Le elezioni del 4 marzo hanno prodotto due “premier”, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Entrambi, senza i voti necessari a presiedere una maggioranza, gridano di essere stati investiti dal popolo.
Innanzitutto vorrei osservare che la Costituzione non parla e non prevede “premier” ma di un presidente del Consiglio scelto dal presidente della Repubblica e votato da una maggioranza parlamentare. Il popolo ha votato le liste presentate da partiti o movimenti e nessuno tra questi ha avuto la maggioranza assoluta. Per fare un governo è necessario formare una coalizione con un programma comune e una comune visione politica e questa coalizione può segnalare al capo dello Stato un possibile presidente del Consiglio, ma a decidere sarà sempre il presidente della Repubblica il quale deve verificare se il prescelto dispone di una maggioranza. Tutto qui. Dopo l’euforia dell’elezione dei presidenti delle Camere, la realtà politica è emersa e con essa occorre fare i conti. Vedremo quindi come andranno le consultazioni di Mattarella per capire meglio ciò che può verificarsi.
Intanto, il Pd è sempre assente dal dibattito politico: il partito non esiste e i suoi parlamentari sono stato impegnati ad eleggere i capigruppo. C’è stato un compromesso tra correnti e notabili mediato dall’attuale segretario reggente, Maurizio Martina. Renzi al Senato ha piazzato il suo uomo, alla Camera invece non è riuscito ad imporre il suo candidato ed è stata eletta una personalità che appare neutrale rispetto al renzismo e all’antirenzismo. Tuttavia, c’è da chiedersi se una forza politica, nei giorni in cui si decide la guida del Paese, possa vivere una vita separata condizionata dalla vicenda politica del suo ex segretario, che non si considera ex insieme ad una parte di parlamentari. È chiaro che una forza politica in queste condizioni è destinata all’inconcludenza e all’inevitabile declino. Stupisce il fatto che all’interno di questo partito non si svolga una battaglia politica per superare questo stato di cose e rimettere il partito nelle condizioni di fare politica.
14 Comments
Siccome non mi risulta che Macaluso sia iscritto al PD,
il suo assiduo “interessamento” alle sorti del Partito,
con anche la non nascosta pretesa di “dare una linea”,
mi provoca un certo fastidio! Lo dico con il massimo
del rispetto, a Macaluso come a Napolitano, che lascino
perdere e dedichino le loro attenzioni a questioni che li
riguardano più direttamente. Grazie.
Francamente non mi pare inconcludente l’attuale posizione del PD, ma semplicemente dignitosa. Tra due competitor scatenati nell’autoproclamarsi vincitori il PD cosa dovrebbe fare? Presentarsi e dire: ma veramente ci sono anch’io. Per favore! I nodi verranno al pettine anzi stanno già arrivando. Se ci chiederanno, ma devono chiederlo, il nostro appoggio, allora e solo allora si potrà aprire una trattativa dura e con la schiena dritta. Io sono per escludere qualsiasi trattativa con la Destra ma con i 5S ci si può confrontare prima sui punti programmatici e poi sui ruoli ministeriali, perché, sia chiaro, non ci fidiamo per niente. Quindi niente “non sfiducia” o appoggio tecnico o altre funambolerie, ma accordi alla “tedesca” e ministeri di garanzia democratica perché del populismo grillino non ci fidiamo affatto. Possono avere la Presidenza del Consiglio per i tanti voti ottenuti, ma giù le mani dall’Economia, Interni e Esteri.
PANE AL PANE VINO AL VINO
Caro Emanuele, a mio parere le elezioni del4 marzo ( vi prego non votiamo più il 4 porta sfiga) hanno prodotto si due mezzi leader ma soprattutto hanno prodotto due Italie contrapposte negli interessi e nella cultura. Da una parte il Nord con i suoi egoismi, le sue paure e la sua voglia di Fare. Dall’altra un Sud arretrato e piagnone che spera sempre nel messia.
Io non sono mai stato dirigente del partito in cui ho militato (PCI) ma ho sempre seguito la politica e mi risulta caro Emanuele che tu per anni dirigente del partito, anche con grande impegno, non sia riuscita a produrre chissà quali cambiamenti, anzi.
