Cari compagni,
quando mi arrivano contributi così profondi, appassionati, sofferti sulla propria pelle ed espressi con una chiarezza corretta e generosa mi viene da pensare che forse a qualcosa potrà servire questo nostro blog. L’intervento a cui mi riferisco è quello di Valentina Falcioni che trovate qui di seguito. Dopo di lei metto anche il video dell’intervento di Fassino alla conferenza programmatica del PD che è stato fortunatamente pubblicato due ore fa. Se siete interessati potete trovare altri interventi sul canale youtube del Partito Democratico.
Dopo aver letto o ascoltato questi compagni, se il vostro animo non è prevenuto, non può non sorgervi una domanda seria e inquietante: perché tanti compagni sono affascinati dall’idea di andarsene dal PD indebolendo così quella parte che io considero migliore (o perlomeno indispensabile) per un giusto partito riformista che continua con saggezza a lavorare all’interno del PD? Non lo chiedo ovviamente a Grasso che ha sempre dimostrato di avere una passione politica sufficientemente aleatoria e ondeggiante ma lo chiedo ad esempio ad un Bassolino con cui ho combattuto tantissime battaglie fin dai tempi della Cosa. Non vedete che così ci togliete anima e forza? – vorrei chiedere loro – e per cosa? Cosa sperate di fare con chi è mosso solo da rancore e spirito di vendetta? Perché non restate dentro il PD e non aiutate a far sì che questo partito possa superare, con l’aiuto di questi compagni a cui penso, i tanti naturali errori che ha fatto e che sicuramente farà, in modo da migliorare l’incisività politica di tutti noi. Ascoltatevi l’intervento di Piero Fassino sulla centralità dell’Europa e della sinistra europea in questa fase storica: discorso appassionato e correttamente articolato anche nelle prospettive operative di fronte a un mondo che rischia di andare verso la catastrofe prima di quanto si possa immaginare.
Mi piacerebbe anche tanto che lo stesso Renzi si studiasse con attenzione questi interventi e trovasse la forza e la capacità di far emergere nella direzione del nostro partito la forza di questi salutari e necessari ragionamenti.
Sergio
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Carissimo Sergio:
per affrontare la conferenza programmatica sono stata scientifica: da venerdì a domenica, mi sono sintonizzata sul link del Partito e mi sono ascoltata tutto, anche prendendo appunti; questo perché comunque vengo da quella scuola vecchia che pensava che anche un confronto fosse da affrontare come un momento di studio.
Ho seguito l’intervento di Cuperlo, l’ho percepito come molto emotivo, e anche addolorato: quel passaggio che -così l’ho inteso- diceva che “abbiamo sbagliato” mi è parso il punto catartico.
Bella analisi, puntuale, corretta
Certo: i discorsi dei nostri “funzionari”, quelli che vengono dal PCI e DS -tranne qualche eccezione- hanno uno stile che si riconosce: sono retorici, e passano sempre da livelli di analisi “alta”, analisi storiche, economiche e contestuali, a una visione che guarda, spesso, prima l’idea del partito che l’idea degli effetti pratici della propria azione… venendo da quel mondo ne conosco tutti i pregi e le debolezze.
Ma certo, questo di Gianni Cuperlo è un intervento accorato e focalizzato, un intervento di “lungo termine”.
Intanto, in questi giorni, leggo di altri anziani dirigenti, o figure di peso, che fanno la scelta di uscire dal PD ora, per intollerabili incoerenze politiche.
Mi spiace, Sergio: non riesco più a credere a nulla di quanto affermano.
Non credo alle parole di Grasso, che oggi si indigna per qualcosa che fece anche la Ditta (votare leggi terrificanti per necessità politica, sentire primario il bisogno di unità per fare quadrato contro le spinte eccentriche che colpiscono l’intangibilità delle istituzioni); insomma: Berlusconi è venti anni che esiste e con Berlusconi si è votato di tutto, anche il peggio e anche a fare peggio…
Non credo alle parole di Bassolino: potrà pure essere stato il protagonista della primavera napoletana, ma poi ha delegittimato l’altra candidata, insomma: si è dato da fare per non costruire un’unità del partito.
Ma cosa è che di questa segreteria non convince?
Secondo me quello che non convince è l’origine: tanta sinistra non accetta che la parte più illuminata dell’ultima generazione della DC ora abbia la dirigenza e faccia politica… la famosa alternanza..
