In ritardo, causa la situazione di salute che sto attraversando, leggo solo ora questa bella lettera del professor Cesare Molinari diretta a Gianni Cuperlo. Il tema è quello della crescita delle dittature in Occidente e contiene anche una breve risposta dello stesso Cuperlo. La ritengo una cosa utile da inserire nel blog.
Grazie
Sergio
Caro Cuperlo,
ci siamo conosciuti – forse ricorda – in occasione di una iniziativa di Sergio Stiano e poi abbiamo avuto una breve corrispondenza a proposito del suo libro Basta zercar.
L’altra sera ho avuto modo di ascoltare un suo intervento nel corso della trasmissione Cartabianca, dove lei ha cercato di segnalare il pericolo rappresentato dallo svilupparsi in Europa, e non solo, di regimi più o meno apertamente dittatoriali, riferendosi in particolare ai quattro di Visegrad (Ungheria, Polonia, Slovacchia e Cechia). La conduttrice Bianca Berlinguer non le ha dato modo di sviluppare questo tema perché interessata soltanto al tema della formazione del governo in Italia, senza rendersi conto della relazione fra i due argomenti.
In effetti, nelle campagne elettorali, ma più in generale nel dibattio politico, le questioni di politica estera vengono solitamente evitate, a meno che non si tratti dell’Europa matrigna e del suo rigorismo in materia di bilancio. Così l’opinione pubblica, gli elettori, non riescono a capire quanto le più o meno esplicite alleanze, o le stesse simpatie per questo o quel regime sottendano scelte politiche di carattere perfino ideologico.
Finora abbiamo guardato alla destra come caratterizzata semplicemente da quel liberismo economico, peraltro talmente dominante da aver costretto persino il PD ad adottare provvedimenti ad esso omogenei. Ma ora la situazione è venuta cambiando, dapprima in maniera strisciante e poco evidente, anche se ci sono stati dei segnali molto chiari, quali, per esempio, la straordinaria diffusione del tema della leadership, che ha prodotto un buon numero di saggi e di libri (tra cui segnalo quello di Mauro Scalise, La democrazia del leader), portando indirettamente a una serie di più o meno pessimistiche riflessioni sul destino della democrazia: dall’equilibrato sudio di Sabino Cassese (La democrazia e i suoi limiti) a quello più radicale di Piergiorgio Odifreddi (La democrazia non esiste). Sta di fatto che il concetto di leadeship sembra trasformarsi, in maniera sempre più esplicita, nell’evocazione dell’uomo forte, che certi politici nostrani, e in particolare Matteo Salvini, hanno abilmente interpretato manifestando aperta simpatia prima per Donald Trump e poi,in modo sempre più esplicito, per Vladimir Putin e finalmente per gli eroi di Visegrad, Kaczynski e soprattutto Orbàn, traendo argomento in primo luogo dal loro opporsi all’immigrazione, ma poi anche dai buoni risultati economici che i loro regimi avrebbero raggiunto, dimenticando come Hitler fosse riuscito, tra il 1933 e il 1939, a rimettere in piedi l’economia tedesca.
E’ indubbio che buona parte della pubbica opinione europea sta virando in quella direzione, così come è indubbio che la prospettiva del benessere è da sempre più invitante di quella della libertà e che, d’altra parte, non esiste vera libertà senza il principio della solidarietà.
Per questo, caro Cuperlo, la prego di riprendere in mano il tema cui ha potuto solo accennare nella trasmissione tv, per spiegare, molto meglio di quanto potrei fare io, i pericoli e, mi pare di poter esagerare, l’orrore di certe alleanze o simpatie, come anche i rischi aperti dalla prospettiva di una democrazia diretta, che è forse la via più indolore per arrivare aldominio, se non alla dittatura, dell’uomo forte.
Suo, Cesare Molinari.
Caro Professore, grazie della mail. Condivido l’allarme. Noi abbiamo taciuto a lungo sul cambio di natura e categorie che la destra, sulle due sponde atlantiche, ha messo in atto. Il rovesciarsi dei rapporti di forza tra sovranisti e europeisti è solo la pagina ultima di un processo terribilmente insidioso che porta al terzo trionfo consecutivo di un premier, quello ungherese, teorico di una “democrazia illiberale”, ossimoro osceno soprattutto se rapportato al ‘900 del continente. Il fallimento delle ricette praticate con la Terza Via degli anni ’90 non è la sola giustificazione di questo scacco. Credo pesino altri elementi a partire dallo sconquasso sociale imposto dalla crisi più grave dopo la fine della seconda guerra mondiale. Per la sinistra si tratta di riprendere in mano non tanto e solo i suoi principi ma la fatica di stendere un programma fondamentale per il nuovo tempo. Materia anche teorica per farlo esiste. Servirebbe la volontà politica di non mancare l’appuntamento, e qui le difficoltà paiono più serie. Ma non vedo altra strada che questa. Sto completando un libretto su questi argomenti che uscirà a maggio per Donzelli. Mi farà piacere farglielo avere e magari discuterne di persona. Grazie e un caro saluto Gianni.
