Il coronavirus questo essere infinitesimale che sta terrorizzando il nostro mondo impotente alla sua forza, non riesce ad unire gli esseri umani almeno per combattere divisi, ma colpire uniti. Gli scienzati seri ed onesti continuano con serietà ed onesta a ripetere che i vivirus,compreso il coronavirus, sono sempre esistiti e sempre esisteranno e purtroppo la scienza non ha ancora nessun mezzo farmacologico per combatterli. Si possono attuare degli esperimenti, come quelli dell’ospedale Spallanzani sui primi ammalati, i due coniugi cinesi appena guariti, ma non si è sicuro di poterli usare per tutti i malati. Anche sui mezzi di prevenzione, tipo la misurazione della temperatura, difronte ai malati asintomatici, vale il suddetto discorso sul tentativo degli esperimenti. Quindi è evidente che gli esperimenti sono contestabili e facilmente archiviabili, eppure c’è qualcuno in politica che pur di guadagnare dei voti strumentalizza la scienza ed afferma che il virus si può fermare e distruggere se cambiamo governo, nonostante la sanità in Italia sia a gestione regionale. Io credo che difronte a comportamenti appena scritti
il centro sinistra e tutte le persone di buon senso dovrebbero far quadrato intorno all’attuale governo difendendo il suo operato e rafforzando lo spirito di collaborazione che faticosamente cerca di attuare.
Con questo auspicio e tanta speranza auguro a tutti buona fortuna e che il coronavirus cessi di spaventarci. Antonio De Matteo Pescara.
Cari Sergio, Ernesto, Gianni Moscatelli. Camillo, Rosanna, Marco, prof Clemente, prof Vespucci e tutti coloro che leggono e scrivono su questo blog, per piacere scrivete qualcosa su questo essere invisibile, il coronavirus, che sta paralizzando ed isolando l’Italia.
Il popolo Italiano in questo grave momento ha bisogno di informazioni il più possibile corrette ed essere aiutato ad affrontare questo nemico insidioso, ma non invincibile.
Facciamo in modo,almeno su questo blog, che la si smetta di cercare “l’untore”: non hanno ancora trovato quello di Manzoniana memoria. Diciamo basta alle speculazioni politiche, alle esagerazioni e cerchiamo di parlare ed affrontare i numerosi problemi che l”emergenza sta creando. È giusto chiudere tutto se in una zona vengono accertati i portatori di coronavirus e per quanto tempo? Come si fa fronte ai pesantissimi danni economici provocati dall’ isolamento delle zone colpite dal coronavirus?
Io non credo che bisogna ricorrere al “lazzaretto”, ed isolare paesi interi, ma adottare la profilassi che abbiamo applicato per tutte le altre malattie a partire dall’ Ebola, dalla Sars, la viaria, la meningite, l’aids, ecc.
Discutiamo serenamente senza impazzire. Grazie e buona giornata a tutti. Antonio De Matteo
Caro Sergio, cari tutti i frequentatori di questo blog, ma possibile che nessuno ha nulla da dire sul coronavirus? Un governatore italiano che dice: ” i cinesi mangiano i topi vivi e per questo sono loro gli untori” è una cosa normale da far passare come battuta?
Io penso che quando si criminalizza un popolo, tra l’altro della seconda e forse prima potenza mondiale, si fa un grande torto alla nostro mondo alimendando odio e discriminazione raziali e per questo chiedo scusa al popolo cinese a nome mio e ti tanti italiani-e tra i quali spero ci siano anche i frequentatori di questo blog.
Ernesto, Marco, Gianni Moscatelli, Camillo ecc su le cose suddette non possiamo che essere sulla stessa sponta o no? Un grande abbraccio a tutti a morte il coronavirus e viva l’unità dei popoli della terra.
Antonio De Matteo Milano
Caro Ernesto, il tuo contributo è sicuramente utile e sarebbero utili anche altre proposte, se saranno come il tuo che cerca di dare un algoritmo, razionalmente, onestamente e non dogmaticamente, per leggere le tante informazioni del web soprattutto in questo difficile momento di paure e grandi incertezze. Forza anziani e giovani: noi siamo più forte del coronavirus e vinceremo. Non ci facciamo prendere dallo sconforto e dalla pura e seguiamo le norme igieniche che le autorità sanitarie accreditate ci consigliano conducendo una vita normale. Un grande abbraccio, con il pensiero, quelli veri rimandiali insieme alle strette di mani a dopo i coronavirus. Antonio De Matteo Milano
Caro Antonio, rispondo al tuo accorato appello. Per quanto riguarda il Corona virus, non so perché lo scrivo con la maiuscola quel bastardo non se la merita, non posso aggiungere altro a ciò che tu ed Ernesto avete detto ,perché mi trovate pienamente d’accordo con Voi.
Come sai sono un’imprenditore, in pensione, ma la mia azienda sta ancora lavorando tramite mia figlia e i miei nipoti,. Sono di nuovo preoccupato per la situazione economica.
Al momento diciamo che l’economia reale non ha subito grossi contraccolpi ma ce li aspettiamo da un momento all’altro . Infatti cominciano a mancare i pezzi per costruire e con questi ritardi qualche avvoltoio ne approfitterà per fotterci qualche cliente. Non è un problema solo mio ma di migliaia di aziende. I fatturati diminuiranno e cosa può succedere? Può succedere che le banche vedendo i fatturati diminuire e fermeranno i crediti e così gli investimenti si fermeranno. Io non ho la ricetta ma un po’ di esperienza con la crisi del 2008 in poi me la sono fatta. In quella crisi , dalla quale ci siamo salvati per miracolo ,è mancata o non è stata sufficiente la presa di coscienza da parte del governo e dell’europa e molte aziende sono fallite a causa dei crediti dei loro clienti non onorati. Le banche se qualcuno non ti paga , per vari motivi , non incolpano chi non ti ha pagato ma ti restringono la fiducia e magari ti chiedono di rientrare dal loro credito e così la frittata è fatta.
Solo immettendo liquidità ci si può salvare sia da parte della banca centrale europea sia da Bankitalia . Se questo non sarà fatto la vedo molto dura.