Non voglio mancarti di rispetto perché ho sempre apprezzato il tuo impegno soprattutto per il Sud, ma non ti sembra che qualcosa nelle politiche meridionaliste degli anni precedenti non abbiano sortito alcunché?
Come è possibile che mentre il partito o meglio la sinistra operava in tutti i modi per il suo riscatto anche economico il popolo risponde prima con un ventennio berlusconiano e poi con un plebiscito ai 5 stelle?
Questo mi fa pensare che le politichemeridionaliste fatte dalla sinistra non abbiano mutato di un millimetro la cultura del popolo perché qui siamo ancora al ” Francia o Spagna purché se magna” e sempre alla ricerca di un nuovo Masaniello.
So anch’io che esistono delle realtà di eccellenza ma non basta. Siamo stati troppo accondiscendenti ed abbiamo creato ( non certo per colpa di Renzi) una classe dirigente a dir poco inadeguata. Vorrei delle risposte perché , caro Emanuele, è troppo facile sparare sull’ultimo arrivato senza assumersi la responsabilità del passato. L’unico errore che reputo a Renzi e quello di non aver usato veramente il lancia fiamme ed essersi anche lui arenato in quella palude.
Marco bs
Caro Marco BS,
concordo su quanto tu hai scritto, ma non aspettarti una risposta da Macaluso: lui è come il Papa Infallibile ed incontestabile, senza essere santo. Le colpe sono tutte di Renzi: ha fatto fallire il PCI , il PCUS, La DC , ha provocato le dimissioni di Papa Benedetto, senza Creare un partito che potesse accogliere degnamente l’ex comunista Emanuele Macaluso.
Un abbraccio a tutti anche a Macaluso. Antonio De Matteo Milano
Scrivo princialmente per protestare contro gli attacchi a Macaluso, che mostrano un settarismo sterile; Macaluso è una delle persone intellettualmente più oneste che la Sinistra (S maiuscola) abbia avuto, e per fortuna ha ancora. Come è ingiusto dare tutte le colpe a Renzi, è ingiusto dare a Macaluso la colpa di non aver risolto la questione meridionale, di non aver evitato gli errori del PCI etc. Quado cominceremo a fare analisi e trovare risposte, anche provvisorie, ai problemi posti dalla attuale situazione, sarà un bel giorno per il PD. Anche perché fare paralleli con stagioni diverse, che hanno avuto luci e ombre, come quelle attuali, serve solo a confondere le cose. Io credo che Emanuele Macaluso abbia centrato il problema che abbiamo davanti ora. La scelta di stare all’opposizione, alla quale gli italiani avrebbero consegnato il PD, secondo la posizione ufficiale, non può essere l’alibi per rinunciare a esprimere proprie opinioni, progetti e valutazioni , cioé per fare politica. Per di più, emerge ancora una volta la fragilità di questa posizione pseudounitaria, se si debbono interpretare le numerose sfumature che emergono dalle dichiarazioni dei singoli; che infatti così sono intese da tutti i commentatori. Appare dunque chiaro,e non solo agli addetti ai lavori, che la posizione del PD serve a fini interni, a mascherare le divisioni e rinviare la discussione, ma non ha alcuna efficacia e plausibilità all’esterno. Dettata da Renzi, in modo improprio, al momento delle dimissioni, riaffermata da una parte maggioritaria del gruppo parlamentare, che ora forma una corrente renziana in grado di condizionare il partito (che non coincide con gli eletti), questa posizione elude ancora una volta il problema cruciale di una discussione interna che porti alla formazione di un gruppo dirigente capace di agire con forza e di essere presente nel dibattito politico, capace, in quanto abilitato a farlo, di tenere conto in tempo reale dell’evoluzione della situazione politica. Il che, desidero essere chiaro nella vana speranza di evitare gli strali della tifoseria renziana, non vuol dire andare al governo, o semplicemente smentire la linea dell’ex-segretario etc.; vuol solo dire che o il PD si dà un metodo efficace, ora e qui, per essere in grado di esserci, di esprimere una posizione che