L’affaire Matteo Renzi-Fondazione Open. Questa di Luca Fazzi mi sembra una riflessione seria e utile. E a voi?
Sergio
“Non c’è più nulla di innocuo”, scriveva Theodor Adorno. In Minima Moralia, il grande accademico tedesco descriveva attraverso una serie di brevi riflessioni e aforismi che prendono spunto dalle esperienze più banali – dal nostro rapporto con le porte o con il saluto nei confronti del vicino – il decadimento etico della società tardo industriale. Sotto lo sguardo di una morale minima, gli accadimenti di questi giorni in materia di donazioni, prestiti e preziari della partecipazione alle conferenze di Matteo Renzi assumono una connotazione che abbraccia un discorso più vasto della sola valutazione del comportamento dell’ex ragazzo prodigio di Rignano sull’Arno.
Si può discutere a lungo se le donazioni e i prestiti a un politico da parte di finanziatori e benefattori privati costituiscano o meno un reato penale. E, tutto sommato, si potrebbe anche intavolare un dibattito su cosa sia un partito politico e cosa una fondazione. Rimane che in una società in cui la democrazia sta morendo soffocata dalla crisi di legittimazione, il fatto che una fondazione, riconducibile a un singolo politico, incassi soldi da finanziatori privati, o che un ex premier riceva un anticipo dalla madre di un finanziatore per acquistare una villa, apre degli interrogativi a cui si fa fatica a rispondere.
Perché imprenditori come Alfredo Romeo, già imputato per corruzione e coinvolto nel caso Consip, dovrebbero donare quattrini a una fondazione che finanzia un politico di primo piano come Renzi? Possiamo veramente credere che personaggi, che da una vita hanno lavorato con il sottobosco della politica per intessere affari, siano interessati così sinceramente al futuro della nazione da destinare parte dei loro guadagni a personaggi politici senza chiedere nessuna contropartita in cambio?
La storia della scalata renziana al potere così come tante altre storie di politici italiani è intrisa di episodi da contorni poco cristallini. Nel 2018 Emiliano Fittipaldi pubblicava sull’Espresso la notizia secondo cui la società Condotte per l’acqua Spa, vincitrice di grandi appalti governativi e interessata alla costruzione della Tav di Firenze, aveva conferito ricche consulenze, attraverso le sue partecipate Inso e Novadia, a Emanuele Boschi e Alberto Bianchi, il primo fratello di Maria Elena Boschi e il secondo deus ex machina della Fondazione Open.
Anche in questo caso le domande che una persona normale è portata a porsi sono: è normale affidare consulenze così importanti a un cultore della materia di Bilancio e Principi contabili presso l’Università Europea di Roma come era il fratello della Boschi, invece che a un professore ordinario o a uno studio di consulenza internazionale?
Ne L’educazione del principe cristiano, scritto nel 1516 – solo due anni dopo la stesura de Il Principe di Machiavelli -, Erasmo da Rotterdam affermava, in antitesi con lo spirito machiavellico del fine che giustifica i mezzi, “se vorrai entrare in gara con altri principi, non reputare di averli vinti perché togli loro parte del dominio. Li vincerai veramente, se sarai meno corrotto di loro”.
Il richiamo alla virtù dell’onestà costituisce oggi in Italia, il paese principe della corruzione e del malaffare, il problema principale da affrontare per invertire il declino del paese. L’esempio della corruzione della politica scende ogni giorno come un miasma lungo tutto il corpo della nazione, ne corrode le basi etiche, ne diffonde il virus che contamina lentamente sfere sempre più vaste di azione creando disillusione e perdita di fiducia nei confronti delle istituzioni democratiche.
La veemente controffensiva lanciata da Matteo Renzi contro chi ha posto degli interrogativi relativi alla liceità del suo comportamento mette purtroppo in evidenza quanto ormai la cultura politica del paese non solo non sappia il problema del rapporto tra politica e morale, ma sia incapace ormai addirittura di percepirlo. La crisi della democrazia e l’ascesa dei populismi hanno sicuramente molte spiegazioni come la strumentalizzazione dei nuovi media, la crisi economica, la crescita dell’incertezza sociale.
La storia e l’esperienza comune dovrebbero insegnare che sottovalutare la questione della legittimità morale della politica è il passo che porta diritto all’anticamera della fine della democrazia. In un articolo pubblicato nel 1986 su Micromega, Norberto Bobbio scriveva che “anche per chi considera l’azione politica come un’azione strumentale, essa non è strumento per qualsiasi fine che all’uomo politico piaccia perseguire”.
