Cari amici,
non fatevi intimidire dalla lunghezza di questo contributo di Elisabetta Malantrucco e tanto meno non incazzatevi troppo se alcune parti possono essere molto urticanti per i miei compagni del PD renziani o non renziani. Il testo è una testimonianza sincera e politicamente molto articolata che va letta con attenzione fino all’ultima riga. Grazie a Elisabetta e grazie a voi tutti.
Sergio
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Insomma!
A quanto pare questo governo pd-movimento cinque stelle e qualcun altro in appoggio si farà. E si prefissa di arrivare a fine legislatura. Nessun contratto, nessun governo doppio ma un’alleanza sulla base di un programma.
Ho molte cose da dire. Parto da quelle brutte. Che non sono poche e che sappiamo tutti. Ma di cui dobbiamo tutti tenere conto.
Stavo sentendo le parole di Di Maio: è vero che in politica sembra vincere sempre chi dichiara di non sbagliare mai. Ma in questa era spregiudicata, Di Maio ha rivendicato tutto del vecchio governo. Comprese le politiche sulle migrazioni, così odiose. E soprattutto ha detto ancora una volta che non esistono destra e sinistra, ma soluzioni.
Così dicendo sembra ignorare – davvero è possibile? – che non esiste una sola soluzione ad un problema. E che la scelta della soluzione dipende da come concepisci il mondo e il suo bene. E come pensi che lo Stato debba intervenire nella vita sociale, economica e culturale di un Paese. Insomma: dopo tutti questi anni non hanno ancora capito che questa è la Destra e questa è la Sinistra.
Oppure lo sanno. Lo sanno perfettamente. Certo – dall’altra parte – non possiamo dimenticare un altro spregiudicato – un altro “erede”, seppur solo virtuale, della cultura politica dell’era berlusconiana – e naturalmente sto parlando di Renzi. Del suo attaccamento al potere, dei suoi piani in realtà così scoperti. Uno che ha mostrato un’arroganza simile a quella dimostrata da Salvini in questo anno. L’ha mostrata durante il suo governo giudicato odioso proprio dalla parte politica che in realtà avrebbe dovuto rappresentare. L’ha mostrata con quella riforma costituzionale scellerata innanzitutto per i metodi con cui venne approvata, con le opposizioni fuori dall’aula. E scellerata per la presunzione di trasformarla in un plebiscito su di sé. Si trattava della nostra Costituzione. Di una cosa che riguardava tutti gli italiani, comunque la pensassero. E poi c’è stato il jobs act. Quello su cui il mio avvocato del lavoro (una luminare del settore, non una mezza calzetta) disse: “in confronto le politiche di Berlusconi erano calcetti sugli stinchi al lavoratore”. Infine la distruzione del principio sotteso all’articolo 18. Simbolicamente Renzi ha distrutto quello che Berlusconi aveva tentato di massacrare per venti anni.
Ci è riuscito perché in quei venti anni di Berlusconi un’intera generazione è cresciuta dentro ad una cultura – che per sintesi chiamerò televisiva – fatta di urla, di perdita di ogni pudore, di odio, di vuotezza, di risa sguaiate, di testa sotto la sabbia e culo scoperto. Di cosce di fuori. La spregiudicatezza che diventava lezione di marketing. Dell’individualismo godereccio. Mentre una nuova povertà cresceva forte e arrabbiata, incattivita dalla perdita di ogni riferimento. Egoista. Cattiva. In “Delitto e Castigo” si spiega bene la differenza tra povertà e miseria. Andate a cercare il passaggio: è illuminante.
E così la povertà ha dignità e un sistema di valori. Ed erano i nostri. La miseria è immorale, cattiva, razzista; è quella degli animali soli feriti e abbandonati che si scatenano urlando e dilaniando la preda.
La nuova generazione – cresciuta nella crisi da una parte e dall’altra in una Europa che proprio nei giovani mostra il suo lato migliore – per fortuna non è così.
Ma c’è bisogno di tempo.
Intanto noi dobbiamo tenerci i frutti dello scempio. Fatto di innamoramenti coatti degli elettori (in tutti i sensi che vogliamo dare al termine) per personaggi davvero inquietanti. Grillo Renzi Salvini … quali che siano stati i messaggi lanciati sono il frutto di quel mondo. Di quel modo, di quella pratica. Il voto italiano si sposta in massa come uno sciame di api. Alla ricerca di non si sa bene che. Di qualcuno che riempia il frigo, compri un telefono ai figli e tolga le cartelle esattoriali. Perché esiste un pezzo di Italia che vive sommersa: non può più pagare le tasse e quindi sceglie il nero, l’invisibilità e la disperazione. Altro che Ottanta euro e redditi di cittadinanza! E il patto sociale? Lo Stato che dovrebbe aiutare e proteggere e ancora favorire, diventa nemico, cattivo e minaccioso. E allora tutti dietro a chi indica un facile nemico, a chi propone uno Stato che riesce a fare pure di peggio che perseguitare: ci prende in giro.
Questo governo poteva nascere lo scorso anno tranquillamente. Ma l’anima di destra – checché se ne dica – della dirigenza del movimento cinque stelle (l’elettorato di Grillo è diviso e complesso) e l’azione inaccettabile dello stesso Renzi che ora si fa paladino dello spirito di sacrificio ci hanno consegnato dentro un incubo durato un anno. Non siamo nemmeno in grado di capire se carte misure prese siano state buone o meno da un punto di vista economico e sociale. Conta la terribile impressione di un mostro fuori controllo e mangia tutto che ha inebetito una intera popolazione. Un mostro che cresceva sempre di più in questa repubblica dei sondaggi e dei social e della politica trasformata dalle Tv e dai giornali in uno show continuo. O in una soap opera con l’adrenalina sempre a mille.
