Questo pezzo di Macaluso è diretto in particolare ai lettori di questo blog militanti o comunque vicini al PD. Sappiamo tutti che Emanuele Macaluso è stato nettamente contrario alla formazione di questo governo e ha spiegato più volte il perché pensava giusto andare al voto. Adesso che questa discussione è chiusa contribuisce alla nostra crescita politica con una proposta operativa che a me sembra assolutamente necessaria: un congresso al più presto. Dobbiamo chiarirci molte cose al nostro interno se vogliamo veramente ritornare ad una egemonia culturale tra i tanti gruppi sociali di riferimento che ci hanno più o meno abbandonati.
In questi ultimi giorni non ho scritto perché ho partecipato al Festival della politica che si svolge a Mestre ogni anno per iniziativa della Fondazione “Gianni Pellicani”. Ne accenno perché sono nove anni che vi partecipo e con me tante personalità della politica, della cultura e del giornalismo. E sono sempre stupito per l’enorme numero di persone che seguono i dibattiti nella grande piazza Ferrero e in altri luoghi della città. Sembra che cresca un interesse per la politica anche in tanti giovani.
In queste giornate si è anche perlato anche della nuova situazione politica segnata dalla formazione del governo Pd-M5S, presieduto sempre dall’avvocato Conte. E se n’è parlato con valutazioni diverse. Per quel che mi riguarda confermo ciò che avevo scritto in questo spazio. Cioè che era politicamente più giusto condurre una forte battaglia politica nella campagna elettorale anticipata per far partecipare il popolo, gli elettori, ad un mutamento che ci sarebbe stato in rapporto ai risultati elettorali; in ogni caso si sarebbe ridefinito uno schieramento di centrosinistra con quella parte di Cinquestelle ridimensionata e riqualificata ed una sinistra più forte in grado di competere con la destra.
Ho già detto che oggi bisogna prendere atto di ciò che è avvenuto con la formazione del governo tra Pd e M5S. Prendere atto di una situazione politica per molti versi nuova anche se, a mio avviso, precaria, e vedere come operare per dare concretezza a quei punti del programma che possono segnare un progresso, soprattutto sociale.
Tuttavia, penso che al Pd si pone oggi più di ieri un problema irrisolto: qual è l’asse politico-culturale, il profilo, il carattere e anche l’organizzazione di questo partito. Se n’è parlato anche a Mestre. Zingaretti ed i suoi compagni, tra cui Orlando che ha rinunciato al ministero per dedicarsi al partito, debbono dirci come vogliono rilanciare e riqualificare il Pd.
Io penso che, per farlo, c’è una strada obbligata: accantonare il vecchio e inconcludente statuto e convocare un congresso vero, con mozioni, argomentate politicamente ed anche per indicare una struttura organizzativa, mozioni anche diverse se richiamano un comune asse politico. È questo, a mio parere, anche il modo con cui affrontare un nodo politico che si ripresenta in ogni occasione e che attiene alle posizioni di Matteo Renzi e dei suoi. Solo con un confronto congressuale su mozioni è possibile ridefinire una unità o una onesta separazione. Oggi in un’intervista al Corriere della Sera il presidente del Gruppo parlamentare al Senato, Marcucci, alla domanda della giornalista Maria Teresa Meli (“Renzi farà la scissione” ad ottobre?) ha risposto: “Non mi risulta una cosa del genere a breve”.
A breve, no. Ma resta sempre una scissione possibile. E cosa dire dell’autorevole deputato europeo eletto come capolista del Pd, Calenda, il quale non condividendo l’alleanza di governo con il M5S, anziché stare in minoranza, come avviene in tutti i partiti seri, si dimette? Insomma, al Pd si pone un problema: è un partito oppure un aggregato politico dal quale, come in un tram, si sale e si scende? Un congresso vero può portare ad un chiarimento vero su punti e questioni essenziali.
Emanuele Macaluso, EM.MA in corsivo, 10 settembre 2019
13 Comments
Leggere quanto scrive l´on. Macaluso è sempre illuminante; unisce la pacatezza e precisione del ragionamento alla passione politica di una vita.
