Luca Sofri ha ragioni da vendere e la delusione che esprime è di una sincerità totale. Conosco bene il travaglio personale vissuto nel passaggio da una posizione iniziale di grande entusiasmo e appoggio a Matteo Renzi all’attuale posizione fortemente critica. Io, per esempio, che sono sempre stato molto critico nei confronti dell’azione politica di Renzi, mi trovo oggi nella strana situazione di votare PD con molta più tranquillità di Luca. Anzi, direi addirittura di totale tranquillità perché emotivamente più distaccato e più serenamente politico.
Io ieri ho incontrato Matteo a Firenze nell’incontro che ha fatto al Teatro del Sale. L’incontro è stato molto affettuoso tra due compagni che non si risparmiano profonde critiche reciproche. Anche lì gli ho esposto la mia grande contrarietà per la sua azione di segretario del partito e la mia speranza che dopo il 4 marzo possa lasciare il posto a qualche compagno più capace. Insieme a questo gli ho anche confermato la mia fiducia per l’azione positiva di governo, sia per quella fatta direttamente come premier, sia quella indirettamente esercitata a fianco di Gentiloni. Il partito è l’anello debole. Se i compagni di tante nostre “zone rosse” pensano oggi di votare grillino o addirittura Salvini è perché i tweet del partito non arrivano nelle periferie. Occorre una lenta e profonda azione giorno per giorno sul fronte della sofferenza nei quartieri più popolari, nei paesi più diseredati e questo lo può fare solo un partito in cui i segretari locali siano appassionati costruttori di identità culturali e non aspiranti candidati a stipendi sicuri. Questo Matteo non lo capisce ed è il nostro dramma.
L’analisi di Francesco Costa non fa una grinza. Le sue conclusioni – basate su estese e convincenti argomentazioni – si possono riassumere così: chi vada a votare per dare al proprio paese il governo migliore (o il meno peggio, che è sinonimo), ha una sola scelta, ed è il Partito Democratico. Non tanto per le qualità del suddetto – che pure ci sono – ma per la loro palese assenza in tutte le alternative.
L’implicazione di questa conclusione è che molti vadano a votare invece con motivazioni e obiettivi diversi da quello di ottenere nelle settimane successive alle elezioni un governo che offra all’Italia le maggiori garanzie e affidabilità: c’è chi va a votare da tifoso, e spera che vinca la sua squadra anche se è più scarsa; o che perda la squadra rivale; c’è chi va a votare per sintonia ideologica con alcuni slogan e rifiuto dei compromessi che sono alla base dell’amministrazione pubblica; c’è chi va a votare per fastidio, disprezzo, o risentimento per un partito o leader; c’è chi va a votare per simpatia nei confronti di un candidato senza chances di essere rilevante; c’è chi va a votare per limitati interessi e auspici personali, legittimi o egoisti. Insomma, si va a votare spinti da pensieri ed emozioni che spesso hanno poco a che fare con un’idea pratica di bene comune e progresso nazionale. Costa suggerisce che sia giusto che quell’idea pratica e “altruista” prevalga, e che non ci sia nessuna alternativa a una vittoria del PD per chi vuole investire nel prossimo futuro dell’Italia e degli italiani, nel senso della maggior parte possibile di loro. Che è un modo di intendere la democrazia, fare il bene delle maggioranze con riguardo delle minoranze (la mancanza di questo riguardo è il tratto comune più vistoso di tutte le compagini alternative al PD).
Una cosa sola non mi convince nel percorso molto logico che porterebbe dalle conclusioni di Costa al voto per il PD. C’è infatti un’altra possibile motivazione nella scelta di voto di cui penso valga la pena tenere conto, e che ha maggiore nobiltà e lungimiranza di quelle descritte: e ne ha almeno quanto quella principale di dare al paese un miglior parlamento e un miglior governo, domani. Ed è quella di darglielo dopodomani.
