Caro Sergio,
lo spettacolo offerto ieri dall’Assemblea del Partito non è stato edificante. Anzi, direi che è stato devastante.
Un Partito dilaniato, in cui nessuno si fida più di nessuno, un insensato tifo da stadio, nessuna attenzione alla politica vera, quella che dovrebbe riportarci alla guida del Paese, non appena sarà passata la “nuttata” grillo leghista.
Un leader ormai del tutto delegittimato, malgrado un seguito ancora notevole presso la base, un vice-leader che fa quello che può, ma senza la credibilità e l’autorevolezza necessarie in questi frangenti, nessun leader alternativo alle porte e soprattutto nessuna idea condivisa di cosa proporre al Paese per riprendere un cammino onorevole in mezzo alle grandi potenze delle quali, suo malgrado, l’Italia fa parte.
Brutta situazione, in forza della quale tutti dovrebbero fare un salutare bagno di umiltà, riconoscere errori ed esagerazioni evidenti, ma soprattutto sforzarsi di pensare al domani.
Il futuro del PD, se ce n’è uno, è, a mio parere, in Europa. Solo lì potremo provare a lavare i nostri panni laceri ed anche un po’ sporchini, cercando le alleanze con chi vuole andare avanti e non tornare al Novecento più buio.
Tutta la sinistra in Europa è in ambasce: il Labour inglese fatica come e peggio di noi (la vicenda di Ed Milliband è in modo stupefacente analoga alla nostra storia recente, mentre Corbyn si illude ancora di mobilitare le masse per il socialismo, come tanti nel PD, d’altronde), la SPD deve acconciarsi con pragmatismo a quattro anni di pseudo vassallaggio alla Merkel, sinistra spagnola non pervenuta, francese idem, ma almeno loro hanno in Macron e nel suo movimento, checché se ne dica, una prospettiva ed una speranza di riformismo progressista per i prossimi quattro anni.
Non mi pare che altri minori stiano meglio.
Il PD è messo più o meno così, anche se gli strepiti sentiti ieri in Assemblea mi hanno davvero lacerato il cuore e fatto pensare al peggio.
Urge allora creare un collegamento stabile e strutturale dei progressisti in Europa, urge per il bene della pace e del benessere sociale che, malgrado tutto, questo continente ha raggiunto e non deve rischiare di perdere.
L’obbiettivo di un PDE (Partito Democratico Europeo), che si presenti unito alle elezioni dell’anno prossimo, è troppo stimolante per essere relegato tra i sogni.
Non è un sogno. Deve essere un obbiettivo. SI PUO’ FARE. Di deve fare.
Se non lo capiamo, noi e la classe dirigente, ci prenderemo la responsabilità enorme (per l’ennesima volta) di avere anteposto le nostre personali vanità al bene comune, di avere fatto prevalere il frazionismo più stupido sulle esigenze dei cittadini, di aver dimostrato ancora una volta che NON siamo capaci di politiche di largo respiro, visto che ogni volta che ci si prova si viene azzoppati, massacrati, derisi, emarginati (inutile citare ancora le vicende di Prodi, Veltroni, Renzi, …).
È successo già troppe volte per non temere che si tratti di una tara strutturale, legata all’infantilismo ed alla vanità di chi rifugge dalle responsabilità per buttare sempre la palla un po’ più avanti (ben altro, ben altro …!).
Alla faccia degli interessi di chi dovrebbe difendere.
Questo rapporto con l’Europa dovrebbe essere il tema centrale del prossimo Congresso ed è su quello che dovremmo misurare i candidati e le loro mozioni.
Serve a questo punto uno sforzo di tutta la classe dirigente, tutta intera, per voltare pagina; serve visione di lungo periodo, serve volontà di rischiare, serve mollare gli ormeggi dai porti ai quali siamo attraccati ormai solo per puro spirito nostalgico del presunto bel tempo che fu (ma quanno mai …?, si direbbe a Roma!), quella bella ed allegra opposizione senza responsabilità.
