«Da quanto non venivamo in piazza Santa Croce per una manifestazione?» «da tantissimo» «da quando Benigni leggeva la Divina Commedia» «che c’entra? intendo una manifestazione politica» «no, non ricordo manifestazioni politiche in piazza Santa Croce… è troppo grande. Per manifestazioni politiche si usano Santissima Annunziata, piazza Strozzi… luoghi più piccoli» «No, no, si usavano spesso tanto tanto tempo fa, con Togliatti, con Terracini, con Berlinguer… io credo che l’ultima volta sia stato nel 2006, quando con Prodi battemmo Berlusconi per la seconda volta». «Già, è vero. Ma eravamo di più, oggi saremmo al massimo ventimila». «E ti sembrano pochi?! Ventimila oggi, di questi tempi, valgono quanto quarantamila di una volta» «Hai ragione… e poi contro la Russia!» «Davvero. Te lo saresti mai immaginato di dover scendere in piazza contro la Russia?» «No davvero. Se ci penso, non riesco a crederci» .
«Anche se in realtà non siamo tanto contro la Russia ma piuttosto contro Putin» «Si certo contro Putin, però…» «Però, cosa?» «Però, anche se Putin se la merita tutta, mi fa soffrire lo stesso… tanto» «Bisognava farlo, mica possiamo mettere sullo stesso piano aggressori ed aggredito». «Certo, in questo senso il Sindaco è stato bravo: mi fa piacere che questa cosa sia partita proprio da Firenze» «Già, proprio Firenze, la città di Dante…» «Guardalo là, come ci guarda dal suo piedistallo» «è ancora un po’ arrabbiato con noi fiorentini, ma ci vedesse oggi, di sicuro, invece di quel broncio avrebbe un sorriso». «A proposito di statue sai cosa ho pensato?» «Cosa?» «Se andassimo alle Cascine a prendere la Statua di Dostoevskij e la mettessimo qui accanto a lui?» «ma che dici?» «parlo sul serio, pensa che bello vederli a chiacchierare l’un con l’altro, come due buoni fratelli…» «E allora dillo, che mi vuoi far piangere…».
Sergio Staino, La Stampa, 13 febbraio 2022
9 Comments
E’ assai strano che stia sfuggendo, anche agli osservatori in equilibrio tra passione e razionalità (Luigi Manconi lo è), che in questa guerra è in opera una macchina di tipo nuovo, anche se messa a punto e sperimentata in altre passate occasioni. Questa macchina, sino a ieri in grado di generalizzare ma anche di universalizzare ‘una’ narrazione, oggi -invece- può creare il “Nemico organico”, quello che si insedia in tutti i luoghi della vita collettiva fino a formare il sentimento civile. Questa nuova macchina non esercita solo il vecchio mestiere della propaganda, cioè quello di creare il campo nel quale gettare il Nemico, ha una funzione supplementare e speciale: polverizzare la dialettica; annullare l’efficacia del confronto; minimizzare il gesto contrario e renderlo “naturalmente” minoritario, riassorbirlo nella fisiologia del sistema di per sé unitario e compatto; mettere fuori mercato la funzione critica, fastidiosa, al pari di un incidente, come la “stecca” del soprano durante una esecuzione. Caro Manconi, nel tuo commento all’intervento di Canfora (ma altri ne ho letti sulla stessa tonalità) ho sentito il movimento di quella macchina, il suo cigolio beffardo coperto dalla musicalità dell’eloquio . Al di là degli ottimi argomenti e altrettanto ottime intenzioni.
L’aggressione all’Ucraina, con le prese di posizione che sta provocando, sta producendo almeno un effetto positivo: sta chiarendo, spero una volta per tutte, la differenza tra la sinistra riformista moderna e quella “cosiddetta sinistra” chiacchierona, inconcludente, tardo-ideologica.
Sono visioni inconciliabili, incompatibili, la cui ipotetica sintesi porta solo l’immobilismo e la sconfitta.
E’ ora, a mio parere, di separare i destini e procedere ognuno secondo le proprie più intime convinzioni.
Con tanti auguri ai nostalgici amici di Putin e nemici dell’Occidente, ammantati dietro la loro pelosa neutralità e dietro al loro falso pietismo.
Prima o poi anche i russi, intesi come popolo, come entità culturale, capiranno e si muoveranno anche loro.