Ma prima un inciso. L’invito implicito di Costa, ed esplicito da parte di molti, è alla fine una versione molto contestualizzata e argomentata del “turarsi il naso eccetera” o del “meno peggio”: è vero che quasi sempre ci si tura un po’ il naso, a meno che non si voti per se stessi, e che ogni scelta è la meno peggio, ma è anche vero che ci sono misure diverse di compromesso (elettori di sinistra: andreste sicuramente a votare per il meno peggio in un ballottaggio tra Salvini e Meloni?, per esempio). E che ognuno ha diritto di proteggere il proprio naso rispetto a delle sensibilità che sono personali e devono poter essere libere di esserlo. Non si può chiedere alle persone e alle loro “coscienze” di essere complici di scelte che non siano per loro tollerabili. E cosa sia tollerabile lo decide liberamente ognuno per sé, senza ricatti morali completamente antidemocratici: sostenere che “si debba votare” in un certo modo significa cancellare il senso primo della democrazia. Un elettore di LeU rimproverato di “fare il gioco del M5S” ha uguale diritto di rimproverare della stessa cosa un elettore del PD che non abbia votato LeU. Quello che è giusto fare è permettere che la scelta libera sia adeguatamente informata e consapevole, e in questo il post di Costa fa un eccellente lavoro.
Ma soprattutto, dicevo, la cosa che non mi convince è che è grazie alla disponibilità degli elettori ad accettare scadimenti della qualità dell’offerta, e di disporsi a votare “il meno peggio” che il meglio è stato da tanto tempo rimosso dalle campagne elettorali e dai progetti politici, salvo rare eccezioni. Il Partito Democratico e i suoi destini elettorali non possono essere indenni da un giudizio che deve avvenire democraticamente al momento del voto: ed è un giudizio che non può essere sì/no, ma è corretto che rifletta nei risultati complessivi quello che un partito ha fatto di buono e quello in cui ha fallito. Si chiama meritocrazia, direbbero certi del Partito Democratico. In questo giudizio devono stare molte cose, e per ultima il fatto che il Partito Democratico – anche questa volta – sta candidando in molti seggi (il mio, pure) delle persone che non presentano alcun attributo convincente a volerli parlamentari e propri rappresentanti. Lo fa sulla base di valutazioni e scelte in alcuni casi esecrabili e in altre incomprensibili e non spiegate agli elettori: e sono decenni che scelte che non sono solo opinabili, ma del tutto assurde e prive di valore e logica, vengono compiute e affibbiate agli elettori per poi chiedere loro di avallarle “perché se no vincono gli altri”. I risultati di questo procedere nella gestione politica dell’Italia e nella formazione di classi dirigenti politiche sono sotto gli occhi di tutti, come si dice: è una vecchia metafora anche questa, ma abbiamo votato per decenni uova oggi e nessuno ci ha mai lasciato vedere una gallina domani, col risultato di avere frittate. Il ragionamento di Costa sarà ineccepibile nel momento in cui dimostrerà non solo che votare il PD darà il miglior risultato disponibile oggi, ma che darà il miglior risultato immaginabile tra cinque o dieci anni. Perché dovrei votare non il partito di De Luca, ma il partito che mi dice di voler essere il partito di De Luca?
Votare il Partito Democratico – il più presentabile partito che c’è, quello di maggiore qualità politica e umana, indiscutibilmente – oggi significa dire “ci sono una serie di disdicevoli cazzate che avete fatto, e una quota imbarazzante di persone mediocri a cui affidate ruoli importanti, con conseguenze pessime, ma io vi voto lo stesso per allarme sulle alternative e voi continuerete a fare le stesse cazzate, ad affidare ruoli importanti a persone mediocri, con conseguenze pessime”. Sono decenni che si vendono quell’allarme e oggi “il ritorno del fascismo” – fondato o no che sia – è un benvenuto fattore di consenso, al PD. Ma si può costruire un progetto politico sulla speranza che ci siano pericoli da scampare?