vada oltre “hanno vinto loro, governino” (una posizione che, nonostante gli sforzi per renderla un pò più articolata, suona inevitabilmente come una rivalsa inutile e anche mediocre), o verrà percepito come un elemento ormai trascurabile nel panorama politico. Insomma, si può, forse si deve stare all’opposizione, ma occorre ogni giorno spiegare perché; e questo lo si può fare solo se si verifica l’impossibile: un atto di generosità e di disinteresse personale prima di tutto del dimissionario, e poi di quanti stanno bloccando il PD per continuare a contarsi e contare dentro, ma sempre meno fuori. Una generosità dovuta, perchéè rischioso, molto, esporreil partitoal logoramento che deriva da uan situazione abnorme e non risolvibile con i numeri: un segretario dimissionario che controlla la rappresetanza parlamentare, che quindi non può sviluppare na sua azione autonoma, né contare su una linea unitaria del partito. Una bella, sana, dura discussione alla luce del sole, e poi una unità sostanziale, che si veda davvero, in atti concreti, in proposte, in progetti; non queste rappresentazioni stanche, ripetitive, di rituali fatti di dichiarazioni da decifrare,messaggi cifrati, e infine lotte furibonde per i capigrpupo. Faccio un sempio: rivendicare con forza la prassi di dare rappresentanza a tutte le forze politiche negli orani di governo del parlamento è un cedimento, o l’affermazione di una linea che ha una sua ragion d’essere e dignità? Che ne parlino davvero, e poi decidano. Ma dire noi siamo all’opposizione, non partecipiamo,e poi dover leggere sui giornali che ci abbiamo provato, ma alla fine ci hanno detto no serve solo a confermare presso una pubblica opinione che già ragiona per tweets l’idea che in fondo in fondo ci sarebbe piaciuto, ma ci è andata male. Spiegare ogni giorno quel che ice Macaluso, che è in corso una manipolazione mediatica, poiché in parlamento non ci sono maggioranze autonome al di fuori di accordi, e che non si sta tenendo conto della grammatica della costituzione, è un cedimento? o un modo di far politica? Se non ci si riesce, almeno sarà una fine dignitosa. Questa è l’emergenza, ora che non può essere rinviata a primarie, congressi etc.; poi, naturalmente, un congresso vero, che può anche prendere tempo, anzi deve, se intanto il PD si mette nella condizione di fare politica.
Mi rendo conto che questa non è una proposta, è un sogno, un ripiego, anzi, una fuga dalla realtà che ci si presenta ogni giorno inesorabilmente compromessa; ma indispensabile, credo, per andare avanti e non cedere alla malinconia e alla rassegnazione. Poi, magari…
Grazie Guido, mi piace molto.
Caro Guido, si invoca un gruppo dirigente capace di agire con forza, ma è proprio qui il problema, c’era un gruppo dirigente capace e forte ma purtroppo a turno ci siamo impegnati in tutti i modi per demolirlo non accettando mai di seguire le decisioni prese a maggioranza, anzi ogni volta si erge sempre “il più a sinistra” per contestare e remare contro salvo poi dare la colpa al segretario di turno. Tengo a precisare che non sto invocando il centralismo democratico di comunista memoria, ne tantomeno l’obbedienza cieca al capo, ma una sana capacità di autoregolarsi e una maggior autodisciplina nel saper accettare, dopo che si è discusso, la propria posizione di minoranza senza per questo sentirsi umiliati ma al contrario sentirsi fieri di aver sostenuto le proprie idee.
Un abbraccio e buona pasqua
Marco Sironi
Egregio signor Guido Clemente ,
Io non la conosco ( mi scuso per la mia ignoranza ); ma lei , se fosse uno storico/ scrittore, come mi risulterebbe consultando Google, mi dice perché i vecchi dirigenti del partito comunista italiano, che io ho votato per una vita, passando poi ai suoi derivati DS e PD, non rispondono e non rispondevo o mai alle domande dei singoli elettori e loro estimatori, ma parlano e parlavano sempre per “grandi linee”?
