Caro Matteo,
tu sai bene quale e quanto è stata la nostra amicizia fin dai tuoi primi passi politici compiuti quando eri a Firenze in Provincia. Sono stato, credo, l’unico prete che, preso un treno da Milano, è venuto alla prima Leopolda, dicendoti, subito, sul palco che la parola «rottamazione» non mi piaceva perché ti faceva correre rischi enormi e soprattutto sarebbe stata una trappola suicida.
Per cui cambiare l’aria nel partito, aprirsi, tornare tra la gente, parlarsi chiaro, mollare le vecchie liturgie, smontare le idolatrie, erano scelte urgenti e importanti, ma non potevano ridursi al verbo rottamare. Ed ora vi state rottamando a vicenda e non faccio nessuna fatica a credere che da rottamatore sei finito rottamato. Devo dirti con la schiettezza di sempre che mi fai tantissima rabbia.
Non è possibile che l’isterismo e la maniacalità ti abbiano fatto inciampare in un’operazione da vecchia «repubblica delle banane». Dividersi davanti alle difficoltà è la cosa più scontata e meno produttiva. Il tuo ruolo, proprio perché sei un ribelle e un caratteriale, era quella di violentarti psicologicamente e moralmente per diventare strumento vivace di rigenerazione, e rinascita per un partito diventato asfittico e sbracato. A gente come me che aveva sposato la speranza, ma che non aveva voluto confonderla con i minestroni ribolliti, maturati a destra o a sinistra, queste menate provocano una profonda delusione. Noi conosciamo la gente più di tutti voi e siamo seduti sullo stesso letamaio che voi, anziché pulire, rischiate di profumare ulteriormente.
Ho sempre detto che il sociale e il politico sono le due gambe della democrazia. Ho capito che voi avete scelto di tagliarvele. Noi siamo minoranza nella minoranza, perché andiamo contromano e perché non ci piacciono nemmeno le metodologie del sociale che vanno per la maggiore.
Sentiamo l’odore delle ferite causate da ambedue le parti, sia da quella sociale come quella politica. e ce le portiamo caparbiamente sulle spalle perché visceralmente positivi. Però tutto questo baillame farà gioco solo a quell’Italia incosciente sempre pronta a sottoscrivere le scelte che contano culturalmente meno, ma che accontentano egoisticamente di più. Sappiate che la gente seria del sociale non può stare a queste manfrine, e oggi, vale molto di più del vostro penoso 5%. Vogliamo segnali di unità e di impegno autentico, spersonalizzato nel segno del sogno. Potete pure maledirmi, io non posso farlo. Avrete pensato che nella mia esaltazione mentale mi sia scappato il plurale invece che, grammaticamente, continuare con il singolare. Ma, scorrettamente, ad un certo punto, ho voluto che questo messaggio arrivasse anche a Calenda, a Richetti e allo stesso Segretario, perché è vergognoso buttare in chiacchiere tempo strategico, lasciando i drammatici e ingentissimi problemi alla banalità degli scranni parlamentari, pieni solo di telefonini. Vi garantisco che io non sono una voce solitaria del nostro mondo. Forse sono la più maleducata. Ma non ce la facevo più e anche sapendo che sarei stato banalizzato, il peso della mia esperienza è tale per cui se fossi anche deriso da voi, potrei solo aggiungere una delusione in più sapendo che ho da fare con gente, irrecuperabile, con poca preveggenza e con il vuoto totale di prospettive. Spero di sbagliarmi.
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Il segretario del partito democratico Italiano, Zingaretti, sta facendo il contrario di Renzi, ed io, che non l’ho votato, apprezzo la sua strategia e mi auguro che possa contribuire a ricostruire un centro sinistra anche con il Movimento cinque stelle che si contrapponga alla destra di Salvini. Mi auguro che Don Antonio Mazzi, apprezzi ed incoraggi la linea politica del segretario Nazionale del PD, Che, come ha dimostrato ampiamente ieri sera nell’intervista con la Gruber, tende a spingere il capo del movimento cinque stelle onorevole di Maio ad un compromesso onesto e concreto che porti l’Italia fuori dalla palude in cui dimora attualmente. Mi auguro che tutti smettiamo di predicare la nostra’ verità”e contribuiamo a cercare un compromesso dell’idee condivisibile dalla maggioranza del popolo italiano. Un abbraccio a tutti Antonio De Matteo Milano