molto delicato: se la sinistra riformista non vuole essere fagocitata dal populismo a 5 stelle, deve dimostrare di essere più coesa, più brava e più propositiva di loro.
Allora non si perda tempo ad immaginare scenari su scenari, funzionali solo alla difesa di uno stato di cose sempre precario e traballante. Un grande partito è tale perché dispone di grandi risorse, e dovrebbe andarne fiero, non perdere tempo a costruire barriere identitarie.
Mi torna in mente Highlander: alla fine, uno solo resterà in piedi, ma l’alternativa deve essere tra il PD e i 5 stelle, non tra Renzi ed il resto del partito.
Il Paese per svilupparsi e crescere ha bisogno che prevalga una forza riformista, semmai anche articolata, ma che non rinunci ad alcuna delle sue migliori risorse.
Abbiamo bisogno di tutta la nostra intelligenza per sopravvivere e cambiare il mondo.
Non lo dico io, l’ha detto, più o meno così, Antonio Gramsci, uno che se ne intendeva di politica (e anche di scissioni, purtroppo).
Ernesto Trotta
Torino
17 Comments
Caro Enzo
assolutamente d’accordo alla tua riflessione. Il punto è: questo PD vuole essere veramente il partito Riformista che noi della sinistra auspichiamo da decenni?
Secondo me NO. Perchè se fosse il contrario una risorsa come Renzi, perchè è una risorsa, aldilà di tutte le polemiche strumentali che si sono fatte su di lui, sarebbe stata utilizzata in un compromesso costruttivo sempre migliore rispetto a quello che si sta facendo ora con il M5S, del tutto estraneo alla tradizione Riformista ma solo sostenitore di un populismo becero e retrò.
Io, per esempio, mi vergogno sentire Veltroni e Prodi, i famosi “padri” del riformismo italiano che invece di far coniugare le diverse anime nel centro sinistra hanno peggiorato il clima rispetto a tutte le cose che hanno detto negli anni, per arrivare a ciò che loro dicevano e che Renzi ha attuato o cercato di attuare. Chi con la “tenda” chi con “l’Africa” o il “cinema” non hanno fatto altro che allontanare le posizioni anzichè costruire insieme qualcosa.
Io non so se ci sono ancora spazi e intelligenze che possano superare scogli molto spesso solo autoreferenziali per arrivare ad una unità vera e concreta. Forse occorrerebbe un congresso VERO.
In alternativa io da tempo sostengo una “separazione consensuale”, sicuramente strategica, in termini elettorali, ma anche di visione diversa di concepire il nuovo mondo. Poi certamente unificabili nell’affrontare le diverse problematiche in campo.
Ma la cosa sulla quale io insisto da tempo è quella di agganciare a questa “separazione” una impronta nuova, meno provinciale, che dia l’inizio a raggruppamenti / partiti PANAEUROPEI per arrivare alla costruzione concreta dei famosi Stati Uniti d’Europa.
Io nei Comitati Ritorno al Futuro cercherò di insistere su questo tasto e per esempio, perchè non seguire entrando/associandosi o non so quale altro modo, VOLT che sta facendo questo lavoro eccezionale in tutta Europa?
Se scissione deve essere, deve essere diversa e moderna e non uniformarla a quelle fatte negli ultimi 100 anni.
un caro saluto a tutti
Gianni Moscatellini
Le anime del centrosinistra sono tante.
E sarebbe una splendida ricchezza, se ci fosse la maturità politica per capirlo, accettarlo ed utilizzarlo in termini positivi.
Dividersi può portare ad una polverizzazione con conseguente perdita di influenza politica ed anche culturale.
La volontà di sintesi contenuta nell’originario progetto del PD si è scontrata con troppi personalismi e con la poca generosità di TUTTI i massimalisti, convinti come sono che la verità sia una ed una sola, la loro.
Se non lo capiamo, e presto, non ci sarà scissione che ci risolverà un problema che ci assilla da quasi cent’anni.