Continuo, come lui, a credere che sarebbe stato meglio votare, nel tentativo di raggiungere gli obiettivi indicati nel suo scritto. Tuttavia, ora dobbiamo, è vero, pensare a come il PD deve muoversi in questa situazione, tutt´altro che risolta. Per questo, tra l´altro, protestavo contro i trionfalismi, l´euforia per lo scampato pericolo. Dobbiamo accettare il fatto che questa soluzione è precaria, pasticciata, e potenzialmente dannosa se non è intesa come si deve e governata con attenzione. Non sappiamo ancora se i 5S siano in grado di governare in coalizione; cioè, se sono disposti a onorevoli e efficaci mediazioni, oltre i facili proclami. Sarebbe ingeneroso giudicare da questi primi due giorni, ma le premesse non sono tali da tranquillizzare. Qualche esempio: Di Maio ha invocato il taglio dei parlamentari come misura identitaria e indifferibile (ieri in realtà differita). Sappiamo tutti che il taglio dei parlamentari è giustamente condizionato, dal PD, che in passato per questo non lo ha votato, al varo di una legge elettorale. Quindi lo slogan di Di Maio serve al solito a lanciare parole d´ordine per un movimento che ancora non sa, o non può, adattarsi alla normale dialettica tra forze politiche. Se poi è vero che il PD ha già accettato il ritorno al proporzionale, allora ciò che dice Macaluso, diventa drammaticamente urgente: un congresso vero, nel quale ad esempio si ponga il problema con chiarezza: il PD è sempre stato per il maggioritario, ufficialmente; si può cambiare idea, ma con una discussione vera, non perché altrimenti di rompere l´alleanza. Lo stesso dicasi per frasi a effetto come il dirsi fieri e soddisfatti di quanto fatto nei 14 mesi di governo con la lega, sui migranti,ma anche sulla legittima difesa etc. Per non parlare del reddito di cittadinanza e di quota 100, o del salario minimo, tutti provvedimenti che il PD o ha avversato, con giuste ragioni, o ha comunque chiesto di modificare anche in profondità. Emerge, in queste prime battute (ma ripeto aspettiamo, vigili per favore) ancora l´aspetto demagogico, integralista nella sua sostanziale non praticabilità, di un movimento che troppo in fretta ha deciso, per sopravvivere, di cambiare alleanze;ma ancora deve cambiare pelle, e non sarà facile. Per questo credo che la grande esperienza del meglio della classe dirigente del PD sia indispensabile, per fare leggi serie, per governare con efficacia e anche, insisto, scaldare gli animi, dare prospettive. un congresso darebbe forza al gruppo dirigente che ne uscirà maggioritario, e consentirà di capire quale apporto può dare una minoranza. Senza questo passaggio, e un nuovo statuto più aderente alla forma partito che non a un rassemblement elettorale, l´operazione attuale è assai rischiosa, e mantiene la sua ambiguità iniziale.
Molto molto condivisibile, Guido, grazie.