La politica trasformata in un mostro, un quarto varietà, un quarto reality, un quarto (no)talent, un quarto infine tragedia greca.
Ovviamente non poteva che accadere quello che piano piano si è andato delineando. Salvini con quel suo uso martellante della comunicazione social si è presentato come il vero presidente del consiglio. Il movimento gli ha ceduto un dicastero fondamentale (che errore!)
Tutti i riflettori sono andati esclusivamente su di lui. Il vero presidente del consiglio è stato oggetto di scherno per la sua irrilevanza. Che forse era apparente ma nel mondo delle apparenze (fantasmi compresi) si può finire facilmente in un incubo come quello che abbiamo vissuto.
Sondaggi a tutte le ore mostravano un Salvini sempre più in crescita ed inquietante e lui ogni giorno provava a lanciare il sasso un poco più avanti per capire dove e chi lo avrebbe fermato e sempre pronto a fare quel passetto indietro e dire: no non ci siamo bene intesi.
In realtà già alle elezioni europee – che non sono andate poi così bene per lui – è stato chiaro l’inizio di una reazione. Se tu mi spaventi, all’inizio scappo, ma poi mi fermo a ragionare e capisco che in certe situazioni bisogna attaccare, reagire e contrattare. Ne sa qualcosa Napoleone. Ma questi non conoscono nulla. Si sentono onnipotenti. E forse è meglio così.
Io non sono mai stata una sostenitrice del Pd. Credo sia il frutto di una idea falsa del compromesso storico. Che, peraltro, seppur comprensibile a livello storico, non mi ha mai convinto. Sono laica e socialista (anzi: la mia rabbia verso Craxi nasce dalla consapevolezza che per qualche piatto di lenticchie in più e più condite egli e i suoi hanno distrutto il mio partito di riferimento) e sono sinceramente liberale. Credo nelle istituzioni liberal democratiche, sono una che crede con sincerità nel progresso. Sostengo l’eguaglianza dei punti di partenza senza la quale nessuna vera libertà è possibile. E credo che la libertà non sia un diritto, ma una battaglia costante individuale e sociale, che passa attraverso l’inevitabile assunzione di responsabilità.
Ecco. In questo panorama di totale irresponsabilità mi è parso come se il Pd – con le elezioni del nuovo segretario e un certo movimento di dirigenze, ma anche con una prima timida indicazione di un programma finalmente attento all’ambiente e al lavoro (ai redditi di lavoro) – avesse capito. E non attirando troppo l’attenzione stesse avviando una ricostruzione davvero seria.
Salvini in maniera avida e stolida ha avviato questa crisi consapevole che a Zingaretti comunque sarebbe convenuto andare a votare, perché avrebbe aumentato comunque di gran lunga i consensi, perché il movimento si sarebbe polverizzato riconquistando voti a sinistra (e se non il Pd, formazioni nuove, un domani necessariamente alleate) e perché avrebbe risolto il problema dei gruppi parlamentari ancora troppo vicini a Renzi.
Ma Salvini ha dimenticato che nessuno si fa uccidere volentieri. E che a nessuno piace morire senza nemmeno tentare.
Anche lui ha mostrato tutti i limiti e l’incapacità di una formazione politica sbagliata e carente.
La sua mossa è stata talmente pretestuosa da farlo calare nei sondaggi (maledetti sondaggi) in un attimo. E gli ha fatto perdere potere.
E ho una ragionevole certezza che anche in caso di elezioni prima si sarebbe formato un governo elettorale per impedirgli di occupare il Viminale proprio durante il voto. Cosa che sarebbe stata pericolosissima.
A proposito di questo, apro la parentesi europea: personalmente ho trovato gravissimo che un ministro dell’interno durante una elezione – peraltro così importante – non fosse chiuso al Viminale a controllare che tutto procedesse. Questo senso delle istituzioni cosi basso e così ostentato mi ha ripugnato.
Se si fosse dimesso allora… ma non gli bastava e ha rotto le uova.
E basandomi solo su questo non avevo dubbi sul fatto che bisognasse andare a votare, vendere cara la pelle, lavorare ad una nuova sinistra meno parcellizzata e con delle idee. Alla ricostruzione di un’alleanza vera. Avrebbero vinto quasi sicuramente ma questa è la democrazia e intanto ci si dava del tempo a ricostruirsi. Ma anche il tempo che permettesse ai Renzi e ai Calenda (ben altra statura politica) di andare a ricostruire un centro che fosse credibile e sano e riconoscibile. Alleabile ma diverso da noi. Prima o poi Berlusconi toglierà la sua immagine da Forza Italia. Esiste un elettorato moderato. È lì che i calenda devono andare.
So che il Pd è un partito di centro sinistra e non di sinistra. Ma un partito di centro sinistra non può essere governato da Renzi. Perché Renzi non ha nulla a che vedere per formazione ed idee e retroterra con quella idea e quella tradizione. Neanche della democrazia cristiana di sinistra.
L’errore commesso da chi ha pensato che siccome era il segretario bisognasse stare dalla sua parte è che questo residuo di centralismo democratico è inapplicabile ad un democristiano di centro.
Sono quindi stata da subito contraria al cedere a questa tentazione di governo col movimento che così ha disprezzato la nostra parte politica, i nostri valori, la nostra idea di mondo. Ha disprezzato l’importanza della formazione, della cultura, della ragionevolezza.
Ha scambiato mediazione con compromesso, ha trasformato ogni argomento ragionato in una supercazzola radical chic.
Hanno offeso le donne perché troppo belle o troppo brutte. L’orrore per gli attacchi alla Boldrini e alla Boschi è stato enorme. Politicamente la Boschi è per me addirittura più pericolosa di Renzi. Ma perché devo vivere in un paese in cui si attaccano le donne perché donne e si attaccano anche famiglie fino al sesto grado di parentela? Vogliamo parlare di come è stata trattata la moglie di Renzi? Che cose brutte, Santo Cielo.
