“Ancora uno scritto sul libro Jesus?” si chiederanno i miei piccoli lettori. E infatti sì: un’altra recensione! D’altronde come posso non pubblicare questa infinita serie di meravigliose recensioni che dovrebbero muovere il vostro cuore a comprare il mio libro? Farei un danno alla povera casa editrice Giunti e soprattutto rischierei di offendere l’estensore della recensione. “Perché non pubblichi la mia?”, si chiederebbe giustamente. E infatti la pubblico. Il problema è che sono tutte quante molto positive nei miei confronti e nei confronti del libro. Ce ne vorrebbe almeno una che ne parlasse male, si creerebbe un po’ di dibattito e si riaccenderebbe l’interesse. Speriamo che arrivi. Intanto un grazie grande come una casa all’amico Maurizio Boldrini e a questa Strisciarossa piena di nostalgica Unità.
Sergio
Siamo (quasi) tutti un po’ tutti cristiani, scrive Adriano Sofri, parlando del Jesus di Sergio Staino e allora ci succede di vedere continuamente in trasparenza le cose del nostro mondo attraverso quelle della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, e i loro vicini. Semplice. Basta riuscire a collegare quella vicenda e quel mondo a quello d’oggi. Sembra facile. Però ci vuol talento per rendere semplice una vita e una storia che i più, ormai, conoscono solo da fragili rimandi familiari o da prediche domenicali o mediatiche. I più conoscono di Gesù solo il nome e non la magnifica storia. Chi si sforza di narrare un Gesù benevolo, aperto al mondo d’oggi, predicatore di buoni principi e di sane pratiche viene molto spesso preso a sassate dai Grandi Difensori della Fede. Proprietà esclusiva della nuova destra europea.
Jesus di Sergio Staino (Giunti Editore) non fa la parodia di quel grande uomo: lo racconta, lo rende -se possibile – ancora più umano di quello che è stato. Non accetta soprusi e ingiustizie: canta, viaggia, ascolta la madre e onora l’amicizia. E’ il Bobo delle origini, solo più giovane e più strampalato. Dacia Maraini, nella presentazione del libro a Roma, ha parlato di “quell’idiota di Bobo”, evocando l’immagine del principe Myskin, straordinario personaggio dell’Idiota di Dostoevskij: un ingenuo (apparente) in un mondo di furbi e un anticonformista nel mondo degli stereotipi. Jesus è un giovane del nostro tempo che oscilla tra gli obblighi quotidiani e i sogni di arditi viaggi; un personaggio che usa il cellulare, magari per dialogare con il proprietario del pennarello che l’ha generato. Jesus ha solo una piccola mania, quella di “sentirsi figlio di Dio”, come ha spiegato lo stesso Sergio Staino agli studenti dell’università di Siena. In questa semplice, e quasi marginale battuta, emerge l’essenza atea dell’autore che liquida così montature giornalistiche sul suo passaggio di campo e sgonfia le abituali bolle mediatiche.
Nel copione di questa saga sfilano, dietro o insieme al personaggio principale, l’adorabile Jesus, tutti i protagonisti della sua nota vicenda terrena. In prima fila, fin quasi diventare coprotagonista, la mamma: una Maria ostinata e possessiva che lo vuole azzimato, pulito e con la chioma che sappia di shampoo. E’ una donna, la Maria di Sergio Staino. Non è la Madonna degli affreschi che adornano le chiese. Non è com’è abitualmente rappresentata, distante dalle umane incombenze. L’ha notato con parole acute Dacia Maraini, nella stessa circostanza romana: Maria è una donna che si preoccupa del figlio, che accudisce alla casa, che ha un corpo. Richiama Giuseppe ai suoi obblighi di padre: Jesus è anche tuo figlio, gli ricorda perentoriamente. Come fanno le mamme d’oggi. Somiglia molto a Bruna, la moglie di Sergio. Non è, insomma, una di quelle Madonne che sono state depredate, in troppe rappresentazioni religiose, della propria femminilità.
Accanto a Jesus c’è poi l’amico del cuore, Peter, una pasta d’uomo disposto, come sono da sempre gli amici di Bobo, a subire i cambiamenti d’umore del protagonista e, in un ruolo non marginale ma comunque defilato, il falegname Giuseppe che ha le sembianze di Bobo. “E’ un piccolo capolavoro di un artista intelligente che riesce a collegare l’allora con l’adesso, usando come modello la libertà un po’ familiare e un po’ arrischiata di Papa Francesco che parla paterno e preoccupato dei telefonini a tavola, mentre ci si aspetta che parli della grandiosità e infallibilità della Chiesa (..) Un libro imperdibile che molti si terranno caro come ricordo “dell’epoca di Papa Bergoglio”, ha scritto Furio Colombo su Il Fatto quotidiano.
La striscia è stata pubblicata a puntate su Avvenire, il giornale della Conferenza Episcopale Italiana, nel corso di un intero anno (da ottobre a ottobre, del 2017 e 2018): quarantadue tavole delle centocinquanta complessive. In realtà, quando Jesus è apparso sulle pagine del giornale diretto da Tarquinio, aveva già avuto un suo vissuto, seppure solo nella mente di Sergio Staino. Li è rimasto a lungo, almeno dieci-quindici anni. Gesù gli girava intorno da molto tempo. Fin da bambino, dirà in occasione di qualche presentazione. Di certo, stando alle sue stesse ammissioni, ben prima che diventasse direttore, purtroppo l’ultimo, de l’Unità. E’ stato proprio dopo lo smarrimento derivante dalla traumatica chiusura de l’Unità (3 giugno 2017) che Sergio Staino ha ripreso Jesus, sviluppando una trama che si è nel frattempo resa più nitida proprio su ciò che stava accadendo intorno a lui e a noi. Si erano fatti più acuti e forti i segni di un montante di populismo cattivo e i vezzi dell’antipolitica si erano trasformati. Ha preso campo un’ideologia politica che considera il tuo vicino come un nemico. Il linguaggio triviale e aggressivo, le divise militari esibite come prova muscolare, la caccia all’immigrato: Cristo diventa la naturale risposta a questo clima. Una figura storica che offriva l’estro a una narrazione alternativa pacifica e dialogante. Jesus in qualche modo anticipa quell’esigenza che poi porterà nelle piazze le Sardine. Questo mentre la stessa testata che ospitava i disegni di Jesus, cioè Avvenire, era molto attenta ai temi delle sofferenze del mondo, delle ingiustizie prodotte da un capitalismo sempre più vorace di profitti, dell’immigrazione conducendo campagne che la stessa sinistra non riusciva a fare.
Maurizio Boldrini, Strisciarossa, 7 febbraio 2020
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