Io mi associavo alla richiesta del sig Marco bs perché penso che un grande dirigente del PCI come il sig Macaluso, che io ho stimato , votato ed apprezzato abbia il dovere di dare Una risposta alle domande dei suoi interlocutori. Io ho già scritto su questo blog al signor Macaluso ponendogli delle domande (magari anche stupide) che lui come sempre ha ignorato.
Forse perché, come mi dicevano i dirigenti della filcams Cgil, quando ero dirigente sindacale esterno negli anni 70 barra 80, I problemi dei singoli non sono da considerare, ma bisogna inquadrarli nel piano generale del sindacato o del partito. La mia risposta al signor Marco era una provocazione: volevo e voglio vedere fino a che punto il signor Macaluso ci ignora e perché. Spero di non aver offeso nessuno ,ma scanso di equivoci abbraccio tutti. Antonio De Matteo Milano
Gentile sig. De Matteo,
effettivamente io ho insegnato Storia romana tutta la vita, ma proprio questa mio mestiere di storico mi impedisce di rispondere alla sua domanda. Io nei miei rari interventi (e nessuno, tranne questo, di risposta diretta a “provocazioni”, poiché il botta e risposta stufa ed è inutile) ho solo cercato di revocare in dubbio certezze e fedeltà (che non sono la stessa cosa della lealtà), poiché lo studio della storia, lo dico senza particolare enfasi, ma come dato di fatto, mi ha insegnato la complessità del reale, la impossibilità di reductio ad unum di fenomeni complicati e che richiedono riflessione e verifiche costanti. In questo momento così grave (almeno su questo spero saremo d’accordo) soprattutto serve capacità di analisi, che io non ho in misura tale da pensare di avere anche tutte le risposte; insisto solo sul metodo, che è anche sostanza.
Serve come capacità, atteggiamento mentale collettivo, che purtroppo sembra mancare; e questa è una conseguenza non secondaria dell’aver confuso la leadership con la tifoseria. Per chiudere, credo che invocare rispetto per il sig. Macaluso (che è effettivamente un signore) sia doveroso, quando un uomo che ha passato i novanta anni, che ha dedicato la vita alla politica, e con dignità, sente ancora il bisogno di dare un contributo. Si può ovviamente non essere d’accordo, ma i toni che gli vengono riservati prima ancora che inutilmete poco rispettosi sono preoccupanti; infatti mostrano un grave problema: la totale perdita della memoria storica,il voler credere davvero che la distruzione, la denigrazione del passato sia stata la cosa giusta da porre alla base dell’azione politica. Una superficialità che stiamo pagando cara, e che non ha riscontro appunto in una realta complessa e , per fortuna, ricca. Per fare un esempio, e uscire dalle formulazioni che lei considera astratte: quando nel PCi si confrontavano le linee di Ingrao e Amendola, quando una intera classe dirigente si formava sia nella discussione sia nella pratica, a cominciare dalla gavetta, sappiamo che vi erano difetti, ma dobbiamo anche riconoscere che quella stagione, non riproponibile in quei termini, ha prodotto anche uomini, e risultati, non indifferenti. Questo era il centralismo democratico, nel bene e nel male, che però non ha niente a che vedere con il modo di discutere dell’attuale PD; infatti prevedeva la mediazione, l’accoglimento di istanze diverse, il rispetto reciproco.
Gent.mo sig. Clemente, ma chi lo dice che il PD non farà proposte o chiederà cose che possano riattivare una formazione progressista.
Sta facendo un processo alle “non intenzioni del PD”, aspettiamo quando si comincerà a parlare di politica e non di poltrone e vedrà che il PD ci sarà.
Saluti.
Repetti Camillo
Caro prof. Clemente, io ho solo chiesto al compagno Macaluso di spiegarmi come mai il Sud nonostante siano passati quattrocento anni è comunque sempre a caccia di un Masaniello che gli promette sostanzialmente Assistenzialismo.
Me lo spighi lei che è uno storico io sono solo un artigiano.