Per non parlare dei moralismi disgustosi di gente di cui non sappiamo nulla e non vogliamo sapere.
Reputazioni distrutte da una intera generazione di Masanielli poracci.
Complice ancora una volta una certa informazione gridata e sboccata.
Ho qui parlato male di una intera generazione politica. Non so nulla delle loro persone e della loro vita. Non lo voglio nemmeno sapere.
Magari saranno persone meravigliose tutte. Ma non è questo il punto.
Il giudizio è politico. Perché trasformare la politica in un’area con il pubblico pronto a lapidare i peccatori?
Allearsi con loro quindi? Pericoloso e ingiusto. E ancora una volta poi siamo noi a dover mettere a posto conti e stracci?
Poi ho pensato che sì. Che preferisco che la mia parte politica sia quella responsabile. Quella che difende la forza della cultura e delle cose fatte per bene. Del rispetto dei conti anche. Dei patti, degli impegni presi. Ho pensato che sì: che forse loro possono imparare da noi a lavorare con criterio. A studiare bene le cose. A vivere sulla pelle la necessità a volte del compromesso. Della mediazione e del farsi incontro. Ho pensato che a riportare la loro rivoluzione dentro alle istituzioni possiamo essere noi se anche noi perdiamo la nostra indignazione chic. Ho pensato che noi da loro possiamo recuperare quella spinta al cambiamento, quella spinta al “perché no?” che nella sinistra italiana sembra non esistere più.
Ho pensato che no. Non possiamo permettere che ad eleggere il Presidente della Repubblica sia un parlamento fatta a maggioranza di questa nostra orrenda destra. Che mostra i denti, che rivendica vecchi contenuti, che si fa cattiva, razzista, qualunquista. Che non si chiama fascista. Ma del fascismo dentro sente il richiamo ogni momento.
Se c’è un modo per evitare che la costituzione venga cambiata da loro allora va provato.
Sono fermamente contraria alle modifiche della Costituzione unilaterali. E trovo una baggianata populista ridurre i parlamentari in un paese di milioni e milioni di persone. E poi perché? Per fare il risparmio di Maria Cazzetta?
Però sono favorevole ad una riforma pensata, studiata, ben costruita e soprattutto condivisa …(Renzi, hai presente condivisa?)
E poi ho fretta che si interrompa l’orrore del mare. Questo blocco dei porti, questo andare contro ad ogni principio e valore dell’umanità. Questo nostro Mediterraneo devastato dal dolore, che inghiotte ogni giorno speranze sogni ricordi e amore di persone che stanno cercando di vivere. La vita è un diritto assoluto. Non voglio vivere in un Paese dove la gente è contenta che altra gente muoia. Un paese che ha fastidio di vedere immigrati per la strada perché sono scuri di pelle. No per carità. Aiuto. Basta. Cacciatelo da lì dentro. Prima possibile.
Il governo insieme?
Ci provassero, alfine.
Senza entusiasmo, ma col sorriso sì. Con una timida speranza. Quella di ricostruire un clima più sereno. Basta con questa temperatura alta ovunque. Vogliamo parlare degli inglesi? O di Trump? O della crisi in Germania?
Tutte cosette niente male che non possiamo affrontare a colpi di post su Facebook mentre si mangiano i supplì.
Proviamo. Conte ha mostrato a sorpresa – un altro furbo niente male nella migliore delle nostre tradizioni – una preparazione che rende il tutto meno inquietante. E bene ha fatto – anzi benissimo – Zingaretti a considerarlo leader di riferimento del movimento e non terzo super partes. Così come fa bene a restare fuori dal governo e a provare a continuare questa sua operazione di tessitura all’interno del partito. E anche fuori. Un giorno non lo vorrei presidente del consiglio ma sindaco di Roma. Un giorno forse vorrò uno come Sala presidente e Prodi al Quirinale. Sono uomini che non la pensano come me. Ma so che il segreto della vita – arrivata alla mia età – è non cedere mai nei propri principi ma andare sempre incontro a chi li comprende e li fa giocare con i suoi.
Però a tutti quelli che lo scorso anno non hanno votato o hanno votato Pap – che sembra il nome di un’analisi clinica – e che ora si incazzano col Pd perché non sottostà a tutte le richieste del movimento, genuflessione compresa, a tutti loro voglio dire: “dove è finita la vostra purezza, quel non piegarsi a nulla?” Perché voi non vi piegate mai ma lo pretendete da altri?
Oggi avete paura eh? Ma che ve possino ammazzà vi dico. Proprio a voi lo dico. Con affetto ma lo dico. Perché non ci voleva una laurea particolare per capire che si sarebbero alleati con Salvini e che bisognava votare qualcuno che comunque fosse rappresentato in Parlamento. Che già allora stavamo messi male. Che la democrazia era a rischio. Io personalmente sono stata aggredita per averlo detto. E quando poi l’ho ricordato sono stata trattata comunque con sufficienza. Esiste la funzione: “ho sbagliato” nel nostro cervello. Usiamola qualche volta.
Non ho simpatie per il Pd. Ma dare la colpa al Pd di questa crisi è segno della vostra cattiva coscienza. Non vi assumete la responsabilità di votare chi non è perfetto ma poi volete che questo imperfetto sia la vostra mamma che vi protegga dal lupo cattivo.
Siete degli irresponsabili cazzari.
Vediamo ora se questo governo si formerà.
E che tutti i nostri antenati (ah, gli antichi come avevano ragione a invocare gli spiriti degli antenati!) ce la mandino buona.
Lo dico pure a nome del cuore immacolato di Maria. Povera donna.