Non votare il Partito Democratico non significa “fare il gioco dei fascisti, o dei grillini”: significa dire “fate le cose meglio e ne riparliamo”; significa dire “il mio voto non è gratis”; significa dire “not in my name”; significa dire “se volevi convincermi candidavi Luigi Manconi invece di Tommaso Cerno” (non ho niente contro Tommaso Cerno, ma ce l’ho con un partito che decide i candidati senza nessuna ragione comprensibile); significa dire “devi smettere di approfittartene, e piantarla con questo ricattino”. Significa dare un valore lungimirante e costruttivo all’astensione, o al voto per candidati dignitosissimi fuori dal PD.
Da zero a dieci tutti gli altri sono partiti tra il 2 e il 4: bocciati senza dubbio. Il PD è tra il 5 e il 6: in questi casi certi professori promuovono “per incoraggiamento”, certi bocciano sperando che impari qualcosa e faccia meglio l’anno prossimo. Hanno buone ragioni entrambi: quando si tratta di ragazzi al liceo io di solito sto coi primi, quando si tratta di gente che ci marcia e destini di tutti quanti sono ogni volta molto indeciso.
14 Comments
Il ragionamento di Luca Sofri è attaccabile sotto molti aspetti, che brevemente proverò ad elencare.
1. Il voto, per sua natura, è una scelta secca. Una scheda: quella è l’offerta e, “al momento del voto”, NON la puoi cambiare. Devi scegliere tra quello che trovi lì. Puoi rinunciare, ma anche quella è scelta on/off. Non si discute nella cabina: si vota e basta. Può non piacere, ma è così.
2. Con la scusa del dopodomani Sofri dimentica che il domani viene cronologicamente e logicamente PRIMA. Quindi non puoi pensare al dopodomani, se non ti occupi prima del domani.
3. Luca non tiene in nessun conto che per arrivare all’otto è meglio partire dal 5/6 che dal nulla.
4. Dà inoltre per assunti definitivamente certi giudizi (o pre-giudizi) che sono rispettabilissimi, ma sono anche del tutto personali. Alcune sue affermazioni apodittiche sono assolutamente soggettive e potrei ribattere a volontà senza sentirmi a disagio. Ad esempio, io, nel mio collegio, voterò un candidato all’uninominale che fece campagna per il NO al referendum. Non ne sono contentissimo, ma così funziona un Partito plurale (perché il PD è plurale, caspita se lo è).
5. Tutti sappiamo che la politica è l’arte del possibile; il resto è sogno, utopia, belle cose che però non cambiano le condizioni della società. Non esiste e non è mai esistita una politica senza compromessi. Solo la dittatura può non farne. Il nostro sforzo è quello di guardare insieme al dito ed alla luna.
A Sergio infine ricordo che c’è chi, come lui, rimprovera a Renzi di non essere capace a fare il Segretario (malgrado il risultato schiacciante del Congresso) e chi rimprovera al suo Governo (e a quello di Gentiloni) di avere snaturato la mitica sinistra e fatto indicibili pasticci e compromessi.
Il “combinato disposto” delle due posizioni equivale alla totale bocciatura del PD come progetto, mica solo di Renzi, ed all’augurio dell’avvento di una ennesima e salvifica nuova forza, che risollevi dalle ceneri la povera e logorata sinistra.
Insomma, il solito, irraggiungibile, sol dell’avvenire. Ricordo, di nuovo, il dito e la luna.
PS: A Luca Sofri devo infine ricordare che tutta la nostra vita è un continuo gestire stress, contraddizioni, malumori, dubbi, rimpianti, e quant’altro. Non è che la politica sia diversa: ma quando si deve scegliere, si sceglie e basta, prendendosi le responsabilità conseguenti.
Io apprezzo e cerco di praticare sempre il dubbio sistematico, è indice di maturità e di laicità, ma, se il dubbio non si scioglie in una decisione, finisce per impedire qualsiasi, ma proprio qualsiasi, sviluppo.
Non credo che possiamo permettercelo.