4 Comments
Bene Cuperlo, forse adesso hai capito che il luogo comune, forse non tuo, ma di tanti tuoi amici(Bersani D’Alema ecc.) dell’uomo solo al comando in stile dittatoriale che veniva attribuito a Renzi se malauguratamente avesse vinto il SI al referendum.
Mi sembra dai tuoi articoli che i regimi dittatoriali sono in altre parti dell’Europa e se avesse vinto il SI, saremmo diventati un paese più snello nella legislazione e più decisionale negli atti di governo, ma non un sistema dittatoriale come lo vendevano tanti, opposizione al PD e al suo interno.
Così è andata e adesso dovete scrivere di altri dittatori.
Camillo Repetti
L’unico modo per evitare i “dittatori” sta nel rafforzare la “democrazia” rendendola concreta . Bene le discussioni, ma alla fine bisogna decidere a maggioranza e risolvere i problemi dei cittadini. Le minoranze devono poter esprimere il loro parere, ma se le loro proposte non vengono approvate dagli organi direttivi del partito , la colpa è loro non di chi non approva le loro idee.
Caro Cuperlo adesso hai la possibilità concreta di fare approvare la tua linea politica nel PD, ma devi convincere la maggioranza della direzione del partito democratico e poi anche i cittadini che voteranno PD. Io non condivido la tua linea politica: il centrosinistra allargato, come ai tempi di Romano Prodi, non può funzionare, non ha funzionato e non funzionerà. Un centrosinistra ridotto a sinistra ed ampliato al centro per me è là soluzione più giusta, ma se passa a maggioranza il tuo centrosinistra, caro Cuperlo, io voterò il PD e sosterrò la tua idea senza polemizzare . Non credo che tu farai lo stesso se passerà come linea politica del PD la mia idea. Mi piacerebbe che tu mi spiegassi, come farai a mettere d’accordo i radicali della Bonino e i seguaci della Camusso. I primi elettori vogliono eliminare l’artcolo 18 dello statuto dei lavoratori ed i secondi voglio ripristinarlo nella riforma del lavoro del governo Renzi. So comunque che non riceverò nessuna tua risposta: gli ex del PCI non rispondono mai alle domande dei singoli cittadini perché abituati e convinti a trattare i ‘grandi temi” in grandi e forbiti discorsi. È stato così anche con il sig. Macaluso. Un caro saluto a tutti Antonio De Matteo
Caro Antonio,
non capisco perché rovini tutto il tuo sincero ragionamento chiudendola con un “signor Macaluso” così polemico e offensivo. Il compagno Macaluso ha una storia così lunga e luminosa nella storia del nostro paese e del nostro partito che non si merita queste meschine ritorsioni. Per me, ad esempio, Berlinguer è sempre rimasto il compagno Berlinguer, anche quando tanti anni fa non rispondeva alle mie critiche sul distacco dall’URSS. Ho sempre pensato che certi compagni così importanti ricevono così tante lettere che occorrerebbe uno staff di segretari per rispondere a tutte. Però sono sicuro che leggere le leggono ed è questa la cosa importante. Scusa la ramanzina ma sono un vecchio compagno anch’io ormai.
Sergio
Caro Sergio,
accetto volentieri la tua “ romanzina” , ma io non volevo offendere il compagno Macaluso dandogli del signore e che pensavo non fosse più indicato la parola compagno per uno che dice di non essere più comunista. Comunque non ho nessun problema a chiamare compagno Macaluso ,che ho sempre rispettato e rispetterò, ma ribadisco che tutti i compagni importanti hanno sempre avuto questo difetto ( secondo me ): mai ,mai hanno ripreso nei loro discorsi i temi posti alla loro attenzione dal cittadino qualunque. Io non dico che deve rispondere alle mie domande che sono l’ultimo della compagnia, ma qualcuno dovrebbe spiegarmi come fai a mettere insieme sullo stesso treno due persone che vanno uno a Torino e l’altro a Palermo?
Chiedo ancora scusa,se qualcuno si è sentito offeso dal mio scritto e saluto caramente tutti Antonio De Matteo