Fino ad allora temo che dovremo difendere con le unghie e con i denti la nostra cultura di tolleranza, di libertà, di democrazia, di solidarietà.
Cari amici ed amiche, per la verità poche, di questo libero e democratico blog, non vi sembra di essere tornati nello stesso clima politico della epoca “Brigate Rosse” degli anni 70/80? Mi spiego meglio. Credo che siano in giro discorsi simili. Io ho vissuto in prima persona il periodo terribile delle BR come sindacalista e nelle assemblee, delle Fabbriche, delle aziende ed altri luoghi di lavoro spesso tanti sindacalisti e non, ma soprattutto intellettuali di sinistra estrema, pronunciavano la seguente frase. ” Ne’ con lo Stato né con le Brigate Rosse”. Chi la pronunciava sosteneva che era necessario garantire a tutti gli esseri umani il proprio pensiero.
Io ho sempre sostenuto, a mio rischio e pericolo, e Lo sostengo ancora, che la democrazia rappresentativa, in caso di pericolo immediato, si difende e basta, senza se e senza ma.
Anche difronte alla fratricida Guerra tra Ucraina e Russia, non ci sono alternative, secondo me, bisogna schierarsi con la democrazia rappresentativa che sta dalla parte dell’ucraina ed essere indulgente con l’aggressore, come fu fatto con gli assassini delle brigate rosse. Abbiamo vinto allora vinceremo anche adesso se utilizzeremo lo stesso algoritmo super collaudato. Certo è stata dura vedere i brigantisti assassini, Anzi pluri assassini, diventare collaboratori di giustizia ed in libertà. Tant’è, Ma questo vuole la democrazia rappresentativa attuale e futura , sempre a mio parere.
Buona giornata anche lei saluto nere Matteo Milano
Spero ti sia saltato un “non” quando parli dell’essere indulgente con l’aggressore.
Caro Trotta, esibirò preventivamente il green pass “ideologico” (o se vuoi, etico-cultural-politico) prima di provare a risponderti: non sono amico di Putin. Dico questo non per rientrare a buon mercato nella famiglia della sinistra riformista e né per respingere l’infamia d’essere ricacciato nella “cosiddetta sinistra”. Ci vorrebbero ben altre credenziali! Il mio ragionamento ruotava su tutt’altro asse: questa guerra produce una divisione (va da sé) nelle società e nelle coscienze individuali ma produce, anche, una terrificante omologazione del pensiero con annessi: a)- annichilimento del pensiero critico ; b)- criminalizzazione di questo. Mi sono dato immodestamente un compito: contribuire a impedire la ‘reductio ad unum’ delle intelligenze.
Di questa guerra si vedono le rovine nelle quali ci sono, prima di ogni cosa, le vite umane. A seguire ne vedo un’altra: la riproduzione della frattura tra Occidente e Oriente. Per evitarla molti “riformisti” d’ogni tradizione ci lavorano da … secoli.
Separiamo i nostri destini, caro Trotta, ma facciamolo nella chiarezza e con un carissimo saluto da parte mia.
Caro Emanuele,,
a me pare che il pensiero critico sia tutt’altro che annichilito … anzi!
Guardati, se resisti, un po’ di talk show in prima e seconda serata.
inoltre, dissentire non è criminalizzare (salvo voler inneggiare a Putin come grande statista e portatore di pace: cosa che sfiorerebbe la demenza, oltre che il crimine …!).
Ciò detto le differenze ci sono e restano, come restano diverse le prospettive politiche.
Volerle stipare a forza in un campo più o meno largo non è detto che sia la soluzione migliore: a me pare garanzia di immobilismo e di sconfitta, come ho già detto, e come abbiamo purtroppo constatato più volte nel corso della storia recente.
Io continuo ad augurarmi che la sinistra riformista (l’altra continui a chiamarsi come vuole …!) sappia concentrarsi sull’assoluta necessità di riformare radicalmente il Paese (e pure l’Europa) per inserirlo e renderlo competitivo in un panorama che vede GIA’ un consistente blocco di Paesi NON democratici, anzi autoritari, saldare i loro interessi.
Sta avvenendo, è avvenuto: e noi dobbiamo fare fronte alla necessità di difendere i nostri principi, le nostre libere istituzioni e pure il nostro modello di vita.
Non è poco …!
Auguri!