Complimenti Ernesto ,mi piacerebbe conoscerti personalmente per scambiare riflessioni e magari critiche al nostro partito ma sempre votandolo senza incertezze, specialmente in questi momenti e cosa si vede in giro.
Sono totalmente d’accordo che l’unica cosa che dico è’: ragazzi fuori i coglioni e decidiamo da che parte stare.
ciao a tutti anche a Sofri con tutti i suoi eterni dubbi e sofismi elettorali.
Camillo Repetti
Mi associo a Camillo nel fare i complimenti ad Ernesto. Condivido pienamente quanto da lui scritto. Aggiungo solo una riflessione. Fin dagli ormai lontani tempi de “l’Ulivo”, dalla sezione tematica di c.so Garibaldi a Milano, nella quale ero iscritto, avevamo lanciato l’idea delle “Primarie Sempre”, per la scelta dei candidati ad ogni e qualsiasi tornata elettorale. Per qualche tempo questa idea prese piede, ma poi chi “governava” il Partito ha pensato di ripristinare (o mantenere) i vecchi criteri spartitori “correntistici”. Chi vuole davvero dare un segnale forte di cambiamento, lo faccia attivandosi da DENTRO il Partito, affinché le singole realtà locali possano scegliersi chi candidare con la modalità delle primarie, da attuarsi con lo stesso criterio con il quale vengono designati i delegati ai congressi. Quindi con uno strumento già praticato abbondantemente che, è vero, non ci pone al riparo dal ritrovarci qualche candidato non proprio “eccelso”, ma certamente capace di ridurre ampiamente le tante insoddisfazioni attuali dei candidati “calati dall’alto”!
Egregio sig.Sofri, la informo che io andrò a votare “spinto da pensieri ed emozioni…per dare al paese un miglior parlamento ed un miglior governo”. E, soprattutto, non mi turerò il naso perché fin dagli anni 60 ho sempre votato con consapevolezza e partecipazione. Lei, come credo aspiri, voti turando il suo naso perché in questo paese io ho lottato perché lei potesse farlo in piena libertà. E l’ho fatto quando la contestazione al mio voto, anni ’60-’70, aveva le sembianze di persone assolutamente contrarie all’esercizio di questo diritto da parte dei cittadini. Non voterò con l’idea di premiare il meno peggio. Non sono Montanelli né il suo delfino Travaglio al momento di scegliere tra Berlusconi o Forlani. Sulle candidature mi dispiace che il mio partito non le abbia espressamente chiesto il suo autorevole parere. Noi nelle sezioni, pensi, abbiamo avuto più di un incontro con le personalità proposte. Non mi sono parse persone sprovvedute. Pensi che nel mio collegio è candidato un dirigente radicale. E non sia superficiale: il PD non è De Luca. E la informo che non è neanche Renzi. Credo, poi, che un garantista come lei debba rifiutare una condanna senza processo. In merito all’allarme fascista sono convinto che non si evoca quel dramma se non si ha la sensazione che quella idea di limitazione dei diritti civili unita alla regolamentazione dei conflitti con la sopraffazione fisica stia permeando il tessuto sociale di questo paese. Ma poi, mi scusi, ma non dovevamo andare tutti a Macerata? Se non ricordo male il PD si defilato. La invito ad essere più rispettoso del mio partito: il fascismo e le sue infamità non sono mai state un fattore di consenso. Al pari del terrorismo e del populismo anti immigrazione. Gentilmente, le chiedo : può spiegarmi la frase “dovevate candidare Manconi e