Secondo me è il constatare che dalla nuova direzione formata da tanti millennials, verranno i nomi di capilista che sono completamente diversi dagli strapuntini che la sinistra pensa sempre di assicurarsi per “fare la presenza”.
Chiedere ad un popolo come quello italiano di saper affrontare questi tempi, e poi dimostrare nei fatti di esserne incapaci è qualcosa che ritengo molto grave, se fatto da chi ci rappresenta, e che invece dovrebbe guidarci a superare e rimuovere, noi per primi, quegli ostacoli che ci impediscono di essere a pieno titolo cittadini.
In democrazia non saremo sempre maggioranza, dovremo sempre fare compromessi, ma se non siamo capaci di farli in un partito, come possiamo farlo in parlamento?
Scrivo questo tenendo bene a mente le osservazioni di Reichlin.
A me, anni di Frattocchie e Pian dei Resinelli hanno insegnato ad avere una visione politica, che cerca sempre di legittimare il tuo vicino di proposte….
Come può quella sinistra pensare di “creare un nuovo centrosinistra”(…parla di soggetto politico, quindi parla di qualcosa che abbia un ruolo strategico e determinate), pensando di far saltare il partito democratico?.. e questo centro quale sarebbe secondo loro? escludere il PD comunque esclude il 25% di elettori come minimo…dove lo recupera un 20% di consensi di centro escludendo il PD?
Che senso ha questa operazione?
A me fa molta tristezza.
A proposito di interventi: lo ammetto, ho trovato l’intervento iniziale di Martina molto bello, interessante, emozionante; e sopratutto con una visione di partito che trovo corretta.
Un partito curioso, che si apre e si mette al servizio di quella partecipazione più minuta che però è la realtà quotidiana di ciascuno.
Riusciremo? Questa è una sfida che mi appassiona più di parlare di “identità di sinistra tradita dai democratici”.
Il progetto di Martina è quello che mi aspetto diventi il PD… ora vediamo se ne sarà capace, se ne saremo capaci; ma se fosse, vincenti o perdenti, saremo con una identità politicamente ‘importante’.
Un abbraccio fortissimo , da me e dal mio babbo
Valentina
ps: una mia provocazione semiseria:
manderei Franceschini a fare una perlustrazione con il partito dei “guerriglieri erici”di MDP, che vada, parli e riferisca in pubblico: che non si parli di caminetti e crostate. Fosse la volta che capiamo questi messaggi cifrati cosa davvero voglion dire.
Franceschini fu segretario, è probo, è uomo di dialogo che immagino sia rispettato, che quindi non rifiuteranno un confronto.
Personalmente devo ancora capire cosa vogliono questi signori che sono usciti, cosa hanno in mente, ma un progetto serio, non le abiure, non sta roba da purghe di Stalin..!
E poi, qualora si volesse fare un patto ‘scellerato’ ( nessuno ancora mi toglie dalla mente che sia scellerato il patto con un partito che vuole distruggerti e continua a farlo per intimidire, come farebbero degli estortori: guarda che la candidatura di Fava contro quella proposta da Orlando è un fatto gravissimo e non perché la sinistra comunque perderà (in Sicilia siamo sempre stati fra l’11 e il 15 % ..si tenga a mente il giorno dopo il voto), ma perché unire i consensi di picciotti e uomini di rispetto fra M5S e forzisti, e dividere i cittadini onesti è l’azione identitaria più squallida e pericolosa…
e questo è lo stile della sinistra dalemiana e di quella più radicale ancora.
Ma, e qui è la provocazione, per compensare, io nella coalizione ci voglio anche Verdini!
Di fondo, Sergio, pensaci bene: ha fatto fallire qualche banca, ma anche la Ditta lo fece e, al contrario della Ditta, è disposto a votare tutte le leggi di diritti civili e anche le più liberali.
In cambio di cosa? Qualche buona parola coi giudici… e cosa sarà mai?!?! La ditta quante ne ha fatte di queste cose…tante…!
Dillo ai tuoi operai che disegni sempre cosa ne pensano.. vediamo se son d’accordo con me: per lo ius soli ringrazieremo Verdini come lo ringraziammo per i diritti civili… e lo ringrazieremo per il fine vita e per la legalizzazione delle droghe leggere.
Verdini è un filibustiere e dietro di lui ci sono dei manigoldi… ma non sono peggio di altri che vengono a farci la morale, e in compenso non è un bigotto.