Ogni azione politica va sottoposta a giudizio morale. Se esistono dubbi o incertezze rispetto alla moralità di un certo comportamento il politico che ha a cuore la legittimazione della democrazia è chiamato non solo a dirimere gli interrogativi, ma anche a evitare che essi semplicemente si pongano perché altrimenti saranno le basi stesse delle istituzioni democratiche a essere erose.
In questo anche Renzi, l’ex rottamatore, è figlio di tempi molto bui. La politica in Italia ha dimenticato che senza un ritorno alla giustificazione morale delle proprie azioni la morte della democrazia è solo una questione di tempi, o di forme. Ma la questione morale ormai non esiste più perché, semplicemente, essa non è più percepita.
L’assuefazione al comportamento ambiguo, a rapporti vischiosi e al mischiare l’interesse pubblico con quello privato è ormai tale da avere preso le forme della “sindrome del valore standard mutante”, il fenomeno plasticamente spiegato dalla biologa Loren McClenachan attraverso la descrizione di una serie di foto che ritraggono le espressioni trionfanti dei pescatori che mettono in mostra i loro trofei alle Florida Keys, le isolette dell’arcipelago a sud di Miami. Anno dopo anno, i pesci esibiti dai pescatori sono sempre più piccoli. Quelli che quaranta anni prima erano dimensioni del pescato tali da provocare vergogna a essere mostrate in pubblico, con l’incedere del degrado marino diventano standard da esibire con orgoglio al pubblico.
Cosa è accaduto in questo lasso di tempo? Una cosa molto semplice: gli esseri umani si sono abituati al degrado. Così come i pescatori descritti dalla McClenachan, anche la grande maggioranza del ceto politico italiano sembra essere ormai destinato a una drammatica sconnessione dalla realtà. La collusione con il mondo degli affari non sembra essere tale da dovere essere stigmatizzata, perché a forza di essere poco trasparenti i politici si sono abituati alla rovina.
11 Comments
Quanto erano grandi i pesci provenienti dagli USA o dall’URSS, o dalle cooperative bianche o rosse?
E’ mai esistito un momento della storia in cui la politica ha potuto fare a meno di finanziamenti?
Da Atene a Roma antiche, da Firenze dei Medici a Napoleone, dalle rivoluzioni liberali a quella di Lenin?
Perché ci poniamo con tanto ardore il problema di come si finanzia Matteo Renzi, come se fosse l’unico a fare politica in Italia?
Siamo sicuri che sia solo afflato moraleggiante?
Buttarla solo sulla morale, caro Sergio, è molto ma molto riduttivo.
E soprattutto molto soggettivo: va bene quello che faccio io, è immorale quello che fa il mio avversario.
Servono regole, procedure, strumenti di controllo, trasparenza, e poi ognuno si prenda le responsabilità dei suoi comportamenti di fronte alla legge e di fronte agli elettori.
Il resto è barbarie mediatica, come stiamo constatando in questi giorni.
Abbiamo toccato vertici assoluti di vergogna ed ipocrisia.
E non si sentono, se non rare e fioche, voci che richiamino alla ragione ed alla logica di uno stato di diritto.
E’ vero, siamo messi male. E pochi sono gli anticorpi…
Caro Ernesto,
concordo con te ed aggiungo, ma chi finanzia il partito con la tessera, col volontariato alla festa dell’unità, con la raccolta di contributi vari, non si aspetta niente dai politici?
Io penso che ognuno di noi e’ disposto a finanziare la sua idea in qualsiasi modo pur di vederla realizzata. Quel signore che ha scritto l’articolo postato da Sergio su questo blog sarebbe disponibile anche lui a pagare, finanziare, un politico per realizzare la sua idea ammesso che ne abbia una . Il problema è capire se la nostra idea riguarda il nostro “io’ o il “noi”. Occuparsi degli altri per l’essere umano è molto difficile: come diceva il premio Nobel per la letteratura Salvatore Quasimodo, “ognuno sta solo / sul cuore della terra /trafitto da un raggio di sole:/ ed e’ subito sera“. Raccontare quindi il proprio altruismo accusando gli altri di egoismo è una dimostrazione azzardata molto, ma molto difficile da dimostrare. L’unico sistema per cercare di difendere la nostra democrazia rappresentativa, e’ quello delle regole, delle leggi che vanno però fatte rispettare da una magistratura indipendente, onesta e capace.