Infine rendiamoci conto che tutti gli accordi che si possono fare DOPO le elezioni, si potrebbero anche fare PRIMA, senza spacchettarsi in mille rivoli identitari.
Ovvio che serve una straordinaria apertura mentale e generosità, una maturità che purtroppo finora abbiamo dimostrato di non avere.
Forse il futuro sarà migliore, forse governare potrà aiutarci, ma anche no, chi lo sa, comunque dipende da noi.
E non possiamo nasconderci dietro il classico dito: includere è più difficile che escludere.
Ciò non vuol dire che bisogna provarci.
Ernesto
“La volontà di sintesi contenuta nell’originario progetto del PD si è scontrata con troppi personalismi e con la poca generosità di TUTTI i massimalisti, convinti come sono che la verità sia una ed una sola, la loro.”
Questa frase espressa nel tuo scritto, Ernesto, e che mi trova profondamente d’accordo si attanaglia perfettamente a tanti nostri dirigenti e, tra questi, in maniera direi perfetta anche allo stesso Renzi. Quale infantile personalismo è più profondo di chi cerca di andarsene a fare un proprio partito addebitando la colpa agli altri? Che differenza c’è fra Renzi e D’Alema da questo punto di vista? O Cofferati? O gli altri cento che ci hanno provato? Io non ho mai desiderato che qualcuno, compreso Renzi, se ne andasse dal PD. Ho sempre tentato di far ragionare e di riparare i danni. L’ho fatto a suo tempo con D’Alema, l’ho fatto con Fassina e Civati e lo faccio adesso con Renzi ma, se per rimanere bisogna fare come vogliono loro, si mettano fuori loro stessi dal partito, non vadano a cercare colpe di altri. Mi embra incredibile che tu, Ernesto, non lo capisca, ti considero un bravissimo compagno, onesto e generoso ma accecato da un amore funesto. Scusa se lo psicanalista adesso lo faccio io.
Intanto Renzi non se n’è ancora andato, come ho provato a scrivere nel mio post.
Ma intanto si continua a parlare di ipotesi al limite del gossip.
Poi magari va via domani, ma oggi è ancora qui con noi.
Ho posto delle condizioni che a mio parere potrebbero connotare l’operazione, qualora si facesse, ed ho anche detto che gli accordi da fare DOPO si possono fare anche PRIMA.
Cosa devo dirti? Sto cercando di parlare di politica e non di simpatie o caratteracci, o nemmeno di toni.
Se riuscissimo tutti a parlare solo di politica, di contenuti, ci capiremmo meglio.
Ma sto cominciando a perdere la speranza.
Mi serve uno psicanalista …!
Sono d’accordo con Ernesto riguardo all’impianto del suo discorso. Riguardo alla necessità di sfruttare tutte le intelligenze, tutte. Non ho mai sperato che Renzi se ne andasse dal partito.
Peró ho, come tutti, il diritto di non sopportare alcune punte di arroganza della sua dialettica, alcune sue manifestazioni narcisistiche. Ho diritto di provare tali sensazioni, tradurle in parole ed esprimerle. Non vuol dire che non voterei un Pd, in futuro, chissà, con Renzi candidato premier. O che non accetterei una nuova eventuale segreteria Renzi.
E soprattutto, se critico Renzi (o alcune politiche del governo Renzi 2014-2017, come critico alcune politiche del governo Gentiloni) non posso essere definito un intellettuale non gratificato. Non mi piace questa acredine nel linguaggio, che diventa immatura, ad un certo punto, tanto quanto quella degli anti-renziani per partito preso.
Sono del Pd. Voglio una sinistra riformista e radicale ad un tempo, cioè radicale sul terreno dei diritti umani e civili, e della scelta per l’emancipazione di ogni cittadino (di contro all’assistenzialismo).