I veri congressi per qualcuno erano quelli del vecchio e superato PCi che hanno portato al superamento dello stesso ed alla creazione dell’attuale PD, per il quale non esiste più il “centralismo democratico“, il dogma politico e la grande unione sovietica come guida; ma è stato realizzato “il compromesso storico“ di Enrico Berlinguer. La speranza che tornino i suddetti congressi è illusoria e fuorviante. Il collante del partito democratico Italiano e’ e rimarrà il “compromesso“ tra forze politiche diverse ( cattolici e laici ). Ogni componente del popolo del PD avrà la sua anima. La mia laica e’ destinata a morire contrariamente a quella degli amici cattolici che sopravviverà, secondo loro, nell’aldilà’; ma fino a quando rimarremo su questa terra insieme dobbiamo provare a migliorare la nostra società rendendola più giusta e solidale. Gli opinionisti che vogliono aiutare il PD dovrebbero evidenziare le cose che accomunano laici e cattolici e piantarla con sta storia dell’anima da far venir fuori: quest’ultima lasciamola nel mistero visto che non possiamo razionalizzarla. Da oggi tutti coloro che sperano e credono nell’attuale governo dovrebbero, secondo me, proporre per ogni problema da risolvere un compromesso onorevole aiutando così i politici a prendere le giuste decisioni. Basta per piacere con la frase: “o si fa come dico io o è meglio andare a votare“. Spero che non ci siano anime egoiste e con questa speranza auguro a tutti una serena giornata Antonio De Matteo Milano
Caro Antonio,
non vedo dove tu abbia letto nello scritto di Clemente la frase con cui chiudi il tuo intervento. Intervento, scusami, che mi sembra proprio del tipo “non esiste la destra, non esiste la sinistra, esistono i fatti”. Se è così sei maturo per entrare nei 5 Stelle. Io ho l’anima del partito ed è grazie a quest’anima che non seguo né la Bonino né Calenda, persone che comunque apprezzo. E sono tanti i compagni con l’anima che ancor oggi lavorano nelle Feste dell’Unità, tengono aperti i circoli, cercano di far qualcosa di serio per la comunità. E poi ci sono compagni, soprattutto dirigenti medi di cui non farò il nome per decenza, che al posto dell’anima hanno in testa la fica e i soldi. Vuoi trattare tutti quanti nello stesso modo?
Sergio
Sergio carissimo,
quello che segnala Macaluso è vero. Sappiamo che Renzi uscirà dal partito come ho segnalato anche nella mail che ti ho inviato precedentemente. “… Solo con un confronto congressuale su mozioni è possibile ridefinire una unità o una onesta separazione.”. Una separazione non è mai onesta ma sempre lacerante e rende non più forte, ma più debole ciascuna delle parti. Comunque Macaluso non si può lamentare del fatto che parlando di Calenda “… non condividendo l’alleanza di governo con il M5S, anziché stare in minoranza, come avviene in tutti i partiti seri, si dimette? Insomma, al Pd si pone un problema: è un partito oppure un aggregato politico dal quale, come in un tram, si sale e si scende?”. La stessa cosa si poteva dire a Bersani. Speranza e D’Alema ai tempi di Renzi segretario, quando non condividendo la sua politica “scesero dal tram del partito” festeggiando la sconfitta del referendum che il loro stesso partito aveva appoggiato. Ora con Renzi che si staccherà (probabilmente dopo la Leopolda), questi ritorneranno “… come in tram, si sale e si scende”. Le problematiche all’interno del PD ci sono, inutile nascondersi dietro a un congresso. La paura di un leader non condiviso rende tutti insicuri e sospettosi. Comunque ” Un congresso vero può portare ad un chiarimento vero su punti e questioni essenziali.”
Speriamo bene
Un grosso abbraccio
Anna
Un altro commento molto utile, Gerardo Vespucci dall’Irpinia.
Caro Sergio,
Ho seguito senza entusiasmo questa fase politica, perché il governo che è nato è frutto più di necessità che di virtù. In questo mi pare che Macaluso traesse le ragioni del no al governo, io del si senza entusiasmo. Certo, averla scampata bella è un buon risultato: nonostante i fiaschi
poderosi ed evidenti, la destra ha vinto tutte le regionali, compreso la Sardegna e la Basilicata che sembravano candidate alla vittoria del
centrosinistra. Ma il travaso dei voti 5* verso la Lega ha fatto la differenza, e una simile sorte sembrava già scritta sulle elezioni politiche.
Ovviamente, è emersa, oltre quella nazionale, anche la debolezza locale del centrosinistra, che nessuno ha analizzato, però! Se continuiamo così, rischiamo di anestetizzare il nostro elettorato, che ora continua a votare PD solo perché legato ad un passato troppo ricco per essere messo da parte.
Eppure, non si colgono neppure in questo governo quelle parole d’ordine capaci di ridare fiducia e idealità ai giovani ed al popolo dell’astensione per le quali abbia senso tornare in campo, o semplicemente al voto!