I giornali dovrebbero aiutare i popoli a capire e rispettare le leggi approvate dai parlamenti legittimamente eletti dalle popolazioni, invece cercano lo scoop a tutti i costi limitandosi ad una critica feroce, odiosa e senza nessuna prova. Si sostituiscono spesso alla magistratura, strumentalizzando un “avviso di garanzia, che poi i politici sbagliando clamorosamente, usano come clava per colpire l’avversario. I giornalisti che scrivono articoli come quello pubblicato da Sergio non aiutano il noi e spingono gli individui ad occuparsi dei fatti propri e quindi a diventare sovranista: è tutto uno schifo e tutto immorale e quindi si salvi chi può. Io divento persino cattivo quando leggo il giornale “il fatto quotidiano’” ed odio sia il giornale che i suoi giornalisti, ma so di sbagliare ed allora accetto la provocazione di Sergio e cerco di capire l’utilità del suddetto quotidiano. Difende gli interessi di chi? I miei no,
Sergio mi aiuti a capire: qual è l’utilità del citato articolo, a parte attaccare Renzi il tuo prediletto avversario? Non sarebbe meglio aspettare che la magistratura faccia il suo corso, per evitare un altro caso come quella del sindaco di Bibbiano? Dov’è “l’anima”, che tu spesso invochi, in quell’articolo? Io ho accettato ben volentieri il consiglio di quei ragazzi che si fanno chiamare “sardine“: cerco di odiare il meno possibile ed amare di più. Buona giornata a tutti Antonio De Matteo Milano
Sono d’accordo con le riflessioni di Ernesto e Antonio.
E aggiungo una cosa, così da povero mortale. Ho fatto fatica a capire questo articolo con citazioni qua e là di un giornalismo radical chic dove si capisce chi vuole colpire ma non si capisce nulla di come ci arriva e di quale spiegazione da al lettore per capire ciò che vorrebbe dire. Io penso che anche Umberto Eco farebbe fatica a capire il contenuto di questo articolo, provare ad immaginare cosa possa aver capito quella grande massa di analfabeti funzionali è una scommessa facile da vincere. Ma non è una cosa facile neanche per poveri cristi come me che un pò di buona volontà a seguire le vicende del mondo ce la mette.
E’ ormai uno sport nazionale prendersela con i politici per tutto ciò che accade, io penso che sia giunta l’ora di affrontare con un giudizio più severo le due forti categorie corporative come i magistrati e i giornalisti. Hai detto bene Antonio, “I giornali dovrebbero aiutare i popoli a capire e rispettare le leggi approvate dai parlamenti legittimamente eletti dalle popolazioni, invece cercano lo scoop a tutti i costi limitandosi ad una critica feroce, odiosa e senza nessuna prova”. Questo è un dato di fatto ormai consolidato che, in attesa che la categoria assuma forme più responsabili, sia giusto colpire questi egocentrici giornalisti con denunce multiple di diffamazione, quando si evidenzia una sfacciata manipolazione dei fatti.
un caro saluto
Gianni Moscatellini
Innanzitutto questo Luca Fazzi che io non ho il piacere di conoscere non è un giornalista ma un professore universitario che insegna a Trento. Seconda cosa: mi sembra molto incoerente che per criticare giustamente sovranisti e populisti ricorriate invece a termini tipo “giornalismo radical chic”, “professoroni”, “io sono terra terra”, “neanche Eco lo capisce”, tutta una terminologia grillina molto superficiale e al di fuori della nostra storia. Io da sempre ho combattuto contro qualunque forma di populismo e di attacco mediatico che sfrutti il rancore e l’indignazione superficiale delle masse. Sono anni e anni che conduco una battaglia contro Travaglio e contro larga parte del suo giornale “Il Fatto”, contro i Woodcock, i Gratteri, contro tutti coloro che hanno posto la magistratura al di sopra della politica quindi vi prego di non farmi nessuna lezione su questo piano. Se questo Fazzi ha un blog sul sito de “Il Fatto” non mi interessa assolutamente, mi interessa quel che dice non su cosa lo dice e quello che dice parla di etica, di moralità e di tutta una serie di valori che dovrebbero caratterizzare non solo i nostri militanti ma soprattutto i dirigenti di una vera sinistra social democratica. Quindi è inutile che ci si nasconda dietro l’attacco della destra che organizza le truppe per combattere contro persone probabilmente molto brave come penso sia il sindaco di Bibbiano. La realtà è ben diversa e sono altre domande quelle che vanno fatte, sono le domande che ha fatto Zanda e che guarda caso hanno fatto infuriare Renzi. E’ corretto da un punto di vista etico e politico che un segretario di un partito raccolga una quantità enorme di fondi da tanti sostenitori danarosi e che invece di convogliarli verso il suo partito e le sue istituzioni, dagli uffici del Nazareno fino al suo giornale “l’Unità”, li accantoni invece in una fondazione a futura memoria e a futura utilizzazione? In pratica si distrugge la struttura centrale del partito, si distrugge il suo quotidiano ufficiale e si mettono i soldi da parte per quando il nostro avrà fondato un suo partito personalissimo e privatissimo. Se questo vi sembra corretto per un compagno, per un militante e in più segretario di un partito con i nostri valori, allora veramente tra noi c’è poco altro da dirci.
