Oggi domina la cultura del nemico: la superficialità porta a una dinamica che pensa di creare identità attaccando un nemico. Se uno non ha un nemico non riesce a caratterizzare se stesso. Questa è una regressione antropologica perché si va alle pulsioni. Tutto questo è favorito da un dibattito pubblico che sostiene un confronto tutto centrato sull’odio. Lo stesso agire sociale è fatto di nemici.
Così non funziona, nessuno vince e tutti perdono in una dinamica siffatta. Rimaniamo schiacciati in un presente insostenibile. Ma la politica è visione. Se manca la visione non è politica, è disbrigo pratiche, per carità, anche quella un’azione necessaria, ma non è politica.
E allora cerchiamo di definire la nostra identità, sia personale, se siamo in una dinamica personale, sia politica, se siamo in una dinamica politica. La nostra identità politica e il nostro messaggio politico a prescindere dagli altri.
Una volta si diceva il personale è politico. Esco dall’astratto: chi sono io e chi voglio sia il mio partito e cosa propongo e qual è la mia cultura politica, il mio orizzonte e i miei obiettivi?
Intanto non credo che la demonizzazione degli altri aiuti a definirmi e nemmeno aiuti voi a definire i vostri bisogni se mi insultate.
Sono una persona che viene dal popolo, perchè i miei nonni erano contadini e i miei genitori maestri.
Sono una persona che crede che la cultura e la conoscenza e le competenze siano fondamentali nella vita, così importanti da essere diventata insegnante, nonostante la mia laurea in architettura.
Sono una persona che crede che la politica e l’azione del mio partito debba concentrarsi nello sforzo di affrancare le persone dal bisogno e dalla schiavitù del bisogno, perchè è il bisogno quello che crea le paure, le rabbie e e la soggezione.
Non si combattono le teste vuote, ma le tasche vuote.
Paure, rabbia e soggezione sono i terreni migliori per far nascere nazismi e mafie.
E queste sono le mie radici politiche culturali e ideali, che si identificano in figure che quella cultura e quegli ideali hanno rappresentato e testimoniato.
Nazismi e mafie non si abbattono con le manifestazioni e i cortei, anche se questi servono a testimoniare chi si è. In piazza ci sono stata, ci sono e ci sarò, ma non basta.
Nazismi e mafie si abbattono affrancando le persone dalla schiavitù del bisogno. Regalando loro il diritto alla libertà e all’autodeterminazione. Chi ha fame non è libero nè può autodeterminarsi, se non nella ricerca del cibo e due sono le vie: o si ribella e si affranca o soccombe alla servitù, chiamatelo feudo, chiamatela mafia, chiamatela clientela.
E’ la storia della nostra terra.
Io lotto contro: contro il feudo, contro la mafia e contro la clientela, tutti attegiamenti mentali oltre che reali che implicano la sottomissione delle persone.
Lotto contro la sottomissione delle persone senza paura e con chiarezza, senza gli eroismi, che a volte deresponsabilizzano, ma con la quotidianità di una testa libera.
E tale voglio che sia la mia terra, un insieme di teste libere.
Ecco perchè mi interessa di più l’azione sugli ultimi, le cose che possono migliorare la collettività e non i singoli, e le vie per mediare le ragioni di tutti, piuttosto che la via per avere ragione.
E per affrancare dal bisogno servono scuola, migliore e buona, formazione, migliore ed efficace, e lavoro.
E per lavorare serve saper fare e portare le persone nelle condizioni di essere preparate a saper fare per buone a se stesse e alla propria famiglia.
Ecco, tutto il resto è conseguente.
Ma veramente tutto il resto. Economia, innovazione, nuove vie o vie già praticate.
Serve anche una cultura politica, per definire e ritracciare un percorso futuro: la mia cultura politica è quella della sinistra, per i suoi valori e la sua lotta contro le diseguaglianze, per i diritti, per l’ambiente e per la cultura. Ma tutte queste lotte devono praticarsi con nuove regole e nuove parole, perchè le vecchie non bastano più, non è semplice, ma le battaglie difficili sono quelle che esigono impegno e che danno maggiore forza.