Bisogna bruciare le scialuppe ed impegnarsi a costruire un nuovo mondo, spingendo a fondo su quella sintesi tra neoliberismo e socialismo democratico di cui ho parlato in un altro commento.
Coraggio, coraggio ci vuole! Mente libera e voglia di andare avanti, senza portarsi dietro nulla che non sia la voglia di futuro, quella voglia che ha mosso tutti i progressisti dal Settecento in avanti.
Spetta a noi, solo a noi, e non ci dobbiamo tirare indietro.
Avanti! En marche! Scegli tu.
Ernesto Trotta
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Caro Ernesto,
le tue riflessioni sono molto condivisibili e mi fanno piacere. L’unica cosa che vorrei correggere è l’idea che tu hai della minoranza di sinistra interna al PD: mi sembra che troppo spesso la confondi con la sinistra che è uscita dal PD. Personalmente sono arciconvinto che le critiche mosse alla direzione di Renzi dai vari Veltroni, Cuperlo, Fassino, Orlando, etc, non sono mai state mosse dal desiderio di tornare a vecchi schemi di partito e di prospettive che il PD ha tentato di superare. Siamo nel PD perché condividiamo queste esigenze di rinnovamento organizzativo e di orizzonte politico aggiornandoci al mutato panorama mondiale. Penso che la vittoria di Renzi nel famoso confronto con Bersani fu facilitata dall’atteggiamento di chiusura del vecchio gruppo dirigente dei DS nei confronti dell’esigenza di rinnovamento che poneva tutto il partito, soprattutto alla base. Se oggi possiamo passare ad un riequilibrio all’interno del PD tra le spinte eccessivamente neoliberiste di Renzi e una rinnovata attenzione nei confronti delle disuguaglianze e ingiustizie sociali in genere potremo sperare di ritrovare uno spirito unitario. Per questo oggettivamente non vedo nella sinistra interna al PD una voglia di riaprire le porte a quei dirigenti che hanno fondato nuovi gruppi velleitari dimostrando tutta la loro incapacità politica oltre che tutta la loro vanità. Io penso a tutta la massa dei nostri militanti e dei nostri elettori che si è guardata bene dal votare LeU o cose simili e ha preferito una astensione o addirittura un voto ai grillini. Nessuno di loro, a mio avviso, ha nostalgia del passato in quanto organizzazione, linea politica e qualità dei dirigenti, ma tutti loro vogliono quell’attenzione alle nuove povertà non riconducibili alle categorie del passato come punto fondamentale della nostra azione politica. Questo aspetto, devi darmi atto, è stato ampiamente disatteso da Renzi ed è per me la causa principale della nostra brutta situazione attuale. A questo, naturalmente, vanno sommati gli aspetti caratteriali del nostro ex segretario, improvvidi e a volte bizzosi che hanno reso il tutto più difficile.
Un abbraccio
Sergio
8 Comments
Bravo Ernesto Trotta
condivido in pieno le tue considerazioni e proposte. Io aggiungo che secondo me è l’ultima spiaggia a cui aderire prima di cambiare una diversa possibile rotta. Le cose che dici devono essere applicate e ufficializzate “domani mattina” , presto senza nessuna esitazione se qualcuno ha ancora a cuore questo vecchio PD.
In caso contrario anche io , dopo l’ultima assemblea, stavo considerando l’impossibilità di proseguire con questo PD ed avviarci su una strada alternativa.
Caro Sergio, mi potrei anche fidare delle tue considerazioni che fai sulle minoranze interne, che sono sicuramente indispensabili in un partito plurale e democratico, ma devono acquisire la consapevolezza di fare corpo unico con il partito e con il proprio leader di turno dopo aver preso una decisione e un indirizzo.