15 Comments
Che fatica, che fatica bestiale arrivare alla fine di questo sconclusionato e interminabile pistolotto con velleità pseudo-letterarie, fulgido parto di una specie antropologica di sinistra piagnona, depressa, irriducibilmente scontenta di tutto e sostanzialmente inutile.
Negli anni Settanta c’era a Roma un collettivo “La Sinistra Triste”. Mai conosciuti, ma scrivevano sui muri. Allora si usava così.
Chi sono io per dare questi giudizi?
Sono nessuno, com’è ovvio, ma Sergio mi invita a leggere e io leggo.
E prima mi indigno, poi rifletto, poi cerco di capire, poi mi annoio, poi mi scoppiano le palle per la pressione dei luoghi comuni, infine, in fine, mi rilasso e penso che dopotutto non abbiamo bisogno di persone così, perché con persone così non saremmo mai forza di governo, mai arriveremmo a sederci ai tavoli dove si fa la politica del mondo (perché bisogna andarci a quei tavoli …), mai cambieremmo di una virgola la società ed il destino dei tanti che dalla politica si aspettano soluzioni, riforme concrete, benessere, sicurezza, leggi scritte e scritte bene, e poi pure applicate.
Mi tengo stretto i nostri compagni dell’unico Partito di centrosinistra che davvero esiste e si batte (anche se nel fare casino siamo impareggiabili), mi tengo anche quelli con cui non sono per nulla d’accordo, ma che alla fine comunque si mettono in gioco e ci provano.
Qualcosa si porta sempre a casa, per il bene comune.
Con buona pace dell’avvocato del lavoro (e non è da tutti averne uno!) del Gatto Atlantico, così schifata dal Jobs Act!
Coraggio, amici e compagni, il nostro compito è come sempre portare la croce e cantare.
Cerchiamo solo di non stonare (troppo)!
Ernesto, lei mi fa tanta tenerezza. Non risponderò punto su punto sulla sua poca grazia e cortesia personale. Non ne ho bisogno. Le risponderò solo su un fatto pratico: l’avvocato del lavoro.
Le racconterò di me, persona non depressa nel suo nulla, che è dovuta andare da un avvocato del lavoro – il migliore per essere sicura di vincere – dopo undici anni di precariato in una grande azienda. Il che mi è costato indebitamenti, la perdita dell’indipendenza economica e altre vicende che le risparmio, tanto non le capirebbe e le considererebbe inutili pistolotti. Ho dovuto sottoporre al giudizio di un tribunale un mio sacrosanto diritto di lavoratore.
Sappia che l’ho fatto un attimo prima che il jobs act diventasse legge. Se lo avessi fatto un attimo dopo avrei perso tre quarti dei miei diritti acquisiti e se anche avessi vinto non è detto che la mia azienda mi avrebbe comunque assunto.
Questo non è un luogo comune. Questa è la vita. La mia e quella di migliaia di lavoratori, che proprio da tanta arroganza hanno preso le distanze. Ringrazi il fatto che esistono ancora persone come me che – malgrado tutto – sono riuscite a mantenere la lucidità sufficiente per non dire quei facili vaffanculo che tanto vi hanno fatto inorridire. Le auguro una vita più serena e meno rancorosa Ernesto. Le sconsiglio di provare ad umiliare ancora il mio pensiero. Non c’è riuscito neanche la prima volta. La sua risposta mi ha fatto pensare ai miei compagni di scuola delle medie che dicevano alla mia compagna di banco che aveva i baffi. Glielo dicevano perché era molto intelligente. Le auguro una buona vita
Cara Elisabetta,
non so cosa sia successo ad Ernesto. Ti assicuro che mai nell’ormai corrispondenza che teniamo ha usato parole così inutilmente offensive. Si vede che ogni tanto capita a tutti, me compreso, di “pisciare fuori dal vaso”. Ti prego di non prendertela e di continuare ad essere dei nostri.
Un bacio
Sergio
Nessun rancore, Elisabetta, proprio nessun rancore, solo tanta siderale distanza politica dalle Sue analisi e dalle Sue ubbie.
Confermo tutte le mie critiche e aggiungo che sentire mettere sullo stesso piano Berlusconi, Grillo, Renzi, Salvini, così alla rinfusa, mi fa letteralmente rabbrividire e mi conferma che Lei con la sinistra, almeno quella che io considero tale e che ho cercato di descrivere seppur in breve, non ha proprio nulla a che fare. Ed è meglio così.
Ho quasi settant’anni e non ho bisogno di affermare nulla: non saprei che farmene dell’arroganza. Partecipo ad un blog politico e cerco di ragionare di politica con la mia testa. Il disaccordo fa parte della dialettica, se non Le dispiace. La critica, anche severa, pure. Ben altra cosa sono le offese personali, per le quali non esiterei a scusarmi, se del caso.
Fortunatamente sia le Sue posizioni che le mie sono e rimangono scritte nero su bianco, cosicché ognuno può formarsi una sua idea.
Non mi lamento della vita che ho avuto, ma accetto volentieri i Suoi auguri, ricambiandoli.
Solo un consiglio, peraltro non richiesto: non si nasconda dietro polemiche di genere. E’ troppo facile.
Infine, pur rispettando il Suo caso personale, che ovviamente non conosco e non mi azzardo a giudicare, mi consenta (ah, i retaggi del berlusconismo!) di ricordare che i risultati in termini globali del Jobs Act sono stati e sono ancora oggetto di analisi molto approfondite da parte di tutta la comunità dei giuslavoristi nonché di importanti sindacati; non mi pare che le conclusioni siano così in sintonia con i giudizi apodittici della sua avvocata del lavoro.