In ogni caso radicale nei valori, ma pragmatica nell’ascolto e nella possibilità di compromessi. La sinistra che, in poche parole, vara la legge sulle Unioni Civili, a costo di accettare una legge imperfetta, a costo di compromessi, a costo di votare con Verdini, ma con uno scopo nobile, inattaccabile : portare a casa una legge che umanizzasse i rapporti umani, una parte di essi, e che facesse uscire dall’ombra migliaia, milioni di persone, ora e nel futuro.
C’era Renzi, certo! E io sono per “questo” decisionismo, per “questo” pragmatismo. Perché si tratta della vita delle persone, si tratta di cambiarla davvero.
Per strada si vedono tante persone uscite fuori dal buio anche grazie a quella legge, a quel dibattito, a quella svolta culturale, ed è meraviglioso.
Ogni legge, per definizione, dovrebbe d’altronde incidere nel quotidiano.
Peró se io o altri siamo critici nei confronti di altre politiche, di parti del Jobs Act o della Buona Scuola, oppure a me o ad altri un politico (ad esempio Renzi) non piace, come linguaggio, come modus operandi, come humus culturale, o altro, per favore, non si dica che siamo intellettuali frustrati.
Non mi pare davvero il caso.
Soprattutto se non abbiamo nulla a che fare con il modo di operare dei fuorusciti di Articolo 1 Mdp o simili. Cioé se abbiamo votato e voteremmo Renzi, per il bene del Pd, e questo proprio perché forse abbiamo in noi la buona vecchia idea di partito, e di appartenenza ad esso, e non “nonostante” la nostra vecchia idea di partito di sinistra.
Cerchiamo di rispettare le idee, le mozioni dell’intelligenza e della passione, le lunghezze d’onda di tutti. Anche in politica ci sono feeling o meno a pelle, sensi di familiarità e comunanza, o meno, nei confronti di alcuni uomini politici.
Ma questo non vuol dire che si trami capricciosamente per il ritorno indietro del paese, o che infantilmente si stiano puntando i piedi.
Ci sono stili che piacciono o meno. Linguaggi che piacciono o meno.
Marco Damilano e la squadra dell’Espresso, durante la crisi, sono stati molto ruvidi e duri con Renzi. Era una opinione. Un modo di vedere le cose di giornalisti (ossia intellettuali) preparati, seri, riformisti. Non piaceva loro ciò che stava accadendo, l’alleanza con M5s, soprattutto.
Era un’idea. Erano intellettuali non gratificati? Non credo proprio.
Come non credo sia illeggittima, ancora ora, l’idea che si dovesse andare al voto, un po’ spuntata forse, adesso, dal sospiro di sollievo riguardo all’incubo Salvini. Ma pur sempre una idea legittima, che non era di odio verso Renzi, ma di avversione all’alleanza.
In ogni caso, cerchiamo di rispettarci ed ascoltarci di più gli uni con gli altri. Abitiamo la stessa casa, non dimentichiamolo.
Massimiliano
Caro Massimiliano,
non facciamo i verginelli!
Mi sono preso (e tenuto) frizzi e lazzi di ogni genere per avere sostenuto la politica di Renzi, e sono ancora qui, a scrivere di politica.
Non sono stato irrispettoso nei riguardi di nessuno. Leggi bene quanto ho scritto, perché sono uso pesare le parole.
Poi a volte sbaglio, ma, lo garantisco, in buona fede.
Comunque mi piacerebbe leggere rilievi nel merito delle questioni.
Quanto a Damilano & C., beato te che pensi che siano puri idealisti!
Io non ci credo. Posso?
Devo ricordare Rino Formica? (la politica è “sangue e merda”, purtroppo).
Ernesto, come ben sai non mi sono mai permesso un lazzo né un tono ironico o offensivo nei tuoi confronti. Siamo entrambi del Pd e la pensiamo diversamente su Renzi, ma questo non deve dividerci.
Verginello? Sinceramente non capisco questo “salto” di toni da parte tua, invece, questa ironia abbastanza affilata.