Marco bs
Ho letto le nuove norme del ministero della sanità ed in generale sono tutte norme di buon senso facilmente applicabile, tranne una impossibile da realizzsre. Qualcuno mi spiega su questo blog come si fa a rispettare la distanza di circa due metri fra persone ai fini della protezione dal coronavirus?
Penso ai mezzi pubblici, alle scuole, ai negozi, ed anche camminando per strada.
Mi sembra insensata questa norma: è come dire ad un obeso di smettere di mangiare per dimagrire. Esperti in medicina per piacere non scrivete norme impossibile da rispettare. In attesa di qualche risposta buona giornata a tutti, Antonio De MAtteo Milano
In questo periodo difficile per il nostro paese e soprattutto per Milano, ognuno di noi anziché polemizzare cercando un capro espiatorio, faccia una proposta utile alla comunità in cui vive.
Ecco la mia. Per fare la spesa, per quanto è possibile, utilizzate i pochi negozi sotto casa, mantenendo le distanze di almeno un metro, entrando nel negozio uno alla volta senza stringere mani e se vi sedeti al tavolo distanziatovi di almeno un metro pretendendo l’utilizzo della mascherina chirurgica dal gestore del locale che si deve posizionare almeno ad un metro da voi. Non è difficile adottare le suddette regole, tanti locali pubblici le hanno gia adottate, contribuendo a combattere e vincere l’invisibile e cattivo coronavirus. Forza Italiani dal nord al sud abbiamo un solo nemico da battere, un essere invisibile e pericoloso per la nostra specie. Vinceremo questa battaglia se impareremo a rispettare le regole ed insieme, aiutandoci, risolveremo i gravi problemi che ci attenderanno.
Auguri ed un caro saluto a tutti Antonio De Matteo Pescara
Rispondo anche io come imprenditore, come Te Maurizio d’altra parte. La mia attività è piccola, ho 43 dipendenti quindi….. 43 famiglie. Sono la ricchezza dell’azienda. Hanno tutti mutui, figli, speranze e paure. Semplificando molto…. in questi anni hanno prodotto più di quanto hanno guadagnato ed io ho sempre reinvestito e creato sicurezza per tutti. Ho avuto culo! Ora c’è un problema. Sta a me, in primis, prendere in mano la situazione ed usare gli utili fatti negli anni per garantire la sicurezza di tutti loro per traghettare questo momento…. finché ce la farò. E ce la faremo!!! Sarò all’anticha ma per me prima di tutto i collaboratori e le loro famiglie. Cerco sempre di guardare i miei problemi e le mie risorse (evito di dire che è colpa di altri) . Le aziende più deboli potranno avere grossi problemi…. Ma li ci sono problemi strutturali vecchi. Momenti duri cari amici…. ma teniamo botta. Un abbraccio a tutti.
Ecco un’altra proposta concreta di cosa ogni cittadino- a puo’ fare per combattere il terribile ed invisibile
Coronavirus, Forse è meglio che polemizzare su Renzi e Salvini. Non è vero cari Sergio ed Ernesto.
Antonio De MAtteo. PEscara
Cari amici di questo blog, visto il momento difficile ed imprevedibile che stiamo. attraversando, non ritenete di poter scrivere come affrontate voi tutti questo momento surreale, ma concreto e vero?
Io penso che aiuterebbe tutti noi il sapere che l’Italia non si arrende e cerca, rispettando l’ordinanza del governo, emanata su consiglio degli esperti scienzati, di vivere una vita per quanto si può normale.
Sapere ad esempio come il preside irpino gestisce la sua scuola potrebbe aiutare altri presidi ad avviare una qualche forma di vita nella scuole italiana costretta a sospendere la didattica. La preside della mia compagna, che insegna matematica all’ istituto Volta di Pescara, sta cercando di organizzare le lezioni via Web con grande difficoltà, ma con altrettanta passione.
L’ oncolo potrebbe potrebbe raccontarci se riesce a curare i suoi malati. L’ imprenditore potrebbe dirci se riesce a gestire la sua azienda e quale sono le sue difficoltà. Il pensionato potrebbe scrivere come passa la sua giornata e quali sono le sue difficoltà.Io pensionato sto in casa ed esco, a ” quattro zampe” visto la mia convalescenza per una frattura scomposta di tibia e perone, solo per fare la spesa. Sergio potrebbe comunicare attraverso le sue vignette la speranza che ce la faremo a battere il maledetto covid 19. Forza facciamo vivere questo blog alimentando la speranza in tutti noi. Un grande abbraccio con il cuore e non con le mani, a tutti Antonio De Matteo Pescara
Da “Ricomincio da tre” (Massimo Troisi, 1981):
“Quando c’è l’amore, c’è tutto!” dice lei.
“Guarda ca quella è ‘a salute…!” risponde lui.
Sembra proprio attuale, vero?
E invece no. La salute non è tutto. Purtroppo. È tanto, tantissimo, ma non è tutto.
Hai un bel dire: “Primum vivere, deinde philisophari”, ma nelle nostre società (non solo occidentali) non è più del tutto vero.
Vivere è diventato molto più complicato di una volta e richiede (sì, richiede, perché cambiare non è cosa facile o indolore) anche molto altro in aggiunta alla salute. La nostra società ormai ha bisogno di una impressionante quantità di attività collettive per funzionare e quindi l’aspetto sanitario è importantissimo, ma non è l’unico.
In altre epoche storiche non era così: il problema primario (sempre, non solo durante le emergenze) era sopravvivere, tirare avanti, tra carestie, guerre, appunto epidemie, soprusi, stenti vari. Il sistema sociale era molto rudimentale e le esigenze delle persone erano solo basilari (escludendo la piccola cerchia delle élite, peraltro esposte anch’esse a quasi tutte le disgrazie di cui sopra…). Tutto era legato a scarni rapporti sociali, spesso dominati dalla forza bruta del signore, del padrone, del potente di turno. E anche la borghesia nascente non sfuggiva a questo schema, tant’è che sono state necessarie le rivoluzioni per cambiarlo.