non Cerno”? E poi, perché, subito dopo, puntualizzare “non ho niente contro Cerno”? Non la trova una contraddizione? Forse Cerno è un suo amico e quindi ha qualche timore di perderne l’amicizia? Mah!! Da ultimo, sulla scuola non credo che lei abbia insegnato a suo figlio che prendere 2 è più dignitoso che prendere 6 perché quel 6 potrebbe essere un voto “aiutato”. Fortunatamente ai nostri figli abbiamo insegnato a lottare fino in fondo cercando sempre di migliorare. Chi prende 2 “si astiene” dal partecipare al percorso formativo. Le agenzie formative “scuola famiglia” avranno o no qualche responsabilità? Aiutiamo quindi chi prende due ma non demonizziamo chi lotta per il 6. Sempre che quel 6 non sia politico come quello preteso da certa borghesia intellettuale negli anni 60-70
Egregio signor Luca Sofri,
Gli intellettuali come lei e suo papà (spero di non sbagliare persona) di solito sponsorizzano ed appoggiano gli “avanguardisti”, coloro che poi dovrebbero rivoluzionare la nostra società. Io invece ero considerato fascista dai movimenti “avanguardisti”tipo lotta continua, lottacomunista,avanguardia operaia eccetera perché votavo PCI, Ora voto convintamente PD e mi sento considerato da quelli a sinistra del PD allo stesso modo. La storia ha dimostrato che con suo padre avevo ragione io ed i posteri stabiliranno se avrà ragione lei caro Luca Sofri che non voterà PD. Io sono convinto che il PD sia l’unico partito che può difendere i valori della rivoluzione francese (la libertà,la solidarietà,e la democrazia) e soprattutto è l’unico partito che può tenerci (noi Italiani) nell’Unione Europea. Questo mi basta per votare ed invitare tutti quelli che conoscono a votare PD. Buona fortuna signor Luca è un cordiale saluto Antonio De Matteo
Ma cosa succede? Caro Antonio, hai letto bene cosa dice Luca Sofri? Ma come ti permetti di avere una saccenza odiosa come quella che tiri fuori nei confronti di persone stimatissime come Adriano e suo figlio Luca? Qui bisogna finirla con la storia che se uno non la pensa esattamente come te diventa immediatamente un avversario politico, è la logica dei grillini, è la logica di LeU, non la nostra. Guai se diventa la nostra logica. Sono atteggiamenti infantili, piccosi, rancorosi che hanno l’unico effetto di distruggere l’immagine del PD e della sinistra.
Caro Sergio,
Mi dispiace che tu ti sia arrabbiato e mi accusi di saccenza odiosa, ma io rispetto Adriano e Luca Sofri e non mi pare di averli offesi. Non voglio ostentare nessuna sapienza, ma Adriano Sofri era o non era un dirigente di lotta continua (formazione extraparlamentare degli anni 70) quando era giovane? Se si , preciso soltanto che i simpatizzanti di lotta continua consideravano pericolosi revisionisti e fascisti quelli che come me,votavano partito comunista italiano. La storia ha dimostrato credo ampiamente che la ragione stava dalla parte di chi votava PCI o no? Luca Sofri dice,se non ho capito male,che il segretario del partito democratico e la direzione dello stesso non sono all’altezza delle sue idee, ma io Posso rispondere a lui che per me sono all’altezza delle mie idee e che i posteri stabiliranno se ho ragione io o ha ragione lui? Non posso fare neanche questo?
Io non ho mai imposto la mia “saggezza” a nessuno, ma vorrei che la regola fosse valida anche per me.