Lo spettacolo deprimente di questi ultimi anni di questa guerra faziosa e fratricida non ha più ragione di esistere, ma anche qui da domani mattina senza se e senza ma. Questa minoranza è disposta a praticare questa funzione? Perchè se ancora dobbiamo approfondire per poi ridiscutere in una nenia stressante non credo ad una soluzione del tutto positiva.
un abbraccio
Gianni Moscatellini
Non ho volutamente parlato di maggioranza e minoranza, anche se l’astio e l’acredine sempre manifestati da quest’ultima sono davvero incomprensibili, inaccettabili e fuori luogo.
Il problema riguarda la totalità del Partito, se UN Partito deve essere.
Le scelte strategiche o sono comuni o sono finte e dannose.
Qui si tratta di capire se vogliamo tarare meglio il messaggio riformista, visto che non è stato premiato, o se vogliamo tornare ad una concezione novecentesca, antagonista, del Partito.
Io sono terrorizzato dall’ipotesi “Corbyn”, che ritengo foriera di una lunga e forse definitiva esclusione dall’area di Governo.
Con tanti saluti al riformismo, al socialismo, al neoliberismo temperato: tanto governano gli altri …!
La vocazione maggioritaria deve tornare ad essere centrale.
Bisogna riprendere la battaglia sulle riforme istituzionali, senza le quali questo Paese è condannato all’impotenza ed all’inconcludenza.
Bisogna stabilire rapporti strutturali con i riformisti europei, tutti, nessuno escluso, perché il nemico è comune e minaccia conquiste di pace e convivenza civile costate sangue, sudore e lacrime.
Le lotte giuste si fanno anche se sono complesse e costano fatica.
Non sarebbe così difficile ripartire, se solo riuscissimo a parlare di politica e programmi, invece che di categorie astratte mescolate ad antipatie personali.
Abbiamo bisogni di tutti, nessuno escluso. Salvo chi si escluda da solo, con tanti saluti e niente rimpianti.
Il PD è ancora lo strumento giusto, purché ci crediamo. Altrimenti nascerà inevitabilmente qualcos’altro, con tutti i rischi connessi di perdite di tempo, di risorse ed energie. Ancora spreco di intelligenza riformista, senza garanzia alcuna di risultati.
Caro Ernesto,
sono basito nel vedere come insisti a parlare della minoranza interna nel PD come se si trattasse di LeU o, peggio ancora, del Partito Comunista Italiano o dei vari Fassina, Cofferati, Civati etc. Tu insisti a criticare loro e indirettamente anche me richiamando i principi della strada riformista che nessuno di noi ha rinnegato. In tutti i miei interventi sono stato chiaro nell’individuare i difetti congeniti e drammatici da Corbyn a D’Alema fino ai massimalisti di ogni categoria. Qui tutti noi riconosciamo l’esigenza che tu stesso esprimi di “tarare” la politica riformista tenuto conto del disastro in cui siamo finiti. La prima taratura si fa cambiando gruppo dirigente e aprendo le porte della Direzione a chi, ALL’INTERNO DEL PARTITO, ha sollevato critiche e ha indicato pericoli che poi si sono oggettivamente verificati. Perché devono azzittirsi questi compagni visto che la storia ha dato ragione a loro e non a Renzi? A maggior ragione dobbiamo discutere insieme e correggere le cose che non hanno funzionato e che ci hanno portato fuori strada. Nessuno vuole tornare indietro, nessuno ha nostalgia dei partiti novecenteschi e nessuno deve avere nostalgia (neanche Renzi) del centralismo democratico a cui mi sembra facciate sempre riferimento con l’odiosa storia dello stare zitti e andare avanti. Pensaci per favore.
Ci penso, ci penso eccome.
Ma noto che persone come Cuperlo e Orlando danno l’impressione di avere fatto un grande sacrificio a rimanere nel PD; lo fanno pesare ogni volta, come se avessero fatto chissà che concessione!
Mi pare un atteggiamento poco “di sinistra”.
In un Partito si sta insieme ognuno con le proprie idee, ammesso che siano almeno compatibili con quelle degli altri.
E la linea si esprime a maggioranza.
Se loro rimangono sono contento, ma non è che maturano più diritti!