Adesso è tutto diverso: un’epidemia come questa che stiamo vivendo mette in gioco tutte le innumerevoli relazioni tra le persone, ci costringe a modificare profondamente le nostre abitudini, ci colpisce nella nostra vita quotidiana, tutte cose alle quali non siamo né disposti né pronti a rinunciare (e neanche a mettere tanto in discussione, se vogliamo essere sinceri).
Un aspetto positivo però questa emergenza ce l’ha (almeno rispetto ad altre di cui abbiamo purtroppo recente e tragica esperienza): non distrugge le capacità produttive, non colpisce le infrastrutture, non azzera l’offerta di prodotti e servizi. Sospende la domanda, certo, blocca o pregiudica le attività per un tempo limitato (che non siamo ancora in grado di quantificare, però…), ma resta tutto in piedi, tutto funzionante, tutto pronto a ripartire. Sempre che le condizioni economiche lo permettano, ovvero che ci siano ancora gli operatori, gli imprenditori, i denari, non ultima la fiducia, per rimettersi a lavorare e produrre di nuovo: prodotti, servizi, commercio, prestazioni, tutto… e dal giorno dopo la fine dichiarata delle limitazioni in atto.
Ecco perché insieme all’emergenza sanitaria (ripeto: insieme) non bisogna trascurare di pre – disporre (va fatto subito…!) le opportune protezioni economiche per chiunque ne abbia bisogno. Chiunque. Le imprese ed anche le famiglie, se non vogliamo che i consumi si deprimano troppo e parta una terribile fase di deflazione. Significa immediata disponibilità di liquidità e conseguenti coperture per chi la deve erogare, cioè le banche.
Quindi, teniamo bene in mente che le emergenze sono DUE, e non una sola.
E servono soldi per entrambe, tanti soldi, che per fortuna al mondo non mancano, purché chi li ha sia opportunamente incentivato a metterli in circolo.
Nel nostro caso partiamo con un debito pubblico elevatissimo, il che non aiuta; ma i dubbi sulla solvibilità del Paese sono limitati, a patto di avere Governi credibili con governanti capaci e competenti. Un ulteriore debito, inevitabile, DEVE però essere accompagnato da una ristrutturazione profonda e visibile dei meccanismi di spesa, con un ferreo controllo centralizzato delle maggiori voci.
La Sanità, appunto, è una di quelle e vale 115 miliardi nel 2019. I valori medi della spesa per la sanità pubblica e privata in Italia non sono distanti dai Paese “migliori” e sono molto vicini alle medie europee. Senza dubbio bisognerà spendere ancora di più ma, nonostante ciò, sappiamo benissimo che oggi le prestazioni sanitarie offerte sul territorio passano da zone di assoluta eccellenza a zone di forte inadeguatezza. E non si può genericamente attribuire tutto ai “tagli”, come si sente ogni momento nei telegiornali e nei talk show. Ammesso che tagli ci siano stati (ma a me risultano tagli solo sugli aumenti previsti, e non tagli in assoluto) resta sempre da spiegare (si fa per dire…) perché in Calabria ed in Sicilia la Sanità non sia come in Emilia o in Veneto o in Toscana. Esistono disparità non degne di un Paese come l’Italia e bisogna metterci mano una volta per tutte.
La ripartizione di poteri tra Stato e Regioni non può non essere messa in discussione, e bisogna farlo una buona volta, con coraggio e determinazione.
Che possa riuscirci Conte con questo Governo è tutto da dimostrare, ma qualcuno deve pur farlo. Certamente non la destra, che in questo Paese è anarcoide, ribellista, o addirittura di derivazione secessionista.
Questa terribile esperienza che stiamo vivendo DEVE insegnarci qualcosa e DEVE essere trasformata in una opportunità di riforme.
Forse non tutto il male viene per nuocere, forse la coscienza di quello che stiamo rischiando con un Paese poco efficace e poco efficiente si starà allargando, forse la competenza tornerà di moda, forse anche la politica alta potrà avere più appeal. Forse.
Certamente mi illudo, lo so. Ma cosa ci serve ancora per capire? Cosa deve ancora succedere? Tutte le sette (o dieci, fate voi) piaghe o ci facciamo bastare la prima? (E vi abbuono le altre precedenti, su cui mi sono già intrattenuto…)
Coraggio e auguri a tutti.
Caro Ernesto, condivido completamente quello che hai scritto e ti ringrazio, ma mi pare che il governo stia andando nella direzione da te auspicata: ha stanziato come aiuto alle famiglie ed alle imprese 25 miliardi di Euri ed ha gatantito che nessuno perderà il posto di lavoro per colpa del covid 19.
Gli italiani, soprattutto medici ed infermieri, in prima linea nella guerra che stiamo combattendo, danno l’anima per salvare vite umane ed a loro va il nostro ringraziamento, il nostro applauso ed un grande abbraccio. Le ditte continuano a lavorare in condizioni estreme per assicurarci i generi di prima necessità. I supermercati funzionano e tutti rispettono le ordinanze del governo suggerite dagli scienzati. Grazie a tutti da parte mia e credo di questo blog. Coraggio ed Auguri a tutti: vincermo! Buona serata a tutti Antonio De Matteo Pescara
Di fronte a fenomeni così complessi e delicati come la diffusione di una pandemia bisogna stare molto attenti a sparare giudizi, analisi, conclusioni, che rischiano di confondere le idee, di diffondere panico inopportuno o altrettanto inopportuna sicurezza.
Siamo di fronte ad un fenomeno di proporzioni mai viste dai tempi della Spagnola (giusto cento anni fa), con l’aggravante che adesso questo virus colpisce una popolazione mondiale di quasi 8 miliardi di persone (allora era poco più di 1,5 miliardi, e molto più diradata), popolazione che in gran parte si muove continuamente, molto rapidamente, in una interconnessione globale mai vista nella storia dell’umanità. Oggi davvero tutto il mondo è a portata di mano (e di virus) ed infatti possiamo constatare come in poco più di 45 giorni il contagio ha coinvolto praticamente tutti, con conseguenze ancora non compiutamente prevedibili.
Però su alcuni aspetti basilari conviene cercare di ragionare, anche solo usando argomenti logico-matematici, e senza invadere i campi specialistici dei virologi, degli infettivologi, degli epidemiologi.