Sergio, in questo pianeta in trasformazione, che sta mettendo in discussione pure la democrazia in quanto tale, abbiamo bisogno di una sinistra più libertaria, abbiamo bisogno di liberarci dalla retorica, abbiamo bisogno di essere aperti per poter intercettare i mutamenti anche piccoli e senza usare le gabbie ideologiche; abbiamo bisogno di respirare, che i tempi che ci vengono incontro son affollati da fondamentalisti; e, da donna, li temo.
6 Comments
Mi dispiace che non si veda il problema… niente da eccepire sul tuo intervento nel blog di Bobo, ma il problema mai risolto é la divisione creata ad arte per stabilire i poteri del vertice di ora, tra i militanti. Non c’ é Partito se non ci sono militanti . Ma mi meraviglia il tuo asserire che la sinistra abbia fatto le purghe alla Stalin, mentre sappiamo benissimo che la purga l’ abbiamo fatta noi e che sono loro che sono stati cacciati via dal Partito e a malo modo. Tu dirai che lo hanno fatto apposta, ma cosí non si vá lontano cara Valentina. Cosa c’ é di sbagliato in questa segreteria, chiedi, ma potresti chiedere che c’ é di sbagliato in una compagine di militanti che non fanno piú le campagne elettorali giuste, che le fa per candidati che tutti sanno arrivisti e pronti al malaffare, se non addiritura incapaci e dunque non votabili. Obbietto sul fatto che dici che Bassolino abbia denigrato la candidata Valente o che non abbia lavorato per l’ unitá. Ma ti sembra che fosse unitario che la Valente avesse estromesso d’ autoritá ( l’ autoritá di Renzi) lo stesso Bassolino ?
C’ era un tempo quello che amava il Partito e non lo poteva vedere perdere come un idiota solo perche un capobastone rimpiazzava l’ altro nel nome del rinnovamento. Chiudere gli occhi davanti agli effetti della rottamazione, che é stata intesa al ricambio generazionale e invece si é trasformato in un eccidio degli indiani accampati al Sand Creck rimestando le pentole del cibo sul fuoco, é un abominio che quelli che dichiarano di avere gli occhi aperti non possono permettersi di commettere, nemmeno tu, cara amica, nemmeno tu puoi permetterti di dire che hai gli occhi aperti e non vedere che il problema é il collante tra il vertice e i militanti, e solo perché non abbiamo piú militanti. Li abbiamo cacciati via insieme ai loro idoli rottamati. Restiamo solo io e te che possiamo davvero fare campagna elettorale, specialmente da qui in internet, ma il resto dei cosidetti renzisti sono solo una fuffa interminabile che se respiri ti entra nei polmoni e soffochi del loro odore di cacca di gallina.
Cordiali saluti, Valentina
Ciao. Bobo.
Ma quanta acredine trasuda dalle tue parole …!
Perché tanto astio? Perché tanta riluttanza ad accettare le normali dinamiche di un Partito, che si dimostra fin troppo democratico, viste le tendenze anarcoidi che emergono costantemente e che sistematicamente contestano e rigettano tutto quello che viene deliberato secondo lo Statuto, e non secondo le bizze di un satrapo.
Da che mondo è mondo un grande partito, se è davvero grande, deve essere capace di ospitare sensibilità ed opinioni diverse, nell’ambito di un quadro costituito da pochi e basilari principi.
Ogni tot anni ci si conta e si va avanti, tutti insieme, convinti che l’obbiettivo finale (governare e migliorare il Paese) sia più importante delle discussioni sui singoli contenuti.
Da noi no, una parte, e tu ne sei lampante esempio, continua a non accettare di essere minoranza e di doversi comportare come tale, almeno fino alla prossima conta interna, come da Statuto.
E non confondiamo le situazioni locali, troppo spesso figlie di sedimenti antichi, di resistenza al cambiamento, di incrostazioni di potere, con la politica e la linea nazionali.
Sappiamo tutti che il Partito non è perfetto, come non è perfetto nulla al mondo, che tutti possiamo testimoniare situazioni incresciose, a volte anche imbarazzanti, ma spetta a noi che lo viviamo migliorarlo, senza aspettare che un qualsiasi Messia esterno ci dica cosa e come fare.
Guardiamoci dentro, chiediamoci cosa ci stiamo a fare in un Partito, se non lo sentiamo come casa nostra, come il luogo nel quale si prova a migliorare il mondo, con tutti i problemi e le contraddizioni che sono proprie di un tempo complicato e difficile.