Finora mi pare che il PD abbia seguito scrupolosamente le regole. Ora faremo un altro Congresso e ci misureremo di nuovo, su contenuti e programmi, spero, e non solo sulle persone.
Però fai attenzione, Sergio, perché nei discorsi della minoranza sento sempre citare la necessità di riallargare il campo della sinistra, o espressioni simili.
Questo vuol dire indubitabilmente rimettersi a discutere e forse riportarsi in casa quelle persone dalle quali tu, molto giustamente, vuoi tenerti lontano.
Io non coltivo tali prospettive: dobbiamo parlare con i loro elettori, questo sì, ma con Fratoianni, Bersani e Gotor, anche no, per favore!
Per altre considerazioni più generali rimando al mio commento sull’intervento di Cuperlo.
Caro Sergio, domenica 10 giugno da noi si vota per le amministrative . L’altro giorno ho fatto volantinaggio nello stesso quartiere dove 50 anni fa distribuivo ogni domenica le mie 200 copie de L’ Unità e ho incontrato alcuni compagni che non vedevo da tanti anni. È stato bello e anche istruttivo. Camminando mi è venuto in mente quel motivo di Lucio Dalla ” Cosa sarà ” e lo scimmiottavo nella mente. “Cosa sarà che ci fa litigare su tutto anche se è di unità che abbiamo bisogno cosa sarà che ci allontana dal Sogno”
Carlo mi dice ” ho votato 5s perché non ci si può alleare con Verdini” tra me penso, loro adesso stanno con i Verdoni scuri scuri quasi neri e non si domandano ” Cosa cazzo ho combinato col mio voto”
Riparto ” Cosa sarà che ci spinge a fondare un’altro partito quando il partito già c’è ”
Incontro Angelo ” non ho votato perché non ci capisco più niente , continuate a litigare e a dividervi ma che cavolo combinate. Volevamo un leader giovane e sveglio e soprattutto che sapesse decidere. Lo abbiamo trovato e lo abbiamo affossato.
” Cosa sarà che ci fa cercare un leader capace, cosa sarà che una volta trovato bisogna cambiarlo”
Silvio , non quel pirla, un’altro , ho votato Lega perché il Salvini è sveglio e furbo e lo sta dimostrando. Pagherò meno tasse e basta aiuti ai teru’. Penso, ma che cazzo, questi vogliono dare addirittura uno stipendio ai meridionali ma come faranno a far pagare meno tasse? Se questo giochetto gli riesce vuol dire che i nostri economisti sono tutti dei coglioni e la prossima voto anche io 5s.
” Cosa sarà che fa credere ai miracoli sempre di più se abbiamo un piede nella m…….”
A nuttata purtroppo sarà molto lunga e chissà se ci saremo quando tornerà a splendere il sol ” dell’avvenir?”
Poi rientro stanco sfoglio Repubblica e leggo che i nostri dirigenti stanno ancora litigando. Ma come è possibile. Non so più perché litigano e credo che anche loro non lo sappiano.
Leggo il pensiero di Ernesto e la tua risposta. Mi sembra tutto ragionevole. Pensate se non fossimo in Europa e Tramp mette il dazio sulle merci Italiane, con che forza potremmo controbattere?
come Europa possiamo farlo un ricatto o no?
Va be scusatemi per le mie masturbazioni cerebrali ” in marcia” a chiudiamoli in conclave e facciamoli uscire solo quando hanno capito cosa fare. Ciao a tutti
Marco bs
Bravi Ernesto e Marco, anche se passo per un renziano, non mi importa, e dico che avete ragione nel criticare i nostri dirigenti, specialmente visto l’andazzo dell’assemblea.
Però come dice l’amico di Marco, avevamo un segretario giovane e brillante, magari un po’ guscone, ma che ci metteva la faccia su tutto, buono o cattivo, mentre si elogia Salvini che credo sia agli antipodi di Renzi, e molto più spregiudicato e pericoloso.