Partire dai (pochi) dati certi per valutare quelli incerti:
1) il numero dei deceduti è certo: e mi pare oziosa la distinzione tra morti “con” il virus o “per” il virus, in quanto se chi è morto era infettato, come minimo il virus è stato causa accelerante;
2) certo è anche il numero dei ricoverati in terapia intensiva, che costituiscono il problema capitale, vista la limitatezza dei posti disponibili negli ospedali;
3) ci sono anche i ricoverati in isolamento, con sintomatologie che non necessitano di terapia intensiva;
4) altri, asintomatici, sono in isolamento domiciliare, e si sa quanti sono;
5) infine, i guariti (beati loro!), che si spera non abbiano ricadute.
Fine delle certezze.
Il numero dei contagiati, che pure viene fornito quotidianamente, non mi pare invece particolarmente significativo. È legato al numero dei tamponi eseguiti che, per disposizione dell’OMS, è eseguito solo su chi presenta sintomi o ha avuto contatti con contagiati certi, e quindi ha già alte probabilità di essere infettato.
Quanti siano davvero quelli che si portano dentro il virus senza avere sintomi (almeno per il momento), non è dato saperlo. Eppure, sarebbe il vero dato importante, sul quale fare ogni parametrazione.
Intendiamoci, non è che il numero ce lo tengano nascosto, è che proprio non è misurabile, se non con ipotetiche campagne di tamponi su vasti campioni statistici della popolazione.
Calcolare la mortalità sui contagiati già rilevati porta quindi a delle esagerazioni pazzesche; perché, se poi si estrapola il dato su tutta la popolazione, si arriva a numeri terrificanti, da flagello biblico.
Stupisce che anche matematici di professione cadano in questo marchiano errore; l’altra sera in tv, uno di questi, e non proprio l’ultimo arrivato, calcolava che se ci sono 1000 deceduti su 15.000 contagiati (arrotondo le cifre per semplicità), vorrebbe dire il 6,67%. Riportando questa percentuale alla popolazione, si arriverebbe ad una attesa di milioni di morti.
Roba da far rizzare i capelli. Fortunatamente NON è così.
È del tutto ragionevole invece supporre che i contagiati siano molti ma molti di più rispetto a quelli censiti: non sappiamo quanti, ma potrebbero essere dieci, cento volte di più, col che le percentuali tornerebbero a valori meno terribili, anche di ordini di grandezza inferiori.
Non a caso Angela Merkel, laureata in fisica con un dottorato in chimica quantistica, e quindi molto a suo agio con le funzioni matematiche, ha parlato di possibilità di contagi, nel tempo, del 60-70% della popolazione, sottolineando che il vero problema è quello di diluirli, in modo da permettere alle strutture sanitarie di attrezzarsi a prestare le cure necessarie a quella percentualmente piccola, ma numericamente consistente parte di malati, bisognosi di cure intensive.
È d’altronde quello che ci dicono tutti i giorni, quando ci chiedono di stare a casa, di diradare al massimo i rapporti sociali, i contatti, ogni possibilità di contagio; tutto serve a diminuire il numero degli infettati bisognosi di cure importanti.
Questa è un’emergenza delle strutture sanitarie che, anche dove sono ottime, sono comunque efficienti, e per questo non sono ridondanti, ragion per cui di fronte a questi picchi vanno in crisi.
Impareremo da questa esperienza che è opportuno progettare le strutture con una certa ridondanza, ma soprattutto dovremo prevedere meccanismi flessibili che possano fare fronte a fenomeni, rari ma gravi, come quello che stiamo vivendo. Gli ospedali provvisori dei cinesi, ad esempio, sembrano una soluzione molto interessante, da studiare e copiare.
Questo virus, per fortuna, non sembra particolarmente letale, tanti se lo portano dentro senza problemi o con problemi lievissimi, ma qualcun altro no, ed è a questi che bisogna pensare.
Dalla clausura di Torino vi giunga un abbraccio virtuale.
We’ll meet again,
don’t know where,
don’t know when,
but I know we’ll meet again
Some sunny day.
(Vera Lynn, 1939)
(Il dott. Stranamore, Stanley Kubrick, 1964)
Cari amici di questo blog, per vincere questa guerra contro l’attuale epidemia abbiamo bisogno di sperare.Quindi le notizie certificate che ci aumentano la speranza fanno diffuse ed incoraggiati i protagonisti delle stesse. Allora, mentre ringrazio Sergio che ci ospita su questo blog, vorrei applaudire e ringraziare i medici cinesi e quelli napolitani che hanno testato con risultati incoraggianti sui malati di covid19 un vecchio farmaco antinfiammatorio per la cura dell’artrite reumatoide ( spero di non aver sbagliato i termini medici ). Un’ altra grande speranza ci viene data dai tanti ricercatori, a partire da quelli cinesi, che studiano il maledetto coronavirus lavorando incessantemente e con passione all’approntamento di un vaccino. Infine tutti noi italiani-e possiamo alimentare un’altra grande speranza stando a casa, rispettando le ordinanze del governo, emanate su suggerimento degli scienziati esperti dei virus, e contribuendo così a rallentare la diffusione del “cornutovirus” covid 19. Per incoraggiare e strammatizzare su quest’ultimo sacrificio, preciso che io settantenne, porca vacca, a causa di un incidente, del quale ho gia scritto su questo blog, sono recluso da tre mesi ed ora che potrei cominciare ad uscire a
“quattro zampe” ( con le stampelle ) mi dicono che fuori c’è un essere invisibile e terribile che uccide i più deboli. Ci ho pensato e sono contento di stare in casa: sono debole, ma ancora sano di mente ed in grado di piegare il braccio “a manico di ombrello” mandando a quel paese il covid 19.
Forza ce la faremo ,se resteremo uniti, brandendo le polemiche ed adottando una parola che ci ha gia salvato: RESISTERE! RESISTERE!…….