Ma, come si sa, il diritto non è una scienza esatta …
ma certo Sergio, mi conosci. Sai che non mi offendo per così poco. Ho solo fatto notare al tuo lettore che ci sono modi più eleganti per esprimere un disaccordo. Ha scritto di nuovo che non sono di sinistra perché – in sostanza – non sono d’accordo con lui. Pazienza. Mi sembra più un problema suo che mio. Io non devo giustificare chi sono, da dove vengo, i miei studi, la mia preparazione, come mai mi permetto di avere un blog e di parlare di politica. E non sono tenuta nemmeno a spiegargli quale sia lo studio che ha seguito la mia causa. Se ne stupirebbe. Non è un problema suo e della sua malagrazia. Semplicemente ha deciso di leggere le mie troppe lunghe considerazioni considerandomi un nemico. Anche un bambino senza pregiudizi si accorgerebbe che in quello che ho scritto non vi è nulla di personale e che certi paragoni che ho fatto – molto forti, lo concedo ma li penso davvero – non erano certo di contenuto, ma di metodo, di mentalità. Parlavo di spregiudicatezza, di arroganza, di disprezzo della ponderazione, della saggezza, della condivisione. Ho stigmatizzato una cultura politica da bulli, da COATTI, si dice dalle mie parti. Ho detto che sono frutto di venti anni di cattiva storia d’Italia. Sono cose peraltro che non dico solo io. Ma se questo concetto non è arrivato chiaro, vuol dire che sono io che non sono riuscita a farlo arrivare chiaro. E per una che si occupa di comunicazione è grave. Per il resto il problema non siamo il Sig. Ernesto ed io. Il problema casomai è Di Maio. Che – immagino su questo saremo tutti d’accordo – tutto è fuorché di sinistra. Ti abbraccio forte come sempre. E grazie ancora per questa condivisione che mi lusinga
Sì… proviamoci.
Fosse anche solo per un uomo – uno! -, o una donna, o un bambino morti in mare.
Morti perché le navi della salvezza erano bloccate o sequestrate o in attesa eterna di sbarcare, e dunque ce ne era anche solo una in meno – una! – a presidiare il mare attorno alla Libia. Ci siamo persi vite umane. Dunque sì, sporchiamoci le mani con questo governo. Anche solo per “una persona in più…una persona in più…” come sussurra e poi grida piangendo il signor Shindler della storia vera di Shindler’s list.
Sì, ho cambiato idea anch’io, Sergio sa come la pensavo finora. Ho cambiato idea.
Basta vite umane perse (ognuna una amputazione fisica che subìsce ognuno di noi, un volto perso non solo per sè, ma per me!). Basta. Basta perchè la Costituzione ce lo permette, con “cattiva” pace delle pur legittime manifestazioni che insceneranno i fascìsti della Meloni, gridando alla “fine della democrazia” (!!?).
Basta con il silenzio assoluto sulla vita delle persone del popolo LGBTQI , tornate invisibili assieme alla loro storia e alle loro richieste gridate, torntate disprezzate dal silenzio della politica.
Basta con la nuova temperie di maschilismo, col paese in cui la donna é la ballerina del Papeete (lei incompevole e libera di scegliere il proprio lavoro! ! … ma usata come simbolo del “ruolo di giocattolo sessuale” a cui quell’iconografia da spiaggia vuole alludere).
Basta con il dolore che ha moltiplicato questo governo (dopo il dolore che avevano causato i governi nostri, con la lacerazione dell’animo degli insegnanti costretti a partire, con i lavoratori che si sentivano sacrificati all’idea unica liberista, con i lager libici che già esistevano quando c’era Minniti. Quanto dolore anche noi abbiamo provocato, ciechi, accecati forse dai nostri leader carismatici, o dal terrore di ammettere errori.
Ma il dolore di tanti si é moltiplicato per cento con questo governo qui, e l’aria sempre più inquinata d’odio e di disumanità non più celata e latente, ma mostrata e urlata come un merito e una forza, anche dai nostri vicini di casa, di ombrellone, di parrocchia (!!!).
No, basta. Proviamo questo cammino con Conte.
Da mesi ho perfino paura di parlare, per strada, perché temo di incontrare indifferenti, leggere, distratte parole disumane. Distratte : é questo l’incubo. Persone che ammirano il pugno fermo sui porti, e ne parlano mentre si spalmano la crema solare, a volte insegnanti, mentre accarezzano un cane, percependo più la sua vita che quella dei bambini sulla Open Arms, e distrattamente, mentre insabbiano l’ombrellone e guardano se il mare è buono – insegnanti, abbiamo detto, giuro – ti dicono : “ma l’Italia non puó diventare l’Africa!”.
Basta con questo vento.
Proviamoci.
Forse già ci sentiamo un po’ meglio. Perchè non ce la facevamo più.
Sarà dura.
Ma proviamoci. Magari trascineremo anche Di Maio, proprio in virtù del nulla intellettuale di cui é fatto : un vuoto assoluto può magari essere riempito da qualcosa.
Grazie per questo articolo di Elisabetta.
Grazie a te, Sergio
Massimiliano
Ernesto, non ti avevo letto ancora.
Trovo del pragmatismo, comunque, soprattutto nell’ultima parte dello scritto di Elisabetta, che perció (e in ogni caso come qualsiasi contributo) trovo utile.
Ti abbraccio!
Massimiliano
Caro Sergio,
io, come già scritto altre volte sono disponibile a discutere degli errori di Renzi e l’ho fatto anche con lui segnalandolo in una lettera personale, ma dopo il “tazze Bao”
della sig-ra ( sembrerebbe una compagna vecchio stampo ) Malantrucco sarei disposto a difendere anche Hitler e Mussolini, figuriamoci Matteo Renzi . Non ti aiutano nel tuo progetto personaggi simili all’autrice del suddetto articolo : a me personalmente fa venire voglia di gridare a squarciagola viva Renzi, viva Renzi, viva Renzi.