Quelli che se ne sono andati e alcuni che sono rimasti, dicevano e pensavano che se passava la riforma istituzionale, Renzi sarebbe diventato un dittatore.
Ma come si fa ad andare insieme a certi personaggi.
Caro Sergio, per me tu sei un inguaribile ottimista ma, consentimelo, un po’ ingenuo se credi ancora a questi.
Saluti a tutti.
Camillo Repetti
E’ incredibile Camillo. Mi dici dove mai ho scritto che io credo in quei politici che hanno abbandonato il PD? Li ho criticati a fondo e li ho incolpati a partire da D’Alema come naturale retroguardia del disastro che stiamo vivendo. D’Alema è incazzatissimo con me e tu ed Ernesto continuate a dire che io ho nostalgia di quel gruppo. Pazzia! Io voglio solo migliorare Renzi ma non perché ho un’antipatia nei suoi confronti ma perché la storia ci ha castigati ben due volte e quindi è bene prendere provvedimenti partendo dal segretario. Lui si è affossato, non noi lo abbiamo affossato.
Sergio
Caro Sergio
ti stimo moltissimo ma forse ancora non hai capito, consentimi questa mia critica, i riferimenti che ti hanno fatto Ernesto, Marco e Camillo non sono quelli ai dissidenti che sono usciti. A quelli non ci dobbiamo pensare più, anzi più sono lontani meglio è per la sinistra e il riformismo italiano. Stanno parlando dei “dissidenti” interni al partito, quelli che hanno trasformato in una farsa l’ultima assemblea nazionale, quelli che non perdono una occasione per demolire il leader del proprio partito regolarmente eletto, e lo fanno da anni o forse da sempre. Non difendere l’indifendibile. Ormai la situazione è quella che è, e questo stillicidio interno e nei confronti di Renzi (io dico nonostante tutto nel bene e nel male), l’ho detto altre mille volte, è UNA TRAGEDIA per il ns popolo. Lo volete capire Sì o NO. Perchè da questa TRAGEDIA escono fuori quei commenti e quelle scelte i quegli amici di Marco che si considerano di sinistra.
Tu dici ancora con insistenza
“aprendo le porte della Direzione a chi, ALL’INTERNO DEL PARTITO, ha sollevato critiche e ha indicato pericoli che poi si sono oggettivamente verificati. Perché devono azzittirsi questi compagni visto che la storia ha dato ragione a loro e non a Renzi? ”
ha dato ragione a loro? E, di grazia, qual’è e quale è stato il loro progetto alternativo? Cuperlo nell’ultima direzione ha confessato di non averlo.
Ieri ho applaudito alla relazione di Boccia ( della Confindustria, senza scambiarlo con il ns mediocre Boccia), perchè ha sottolineato una VERITA’ sacrosanta, quella che i risultati in economia, ma anche nella vita sociale e politica, si ottengono con IL TEMPO GIUSTO, con il PASSO DOPO PASSO, non con la follia del tutto subito che non è solo l’elemento dei populisti che ci hanno battuto alle elezioni, illudendo la gente con le loro mirabolanti promesse, ma sta anche in molto dna di certe persone sfacciatamente di sinistra che hanno e contestano a Renzi il suo fallimento. Mi vengono in mente i dirigenti del più grande sindacato italiano della CGIL, che sono i peggiori che il sindacato ha espresso negli ultimi 50 anni.
Mi spiace, ma anche io mi sono rassegnato, questo PD è ormai in agonia e il suo brand è in continua decadenza. Secondo me non si recupera più se rimangono le solite litanie. E’ ormai giunto il momento di un cambio radicale ed un nuovo e rinnovato contenitore che affronti con pragmatismo il presente, prenda il meglio del passano ma soprattutto guardi con lungimiranza ad un futuro.
In questo momento io conosco la proposta di Morassut e l’idea del PDE (partito democratico europe), per me questa è la strada non ci sono alternative realistiche.
un saluto a tutti
Gianni Moscatellini