«Finiremo come la Grecia e andremo in ginocchio a chiedere aiuto all’Ue» – Intervista a Massimo Cacciari
«All’Europa serve un movimento riformista, peccato che manchino le forze politiche per portalo avanti». Il filosofo Massimo Cacciari, tra i principali teorici dell’europeismo e firmatario dell’appello anti- nazionalista promosso dal quotidiano francese Liberation, # WeEuropeans, tratteggia orizzonti foschi, almeno nel breve periodo.
Professore, eppure le sono state attribuite parole che indicano come strada obbligata per il Pd il dialogo coi 5 Stelle, che europeisti non sono.
Mai parlato di alleanze, io. Ho solo ripetuto ciò che vado dicendo dal primo minuto dopo i risultati elettorali. Il Pd deve dialogare coi 5 Stelle, anzi avrebbe dovuto dialogare con loro: capire chi erano e cosa fossero, verificare fino in fondo se c’era modo di una qualche azione comune. Dovevano parlare con loro e non lasciarli in preda a Salvini. Invece…
E ora la palla passa a Martina o Zingaretti. Ce la faranno?
Martina e Zingaretti devono prima di tutto trovare un dialogo tra loro, per dare al Pd una struttura partito totalmente nuova, una strategia totalmente nuova e rompere completamente con l’era renziana. Da qui, poi, dovranno cercare di incidere sull’azione di questo governo e, per farlo, l’unico modo è parlare coi 5 Stelle.
E chi dei due sarebbe più adatto a farlo?
Non faccio nomi, basta coi nomi. Loro sono in due e loro due devono mettersi insieme per creare un nuovo gruppo dirigente, strutturare il partito su base regionale e stravolgere il volto del Pd che abbiamo conosciuto fino ad ora. Magari a partire dal nome.
Basta col Pd e basta con Renzi, quindi?
Guardi, il nome è l’ultimo dei problemi. Possono anche continuare a chiamarsi Partito Democratico, ma deve essere un soggetto completamente nuovo: Zingaretti e Martina, insieme, devono dirlo, devono mostrarlo e devono soprattutto praticarlo.
La prossima scadenza elettorale per dimostrarlo sono le Europee: con che spirito ha firmato il documento di Liberation?
Con lo stesso con cui avevo promosso in agosto il manifesto per salvare l’Europa dal sovranismo.
Hanno dato a lei e agli altri firmatari dei buonisti…
Buonista io? Ridiamoci sopra, per carità.
Lo dicono perché l’iniziativa di Liberation suona come elitaria, rispetto al malcontento che circonda l’Unione Europea.
Pura malafede. Tutti sanno che abbiamo criticato spietatamente l’Europa attuale, abbiamo detto ovunque che la campagna elettorale non può essere tra europeisti e antieuropeisti, ma dovrebbe spiegare perché l’Europa è una necessità ma anche perché le sue istituzioni vanno riformate. E, siccome l’ho detto fino alla nausea, mi scusi se non ho voglia di ripetermi.
Intanto in Parlamento attendono il vaglio di Bruxelles sulla manovra.Secondo lei il placet arriverà?
Quando capiremo che oggi come oggi la manovra non c’entra nulla ed è solo fumo negli occhi. All’Europa non importa nulla che sia il 2,3% o il 2,4% o il 2%. Il punto è che le previsioni complessive della manovra italiana si fondano su una previsione di aumento della ricchezza nazionale totalmente inventata. Alla fine dell’anno, quando sarà definitivamente finito il quantitative easing e non ci sarà più il paracadute europeo, dovremo andare in ginocchio in Europa perché ci salvino.
Anche la misura francese, però sfora il tetto del 3% di deficit.
Quello con la Francia è un paragone ridicolo: loro hanno un debito che è la metà rispetto al nostro; previsioni di crescita di un punto superiori; il loro rating è di AA, mentre noi siamo BBB; loro hanno 100 punti in meno di spread. Chiunque faccia paragoni tra noi e loro è in malafede evidente.
Eppure, proprio la Francia sta subendo la rivolta dei gilet gialli. Come lo spiega?
I gilet gialli sono la dimostrazione di una situazione generale di crisi, non sono certo colpa di Macron. È la situazione generale ad essere di crisi, con i paesi europei che crescono male, con disuguaglianze che crescono esponenzialmente e vengono a mancare alcune protezioni fondamentali sul fronte del welfare. Insomma, la gente arrabbiata non è più solo composta dal quel 15% che cinquant’anni fa si chiamava proletariato.
E chi sono, allora, questi arrabbiati?
Sono ceto medio, che hanno visto il loro reddito e il potere d’acquisto dimezzato nel corso degli ultimi vent’anni. La colpa non è dei governanti nè dell’Europa, ma chi governa oggi rischia il massacro, perché l’Europa intera è in decadenza. È successo a Matteo Renzi e succederà anche a Salvini e Di Maio, a meno di qualche miracolo.
Ma Salvini e Di Maio non sono quelli che hanno cavalcato l’onda di malcontento?