Auguri a tutti Antonio De Matteo Pescara
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Il coronavirus questo essere infinitesimale che sta terrorizzando il nostro mondo impotente alla sua forza, non riesce ad unire gli esseri umani almeno per combattere divisi, ma colpire uniti. Gli scienzati seri ed onesti continuano con serietà ed onesta a ripetere che i vivirus,compreso il coronavirus, sono sempre esistiti e sempre esisteranno e purtroppo la scienza non ha ancora nessun mezzo farmacologico per combatterli. Si possono attuare degli esperimenti, come quelli dell’ospedale Spallanzani sui primi ammalati, i due coniugi cinesi appena guariti, ma non si è sicuro di poterli usare per tutti i malati. Anche sui mezzi di prevenzione, tipo la misurazione della temperatura, difronte ai malati asintomatici, vale il suddetto discorso sul tentativo degli esperimenti. Quindi è evidente che gli esperimenti sono contestabili e facilmente archiviabili, eppure c’è qualcuno in politica che pur di guadagnare dei voti strumentalizza la scienza ed afferma che il virus si può fermare e distruggere se cambiamo governo, nonostante la sanità in Italia sia a gestione regionale. Io credo che difronte a comportamenti appena scritti
il centro sinistra e tutte le persone di buon senso dovrebbero far quadrato intorno all’attuale governo difendendo il suo operato e rafforzando lo spirito di collaborazione che faticosamente cerca di attuare.
Con questo auspicio e tanta speranza auguro a tutti buona fortuna e che il coronavirus cessi di spaventarci. Antonio De Matteo Pescara.
Un appello
Cari Sergio, Ernesto, Gianni Moscatelli. Camillo, Rosanna, Marco, prof Clemente, prof Vespucci e tutti coloro che leggono e scrivono su questo blog, per piacere scrivete qualcosa su questo essere invisibile, il coronavirus, che sta paralizzando ed isolando l’Italia.
Il popolo Italiano in questo grave momento ha bisogno di informazioni il più possibile corrette ed essere aiutato ad affrontare questo nemico insidioso, ma non invincibile.
Facciamo in modo,almeno su questo blog, che la si smetta di cercare “l’untore”: non hanno ancora trovato quello di Manzoniana memoria. Diciamo basta alle speculazioni politiche, alle esagerazioni e cerchiamo di parlare ed affrontare i numerosi problemi che l”emergenza sta creando. È giusto chiudere tutto se in una zona vengono accertati i portatori di coronavirus e per quanto tempo? Come si fa fronte ai pesantissimi danni economici provocati dall’ isolamento delle zone colpite dal coronavirus?
Io non credo che bisogna ricorrere al “lazzaretto”, ed isolare paesi interi, ma adottare la profilassi che abbiamo applicato per tutte le altre malattie a partire dall’ Ebola, dalla Sars, la viaria, la meningite, l’aids, ecc.
Discutiamo serenamente senza impazzire. Grazie e buona giornata a tutti. Antonio De Matteo
Caro Sergio, cari tutti i frequentatori di questo blog, ma possibile che nessuno ha nulla da dire sul coronavirus? Un governatore italiano che dice: ” i cinesi mangiano i topi vivi e per questo sono loro gli untori” è una cosa normale da far passare come battuta?
Io penso che quando si criminalizza un popolo, tra l’altro della seconda e forse prima potenza mondiale, si fa un grande torto alla nostro mondo alimendando odio e discriminazione raziali e per questo chiedo scusa al popolo cinese a nome mio e ti tanti italiani-e tra i quali spero ci siano anche i frequentatori di questo blog.
Ernesto, Marco, Gianni Moscatelli, Camillo ecc su le cose suddette non possiamo che essere sulla stessa sponta o no? Un grande abbraccio a tutti a morte il coronavirus e viva l’unità dei popoli della terra.
Antonio De Matteo Milano
Allego un mio contribuito, sperando sia utile.
https://www.uominiebusiness.it/default.aspx?c=634&a=28376&tag=02-03-2020-Veroononvero?
Caro Ernesto, il tuo contributo è sicuramente utile e sarebbero utili anche altre proposte, se saranno come il tuo che cerca di dare un algoritmo, razionalmente, onestamente e non dogmaticamente, per leggere le tante informazioni del web soprattutto in questo difficile momento di paure e grandi incertezze. Forza anziani e giovani: noi siamo più forte del coronavirus e vinceremo. Non ci facciamo prendere dallo sconforto e dalla pura e seguiamo le norme igieniche che le autorità sanitarie accreditate ci consigliano conducendo una vita normale. Un grande abbraccio, con il pensiero, quelli veri rimandiali insieme alle strette di mani a dopo i coronavirus. Antonio De Matteo Milano
Caro Antonio, rispondo al tuo accorato appello. Per quanto riguarda il Corona virus, non so perché lo scrivo con la maiuscola quel bastardo non se la merita, non posso aggiungere altro a ciò che tu ed Ernesto avete detto ,perché mi trovate pienamente d’accordo con Voi.
Come sai sono un’imprenditore, in pensione, ma la mia azienda sta ancora lavorando tramite mia figlia e i miei nipoti,. Sono di nuovo preoccupato per la situazione economica.
Al momento diciamo che l’economia reale non ha subito grossi contraccolpi ma ce li aspettiamo da un momento all’altro . Infatti cominciano a mancare i pezzi per costruire e con questi ritardi qualche avvoltoio ne approfitterà per fotterci qualche cliente. Non è un problema solo mio ma di migliaia di aziende. I fatturati diminuiranno e cosa può succedere? Può succedere che le banche vedendo i fatturati diminuire e fermeranno i crediti e così gli investimenti si fermeranno. Io non ho la ricetta ma un po’ di esperienza con la crisi del 2008 in poi me la sono fatta. In quella crisi , dalla quale ci siamo salvati per miracolo ,è mancata o non è stata sufficiente la presa di coscienza da parte del governo e dell’europa e molte aziende sono fallite a causa dei crediti dei loro clienti non onorati. Le banche se qualcuno non ti paga , per vari motivi , non incolpano chi non ti ha pagato ma ti restringono la fiducia e magari ti chiedono di rientrare dal loro credito e così la frittata è fatta.
Solo immettendo liquidità ci si può salvare sia da parte della banca centrale europea sia da Bankitalia . Se questo non sarà fatto la vedo molto dura.