Un congresso del PD, ora – mi duole dirlo – mi sembra un autentico autogoal: o impedirà il confronto sincero tra le diverse ” sensibilità ” per evitare guai al governo, ed allora è inutile, oppure ci si conterà tra capi opposti sfasciando partito e governo!
Poiché ne avevo già scritto, anche alla luce di questo articolo del grande Macaluso, credo che sia la volta buona per un grande convegno di più giorni su cui confrontare le soluzioni a medio termine, oltre questo governo di necessità!
Una sorta di replay del grande convegno sull’austerità di Berlinguer, troppo facilmente archiviato. Si tratta di ridisegnare l’Italia del terzo millennio, non di vincere contro Salvini e Di Maio che sono solo caricature di uno scontro politico che non parla all’Italia, una delle grandi nazioni d’Europa e non solo.
Dopo questo convegno, solo dopo, ci si potrà riposizionare in un congresso aperto non al Partito che c’è, ma al Partito che verrà, se avremo recuperato i pensieri ed i silenzi dei giovani e di tanti delusi.
Un abbraccio
Se non si parte dal fatto che tra noi e i 5 stelle non è scoppiato l’amore, molto importante allora capire che per ora ci siamo tolti dal sedere UN RAZZISTA IGNORANTE E UN POCO FASCISTA, il bullo PADANO, se non abbiamo la percezione che questo tizio stava smantellamento tutto il nostro stato sociale, ci stava isolando dall’Europa quella che conta, minacciava tutti e tutto, una ministra della cultura che non legge libri, un ministro della famiglia che voleva tornare ai tempi degli aborti clandestini, porti chiusi voglia di soldati alle front
frontiere ecc ecc ecc. Be allora certamente c’è bisogno di un ulteriore chiarimento tra noi del PD. NON mi ripeto, ci siamo tolti dal culo, per ora, lo sceriffo padano, tra noi e 5telle non è scoppiato l’amore. Quello che sarà e tutto da vivere e lavorare politicamente. VEDREMO. Comunque per ora di congresso non se ne parla, sarebbe destabilizzante per il GOVERNO.
Giovanni Ornati
Carissimi tutti,
sono cinque anni che “sappiamo che Renzi uscirà dal partito”, lo hanno già scritto migliaia di volte come adesso lo scrive Anna e lascia intendere anche Macaluso.
Cinque anni nei quali altri sono usciti e non Renzi, che anzi è sempre più presente nella vita del partito, per la disperazione di molti.
Si tratta quindi di un tipico “wishful thinking” di chi non ha mai voluto accettare che Renzi sia entrato nel partito, ci resti, e che ne sia diventato anche Segretario per ben due volte, e a furor di popolo.
Forse prima o poi succederà, “al lupo al lupo, poi il lupo arriva davvero” o forse anche no, ma nel frattempo tutto il dibattito è distorto dall’attesa.
Siamo capaci di immaginare un partito che non viva aspettando Godot?
Siamo capaci di immaginare un partito che non sia perennemente in attesa delle scelte di uno dei suoi uomini di punta?
Siamo capaci di immaginare un partito con Renzi e non malgrado Renzi?
Abbiamo constatato negli anni che andarsene per rimarcare la propria visibilità è un atto di infantilismo autolesionista, da Civati a Bersani, da Calenda a Richetti.
Il partito ha bisogno di strategie vere e non di tatticucce di corto respiro.
Se mai un giorno si dovessero fare due partiti, dovrebbe essere per scelta iperconsapevole di diversificare l’offerta per massimizzare i risultati elettorali e non per liberarsi della presenza ingombrante di un leader sgradito ad alcuni.
Siamo in un momento molto delicato: se non vogliamo essere fagocitati dal populismo a 5 stelle, dobbiamo essere più coesi, più bravi e più propositivi di loro.
Non perdiamo tempo ad immaginare scenari su scenari, funzionali solo alla difesa di un stato di cose sempre precario e traballante.
Se siamo un grande partito è perché abbiamo grandi risorse, e dovremmo andarne fieri, non perdere tempo a costruire barriere identitarie.