Per fortuna mia e del PD la signora Malantrucco ha apertamente dichiarato che non vota PD ed io aggiungo grazie signora non venga mai da noi non abbiamo bisogno di gente come lei. Continui pure a scrivere peste e corna del PD, continui pure ad offendere Renzi e coloro che l’hanno sostenuto, ma per piacere faccia a meno di spiegarci dove sta la destra e dove sta la sinistra in politica: noi del partito democratico Italiano sappiamo dove sta lei e ci basta per tenerci lontano da qualsiasi rapporto con lei . La differenza gentile signora fra noi e lei è questa: noi rispettiamo, anche se non approviamo e non condividiamo nulla, le sue idee, lei non rispetta le nostre e ci offende, ma noi siamo per la democrazia rappresentativa e continueremo a batterci affinché lei possa proporre agli elettori/trice italiani le sue tesi e se otterrà la maggioranza potrà governare, come previsto dalla nostra carta costituzionale, ovviamente senza il nostro appoggio. Grazie Sergio per avermi fatto ritornare la nostalgia di Renzi Matteo Che non solo non è come Matteo Salvini, ma quest’ultimo combatte e mette in crisi per il momento. Caro Massimiliano nel PD serve il pragmatismo ma non quello della signora citata che ti direbbe di accogliere tutta l’Africa in Italia, salvo poi scoprire che quest’ultima è molto più piccola dell’Africa.
Io conto su Zingaretti e Renzi per respingere la destra sovranista e razzista di Salvini e sto lontano da coloro che dichiarandosi di sinistra fanno il tifo per questo ultimo e lo aiutano certamente.
Sergio tranquillo: i miei gabasisi ( per evitare di sbagliare chiarisco che sto parlando di palle ) sono al loro posto in posizione di riposo e sono pronti ad altre sollecitazioni. Una serena serata a tutti Antonio De Matteo Milano
Ragazzi, perdonatemi ma sinceramente non capisco questa tempesta aggressiva nei confronti di Elisabetta.
Ma cosa succede?
Allora dovreste attaccare anche me con la stessa virulenza, visto che (pur avendo votato pd da quando esso esiste, e pur avendo votato Renzi alle primarie una volta su due in cui è stato candidato) , ho appena sostenuto che al governo anche noi abbiamo provocato del dolore a tanti.
La politica dovrebbe avere la categoria del dolore come specchio in cui avere il coraggio di fissarsi. Quanto dolore abbiamo – anche involontariamente – inflìtto al corpo elettorale, alle persone che compongono il nostro popolo? Dovrebbe essere “la” domanda di ognì fine legislatura, ma anche di ogni metà o un quarto di essa, di governo insomma.
Riconoscere che, pur facendo magari bene – tante cose bene! – si é provocato del dolore, dovrebbe essere la peculiarità che segna l’onestà intellettuale di ogni partito.
Non capisco il perché di questi attacchi ad Elisabetta, che invito a continuare ad onorarci della sua opinione e della sua esperienza.
Conosco personalmente una ragazza (ex mia compagna di classe) che ha dovuto precipitosamente sposarsi con il compagno – non credeva nel matrimonio, e non é secondario in una vicenda umana – per poter accettare l’imminente spostamento lontanissimo da casa e poterlo affrontare contando in un avvicinamento al marito e alla bambina.
Ci sono semplicemente storie.
Anche il dolore di tanti lavoratori nel sentire messa da parte l’interlocuzione forte dei sindacati, e quel senso di paura nel veder discutere l’art. 18, anche questo è dolore.
Non dico che “per tutti” è stato così.
Ma noi abbiamo il dovere di raccontare anche le singole storie.
Un’altra mia compagna si sente in un limbo da anni, perchè è in Toscana per il “potenziamento”, e non si sente nè carne nè pesce, nè prof di italiano nè prof di arte : nè questo nè quello. Ed è un dolore.
Nessuna statistica lo potrà negare.
Ci sono storie e persone.
E a noi spetta non la puntigliosità capricciosa, ma il “dovere” di considerare le une e le altre.
Elisabetta nell’ultima parte del suo scritto, tra l’altro, ha apostrofato come “cazzari” tanti che hanno votato Potere al Popolo, ritenendo quello, sì, un voto di arida testimonianza. Non so se è risaltato.
Abbraccio Elisabetta – rinnovandole l’invito a farci compagnia con la sua scrittura – e abbraccio gli altri, seppur amareggiato dall’aggressività comparsa su questo blog. Non sciupiamolo, questo spazio. Non spingiamo fuori nessuno.
Rimaniamo rifugio di democrazia.
Massimiliano
Caro Massimiliano,
capisco che tu difenda Sergio: senza di lui noi non potremmo discutere su questo blog e tutti gli siamo grati; ma noi, in questo caso io ed Ernesto, non ci sentiamo in caserma e scriviamo liberamente quello che pensiamo, senza offenderete ed aggredire nessuno, ma ribadendo con fermezza e chiaramente che facciamo a meno di colloquiare con la vostra amica Elisabetta. Lei ha definito i seguaci di Renzi gente che lo votava sbagliando solo perché era segretario nazionale del PD e non in base al Ragionamento ed al libero Discernimento e noi dovremmo dirle grazie e seguirla? Mi sembra troppo e, pur non ritenendoci offesi, abbiamo il diritto di chiudere la discussione con questa signora che resta libera di dire quello che vuole anche se gli facciamo “tenerezza” in senso ironico. Massimiliano il dolore non lo provi solo tu: lo proviamo anche noi, vecchi impertinenti, ed abbiamo gli stessi diritti della vostra amica Elisabetta.
Chiudo qui definitivamente questa polemica ribadendo Che accetto volentieri di non far parte del raggruppamento politico della vostra amica Elisabetta, Viva la democrazia rappresentativa che permette a tutti di esporre la propria idea e fa prevalere, comandare quella che ha più consenso popolare. Buona, serena giornata a tutti. Antonio De Matteo Milano
Continuo ad essere amareggiato per l’atteggiamento nei confronti di Elisabetta.