Ne sono amareggiato, e spero tu non dica ora che sono “ultrasensibile” o semplificazioni del genere (come la grande semplificazione di “non facciamo i verginelli” : ma che vuol dire? ? Che penso di non aver mai sbagliato o di non sbagliare mai? Che non mi è mai capitato di fare errori pesanti di cui abbia sofferto? Non penso niente di tutto questo di me stesso. Non sono per niente “puro” intellettualmente. Ho le mie ferite, le ferite inferte ad altri, sono incerottato come tutti, nella coscienza).
Decisamente la tua definizione e reazione é fuori luogo.
Certo che puoi pensare qualsiasi cosa di Damilano, come di Scalfaro, di Ezio Mauro, di Saviano, di tutti. Ho forse detto il contrario? Ma che non si dica che li ho definiti “idealisti”. Nè lo penso. Ho parlato di opinioni, ed ho sottolineato che li stimo. Nulla di più.
Non so chi di noi debba rileggere lo scritto dell’altro.
Riguardo al pesare le parole, “intellettuali che non si sentono gratificati abbastanza” non mi sembra il massimo, se si vogliono bilanciare le parole, perchè la traduzione quasi letterale di ciò é “frustrati”, oggi si direbbe “sfigati”. E questo decisamente rende questo blog straordinario un posto un giorno dopo l’altro un po’ meno vivibile.
E questa è una profonda amarezza.
Ma perchè non riusciamo a parlare?
Se c’é bisogno di rispondere con sana durezza a qualcuno che ti ha trattato “con frizzi e lazzi” , continua a farlo, lo ritengo giusto. Ritengo giusto difendere con ruvidità la propria opinione, come hai sempre fatto. È un bene.
Ma come fai ad attaccare e dire che si autointerpreta come “verginello” chi ha sempre argomentato, senza mai “colpirti” personalmente?
Perdonami, e perdonatemi, lo sfogo.
Possiamo tenerci le nostre idee su Renzi (che siano “narciso”, “riformista moderno”, “opportunista” – che non sempre è un male – , “vero leader della sinistra democratica”, ecc. ) senza sbranarci? Probabilmente sono un po’ vere tutte. C’é un po’ di vero in ognuna di queste definizioni.
Ma possiamo fare a meno di colpirci e ferirci tra di noi?
Con amarezza priva di ogni lagna, vittimismo o permalosità… ma con amarezza.
Massimiliano
Ovviamente volevo scrivere Scalfari
Gli esseri umani hanno bisogno di competere: è la caratteristica e la componente principale della vita su questa terra e vale anche per i semplici e animali. Per competere, sempre secondo me, noi esseri “superiori” usiamo la parola e la forza. Quando non riusciamo a convincere il nostro avversario con la parola, spesso violenta ed aggressiva, ricorriamo alla forza. E’ successo così nei secoli scorsi, quando, noi esseri “ evoluti” abbiamo inondato il nostro pianeta di sangue e distruzione in nome della “ragione”. C’è un sistema per evitare le tragedie? Sì: si chiama compromesso.
Discutiamo, animatamente, magari anche con qualche offesa, apostrofiamoci come “intellettuali non gratificati” opinionisti di qualcosa che non si può dire, ma alla fine cerchiamo di compromettere le nostre idee per trovare una soluzione ai nostri problemi a maggioranza come vuole la democrazia rappresentativa, l’unico sistema politico che fa crescere e manda avanti le civiltà umane. L’ Algoritmo sopra scritto è valido in tutte le istituzioni terrestre, dalla famiglia al governo mondiale (spero arrivi presto). Vale anche per questo blog, per coloro che vi scrivono. Provo a riassumere il compromesso. Nessuno di noi vuole cacciar via Renzi dal PD ( Bobo, fai il Bravo: rischi di esseri in minoranza e non sono uno psicanalista). Tutti noi o quasi tutti ( La democrazie rappresentativa vuole che ci sia una opposizione) ci auguriamo che il partito democratico Italiano resti unito e provi a cambiare l’Italia in meglio per la maggioranza degli italiani. Caro Massimiliano e’ naturale che per arrivare ad un compromesso qualche rospo bisogna ingoiarlo ; ma tu sei giovane e ne hai di spazio nello stomaco, figurati invece la parete gastrica di Ernesto, la mia, quella di Sergio e di altri vecchi come noi come deve essere piena di corpi indigesti. Consolati quindi e lascia stare l’amarezza; ma beviti un amaro ( quello del capo è buono) che ti aiuta a digerire e mantiene libero lo stomaco per altri rospi che dovrai ingoiare per raggiunger le dimensioni dei vecchi suddetti proseguendo sulla strada del compromesso. Un abbraccio a te e a tutti coloro che scrivono e leggono questo blog per mostrarti che qui non ci sono nemici ma competitori, come in tutte le situazioni umane, orientati sempre e comunque al compromesso. Antonio De Matteo Milano
Grazie Antonio…
Chiedo scusa se sono stato, ieri, troppo ruvido.