Sergio
Caro Sergio
sei troppo intriso di risentimento nei confronti di Renzi e cerchi di buttare tutto in “caciara” e mi dispiace molto.
Penso sia inutile dirti che il bilancio del PD sia passato da – 10 milioni a – 600 mila nel periodo di segreteria Renzi. L’Unità era il mio pane quotidiano, ma la vogliamo dire una volta per tutte come erano messe le questioni finanziarie di questo giornale? E come e perchè si è chiuso questo giornale? Si pretende che da Renzi venisse l’aiuto finanziario al partito, quando nella Leopolda (incompresa e denigrata dai big della ditta) non c’erano solo persone del PD. Ma delle altre Fondazioni legate al partito quando ne vogliamo parlare? Renzi deve mentre gli altri no? E poi ……. mi fermo qui che è meglio.
Poi giornalismo chic o non chic io di quello articolo, giornalista o professore che sia, “di eticità, di moralità e di tutta una serie di valori” da lettore non ho capito e non mi ha convinto di nulla, lo posso dire? O se lo dico devo essere tacciato di Grillismo che è la cosa in assoluto che non sopporto e non ho mai sopportato.
un caro saluto
Gianni Moscatellini
E io allora? Io ti dico solo che se uno accumula 7 milioni in quanto segretario del partito non può poi lasciare senza aiuto le strutture del partito e tenerseli come se fossero cose personali. Non mi risulta che altri segretari abbiano mai raccolto soldi o finanziamenti accumulandoli in fondazioni private. Sai quante Unità si salvavano con 7 milioni? Non fate gli ingenui, il disegno di fare Italia Viva ce l’aveva in testa fin dall’inizio quel signore, non sono io che ce l’ho con lui, anzi, io mi son fatto il culo per aiutarlo finché ho sperato ci fosse uno spazio per farlo. Quando mi chiamò a dirigere il giornale l’unica sicurezza che mi diede fu che i soldi c’erano, me lo ha ripetuto 5 volte “non ti preoccupare dei soldi, quelli ci sono”. Dopo un mese non c’erano più. Anzi, l’Unità era diventata un’impresa privata in cui lui non c’entrava nulla e in quanto tale mi fu perfino impedito di entrare con i giornali alla Leopolda. Per forza non c’erano più i soldi, li aveva messi tutti da parte per Italia Viva futura. Chiamamelo risentimento questo, vai, se sei sincero.
Potrebbe essere tutto giusto quello che hai scritto, caro Sergio, ma qualcuno lo deve certificare per farlo passare per verità accertata.
Non ti pare? Possiamo dire a Berlusconi e Bossi: “è stato accertato dalla magistratura che voi avete rubato e politicamente io vi condanno e non mi fido”; ma fino a quando qualcuno non viene giudicato con sentenza definitiva,secondo me, dovremmo smetterla di esprimere giudizi politicamente corretti o scorretti.
Certo poi anche quelli condannati definitivamente “urlano“ la loro innocenza; ma la nostra costituzione prevede che a questo punto possa intervenire solo il Padreterno per i cattolici, mentre gli atei non hanno nessuna speranza. Comunque io penso che se uno costituisse una fondazione quest’ultima i soldi li dà a chi crede opportuno; ma di certo non li concede a coloro che la dissacrano.
Concludo dicendo: applichiamo la nostra costituzione separando i poteri e rispettandoli. I professori ci dovrebbero aiutare a capire e se occorre suggerirci l’eventuali modifiche all’ istituzioni del nostro Stato, rinunciando alla denigrazione ed alla condanna senza prove solo per affermare i loro pensieri e le loro filosofie Che rendono le persone più ignoranti e cattive. Caro Sergio a me sembra di parlare con l’anima, come tu dici, ma ho paura che non parli lo stesso linguaggio della tua. Pazienza facciamo finta di sperare che il Padreterno lo spiegherà ad ambedue.
Un grande abbraccio a te e a tutti coloro che leggono e scrivono su questo blog, sperando di non aver rotto le balle a nessuno.