Caro Enea, fai attenzione ai termini che usi, alle parole che scrivi; diceva Moretti: “Chi parla male, pensa male, e vive male. Bisogna trovare le parole giuste, le parole sono importanti” (Palombella Rossa).
Sono sincero: non mi piacciono le guerre ad insulti, perché qualcuno insulterà sempre più forte di te, come nel Far West prima o poi ogni pistolero trovava uno più veloce di lui.
Ecco, noi siamo il PD e democratici dobbiamo esserlo davvero.
Mi sto stancando nel ringraziare Sergio, ma ancora una volta non ne posso fare a meno. Troppo utile, troppo incisivo e troppo illuminante l’intervento di Fassino. Apre un panorama, una prospettiva basata sui solidi pilastri di una analisi puntuale del passato. In troppi dimenticano come Fassino, non altri, raccolse un partito, i D.S., allo sbando più completo e seppe ridargli slancio organizzativo e ideale. In molti rivendicano l’eredità delle passate battaglie, ma Fassino è uno dei pochi ad averne davvero titolo. Emozionante il richiamo all’esperienza di Mitterand, altro che la stanca, inutile e tardiva rivendicazione o abdicazione di una conversione al liberal socialismo. Caro Fassino sei stato troppo modesto, troppo riservato in passato, troppo sabaudo forse, nel lasciarti scippare la guida della componente diessina tra i democratici. Ma spesso la concretezza e l’impegno cedono alla presunzione intellettualistica ed alla arroganza di altri. Ora ne paghiamo le conseguenze e tu ne hai in parte minima la colpa. Ricordo quando sei venuto a Carrara. Eri furibondo e nervoso forse perché ti pesava l’isolamento con cui portavi avanti le tue idee e la palese ingratitudine con cui veniva accolto il tuo impegno da parte del popolo diessino incantato, io tra gli altri, da altre sirene. Auguro al Partito un tuo ruolo molto più importante per dare al P.D. quel quid che ancora gli manca, malgrado l’opera instancabile del nostro segretario.
Carissimi tutti,
vivendo a Torino da quasi 50 anni, non devo certo scoprire ora le qualità e le capacità di Piero Fassino.
D’altronde, la lucidità del suo intervento è semplicemente esemplare.
Non ci dice nulla di nuovo, ma ci ricorda con precisione i nostri compiti, i nostri obbiettivi, nell’ambito di un mondo che non è più riconducibile alle categorie del Novecento.
Quindi, grazie Piero, con l’augurio che tu possa e voglia continuare ad essere di aiuto e di indirizzo a tutto il Partito.
Ciò detto, però, non posso fare a meno di rimarcare come anche un uomo lucido, attento, profondo come lui non abbia colto in tempo il cambiamento di atmosfera che era in atto a Torino, nella città, intorno e dentro al Partito, e che ha portato alla sconfitta nel ballottaggio contro Chiara Appendino, dopo un primo turno al 42%.
Torino aveva evidentemente bisogno di rinnovamento, di aria fresca, di volti nuovi, ai quali Fassino e Chiamparino, numi tutelari del PD in Piemonte, avrebbero dovuto dare spazio, visibilità, tutorship, per dimostrare che il PD era capace di svilupparsi, di innovare, di andare avanti, di accogliere le nuove istanze provenienti da una parte non esigua della città.
Purtroppo questo non è successo e ora ci troviamo a subire il pressapochismo, il dilettantismo e l’inconsistenza del M5S.
Faccio queste considerazioni per sottolineare come anche a livello locale spesso non basta l’esempio, il carisma anche fulgido dei leader, ma serve una diffusa fiducia ed apertura verso risorse semplicemente più fresche, più consone ai linguaggi ed alle mutate esigenze della società.
Perché tra i giovani della nuova classe dirigente del PD si vedono persone provenienti da quasi tutta Italia, ma difficilmente dal Piemonte?
Non ci sono solo toscani, ma anche lombardi, emiliani, marchigiani, friulani, laziali, campani, pugliesi e forse mi dimentico altri.
In tutta evidenza il vivaio piemontese finora ha dato poco, ed è un problema, perché Piero e Sergio dovranno fare posto a qualcun altro, alle prossime tornate elettorali.
Nel Partito piemontese non mancano i giovani, ma perché sono così poco in vista?