Ha dato giudizi forti, ma poi li ha modulati e chiariti nella seconda e terza lettera.
In ogni caso erano giudizi che non equiparavano Renzi al fascismo di Salvini, ai torsi nudi bestiali di quest’ultimo, nè alle orge di Berlusconi e ai suoi attacchi in stile mafioso alla magistratura. Parlava di aspetti del carattere trasbordanti nell’arroganza. E ce ne sono stati.
In ogni caso, seppur avesse offeso Renzi, non aveva offeso noi.
E continuo a pensare che dire “non abbiam bisogno di persone come lei” non faccia parte dello stile di questo blog.
Ma per me si puó anche chiudere qui la faccenda.
Resto del parere che Elisabetta può continuare a scrivere qui quando vuole (ci mancherebbe altro!!).
Massimiliano
Gentile Massimilano, io la ringrazio molto. Davvero. E per più di una ragione. La prima è senza dubbio la più importante: è che ha capito il senso del mio pistolotto. L’altro, molto importante, è avermi difesa da tanta malagrazia. Essendo una signora – come dicono più sopra (anche se usano il termine con dispregio e estraneità) – fa sempre molto piacere. Vorrei anche spiegare a lei meglio de dove nasce la mia riflessione. Faccio parte della mailing list di Sergio e ho seguito appassionatamente tutto quello che lui ci ha proposto in merito alla questione governo sì governo no. Come ho avuto modo di dirgli credo che il suo sia stato un servizio straordinario. Per me addirittura essenziale. Quindi quando ho scritto il pistolotto ho trovato giusto condividerlo con lui. E lui mi ha fatto questo regalo di condividerlo sul suo blog. Non mi occupo di politica nella vita, ma lavoro in una grande radio e mi occupo essenzialmente di musica. Anche se non soltanto. E di archivi sonori. Ma mi interesso della vita politica del paese da quando ho 13 anni. Al punto di aver scelto di orientare i miei studi proprio su questo e sulla storia. Per il resto sono stata sempre di sinistra. Ho spiegato i miei orientamenti. Ho rifiutato però – per carattere e per scelta e non per rivendicazione: ho grande rispetto per chi invece fa altrimenti – ogni appartenenza. Non fa per me. Le persone che mi hanno attaccato lo hanno fatto dall’interno di qualcosa. Loro dicono che possono fare a meno di me. Per fortuna Zingaretti no. Il mio è il ragionamento di una semplice cittadina italiana. Per cui giudico tutti i politici allo stesso modo, o meglio con lo stesso metro di giudizio. O forse sono più severa con chi si dichiara di centro sinistra per ovvie ragioni che non vale la pena di spiegare. Loro si sono sentiti attaccati. Ma io non ho affatto attaccato loro. Ho attaccato alcune politiche di Renzi – odiose non solo a me, a meno che davvero non pensiate che le sconfitte di Renzi siano dovute alle Unioni civili – e il suo modo di interpretare la funzione politica. Non mi piace chi è ossessionato dal potere. Chiunque sia. Quello che mi piacerebbe capire è perché Sergio Staino – che pure ha scelto in quel momento di seguire il segretario del Partito in cui si riconosceva – non si sia offeso delle mie parole al punto da pubblicarle qui e queste persone invece non pensano almeno un attimo che forse qualche cosa non sia andata nella maniera giusta? Che dire: “sei brutta e cattiva” con i pugni e gli occhi chiusi serve a poco? Loro parlano di una mia parte politica. La mia parte è quella di un paese e di un mondo pacifico, giusto, ecosostenibile, dove i diritti di tutti vengano riconosciuti e dove il lavoro e i lavoratori non vengano considerati pedine della produzione ma Il centro della società e dove il lavoro sia forza e ragione di dignità. Dove la sicurezza sia nella possibilità di costruire un futuro. Dove le distanze sociali vengano colmate. Dove tutti possano avere una scuola dignitosa e una sanità che protegge. Dove la cultura e l’arte siano cibo per la vita di ognuno di noi. I suoi amici, Massimiliano, ora diranno che ho scritto luoghi comuni. Per me invece questa è la sinistra. Le auguro buona domenica. Non abbandono davvero la lettura del blog di Bobo. Ma abbandono questa conversazione. Perché penso che le persone ragionevoli a un certo punto non debbano pretendere per forza di avere ragione. Non potevo però non ringraziarla davvero di cuore. Elisabetta
Sono io che ringrazio di nuovo lei di queste sue parole, ma soprattutto del suo contributo ad una discussione democratica sulla sinistra. Bisogna ricominciare a pronunciare questa parola, e ognuno non deve rinunciare a cercare di tradurla secondo la propria esperienza, i propri maestri, i propri studi e letture.
C’è bisogno di interrogarci insieme – tutti noi di sinistra – sulla sinistra.
Nominarla, ridarle esistenza ed essenza pronunciandola ed interrogandola ed interrogandone la storia. Altrimenti, pur di essere “responsabili”, “istituzionali”, finiamo per essere amorfi e per dar ragione a Di Maio quando dice quella cosa agghiacciante che destra e sinistra non ci sono più.
Forse sono la passione per lo studio e per la storia a non esserci più. Certamente non nella vita di Di Maio, nella quale la cultura è un inutile orpello, tanto l’importante sono le “soluzioni”.
No… noi “dobbiamo” dire chi siamo e contro cosa siamo. Anche Conte è patetico quando dice “non sarà un governo ‘contro’ “. Ma cosa significa? Che non sarà “contro” il neofascismo? Che non sarà “contro” il clima di odio xenofobico?
Conte purtroppo è degno erede dei 5s.