Caro Sergio se ti sei offeso o se si è offeso la famiglia Sofri Chiedo scusa: non era questo il mio intento e spero di averlo chiarito. Un caro saluto a Luca Sofri Adriano Sofri e te. Antonio De Matteo
Caro Antonio,
per quanto riguarda il passato di Adriano Sofri tu sfondi con me una porta aperta. Figurati che io in quegli anni, come molti sanno, ero finito nei marxisti-leninisti, precisamente il PCd’I m-l fondato nel 1966, segretario Fosco Dinucci. Era un partito che riabilitava le posizioni staliniste più oltranziste cercando di bloccare il processo revisionista del partito sovietico e, di conseguenza, del PCI. Lotta Continua e il suo leader Adriano Sofri erano quindi visti da noi come il fumo negli occhi, un aggregato di spontaneisti sostanzialmente anticomunisti. Un po’ come oggi molti di noi guardano i grillini. Qualunque minima stima in loro si distrusse poi al momento in cui, dopo lo scioglimento di Lotta Continua, la maggior parte di loro (Sofri compreso) confluì a fianco di Craxi e, soprattutto, Martelli. Queste vicende convalidarono in me la convinzione che Adriano Sofri e i suoi sodali erano definitivamente passati dalla parte della reazione. Mi sono riavvicinato a lui al momento dell’orribile farsa processuale per il delitto Calabresi. Era talmente artefatta quella ricostruzione che un sentimento spontaneo di giustizia mi portò a solidarizzare con lui. Conobbi una persona profondamente sincera, colta e generosa, in piena crisi politica, ovviamente, ma in cerca in modo serio e scientifico di una strada più corretta e prosperosa. Partì dalla denuncia della situazione carceraria, riconobbe con profonda autocritica gli errori di Lotta Continua, riconobbe perfino una possibile paternità di pensiero sull’omicidio Calabresi mantenendo una ferma e corretta posizione sulla negazione di una sua possibile partecipazione al delitto. Si è rifiutato di chiedere la grazia per motivi nobili ed ideali e ne ha pagato con profondo e tormentato dolore tutte le conseguenze. Si è avvicinato ai Radicali (a Pannella in particolare) e alla sinistra storica e alle sue varie forme. Oggi è un altro, è uno dei cervelli più fini che la sinistra a cui appartieni tu (e anche io) possa conoscere e i problemi che ci pone non possono essere liquidati riferendosi al passato ma vanno visti come problemi concreti posti da uno dei migliori cervelli che abbiamo a disposizione. Certo, cervello scomodo e poco adatto a chi vuole semplificare la storia, ma erano come lui anche Sciascia e Pasolini. Anche questi due grossi calibri che calo alla fine di questa lettera non furono sempre compresi dal movimento operaio ortodosso ma fortunatamente tutti noi siamo bravi nel fare autocritica. Qualcuno un giorno la farà anche su Sofri.
Il figlio ovviamente è altra cosa, ha saputo prendere una sua strada molto indipendente e autonoma ma vedo che le cose che fa hanno sempre un valore di ricerca e di innovazione e soprattutto di grande onestà politica. Il suo Post, ad esempio, è un luogo in cui si ritrovano pensieri utilissimi per il nostro futuro.
Un abbraccio
Sergio
Grazie Sergio: sono d’accordo su tutto quello che hai scritto a proposito di Adriano Sofri e preciso che tutti gli esseri umani che si sono battuti e sì battono per la libertà, la democrazia e la solidarietà , possono commettere errori nella gestione di queste “tre stelle popolare“, ma alla fine si ritrovano se discutono come difendere le stesse quando sono in pericolo. Un abbraccio Sergio a te e a tutti coloro che amano le “tre stelle polare”sopra citata. Antonio De Matteo
Caro Sergio,
gli intellettuali importanti, soprattutto loro, e non ne escludo nessuno, almeno quelli tendenzialmente “di sinistra”, hanno il dovere di anteporre il bene comune alla loro pur cristallina coscienza critica.
Preferire la propria lucida visione, la loro scienza, al bene collettivo a me pare un grosso peccato di superbia.
Dovrebbero allora tacere?
Ma neanche per sogno, non scherziamo.
Il loro contributo è insostituibile, per chi lo vuole accogliere, nell’ambito di un fecondo processo dialettico.
Ma nei momenti topici, e questo lo è come forse non mai, bisogna, a mio parere, PRIMA dichiarare da che parte si sta, senza tentennamenti né ipocrisie e POI, solo poi, porgere tutte le critiche che si ritengono opportune.
L’amore verso il proprio pensiero critico non può paralizzare la decisione, nel momento di espletare il proprio dovere civico di cittadino.
Vuoi astenerti? Dichiaralo e spiega perché lo fai.