Massimiliano
Ho letto con attenzione tutta la vostra discussione.Ho seguito condiviso non condiviso,avvertito la vostra onestà passione sofferenza.
A questo punto penso che bisogna andare oltre.
A prescindere da infatuazioni innamoramenti simpatie o antipatie ( definizioni molto umane ma ridicole e inaccettabili in una analisi di real politik) vorrei essere breve e farvi una domanda che è in sintesi il mio pensiero. Intendo strategia tattica prospettiva per il futuro .
Non pensate che una manifestazione come la Leopolda (aperta alla società civile,crogiolo di idee proposte tematiche programmi discussioni qui e nel mondo…) sia la versione nel mondo di oggi di un tradizionale Congresso ?
Un abbraccio a tutti
Cari amici,
nel ’21 i comunisti uscirono dal Partito Socialista e fecero il loro congresso, la Leopolda sarà al massimo il loro congresso, di quelli di Renzi, non del PD.
Buona fortuna
Rossana Banti
la mia risposta è Sì. Ma questo potrebbe valere per tutti i consessi dove con onestà intellettuale ci si pone per discutere, trovare soluzioni e sintesi.
Tutto questo non ha nessun valore se si inseriscono personalismi laceranti e disconoscimenti di caratteri e capacità che non tutti possono avere.
Il PD di questi ultimi anni purtroppo è stato tutto questo, fino ad arrivare ad una inevitabile spaccatura di vedute causata soprattutto da personalismi autoreferenziali. Tutto ciò potrebbe anche essere positivo se ci fosse il riconoscimento di entrambe per una collaborazione funzionale, anche in un piano strategico.
Potrà accadere? non lo so.
ciao
Gianni Moscatellini
Infatti.Bisognava trattenerlo,Renzi, nel partito.In tutti i modi .
Mi dispiace,molto., per il PD.
Buon fine settimana!
E la fotografia di D’Alema sorridente con Conte alla festa di LEU è assolutamente insopportabile.Ma per favore…..
La fotografia di D’Alema sorridente con Conte alla festa di LEU è insopportabile!Cos’e’ ,fuori Renzi dentro D’Alema? E parliamo di protagonismo e di arroganza?
Ma per favore……..
Mentre voi discutevate con passione militante su Renzi e il da fare, quello ha deciso di lasciare il Partito per l’ennesima scissione, i nuovi fuoriusciti parafrasando Giachetti.
E il bello che il passo l’ha fatto già dal 9 agosto depositando il nome della nuova formazione.
Nel frattempo ha lanciato il governo giallorosso, ha votato l’unanimità alla direzione e ha continuato a negare la scissione fino al giorno prima dell’annuncio.
La Boschi solo una decina di giorni fa a Torino a una domanda della giornalista Latella (festa dell’Unità) sulle ricorrenti voci ha mentito di fronte ai militanti negandola.
Renzi sarà pure un fenomeno politico di primo piano, svelto, intelligente, ma in questi anni ha palesato un grossissimo difetto per un politico; si è dimostrato in più occasioni inaffidabile alla parola data e chi si può fidare di una firma scritta sulla sabbia quanto basta un alito di vento per cancellarla?