Insomma, dobbiamo continuare a chiederci, insieme, noi, cosa sia sinistra, far tesoro dell’esperienza di tutti, ascoltare la “storia di sinistra” di ognuno, di ognuno che ne abbia una.
È chiaro che se una persona comincia a parlare dei soviet o della proprietà privata come furto, sarà meglio lasciar stare.
Posso ascoltare con attenzione una intervista di Sergio Zavoli a Toni Negri, o a qualche membro di Prima Linea o delle Br , ma lo faró per analizzare, comprendere dinamiche, capire relazioni tra azioni e reazioni nella storia, immaginare ciò che muove alcuni sentimenti e scelte drammatiche. Ma sarà solo per questo.
Invece “deve” interessarmi – interessarmi, non ri-convertirmi ad una visione utopica o adolescenziale, ma questo starà a me evitarlo, cernendo tra i contributi che incontro – dicevo, “deve” interessarmi in modo più pragmatico tutto ciò che é voce di una sinistra in ogni caso moderna e non iperuranea, non fuori dal mondo : dunque ad esempio leggerò, almeno con cuore aperto – almeno questo, per forza! – contributi dal Manifesto, da Internazionale, chessò, da Strisciarossa, se mi ci imbatterò (potrò sempre scegliere e lasciare l’articolo a metà…) , e ascolterò – almeno questo, l’ascolto! – Fassina , se dovessi imbattermi in un suo parlare, ma anche alcuni membri di Rifondazione colti e preparati, anche quando riflettono, che so, sul capitalismo o la lotta ad esso. Starà a me, poi, tradurre quelle riflessioni, in una domanda del tipo “quale capitalismo?”, e sgombrarle di ideologia superata.
Insomma, finchè il “compagno” (diciamo così) non mi parla di violenza, io lo ascolterò. Finchè mi parlerà di critiche alla struttura sociale ed economica, di ghetti della globalizzazione, del popolo degli esclusi, e finchè lo farà senza parlarmi di incendiare le banche o di requisire i beni privati, io che ragione avrei per non ascoltarlo? Abbiamo forse rinunciato all’altro? Rinunciato a crescere?
Dobbiamo rifondarci, riacquistare chiarezza, luce su cosa siamo, sulla nostra diversità da altre visioni, non dobbiamo difendere una presunta cassaforte di identità già scontate. Purtroppo, soprattutto agli elettori “non impegnati”, non è affatto chiaro chi siamo.
Ben venga il parlarsi, con lei, Elisabetta, con Ernesto, con Sergio, con Antonio.
Ancora grazie, Elisabetta, delle sue parole e dei suoi spunti!
Un abbraccio a lei e a tutti
Massimiliano
Caro Massimiliano, ti prendo in parola e voglio partire dal tuo primo scritto, quando sostieni, per me giustamente, dopo aver governato chiedersi se abbiamo recato dolore a qualcuno. Negli ultimi trent’anni non ho mai sentito un politico sostenere come ha fatto più volte Renzi riguardo agli immigrati “ sono disposto ha detto più volte a perdere le elezioni pur di poter salvare una vita in mare. Non ho nessuna intenzione di polemizzare con alcuno ma questa è una constatazione di fatto che non ho più sentito dire da nessuno.
Ben venga la tua esortazione a parlarci e ben vengano le critiche costruttive fatte da Elisabetta, Ernesto Sergio Antonio ecc.
Sono un piccolo imprenditore e voglio raccontarti una storia vera.
Nel 2009 / 2010 in piena crisi mi sono trovato in condizione di lasciare a casa 10 dipendenti pena la chiusura definitiva dell’azienda e con altri 20 dipendenti a casa. Per poter riprendere la strada giusta e liquidare quei 10 dipendenti ho dovuto sborsare 15000€ ciascuno come buona uscita oltre al dovuto del tfr per evitare un contenzioso che a detta del mio commercialista e avvocato sarebbe stato alla fine ben superiore. Questo mi ha costretto a vendere casa di proprietà. Oggi fortunatamente le cose si sono messe sul binario giusto ma poteva andare molto peggio per tutti.
Ti racconto questo perché come dici tu sarebbe bene attraverso questo blog approfondire temi che ci coinvolgono. Io voglio partire da questo è dibattere sul Jobs act senza nessuna polemica ma con lealtà.
Io personalmente su questo tema ed anche su altri, ero e sono molto d’accordo con il “ cafone delinquente” ( scusa Sergio) e non sono d’accordo oggi perché i ns. nuovi partner di governo non appena avranno risolto i loro problemi interni e Grillo avrà incassato i cinque milioni ci sbatteranno la porta in faccia come già l’abbiamo ricevuta a suo tempo dal PSI
Qualche spunto di dialogo l’ho dato , dai discutiamone.
Marco bs
P.S. Scusate ma non mi sono più fatto sentire in questo mese e mezzo perché il mio IPad è stato sequestrato dalle mie nipotine
Un abbraccio a tutti/e
Grazie Marco per la storia, o meglio l’esperienza reale, che hai raccontato.
Sono d’accordissimo a partire dalle storie vere, dalla carne reale della storia, anche per giudicare il Jobs Act o qualsiasi misura economica. Grazie per avermi offerto questo spunto, questa visione “dall’interno” delle realtà aziendali.
Riguardo ai migranti, ció a cui accennavo erano gli accordi con la Libia, che sfociavano nel rientro dei barconi nella stessa Libia, laddove era già nota la realtà drammatica dei campi di detenzione, già all’epoca dell’operato di Minniti.
Comunque, ripeto, anch’io sono per il “partire dalle storie”, dalle esperienze e dai drammi di ognuno, per poter giudicare, migliorare, cambiare una legge.
Dunque ti ringrazio ancora per ció che mi hai raccontato e per il tuo punto di vista su Renzi.
Un abbraccio!
Massimiliano