Marco bs
Ho letto le nuove norme del ministero della sanità ed in generale sono tutte norme di buon senso facilmente applicabile, tranne una impossibile da realizzsre. Qualcuno mi spiega su questo blog come si fa a rispettare la distanza di circa due metri fra persone ai fini della protezione dal coronavirus?
Penso ai mezzi pubblici, alle scuole, ai negozi, ed anche camminando per strada.
Mi sembra insensata questa norma: è come dire ad un obeso di smettere di mangiare per dimagrire. Esperti in medicina per piacere non scrivete norme impossibile da rispettare. In attesa di qualche risposta buona giornata a tutti, Antonio De MAtteo Milano
In questo periodo difficile per il nostro paese e soprattutto per Milano, ognuno di noi anziché polemizzare cercando un capro espiatorio, faccia una proposta utile alla comunità in cui vive.
Ecco la mia. Per fare la spesa, per quanto è possibile, utilizzate i pochi negozi sotto casa, mantenendo le distanze di almeno un metro, entrando nel negozio uno alla volta senza stringere mani e se vi sedeti al tavolo distanziatovi di almeno un metro pretendendo l’utilizzo della mascherina chirurgica dal gestore del locale che si deve posizionare almeno ad un metro da voi. Non è difficile adottare le suddette regole, tanti locali pubblici le hanno gia adottate, contribuendo a combattere e vincere l’invisibile e cattivo coronavirus. Forza Italiani dal nord al sud abbiamo un solo nemico da battere, un essere invisibile e pericoloso per la nostra specie. Vinceremo questa battaglia se impareremo a rispettare le regole ed insieme, aiutandoci, risolveremo i gravi problemi che ci attenderanno.
Auguri ed un caro saluto a tutti Antonio De Matteo Pescara
Rispondo anche io come imprenditore, come Te Maurizio d’altra parte. La mia attività è piccola, ho 43 dipendenti quindi….. 43 famiglie. Sono la ricchezza dell’azienda. Hanno tutti mutui, figli, speranze e paure. Semplificando molto…. in questi anni hanno prodotto più di quanto hanno guadagnato ed io ho sempre reinvestito e creato sicurezza per tutti. Ho avuto culo! Ora c’è un problema. Sta a me, in primis, prendere in mano la situazione ed usare gli utili fatti negli anni per garantire la sicurezza di tutti loro per traghettare questo momento…. finché ce la farò. E ce la faremo!!! Sarò all’anticha ma per me prima di tutto i collaboratori e le loro famiglie. Cerco sempre di guardare i miei problemi e le mie risorse (evito di dire che è colpa di altri) . Le aziende più deboli potranno avere grossi problemi…. Ma li ci sono problemi strutturali vecchi. Momenti duri cari amici…. ma teniamo botta. Un abbraccio a tutti.
Ecco un’altra proposta concreta di cosa ogni cittadino- a puo’ fare per combattere il terribile ed invisibile
Coronavirus, Forse è meglio che polemizzare su Renzi e Salvini. Non è vero cari Sergio ed Ernesto.
Antonio De MAtteo. PEscara
Precisazione: l’imprenditore che fa la proposta su scritta è un mio amico ed ex compagno di scuola medie superiori. Buona serata a tutti Antonio
Cari amici di questo blog, visto il momento difficile ed imprevedibile che stiamo. attraversando, non ritenete di poter scrivere come affrontate voi tutti questo momento surreale, ma concreto e vero?
Io penso che aiuterebbe tutti noi il sapere che l’Italia non si arrende e cerca, rispettando l’ordinanza del governo, emanata su consiglio degli esperti scienzati, di vivere una vita per quanto si può normale.
Sapere ad esempio come il preside irpino gestisce la sua scuola potrebbe aiutare altri presidi ad avviare una qualche forma di vita nella scuole italiana costretta a sospendere la didattica. La preside della mia compagna, che insegna matematica all’ istituto Volta di Pescara, sta cercando di organizzare le lezioni via Web con grande difficoltà, ma con altrettanta passione.
L’ oncolo potrebbe potrebbe raccontarci se riesce a curare i suoi malati. L’ imprenditore potrebbe dirci se riesce a gestire la sua azienda e quale sono le sue difficoltà. Il pensionato potrebbe scrivere come passa la sua giornata e quali sono le sue difficoltà.Io pensionato sto in casa ed esco, a ” quattro zampe” visto la mia convalescenza per una frattura scomposta di tibia e perone, solo per fare la spesa. Sergio potrebbe comunicare attraverso le sue vignette la speranza che ce la faremo a battere il maledetto covid 19. Forza facciamo vivere questo blog alimentando la speranza in tutti noi. Un grande abbraccio con il cuore e non con le mani, a tutti Antonio De Matteo Pescara
Da “Ricomincio da tre” (Massimo Troisi, 1981):
“Quando c’è l’amore, c’è tutto!” dice lei.
“Guarda ca quella è ‘a salute…!” risponde lui.
Sembra proprio attuale, vero?
E invece no. La salute non è tutto. Purtroppo. È tanto, tantissimo, ma non è tutto.
Hai un bel dire: “Primum vivere, deinde philisophari”, ma nelle nostre società (non solo occidentali) non è più del tutto vero.
Vivere è diventato molto più complicato di una volta e richiede (sì, richiede, perché cambiare non è cosa facile o indolore) anche molto altro in aggiunta alla salute. La nostra società ormai ha bisogno di una impressionante quantità di attività collettive per funzionare e quindi l’aspetto sanitario è importantissimo, ma non è l’unico.
In altre epoche storiche non era così: il problema primario (sempre, non solo durante le emergenze) era sopravvivere, tirare avanti, tra carestie, guerre, appunto epidemie, soprusi, stenti vari. Il sistema sociale era molto rudimentale e le esigenze delle persone erano solo basilari (escludendo la piccola cerchia delle élite, peraltro esposte anch’esse a quasi tutte le disgrazie di cui sopra…). Tutto era legato a scarni rapporti sociali, spesso dominati dalla forza bruta del signore, del padrone, del potente di turno. E anche la borghesia nascente non sfuggiva a questo schema, tant’è che sono state necessarie le rivoluzioni per cambiarlo.