Ecco, un lungo lavoro ci aspetta e dobbiamo farlo con metodo, senza pregiudizi, col solo obbiettivo di far emergere persone ed idee capaci di farci vincere. La nuova legge elettorale ci obbliga a farlo.
Non posso esimermi dall’esprimere tutta la mia ammirazione per la passione che pone Sergio nel suo infaticabile tentativo di “unire la sinistra”, così come traspare anche dall’introduzione al meritevole e per me totalmente condivisibile contributo di Valentina. Quello che non condivido, invece, è il commento di Enea Saul, perché sostenere che Bassolino non “abbia denigrato la Valente e abbia lavorato per l’unità” significa mistificare i fatti. Forse non è vero che Bassolino si candidò a sindaco di Napoli proprio in contrapposizione alla Valente, con ciò “regalando” la vittoria a De Magistris? E non è una falsità continuare a dire che i “fuorusciti” sarebbero stati “cacciati” (!?) da Renzi, quando sono stati loro a scegliere di andarsene, nonostante i continui, appassionati inviti a non farlo provenienti da tutto il partito, segnatamente da alcuni dei più importanti rappresentanti (Fassino e Veltroni per tutti)? Per non parlare della “divisione creata ad arte” (da chi?) tra i militanti! Penso che si debba porre un punto fermo, se si vuole ricostruire un minimo di unità della sinistra, che cioè fra noi debba esserci correttezza, trasparenza ed onestà intellettuale, altrimenti è tutto inutile. Per dire, confesso che io, al contrario di quei compagni che credono di saper distinguere con nettezza ciò che è “di sinistra” da ciò che è “di destra”, ho qualche difficoltà a farlo. E giusto per incominciare a fare un po’ di chiarezza, a rischio di ripetermi, vorrei porre queste questioni. E’ “di sinistra” la legge che ha istituito le “società di lavoro interinale” (oggi Agenzie per il Lavoro), votata durante il 1° governo Prodi (con la benedizione dei sindacati, Cgil compresa), con ciò stabilendo che il PRECARIATO non solo era “istituzionalizzato” ma che erano altresì istituiti e regolamentati gli intermediari preposti a gestirlo? Ed è invece “di destra” il Jobs Act che, proprio per sopperire almeno in parte al precariato “perenne”, ha incentivato gli imprenditori ad assumere lavoratori a tempo indeterminato mediante sconti contributivi? Oppure, è’ “di destra” lo strumento dei “voucher”, che in buona sostanza regolamentava il complesso mondo delle “piccole attività lavorative”, ponendo delle modalità e dei limiti al loro utilizzo? Ed è invece “di sinistra” la loro eliminazione che, di fatto, ripristina il pagamento “in nero” di quelle prestazioni? Concludendo, fa bene Valentina a lanciare la provocazione “nella coalizione ci voglio anche Verdini”! Il quale Verdini chissà perché doveva starci bene quando era con Berlusconi, col quale Bersani aveva fatto le “larghe intese” per sostenere Monti, mentre avremmo dovuto allontanarlo come un reprobo quando s’è staccato da B. ed ha iniziato, sua sponte, a votare per il governo Renzi prima e Gentiloni poi!
Devo dirmi totalmente d’accordo con Silvano sia nel lodare l’impegno di Sergio che in quanto segue sulla necessità di correttezza intellettuale che sulla questione “destra” e “sinistra”. Ciò detto vorrei spendere due parole sulle prospettive dopo le siciliane. Ovviamente 5S e Dx fanno a gara nel tentativo di mostrare fuori gara il Pd, quando al contrario è il PD l’unica alternativa ad un nuovo disastroso governo di Dx. Se i 5S non riescono a vincere neppure in Sicilia, malgrado il voto disgiunto, è evidente che non hanno nessuna possibilità attualmente neppure a livello nazionale. Sarebbe l’ora che la Super-sinistra smettesse di contar balle come ha fatto Fava dicendo di correre per vincere. Hai corso per far perdere il PD, tu e chi ti ha sostenuto, al di là dei pochi consensi racimolati, in quanto hai dato la netta sensazione di una Sx incapace di unità neppure “con i sassi alle porte” e quindi in Sicilia davvero fuori gara. Il risultato del PD non poi così spregevole dato che si è raggiunta circa la stessa percentuale e gli stessi voti delle precedenti regionali, con una lista PSI, alleata ma concorrente, con ottimi risultati e che mancava la volta precedente. Il tutto senza contare i pochi voti sottratti dagli scissionisti.