Vuoi preferire una delle parti in gioco? Di nuovo, dichiaralo e porta le tue considerazioni.
Un intellettuale non può solo seminare dubbi, rovesciare sugli altri le proprie incertezze o crisi di coscienza, non curarsi degli effetti che le proprie posizioni possono provocare.
Forse solo un artista, che si esprime attraverso la sua arte, qualunque essa sia, può disinteressarsi delle conseguenze del suo pensiero. E ciò non lede il nostro diritto di criticarlo per questo.
Ma un intellettuale, un professionista della conoscenza, non può permetterselo.
A mio parere.
Capisco che l’argomento è molto delicato, ma non per questo non deve essere affrontato.
Con la dovuta onestà, con chiarezza, con sincerità, ma non possiamo lasciare agli intellettuali, che ci sono (o sarebbero) più vicini, la facoltà di favorire, anche solo indirettamente, soluzioni nefaste per quella parte di popolazione che anch’essi vorrebbero rappresentare.
Anche per loro vale dove e se si mette la croce domenica. E la loro croce è uguale a quella di tutti noi.
Essa non ridurrà la loro capacità critica, né la loro credibilità. Restano e resteranno responsabili del loro pensiero.
Ma almeno noi che li leggiamo, apprezzando o meno le loro posizioni, sapremo che scelta avranno fatto.
Con la trasparenza dovuta ad un rapporto culturale e non solo commerciale.
Sinceramente non so di chi parli, certo non di Sofri visto come si è sempre speso per la partecipazione e per il voto a sinistra, non certo a LeU, ovviamente. Questa è la sua Piccola Posta di oggi, come vedi tutt’altro che al di sopra delle parti.
“Alcuni giornali hanno “rivelato” nei giorni scorsi un variopinto novero di patti segreti fra Emma Bonino e il resto del mondo, in particolare Berlusconi. Il quale l’avrebbe designata, in pectore, capo di un suo governo di vaste alleanze. Oppure sarebbe destinata – da Renzi, figuriamoci, che così si libererebbe di lei – a presiedere il Senato eletto il 4 marzo. In ogni caso sarebbe pronta a rinnegare la coalizione con la quale la lista +Europa si presenta. Che sia al soldo del plutocrate giudaico Soros lo sanno anche i bambini, e anche di Bilderberg. Forse davvero Emma Bonino e la sua lista avranno un buon risultato.”
Va bene, ma per chi votano i Sofri, padre e figlio?
Caro Ernesto Trotta,
concordo sulla tua domanda e mi auguro che Adriano e Luca Sofri diano una risposta a coloro che non sono intellettuali ( come me ) ma semplici cittadini e fanno fatica a capire gli algoritmi dei filosofi. Inoltre farebbero un piacere anche a Sergio Staino che giustamente li difende, ma, secondo me, neanche lui sa per chi voteranno i Sofri. Il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari ha dichiarato, l’ho sentito con le mie orecchie, che voterà PD, nonostante le sue numerose critiche a Renzi e al gruppo dirigente del PD. Il proprietario dello stesso giornale, ingegner de benedetti, ha invitato a votare PD, nonostante le sue perplessità. Il professor Cacciari , mi pare che voterà per il centro sinistra ( spero di aver capito bene ). Sono convinto che i Sofri votino il PD (spero di non sbagliare), Un caro saluto a tutti Antonio De Matteo
Caro Staino,
Visto la situazione politica attuale, dopo le elezioni politiche del 4/3/2018, Cosa suggeriscono gli intellettuale di sinistra al PD sconfitto e senza leader? Io ho votato il PD, non rinnego Renzi e le sue riforme , ma penso che bisogna cambiare metodo per comunicare le nostre idee agli elettori italiani .
Il partito democratico era e rimane L’unica forza politica in grado di Combattere il qualunquismo,il fascismo ed il razzismo e rafforzare la libertà, la democrazia e la solidarietà.
Un abbraccio a tutti Antonio De Matteo