Adesso è tutto diverso: un’epidemia come questa che stiamo vivendo mette in gioco tutte le innumerevoli relazioni tra le persone, ci costringe a modificare profondamente le nostre abitudini, ci colpisce nella nostra vita quotidiana, tutte cose alle quali non siamo né disposti né pronti a rinunciare (e neanche a mettere tanto in discussione, se vogliamo essere sinceri).
Un aspetto positivo però questa emergenza ce l’ha (almeno rispetto ad altre di cui abbiamo purtroppo recente e tragica esperienza): non distrugge le capacità produttive, non colpisce le infrastrutture, non azzera l’offerta di prodotti e servizi. Sospende la domanda, certo, blocca o pregiudica le attività per un tempo limitato (che non siamo ancora in grado di quantificare, però…), ma resta tutto in piedi, tutto funzionante, tutto pronto a ripartire. Sempre che le condizioni economiche lo permettano, ovvero che ci siano ancora gli operatori, gli imprenditori, i denari, non ultima la fiducia, per rimettersi a lavorare e produrre di nuovo: prodotti, servizi, commercio, prestazioni, tutto… e dal giorno dopo la fine dichiarata delle limitazioni in atto.
Ecco perché insieme all’emergenza sanitaria (ripeto: insieme) non bisogna trascurare di pre – disporre (va fatto subito…!) le opportune protezioni economiche per chiunque ne abbia bisogno. Chiunque. Le imprese ed anche le famiglie, se non vogliamo che i consumi si deprimano troppo e parta una terribile fase di deflazione. Significa immediata disponibilità di liquidità e conseguenti coperture per chi la deve erogare, cioè le banche.
Quindi, teniamo bene in mente che le emergenze sono DUE, e non una sola.
E servono soldi per entrambe, tanti soldi, che per fortuna al mondo non mancano, purché chi li ha sia opportunamente incentivato a metterli in circolo.
Nel nostro caso partiamo con un debito pubblico elevatissimo, il che non aiuta; ma i dubbi sulla solvibilità del Paese sono limitati, a patto di avere Governi credibili con governanti capaci e competenti. Un ulteriore debito, inevitabile, DEVE però essere accompagnato da una ristrutturazione profonda e visibile dei meccanismi di spesa, con un ferreo controllo centralizzato delle maggiori voci.
La Sanità, appunto, è una di quelle e vale 115 miliardi nel 2019. I valori medi della spesa per la sanità pubblica e privata in Italia non sono distanti dai Paese “migliori” e sono molto vicini alle medie europee. Senza dubbio bisognerà spendere ancora di più ma, nonostante ciò, sappiamo benissimo che oggi le prestazioni sanitarie offerte sul territorio passano da zone di assoluta eccellenza a zone di forte inadeguatezza. E non si può genericamente attribuire tutto ai “tagli”, come si sente ogni momento nei telegiornali e nei talk show. Ammesso che tagli ci siano stati (ma a me risultano tagli solo sugli aumenti previsti, e non tagli in assoluto) resta sempre da spiegare (si fa per dire…) perché in Calabria ed in Sicilia la Sanità non sia come in Emilia o in Veneto o in Toscana. Esistono disparità non degne di un Paese come l’Italia e bisogna metterci mano una volta per tutte.
La ripartizione di poteri tra Stato e Regioni non può non essere messa in discussione, e bisogna farlo una buona volta, con coraggio e determinazione.
Che possa riuscirci Conte con questo Governo è tutto da dimostrare, ma qualcuno deve pur farlo. Certamente non la destra, che in questo Paese è anarcoide, ribellista, o addirittura di derivazione secessionista.
Questa terribile esperienza che stiamo vivendo DEVE insegnarci qualcosa e DEVE essere trasformata in una opportunità di riforme.
Forse non tutto il male viene per nuocere, forse la coscienza di quello che stiamo rischiando con un Paese poco efficace e poco efficiente si starà allargando, forse la competenza tornerà di moda, forse anche la politica alta potrà avere più appeal. Forse.
Certamente mi illudo, lo so. Ma cosa ci serve ancora per capire? Cosa deve ancora succedere? Tutte le sette (o dieci, fate voi) piaghe o ci facciamo bastare la prima? (E vi abbuono le altre precedenti, su cui mi sono già intrattenuto…)
Coraggio e auguri a tutti.
Caro Ernesto, condivido completamente quello che hai scritto e ti ringrazio, ma mi pare che il governo stia andando nella direzione da te auspicata: ha stanziato come aiuto alle famiglie ed alle imprese 25 miliardi di Euri ed ha gatantito che nessuno perderà il posto di lavoro per colpa del covid 19.
Gli italiani, soprattutto medici ed infermieri, in prima linea nella guerra che stiamo combattendo, danno l’anima per salvare vite umane ed a loro va il nostro ringraziamento, il nostro applauso ed un grande abbraccio. Le ditte continuano a lavorare in condizioni estreme per assicurarci i generi di prima necessità. I supermercati funzionano e tutti rispettono le ordinanze del governo suggerite dagli scienzati. Grazie a tutti da parte mia e credo di questo blog. Coraggio ed Auguri a tutti: vincermo! Buona serata a tutti Antonio De Matteo Pescara
Due o tre cose che so do lei…
Di fronte a fenomeni così complessi e delicati come la diffusione di una pandemia bisogna stare molto attenti a sparare giudizi, analisi, conclusioni, che rischiano di confondere le idee, di diffondere panico inopportuno o altrettanto inopportuna sicurezza.
Siamo di fronte ad un fenomeno di proporzioni mai viste dai tempi della Spagnola (giusto cento anni fa), con l’aggravante che adesso questo virus colpisce una popolazione mondiale di quasi 8 miliardi di persone (allora era poco più di 1,5 miliardi, e molto più diradata), popolazione che in gran parte si muove continuamente, molto rapidamente, in una interconnessione globale mai vista nella storia dell’umanità. Oggi davvero tutto il mondo è a portata di mano (e di virus) ed infatti possiamo constatare come in poco più di 45 giorni il contagio ha coinvolto praticamente tutti, con conseguenze ancora non compiutamente prevedibili.