Antonio De Matteo Milano
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Antonio, tu le balle non le rompi mai e nessun altro come te, cerchiamo di chiarirci, tutto qua. Credo che l’errore stia nel continuare a pensare che si stia cercando un reato punibile con il codice. Io non mi sostituisco assolutamente alla magistratura e a tutt’oggi considero, fino a prova contraria, Matteo Renzi innocente da questo punto di vista. Non è vietato dalla legge che un segretario generale del partito riceva donazioni in denaro e invece di metterle sul conto del partito le metta sul conto di una fondazione privata sua, a meno che evidentemente dietro l’operazione non ci siano fini di interessi privati ma tutto questo va dimostrato e fino a prova contraria non va preso in considerazione. Io ne faccio un problema di etica politica, lo stesso che ne ha fatto Zanda: è corretto che un segretario generale di un partito riceva donazioni nel suo ruolo di segretario e che questi non usi queste donazioni per salvare il partito dai debiti ma le collochi dentro una fondazione su cui il partito non ha nessuna possibilità di intervento? A me sembra un fatto gravissimo, degno dell’espulsione perpetua da tutti i partiti progressisti presenti e futuri. Questo è l’elemento di discussione: l’utilizzazione del suo ruolo di capo del partito per giochi totalmente privati. Era del partito la Leopolda? No. Era del partito la fondazione Open? No. Quelli erano soldi dati a Renzi non come cittadino privato ma come responsabile nazionale del nostro partito. E’ tanto difficile da capire?
Caro Sergio
non “è tanto difficile da capire”, è che non è così come sostieni tu e Zanda. I soldi raccolti, da quel che conosco, non sono stati dati a Renzi ma alla Fondazione Open che era legata, nel bene o nel male, alla Leopolda, non al PD. Poi quello che ho già detto, nella sua segreteria Renzi è riuscito o no a portare il debito del partito, fatto da altri, da -10milioni a -600mila, sì o no? Non è stato questo un buon contributo di Renzi al PD? Non basta ? ma a voi quello che ha fatto e fa Renzi non basta mai. E tu pretendevi che rimanesse in questo partito di lupi.
Non ci siamo Sergio, sì, siamo 2 mondi diversi, senza scandali (ed io non vengo dalla DC ma orgogliosamente dal PCI). Ribadisco quello che sostengo da tempo, troviamo in questa separazione inevitabile dei punti di incontro per abbattere il nemico comune di una destra e un populismo tra i peggiori. Cerchiamo di dimostrare una maturità strategica in questo, ciò che nel ‘900 la sinistra non è stata capace di fare. Per il resto chi ha più tela da tessere lo faccia, voi nelle vs praterie a sinistra noi sull’altro fronte, che è sinistra, diversa dalla vostra e un’area moderna di liberal democrazia. E’ l’unico modo per andare a governare questo Paese, non ci sono altre soluzioni.
un caro saluto
Gianni Moascatellini
Caro Sergio grazie per la risposta e per capire capisco, nonostante i settant’anni, ma mi riesce difficile pensare che gli imprenditori, i finanzieri abbiano versato i soldi a Renzi come capo del PD: se fosse stato così, secondo me, gli avrebbero impedito di provare a sfasciare il Partito democratico Italiano che invece resisterà ed andrà avanti grazie alle sue radice profonde e robuste. Spero di essere riuscito a chiarire le mie perplessità sulle tue considerazioni: io non finanzierei la costruzione di una casa bella ed accogliente per poi provare a distruggerla e costruirne un’altra.
Sinceramente mi sentirei scemo nelle suddette condizioni e penso che anche i finanziatori. della fondazione Open Avrebbero, secondo me, la stessa sensazione. Naturalmente non conoscendo i fatti e non essendoci un giudice che li abbia accertati tutto può essere ed “ai posteri l’ardua sentenza“. Buona serata a tutti Antonio De Matteo Milano
Il Professore Luca Fazzi non può mettere in discussione il finanziamento privato ai Partiti o alle fondazioni se questi finanziamenti vengono elargiti nel rispetto della Legge.
Da un professore non mi aspetto di sentire ” se il privato finanzia vuole il suo tornaconto” il dubbio malizioso lasciamolo ai populisti.
Se no mi deve indicare come sta su un Partito dopo l’abolizione del finanziamento pubblico voluto da Renzi stesso.
Sergio Staino ha ragione di criticare Renzi se quei soldi invece di finire al Partito hanno seguito altre strade.
Ma il problema POLITICO che pone Staino non è quello che leggiamo sui giornali.