Ora: potete dirmi che altri sono migliori, ed è così, potrete dirmi che il mio partito non basta, ed è così, potete dirmi che in passato la politica ha ammazzato la nostra terra ed è così, ma solo se solleviamo la testa dal bisogno, solo se consideriamo i nostri simili, simili a noi e non nemici, solo se torniamo alle basi dell’educazione e del vivere civile noi ci risolleviamo.
E questo io lo faccio, lo faccio nelle mie classi, lo pratico nella mia azione politica, che svolgo da dieci anni, e lo studio nelle cose concrete, perchè piano piano bisogna arrivarci con provvedimenti fatti bene e sensati.
Non credo nelle rivoluzioni e nemmeno nelle bacchette magiche, la mia natura popolare e il mio essere nipote di contadini mi fa dire che si raccoglie se si semina e se si coltiva, piano piano, e lo dobbiamo fare tutti.
Credo che le persone perbene siano ovunque e anche quelle meno per bene, e per migliorare davvero piano piano e insieme dobbiamo fare lo sforzo di discernere oltre i simboli.
Io lo so che su tutto prevale un sentimento di delusione e un’esigenza insopprimibile di cambiamento, ma queste due variabili ciascuno le deve riportare sulla propria persona e sui propri comportamenti, sennò si gira a vuoto. Non si può condannare la politica insultando o seminando odio o riportando in modo superficiale fandonie, perchè sennò si rimane prigionieri del peggio che vorremmo mutare. Vale per il singolo, vale per e media, per la stampa, per i social, per tutto.
Potete anche continuare a ripetere insulti o a dirmi di lasciare perdere, di cambiare partito, e altro ancora. Non serve a voi e non serve a me.
Ma non sarà così: io non cambio. E questo dovrebbe rassicurarvi, perchè anche se votate altri, è bene che anche negli altri schieramenti, quelli che disprezzate, ci siano persone che si sforzano di fare bene, senza demagogia, senza promesse o fuochi d’artificio, persone che studiano, che ci mettono la testa e anche il cuore. E io credo che non dipenda da una sigla, ma dalla propria storia.
Il personale è politico, ma la politica deve disegnare futuro, orizzonti sensati, ideali e valori, non deve solo risolvere le emergenze di adesso, che sono pure tante, ma deve risolverle cercando di capire dove vogliamo andare.
Io voglio andare verso un futuro equo per i nostri ragazzi. Equo ma colto, capace e giudizioso. Per tutti, da quello che nasce fortunato ai meno fortunati. E solidale.
E ai meno fortunati abbiamo tolto tanto, tantissimo: meno asili, meno scuola, meno presente, meno bellezza. Non va.
Per loro voglio sogni grandi e questi esigono grandi studi, qualità, modernità. E questi sogni li voglio in Sicilia.
Cu mi ci porta? Sono sola, non ho figli e per me è una passione etica e civile. Pare strano ma così è. Non cerco un mestiere, ce l’ho, non cerco uno stipendio, ce l’ho. Non cerco un lavoro, ma di creare lavoro, sì.
Quando scrivo le mie pillole, sulle cose fatte e su quelle da fare, sul Programma del mio partito, che è una cosa seria e sudata, lasciate per un attimo da parte il vostro rancore e leggetele, per me sono cosa seria, sono frutto di impegno di tante e tante persone che ci credono come me. Entrate nel merito, criticatele nel merito, confrontiamoci anche da punti diversi col ragionamento non colo tifo dello stadio in una partita in cui nessuno ha ragione e perdiamo tutti se non ascoltiamo le ragioni. Sono di sinistra, ma mai massimalista.
Ecco, questa sono io, e questi sono tanti come me nel mio partito, e questa è stata la mia vita in 50 anni.
E no, non lascio perdere.
Mila Spicola, candidata alla Camera per il Partito Democratico.
Comment
Un discorso di alto profilo morale e politico, scritto con linguaggio semplice e comprensivo anche per i non addetti ai lavori come me.
Conoscevo la compagna Mica Spicola per i suoi scritti sull’Unità e quindi per me non è stata una sorpresa, la sua candidatura Si, sorprendentemente positiva.
Un valore aggiunto per il PD.
Ho sezionato il suo scritto in tre tronconi e sotto il titolo “Cu mi ci porta” e con una sua bella foto lo sto diffondendo tra i miei amici di facebook, invito altri a fare lo stesso.