Marco bs
Grazie professore Guido Clemente: sono onorato dalla sua attenzione; ma io penso e ribadisco che, sia gli storici che i politici, debbano cercare di dare delle soluzioni ai problemi dei cittadini (senza irritarsi) se vogliono costruire qualcosa di utile e duraturo per la società in cui vivono. Buona Pasqua ed un cordiale saluto Antonio De Matteo Milano
Forse al prof. Clemente è sfuggito, come qualcun altro gli ha fatto notare, che in questa fase nessuna delle forze in campo sta facendo politica. I “vincitori”, mentre si distribuiscono tra loro le “poltrone”, continuano imperterriti a comportarsi come fossimo in campagna elettorale e il PD, a mio giudizio molto opportunamente, attende le consultazioni del Presidente Mattarella per prendere poi le proprie decisioni. Mi sembra l’atteggiamento più serio e logico. Dovrebbe essere il PD a fare delle avances verso il M5s? Ma per favore, non scherziamo! Qui non si tratta di “immobilismo”. Attendere di conoscere quali mosse faranno gli altri, per un partito che dalle elezioni è uscito sconfitto ma i cui voti sono indispensabili ad entrambi i “vincitori” per poter governare, si chiama “tattica” e la tattica fa parte della politica. Alla luce dei programmi con i quali “loro” hanno “quasi” vinto le elezioni, se raffrontati col nostro, ogni accordo appare impossibile, però lo sappiamo bene che la politica è fatta di compromessi. Mi sembra evidente che se, per esempio, il M5s rinegasse le posizioni assunte in campagna elettorale su argomenti come euro, Europa, vaccini, reddito di cittadinanza (e dovrà poi spiegarlo ai suoi elettori, senza scaricare la colpa su noi!) e proponesse un programma serio, credibile e realizzabile, su pochi ma significativi punti condivisibili, che vadano nell’interesse del Paese, offrendo alcuni dicasteri chiave al PD, il nostro Partito avrebbe tutto l’interesse a trattare. Dimostrerebbe che, a dispetto “dell’irrilevanza” alla quale ci avrebbe relegati il voto del 4 marzo, il Partito è invece indispensabile per dare un governo al Paese e, soprattutto, che darebbe il proprio contributo senza abdicare ai principi per i quali si è sempre battuto e che rivendica come inalienabili!
Per favore discutiamo da Compagni senza farci prendere dall’ansia da prestazione, di politica naturalmente.
Parliamo prima di Macaluso sul quale “quasi” sempre sono d’accordo, ma anche quando non lo sono è sempre un piacere leggerlo.
Le sue sono sempre delle bellissime lezioni anche se a volte volgono alla nostalgia di un passato giustamente glorioso.
Ricordiamoci che Macaluso è uno solo e noi siamo in tanti a seguirlo, quindi diventa difficile per Lui selezionare le nostre domande e rispondere, ma a me bastano i suoi spunti e le discussioni che determinano fra di noi, e per Voi?
Le sue critiche al Partito fin dalla sua fondazione e a Renzi per me sono condivisibili (soprattutto per il Renzi segretario) forse sono troppe ripetitive ma come non si fa a capire questo travaglio in un uomo che ha passato oltre 80 anni della sua vita alla causa della Sinistra.
Per tornare all’ansia di prestazione politica io penso che siamo in una fase di tattica politica di tutti i partiti e quindi anche del PD e penso anche che non tutto quello che si legge sui giornali corrisponde alle reali mosse e contatti in atto nelle sedi opportune.
Il PD non pensa affatto a nessun Aventino, queste sono semplificazioni giornalistiche in cerca di argomenti per riempire i giornali le sue scelte dipenderanno dalle proposte che riceverà e si perchè siamo arrivati all’assurdo di dover auto invitarci ad una partecipazione governo M5S – PD senza essere stati ne invitati e senza sapere il menù (programma). E’ banale ricordare che il Parlamento è la sede del confronto democratico e quindi è normale che ci si deve parlare, ma si può confrontarsi anche dall’opposizione senza fare drammi. L’opposizione in un regime democratico è importante quasi come il governo.