Sono stati i rappresentanti di quest’onda, certo, ma vada a vedere che fine ha fatto Tsipras in Grecia. Anche lui è venuto fuori come loro, ma poi ha dovuto adattarsi.
Il riformismo del suo documento dovrebbe essere la via d’uscita?
È la soluzione sul piano teorico, il problema è che mancano le forze politiche per darle corpo.
Da noi manca il Pd, in Francia non ci sono più i socialisti, i social-democratici tedeschi sono diventati minoritari, in Gran Bretagna i laburisti non sono riusciti ad impedire il suicidio della Brexit. La crisi li ha spazzati via e ricostruirli sarà lungo e difficile. Bisogna pensare in tempi medio-lunghi, ormai.
Nel breve termine, invece?
Si può solo cercare di salvare la pelle
8 Comments
Letto con molta attenzione.
Ma Cacciari dice le stesse cose da 10 anni e nessuno ha mai capito cosa voglia dire “partito federale”, ad esempio (uno dei suoi più gettonati cavalli di battaglia).
Cacciari avrebbe potuto mettersi in gioco mille volte in questi 10 anni ed invece è sempre restato sulla panca a pontificare.
Peccato, perché è un’intelligenza fine e poteva essere più utile.
Sull’Europa dice cose giuste ma non molto distanti da quelle predicate e praticate dai governi Renzi e Gentiloni.
Sul dialogo coi 5 stelle invece fa il bastian contrario, facendo finta di non sapere cosa sia veramente il movimento: un’entità privata, gestita da un’azienda privata, che manovra contro la democrazia e contro i principi fondanti del nostro sistema istituzionale (rappresentanza, istituzioni, metodo scientifico, …).
Lui, così colto e raffinato, non può non vedere la rozzezza e la totale mancanza di ogni qualità della loro cosiddetta classe dirigente.
Viene il sospetto che si proponga di fargli da professore.
Come se Laura Castelli o Danilo Toninelli sbavassero per ricevere i suoi insegnamenti. Presuntuosi, arroganti e soggiogati come sono, non sentirebbero altro che quello che gli passa la Casaleggio tramite Casalino.
Come si fa a parlare di politica con questi qui?
Lui ci ha provato? Chi glielo impedisce? Ci dia l’esempio, se può.
Adesso anche lui ha la smania di derenzizzare il Partito: sembra Krusciov nel 1956 …!
Dovrebbe sapere che la storia non si destoricizza: si evolve, procede, va avanti, cercando di migliorare e facendo tesoro delle esperienze fatte.
Quando metti in opera le idee dei filosofi di solito, anzi quasi sempre falliscono e Cacciari non è certamente a livello di Marx o Lenin.
Secondo me si perde tempo a leggere le loro prediche , ma possono servire come “avviso di pericolo”, nel senso di stare lontano da quello che propongono. Mi rendo conto di essere cattivo e, visto l’imminente festività Natalizia, chiedo scusa per la mia irritazione ed avversione nei confronti del dottore Caciari. Buona serata a tutti Antonio De Matteo.
Mah,
non mi è chiaro come si concilia il dialogo coi 5 stelle (quelli che hanno appena approvato il decreto sicurezza e impapocchiano sul Migration compact, per dire, e che sono i peggiori nemici dello stato di diritto) con l’europeismo riformista. Perché Cacciari non parla dell’ipotesi di parlare all’elettorato 5 stelle (cosa ovvia e giusta, come sarebbe giusto parlare pure all’elettorato leghista o a quello moderato, visto che per vincere le elezioni bisogna convincere gli elettori), ma proprio di parlare ai dirigenti dei 5 stelle.
Ti consiglio (e consiglierei anche a Cacciari), la lettura del libro di Jacopo Iacoboni. L’esperimento. https://www.amazon.it/Lesperimento-Inchiesta-sul-Movimento-stelle/dp/8858130103/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1545216214&sr=8-1&keywords=l+esperimento+iacoboni
Corrado Truffi
Ciao Sergio. Attendendo che mi chiamino per un esame universitario (mi sono reiscritto per completare la carriera di sapiente prima di passare a miglior vita, l’ultimo esame lo avevo dato nel 1999) circondato da giovanotti e giovinette esili e graziosi che ripassano Monteverdi e Metastasio, leggo il tuo post e mi viene da dir qualcosa.