Qui di seguito Una precisazione su quanto sopra scritto a proposito della domanda fatta ai frequentatori le frequentatrice di questo blog sul pensiero che circola in Italia e che ripeto: ” ne’ con l’Ucraina né con la Russia”. Spero di essere più chiaro specificando che noi italiani siamo usciti dal periodo Sanguinario delle “Brigate Rosse” agendo come segue.
1) Difesa dello Stato Italiano senza se e senza ma.
2) Indulgenza nei confronti degli assalitori brigatisti.
Non abbiamo, secondo me, alternative, dobbiamo utilizzare lo stesso algoritmo, usato con le BR, anche per Putin, a di là di quello che possano dire i filosofi illuminati, di destra e sinistra, che ogni tanto si svegliano e si sentono obbligati, quando si tratta di difendere la democrazia rappresentativa e lo stato in essere italiano, la loro libertà di parola senza mai fare una proposta razionale accettata dalla maggioranza della popolazione della nostra comunità.
Insomma per essere più esplicito chi diceva: “né con lo Stato né con le Brigate Rosse”, sotto, sotto era per le Brigate Rosse ed ha remato contro la nostra democrazia rappresentativa. Evitiamo che questi ultimi personaggi, i cosiddetti “cattivi maestri” facciano il loro gioco sporco anche negli attuali tragici momenti.
La libertà di parola la nostra democrazia rappresentativa non la mette mai in discussione, ma non può permettere che la si usi per batterla.
Buona giornata a chi legge Antonio De Matteo Milano
Caro De Matteo, mettere dentro la stesso quadrante valutativo due fenomeni che non hanno alcun rapporto logico-politico-storico-cronologico tra di loro (le attività terroristiche delle BR e la guerra in Ucraina) e di qui partire per la riscrittura di un galateo ad uso del perfetto intellettuale collettivo, è una operazione zeppa di equivoci e di pericoli.
La posizione di coloro che, a fronte di una linea di frattura che riproduceva, su scala diversa ma con identico spessore ideologico, le lacerazioni -con il seguito di violenza della guerra civile- nell’Italia del post fascismo, e si dichiaravano “né con le BR e né con lo Stato” era il sottrarsi esplicito al processo che ha portato il nostro paese dalla guerra civile (appunto) alla Costituzione e alla democrazia, anche grazie alla intelligenza e alla creatività politica di un personaggio come Togliatti. Un processo che veniva contestato e, non a caso, il PCI è stato il bersaglio indiretto dei “neutralisti”.
In Ucraina, certamente sono in gioco principi equivalenti, quali quelli del diritto internazionale; certamente assistiamo alla “guerra” guerreggiata, brutale e spietata ma la posta in gioco è il nuovo assetto delle posizioni di comando e dei rapporti di forza nel mondo. Quegli intellettuali (né-né) degli anni ’70 volevano rimettere in discussione l’esito democratico dell’Italia post-bellica. Quelli che tu indichi come “cattivi maestri” praticano un terreno diverso, inquadrano freddamente i fatti, non li giustificano ma cercano di proiettarli sullo sfondo non umanitario (errore!) ma geo-politico. La geo-politica non è una scienza esatta ma ci chiede di vedere la foresta oltre l’albero.
Emanuele Ceglie
Caro Emanuele Geglie,
non fa parte delle mie intenzioni la presentazione del l’unicità del mio pensiero e né tantomeno la denuncia di futilità del pensiero altrui.
Semplicemente ho cercato, cerco e cercherò di indicare una soluzione per fermare la disastrosa ed inconcepibile guerra tra Russia e Ucraina che sta creando morti e distruzioni inaccettabili. Non ho proposto soluzioni avveniristiche, nuove e complicate, ma mi sono limitato a ricordare il modo con il quale Abbiamo, noi italiani, sconfitto le Brigate Rosse. Siamo stati fortunati allora e, secondo me, anche adesso potrebbe succedere. Certo la dea bendata, possiamo azzimarla come vogliamo, ma resta sempre cattiva ed imprevedibile, nonostante i nostri ansiti. Scusatemi il linguaggio, ma cerco di accattivarmi gli intellettuali, imitando il loro linguaggio forbito, ma senza clangore. Spero ovviamente di non sbagliare, di non farli arrabbiare e contemporaneamente di strappare loro un sorriso dal mare di guai in cui attualmente navighiamo.
Con immutata stima, caro Emanuele, ti saluto caramente, insieme a Sergio ed Ernesto, ed auguro una serena giornata a voi ed a chi legge. Antonio De Matteo Milano