Ricordate Highlander? Alla fine uno solo resterà in piedi, ma l’alternativa deve essere tra noi e i 5 stelle, non tra Renzi ed il resto del partito.
Io vorrei proprio che prevalesse il Partito Democratico, con TUTTE le sue migliori risorse.
Abbiamo bisogno di tutta la nostra intelligenza per sopravvivere e cambiare il mondo.
Non lo dico io, l’ha detto Gramsci, uno che se ne intendeva di politica (e anche di scissioni, purtroppo).
Caro Sergio,
ma con” L’Anima”dove vuoi andare, visto che la Bonino non ti va bene, Calenda non ti va bene, Matteo Renzi ti fa venire i brividi, ed il Padreterno non ci accetta? Allora che ci facciamo con l’anima ? Caro Sergio io non andrò con il Movimento 5 Stelle, come tu mi indichi: voglio restare con te al costo di romperti l’anima. Non solo ma anche se malauguratamente dovesse avverarsi la tua profezia che Matteo Renzi esca dal PD io continuerò a votare PD perché mi piace importunare la tua anima. Scusami Sergio ma la vecchiaia fa brutti scherzi e io sono diventato molto impertinente. Comunque compagno Sergio, non ti ho chiamato signore, non ti ho dato del voi, non ti ho parlato di Renzi, ma mi permetti di avere un’idea diversa dalla tua su come risolvere i problemi italiani? Io ribadisco che sono i problemi che dobbiamo affrontare e l’anima la lascio volentiere alla gestione del Padreterno (per i credenti).
Mi auguro quindi che il PD insieme al movimento cinque stelle risolvano i problemi della nostra società altrimenti l’alternativa è il ritorno del “duce”. Con questo augurio ringrazio per l’attenzione, chiedo scusa se qualcuno s’e’ offeso ed un grande abbraccio a tutti Antonio De Matteo
Caro Antonio,
ho letto, incamerato e ti meriti un bel sorriso.
Sergio
Grazie a tutti per i contributi, e per il regalo di questa lettura.
Solo una cosa, con ironia ma anche con decisione : il cattolico che davvero segue il Vangelo non pensa affatto a salvarsi l’anima (molto egoistico) , bensì a sporcarsi le mani con la carne del mondo.
Forse quel riferimento di Antonio (o si fa così o…) era a me, a qualche discussione fa, quando dicevo che se questo governo non avesse spazzato via tutto l’impianto dei decreti “sicurezza-disumanità” mi sarei sentito smarrito, tradito, senza più patria politica, avevo detto.Era anche questa radicalità cristiana, in un certo senso.
Tale radicalità é sempre cresciuta in me di pari passo con la passione di sinistra nella politica. E credo che oggi non sia tardi per le radicalità, soprattutto in materia di diritti umani.
Riguardo a questo, io sono per un congresso. Che si parli, si ascolti, si invitino intellettuali, si recuperino parole radicali – sì! – , si recuperino definizioni, si nominino concetti essenziali.
Grazie ragazzi…
Massimiliano
Copio e incollo. Il nuovo governo è una scommessa per ridare una speranza al Paese. È il tentativo di interrompere un periodo negativo per la vita culturale, economica, e sociale dell’Italia. Per dare la speranza che domani si possa vivere meglio di oggi. Sulla flat tax, ad esempio, abbiamo interrotto una deriva che io giudico anticostituzionale. Ora bisogna fare un’altra cosa: aprire una stagione nuova con una riforma fiscale che ritorni ai principi della progressività delle imposte, della giustizia e della lotta alle diseguaglianze. Ora che il Governo è al completo serve coerenza: non distrarsi, non essere pigri e non ripetere gli errori dei 15 mesi precedenti. Bisogna aprire un confronto per trovare una sintesi avanzata perché con le liti e la competizione forse qualcuno guadagnerà uno o due punti percentuali, ma non c’è il buon governo che serve all’Italia.
Mannagia mi dimenticavo, IL COMMENTO È DI ZINGARETTI.