Dell’articolo “Il labirinto del PD” (Michele Serra – 11 aprile) mi colpisce l’inaspettata (apparente?) ingenuità dell’analisi.
Tanto inaspettata, che stento a ritenerla davvero tale …
Michele riconosci la complessità dell’attuale situazione politica, che non presenta alcun vincitore, pur consegnando dei sicuri perdenti, cioè noi di tutta la sinistra, nessuno escluso.
Ricorda giustamente che il PD è nato con una vocazione governativa e non di testimonianza e si stupisce che ora il Partito si consegni all’opposizione.
Sorprendentemente però trascura che la vocazione del PD era “maggioritaria”, prima che “governativa”, ché altrimenti sarebbe stata una vocazione da PSDI, a prescindere “governativo”, in tutte le salse.
Il PD è nato per guidare la riforma del Paese, non per cercare di intrufolarsi nelle presunte o ipotetiche riforme degli altri.
Il corpo elettorale (ripeto, tutto il corpo elettorale e non i nostri elettori, che avrebbero ovviamente gradito essere maggioranza) ci ha detto che siamo minoranza, e pure di brutto: siamo 6-7 milioni contro una trentina degli altri: facciamo finta di niente?
Non mi pare possibile. E allora cosa possiamo fare?
Possiamo e dobbiamo scommettere sulla incapacità degli altri a combinare alcunché: perché gli scenari possibili non sono poi tanti.
– Se M5S e Lega (con la partecipazione più o meno evidente di B.) si appattano, noi saremo l’unica opposizione, con conseguenti enormi possibilità (purché rinsaviamo e giochiamo a vincere e non a perdere!) di recuperare credibilità e voti. Ci vorrà un po’ di tempo, ma lo faremo; perlomeno non avremo concorrenti nel ruolo (e di cosa facciano Grasso e Bersani: “francamente, mia cara, me ne infischio”!).
– Se i cosiddetti vincitori invece non trovano alcun accordo, o si torna a votare (ma chi le schioda dagli scranni del Parlamento alcune centinaia di deputati appena eletti?) oppure dovranno venire a chiederci di partecipare (direttamente o tramite Mattarella, non importa). “Venire a chiederci”, non “andare a proporre”. E potremo porre delle condizioni: anche noi, non solo loro.
Per quanto folle possa sembrare, la nostra speranza (e di conseguenza la nostra strategia) risiede nella pur remota possibilità che sia il PD a poter fare un’OPA sul M5S, e non rischiare il contrario.
Impossibile? Forse, ma è l’unico modo per giocarsi una partita altrimenti persa. D’altronde una buona metà dei loro voti erano nostri …!
Pensiamoci su un momento, un conto è guidare un autobus e far salire chi ti serve (Alfano, Verdini o chi sia), un altro è bussare alla porta e chiedere a Di Maio (Casaleggio Associati) se c’è posto!
Santodio! Mi pare che la differenza sia lampante. E non vedo cosa ci sia da arrovellarsi …!
Ah, già, dimenticavo che noi abbiamo SEMPRE qualcosa da discutere, discutere, discutere a lungo, approfonditamente, perché la vanità dei nostri campioni a sinistra è molto più forte del bene comune e un’intervista da Bianca, da Lilli o da Lucia sono molto più appaganti di tutto il resto.
Quanto all’importanza del voto popolare, che ci si accusa di trascurare, è improprio ricordare che il ballottaggio è l’unico modo diretto per i cittadini di decidere?
Ma i francesi sono così tanto coglioni?
Questo però è un altro capitolo!
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Dell’articolo “Il labirinto del PD” (Michele Serra – 11 aprile) mi colpisce l’inaspettata (apparente?) ingenuità dell’analisi.
Tanto inaspettata, che stento a ritenerla davvero tale …
Michele riconosci la complessità dell’attuale situazione politica, che non presenta alcun vincitore, pur consegnando dei sicuri perdenti, cioè noi di tutta la sinistra, nessuno escluso.
Ricorda giustamente che il PD è nato con una vocazione governativa e non di testimonianza e si stupisce che ora il Partito si consegni all’opposizione.
Sorprendentemente però trascura che la vocazione del PD era “maggioritaria”, prima che “governativa”, ché altrimenti sarebbe stata una vocazione da PSDI, a prescindere “governativo”, in tutte le salse.
Il PD è nato per guidare la riforma del Paese, non per cercare di intrufolarsi nelle presunte o ipotetiche riforme degli altri.
Il corpo elettorale (ripeto, tutto il corpo elettorale e non i nostri elettori, che avrebbero ovviamente gradito essere maggioranza) ci ha detto che siamo minoranza, e pure di brutto: siamo 6-7 milioni contro una trentina degli altri: facciamo finta di niente?
Non mi pare possibile. E allora cosa possiamo fare?
Possiamo e dobbiamo scommettere sulla incapacità degli altri a combinare alcunché: perché gli scenari possibili non sono poi tanti.
– Se M5S e Lega (con la partecipazione più o meno evidente di B.) si appattano, noi saremo l’unica opposizione, con conseguenti enormi possibilità (purché rinsaviamo e giochiamo a vincere e non a perdere!) di recuperare credibilità e voti. Ci vorrà un po’ di tempo, ma lo faremo; perlomeno non avremo concorrenti nel ruolo (e di cosa facciano Grasso e Bersani: “francamente, mia cara, me ne infischio”!).
– Se i cosiddetti vincitori invece non trovano alcun accordo, o si torna a votare (ma chi le schioda dagli scranni del Parlamento alcune centinaia di deputati appena eletti?) oppure dovranno venire a chiederci di partecipare (direttamente o tramite Mattarella, non importa). “Venire a chiederci”, non “andare a proporre”. E potremo porre delle condizioni: anche noi, non solo loro.
Per quanto folle possa sembrare, la nostra speranza (e di conseguenza la nostra strategia) risiede nella pur remota possibilità che sia il PD a poter fare un’OPA sul M5S, e non rischiare il contrario.
Impossibile? Forse, ma è l’unico modo per giocarsi una partita altrimenti persa. D’altronde una buona metà dei loro voti erano nostri …!
Pensiamoci su un momento, un conto è guidare un autobus e far salire chi ti serve (Alfano, Verdini o chi sia), un altro è bussare alla porta e chiedere a Di Maio (Casaleggio Associati) se c’è posto!
Santodio! Mi pare che la differenza sia lampante. E non vedo cosa ci sia da arrovellarsi …!
Ah, già, dimenticavo che noi abbiamo SEMPRE qualcosa da discutere, discutere, discutere a lungo, approfonditamente, perché la vanità dei nostri campioni a sinistra è molto più forte del bene comune e un’intervista da Bianca, da Lilli o da Lucia sono molto più appaganti di tutto il resto.
Quanto all’importanza del voto popolare, che ci si accusa di trascurare, è improprio ricordare che il ballottaggio è l’unico modo diretto per i cittadini di decidere?
Ma i francesi sono così tanto coglioni?
Questo però è un altro capitolo!