Quello che è accaduto in questi giorni attorno all’arresto del terrorista Cesare Battisti è stato un pessimo segno del declino civile e democratico del nostro Paese. Lo spettacolo offerto da due ministri della Repubblica – e due ministri di peso, come quelli dell’Interno e della Giustizia – che sono accorsi all’aeroporto di Ciampino per accaparrarsi la “preda” è quanto di più indecente si potesse immaginare e quanto di più inappropriato potesse fare un rappresentante dello Stato. E’ stata scritta una bruttissima pagina.
Per fortuna, accanto a un ministro che urla contro un “assassino comunista” al quale augura di “marcire in galera” ( leggi qui ) e un altro che mostra tutta la sua indifferenza verso i diritti del detenuto al punto da postare sul web un ignobile video che riprende attimo per attimo l’arrivo di Battisti in galera ( leggi qui ) meritandosi l’esposto dei penalisti, c’è una donna che ci fa ritrovare l’orgoglio di essere italiani. Si chiama Cristina Villa, ha 45 anni, è vicedirigente della Digos di Milano e capo della sezione antiterrorismo. E’ stata lei, incrociando dati e flussi di traffico telefonico, collegamenti web e accessi alle reti wifi, a scoprire che Battisti era fuggito in Bolivia dal Brasile. E’ stata lei, insieme ai suoi colleghi, a individuare il luogo dove si trovava. Un lavoro lungo, tenace, faticoso. Un lavoro da non far dormire la notte, che alla fine ha permesso l’arresto.
Ebbene, questa poliziotta ha raccontato in un’intervista a Repubblica il suo lavoro, le varie fasi dell’”inseguimento” e la cattura con parole equilibrate, mai sguaiate, mai feroci. Ha guardato quell’uomo negli occhi e ha visto “uno sconfitto”, uno che proprio “non aveva il ghigno strafottente” che qualche giornale ha voluto vedere. Ha raccontato la sua richiesta di poter tenere con sé la foto del bimbo, “una fototessera in bianco e nero che aveva nel portafogli”, alla quale ovviamente ha acconsentito. Ha spiegato che gli è dispiaciuto avergli dovuto sequestrare la carta di credito che gli serviva a “mantenere suo figlio”, ma la legge non lo ammette e lei era obbligata a farlo. Ma lo ha anche rassicurato: potrà fare istanza per riaverla.
Ma il profondo senso della dignità del suo lavoro e del suo servizio allo Stato, Cristina Villa lo dimostra alla fine. Quando il giornalista le chiede se lei e i suoi colleghi hanno festeggiato la cattura di Battisti, lei risponde sicura: “Non ancora. Lo faremo, ma sia chiaro che festeggiamo il successo professionale, non la sua perdita della libertà. Catturarlo era il mio lavoro, e l’ho fatto. Ma io non brinderò mai alla tristezza altrui”. Ecco, rileggete attentamente queste parole, una ad una: non festeggio la perdita della libertà, non brinderò mai alla tristezza altrui.
Sono belle parole. E sono la prova che in Italia per fortuna non ci sono solo ministri inadeguati e volgari, ma esistono persone così. Esposte nel loro lavoro, drammaticamente coinvolte, travolte dalla tensione e dallo stress che certi incarichi comportano e che però, nonostante tutto, riescono a mantenere l’equilibrio che il loro ruolo richiede. Persone che sanno che cos’è un arresto, che cosa il diritto di un detenuto, quale differenza c’è tra il ghigno compiaciuto e la soddisfazione professionale. E quale differenza c’è tra uno Stato di diritto e uno Stato vendicatore.
Uomini come Matteo Salvini e Alfonso Bonafede, che in questa vicenda hanno mostrato tutta la loro miseria umana e politica, dovrebbero imparare da questa donna che lavora seriamente per lo Stato di cui loro dovrebbero essere i rappresentanti. Perché è lei che lo rappresenta al meglio, questo Stato. E’ lei che ci rappresenta e che ci fa sperare che certe iniezioni di odio e di cattiveria possano ancora essere neutralizzate con il vaccino della civiltà.
2 Comments
Sono orgoglioso del capo della sezione antiterrorismo Cristina Villa.
Grazie al blog di Sergio perchè ci fa accedere a spazi stretti di umanità, come lo spazio di queste parole.
Sono stretti, oggi, questi spazi.
Ogni giorno dovremmo seminare complessità. Garbata complessità.
Perché questi individui che occupano i banchi del Governo della Repubblica sono uomini piccini così, che si eccitano “sniffando” potere, tra un selfie e un video, sono pieni di orgasmo adolescenziale per ogni centimetro di visibilità e sentimento di dominio.
Sono bambini con petardi in mano, da far scoppiare per battere le mani tra urletti d’eccitazione, guardando il fuoco che scoppia e i razzi che fendono l’aria.
Grazie Cristina Villa. Grazie del suo lavoro silenzioso. Della sua vita silenziosa.
Del suo spregio dei riflettori. Perchè lei la sua vita non la vuole sprecare, bruciare come un cerino inutile, consumata dagli sguardi voraci che rigano e sbranano un selfie.
Un bacio, Sergio!
Un caro saluto e un grazie, dott.Spataro.
Massimiliano
Alla dr-essa Cristina Villa, vice dirigente della Digos di Milano e capo dell’antiterrorismo. insieme a tutti i suoi collaboratori, vanno gli applausi ed i ringraziamenti degli Italiani, per l’arresto del terrorista, condannato all’ergastolo, Cesare Battisti e non ai ministri che hanno tentato di instestarsi i meriti dell’operazione in modo goffo ed indecente. Avrebbero fatto meglio a proporre la poliziotta ed i suoi collaboratori per un avanzamento di carriera, visto le ottime capacità investigative, l’impegno e soprattutto l’umanità dimostrata: hanno garantito al terrorista arrestato, che in gioventù non si faceva Scrupoli nell’ammazzare un poliziotto, i suoi diritti e la sua dignità di detenuto. Un stato civile si comporta così ed i ministri dovrebbero saperlo e comportarsi nello stesso modo: la legge del taglione non deve e non può essere applicata dalla nostra società civile e la nostra costituzione lo prevede. Un giudice. e meno che meno un ministro non può dire ad un condannato: “devi marcire nelle carceri”. ma deve applicare la legge rispettando il condannato. Evidentemente i ministri suddetti ragionano come ragionavano i brigatisti terroristi quando,nei cosiddetti anni di piombo dicevano :
“uccidere un poliziotto non è reato”, ma questi ultimi erano per la barbariia che ad uno stato civile non è permessa. Io mi auguro che il ministro dell’interno e quello della giustizia imparino dai poliziotti e dai giudici, che rischiano tutti i giorni la vita,come ci si comporta in uno stato civile. Mi sento comunque tranquillo e sicuro: le istituzioni italiane a partire dalle forze dell’ordine hanno resistito agli attacchi terroristici garantendo la libertà e la giustizia e resisteranno a tutti coloro che vorranno Imitare i delinquenti. Buona serata a tutti Antonio De Matteo Milano