Però su alcuni aspetti basilari conviene cercare di ragionare, anche solo usando argomenti logico-matematici, e senza invadere i campi specialistici dei virologi, degli infettivologi, degli epidemiologi.
Partire dai (pochi) dati certi per valutare quelli incerti:
1) il numero dei deceduti è certo: e mi pare oziosa la distinzione tra morti “con” il virus o “per” il virus, in quanto se chi è morto era infettato, come minimo il virus è stato causa accelerante;
2) certo è anche il numero dei ricoverati in terapia intensiva, che costituiscono il problema capitale, vista la limitatezza dei posti disponibili negli ospedali;
3) ci sono anche i ricoverati in isolamento, con sintomatologie che non necessitano di terapia intensiva;
4) altri, asintomatici, sono in isolamento domiciliare, e si sa quanti sono;
5) infine, i guariti (beati loro!), che si spera non abbiano ricadute.
Fine delle certezze.
Il numero dei contagiati, che pure viene fornito quotidianamente, non mi pare invece particolarmente significativo. È legato al numero dei tamponi eseguiti che, per disposizione dell’OMS, è eseguito solo su chi presenta sintomi o ha avuto contatti con contagiati certi, e quindi ha già alte probabilità di essere infettato.
Quanti siano davvero quelli che si portano dentro il virus senza avere sintomi (almeno per il momento), non è dato saperlo. Eppure, sarebbe il vero dato importante, sul quale fare ogni parametrazione.
Intendiamoci, non è che il numero ce lo tengano nascosto, è che proprio non è misurabile, se non con ipotetiche campagne di tamponi su vasti campioni statistici della popolazione.
Calcolare la mortalità sui contagiati già rilevati porta quindi a delle esagerazioni pazzesche; perché, se poi si estrapola il dato su tutta la popolazione, si arriva a numeri terrificanti, da flagello biblico.
Stupisce che anche matematici di professione cadano in questo marchiano errore; l’altra sera in tv, uno di questi, e non proprio l’ultimo arrivato, calcolava che se ci sono 1000 deceduti su 15.000 contagiati (arrotondo le cifre per semplicità), vorrebbe dire il 6,67%. Riportando questa percentuale alla popolazione, si arriverebbe ad una attesa di milioni di morti.
Roba da far rizzare i capelli. Fortunatamente NON è così.
È del tutto ragionevole invece supporre che i contagiati siano molti ma molti di più rispetto a quelli censiti: non sappiamo quanti, ma potrebbero essere dieci, cento volte di più, col che le percentuali tornerebbero a valori meno terribili, anche di ordini di grandezza inferiori.
Non a caso Angela Merkel, laureata in fisica con un dottorato in chimica quantistica, e quindi molto a suo agio con le funzioni matematiche, ha parlato di possibilità di contagi, nel tempo, del 60-70% della popolazione, sottolineando che il vero problema è quello di diluirli, in modo da permettere alle strutture sanitarie di attrezzarsi a prestare le cure necessarie a quella percentualmente piccola, ma numericamente consistente parte di malati, bisognosi di cure intensive.
È d’altronde quello che ci dicono tutti i giorni, quando ci chiedono di stare a casa, di diradare al massimo i rapporti sociali, i contatti, ogni possibilità di contagio; tutto serve a diminuire il numero degli infettati bisognosi di cure importanti.
Questa è un’emergenza delle strutture sanitarie che, anche dove sono ottime, sono comunque efficienti, e per questo non sono ridondanti, ragion per cui di fronte a questi picchi vanno in crisi.
Impareremo da questa esperienza che è opportuno progettare le strutture con una certa ridondanza, ma soprattutto dovremo prevedere meccanismi flessibili che possano fare fronte a fenomeni, rari ma gravi, come quello che stiamo vivendo. Gli ospedali provvisori dei cinesi, ad esempio, sembrano una soluzione molto interessante, da studiare e copiare.
Questo virus, per fortuna, non sembra particolarmente letale, tanti se lo portano dentro senza problemi o con problemi lievissimi, ma qualcun altro no, ed è a questi che bisogna pensare.
Dalla clausura di Torino vi giunga un abbraccio virtuale.
We’ll meet again,
don’t know where,
don’t know when,
but I know we’ll meet again
Some sunny day.
(Vera Lynn, 1939)
(Il dott. Stranamore, Stanley Kubrick, 1964)
Cari amici di questo blog, per vincere questa guerra contro l’attuale epidemia abbiamo bisogno di sperare.Quindi le notizie certificate che ci aumentano la speranza fanno diffuse ed incoraggiati i protagonisti delle stesse. Allora, mentre ringrazio Sergio che ci ospita su questo blog, vorrei applaudire e ringraziare i medici cinesi e quelli napolitani che hanno testato con risultati incoraggianti sui malati di covid19 un vecchio farmaco antinfiammatorio per la cura dell’artrite reumatoide ( spero di non aver sbagliato i termini medici ). Un’ altra grande speranza ci viene data dai tanti ricercatori, a partire da quelli cinesi, che studiano il maledetto coronavirus lavorando incessantemente e con passione all’approntamento di un vaccino. Infine tutti noi italiani-e possiamo alimentare un’altra grande speranza stando a casa, rispettando le ordinanze del governo, emanate su suggerimento degli scienziati esperti dei virus, e contribuendo così a rallentare la diffusione del “cornutovirus” covid 19. Per incoraggiare e strammatizzare su quest’ultimo sacrificio, preciso che io settantenne, porca vacca, a causa di un incidente, del quale ho gia scritto su questo blog, sono recluso da tre mesi ed ora che potrei cominciare ad uscire a
“quattro zampe” ( con le stampelle ) mi dicono che fuori c’è un essere invisibile e terribile che uccide i più deboli. Ci ho pensato e sono contento di stare in casa: sono debole, ma ancora sano di mente ed in grado di piegare il braccio “a manico di ombrello” mandando a quel paese il covid 19.
Forza ce la faremo ,se resteremo uniti, brandendo le polemiche ed adottando una parola che ci ha gia salvato: RESISTERE! RESISTERE!…….
Auguri a tutti Antonio De Matteo Pescara