Il punto di vista di Cacciari è molto interessante e condivisibile. Da un po’ sto prendendo nota di come ci arriva, nella pubblicistica dei migliori e dei peggiori, il tema del futuro economico. Che si presenta sempre con la formula della Predizione: nessuno sapendo come andrà a finire, se l’Europa passerà o no la finanziaria, se la finanziaria porterà lo sviluppo che auspica o l’abisso, si entra per forza, ogni volta che si parla di economia, nel terreno della Profezia. Profezia più che previsione: i termini religiosi, apocalittici o celestiali, si inseguono e incalzano. La profezia di Cacciari fa parte delle apocalittiche, con quel bel finale sul salvare la pelle che dà bene il senso dell’abisso. Altri profeti, al contrario, decretano che nella mossa governativa ci sia una intuizione profonda di quel che il mercato desidera, e che aprendo gli uomini i cordoni della borsa il dio ci darà gioia e letizia. Vengo al punto: in tutti e due i casi si tratta di profezie, e si entra nell’ambito semantico del linguaggio religioso (mi perdonino i rapper della Trap per l’uso della parola semantico). Come è noto, il volere di dio è imperscrutabile: sta ai profeti rivelarne l’intenzione. Negli stessi termini, per i misteri del sincretismo tra dio e denaro, sono imperscrutabili le mosse profonde del denaro, inteso come dio: potrà essere terribile o salvifico, e solo i profeti lo sanno e lo dicono. Ecco dunque, intorno a questo altare planetario, ma sicuramente europeo e certamente italiano, schierarsi due classi di sacerdoti, tutte e due egualmente intese a profetizzare su un dato inesauribile, indefinibile, assoluto, dotato di vita propria: il mercato, la borsa, il respiro del dio. Avranno il carisma del dio i sacerdoti della cinghia stretta o quelli della cinghia larga? Ambedue vanno clamando al vento, con altissime strida, e ambedue si maledicono a vicenda. A buona ragione: che se il dio dà retta ai prodighi, è la fine per rigidi, che passeranno da sadici: se invece finiremo in Grecia, guai ai prodighi (anche se la vicenda di Tsipras che ancor governa ci illumina sulle complesse e misteriose vie del dio, sulla sua oscura e misteriosa volontà, con ampia letteratura da Giobbe a Ulisse e viceversa). Insomma, l’impossibilità di una parola definitiva su Dio (il denaro, ormai nuovo dio sincretico che ci domina e governa) mette in campo i profeti: che sempre furono, come è noto, politici. E così, profetizzo anch’io, alzando il mio risecchito indice, che entro meno di un paio d’anni il dio punirà I falsi profeti e rivelerà chi fossero i suoi beniamini.
Beninteso, una volta chiarito che gli uni e gli altri vivono e respirano nella stessa fede. E che, casomai, sta lì il problema.
David Riondino
Sono d’accordo con CACCIARI , però tanto x la polemica, a me sembra che in quanto a fare polemiche, magari lui dirà positive , non si è fatto mancare nulla x criticare il PD in passato . In sostanza è stato un rompi c …. in senso buono ovviamente.
Giovanni Ornati
Suggerirei la lettura del fondo di Ezio Mauro su Repubblica di oggi, 19 dicembre;
forse è la più lucida risposta a Cacciari ed a chi ipotizza un dialogo con il Movimento 5 Stelle, con una puntuale analisi della sua reale natura.
Il dialogo con M5S non è percorribile perchè non suffragato nè dalla genesi del movimento stesso e dalla “storia” ( parola decisamente grossa) dei suoi esponenti. E tanto meno dalle concrete , reali scelte politiche che sono davanti agli occhi di tutti.
Il PD deve ritrovare se stesso, le sue ragioni ed i suoi valori, avere il coraggio di un confronto culturale rifondativo ( in cui le tesi di Cacciari e Mauro possono ben animarne la dialettica) e proporsi direttamente, se capace, all’ elettorato, anche grillino, ma non certo ai suoi vertici.
Salvatore Bini
Caro Sergio,
ho letto con attenzione l’intervista a Massimo Cacciari. Ti chiederei di leggere anche tu con attenzione – se non l’hai già fatto – il Manifesto di Maurizio Martina sul Foglio online di oggi. Dice Martina, candidato alla segreteria del PD, il partito che non c’è, secondo Cacciari, che Lega e M5S sono facce dello stesso problema e vanno sconfitti entrambi. Io condivido questa impostazione. Poi, il tempo ci dirà …
Ti abbraccio
Grazia
Cara Grazia,
sono molto d’accordo. Come sai Martina è stato fin dall’inizio il personaggio che più mi ha convinto, sia prima che adesso. Naturalmente ho molta simpatia anche per Zingaretti e non credo assolutamente, come ho ripetuto più volte, che si differenzi da Martina per l’atteggiamento nei confronti dei fuoriusciti di LeU o dei grillini. Per schematizzare: il mio ideale sarebbe un Martina segretario con un vice come Zingaretti perché così Nicola potrebbe continuare a presiedere il Lazio e insieme potrebbero parlare più facilmente alle anime del partito che ancora non si sono riconosciute come profondamente unite negli aspetti fondamentali: filosofia, valori, etica, obbiettivi e uomini. Può darsi che tra gli altri candidati ci siano persone politicamente più valide dei nostri due ma il nostro popolo e noi che ne facciamo parte conosciamo questi per ora e su questi bisogna lavorare.
Sergio
Caro Sergio,
permettimi di aderire alla tua proposta, ma con la seguente variante: il Tim Martina ,segretario nazionale del PD, e Zingaretti vice segretario , dovrebbero presentarsi sotto lo stesso simbolo alle primarie. Così il partito democratico Italiano diventerebbe forte e coeso e finalmente si potrebbe scrivere a carattere cubitali : IL PARTITO DEMOCRATICO ITALIANO È
FONDATO SUL COMPROMESSO. Buon Natale a tutti Antonio De Matteo Milano