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L’operazione è il frutto di un’azione politica. L’8 aprile la ministra della Giustizia Marta Cartabia ha incontrato in videoconferenza il suo omologo francese Eric Dupond-Moretti e ha chiesto formalmente l’intervento urgente dell’Eliseo per arrestare gli ex terroristi prima che scattasse la prescrizione della pena. Rispetto ad altri tentativi passati il ministro francese ha espresso «grande volontà di collaborazione». Il cambio di linea ha portato alla soluzione del nodo che bloccava le pratiche: secondo la legge francese, infatti, è l’autorità politica a trasmettere alla procura i fascicoli con le richieste di estradizione e proprio questo atto formale ha permesso alla procura di Parigi di far scattare l’operazione. Quanto ai nomi degli arrestati, i dieci sono stati individuati all’interno di una lista presentata dall’Italia con le generalità di 200 persone condannate e fuggite in Francia a partire dagli anni Settanta.
Con i mandati di arresto di ieri la Francia considererebbe definitivamente chiuso il dossier legato alla dottrina Mitterand, perché gli altri ex terroristi presenti nella lista sarebbero morti oppure sarebbe intervenuta la prescrizione della pena.
Gli arresti parigini, tuttavia, non fanno scattare automaticamente l’estradizione in Italia. Entro 48 ore, gli ex terroristi verranno presentati alla procura generale della corte d’Appello di Parigi e il giudice deciderà sulla richiesta. Nel frattempo lo stesso giudice valuterà se trattenerli in carcere oppure se disporre la libertà vigilata. L’iter giudiziario potrebbe richiedere fino a due o tre anni: dopo il giudizio della corte d’Appello, infatti, i sette potranno fare ricorso in Cassazione. Se l’estradizione verrà confermata per eseguirla servirà un decreto del primo ministro contro il quale potrà essere proposto ricorso davanti al Consiglio di stato. Ora, quindi, le sorti degli ex terroristi sono nelle mani della magistratura francese che «si occuperà del dossier» e prenderà «una decisione indipendente sui casi individuali», ha riferito l’Eliseo. Dunque, non c’è matematica certezza che l’esito sia quello dell’estradizione.
Sul fronte politico, tuttavia, la vicenda ha raggiunto il risultato sperato. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha espresso soddisfazione, parlando di «memoria di quegli atti barbarici viva nella coscienza degli italiani» e rinnovando la «partecipazione al dolore dei familiari». La ministra Cartabia, che in prima persona ha sollecitato l’operazione, ha definito «storica» la decisione della Francia di «rimuovere ogni ostacolo al giusto corso della giustizia per una vicenda che è stata una ferita profonda nella storia italiana».
Sul versante francese, il presidente Emmanuel Macron si è assunto personalmente la paternità dell’iniziativa, ma l’Eliseo ha precisato che la decisione non sconfessa affatto la dottrina Mitterand, perchè i terroristi arrestati ieri «hanno commesso reati di sangue».
La dottrina Mitterrand non è una legge ma una decisione politica presa nel 1985 dall’allora presidente. Erano gli anni delle inchieste per terrorismo, la Francia era il luogo dove molti avevano trovato rifugio e Mitterrand aveva deciso che i terroristi italiani, che avevano rotto in modo evidente con il terrorismo e si erano rifatti una vita in Francia non sarebbero stati estradati, a meno che non venissero fornite prove di una loro «partecipazione diretta a crimini di sangue». Come sia possibile che in Francia abbiano vissuto e vivano ex terroristi condannati per omicidio lo spiegano i fatti successivi. In Italia vengono celebrati i processi per terrorismo, molti si fondano sulle dichiarazioni di pentiti (è il caso di Pietrostefani) e gli imputati vengono condannati in contumacia perché già espatriati. L’ordinamento francese, però, non riconosce l’istituto della contumacia e il fatto che militanti di movimenti politici che si definiscono di opposizione vengano condannati senza essere presenti alimenta la sfiducia francese nei confronti degli esiti dei processi italiani ai terroristi. A questo si sommano le complicazioni burocratiche e politiche, anche perché in Francia si sviluppa un movimento di intellettuali, dalla scrittrice Fred Vargas fino al filosofo Bernard-Henry Lévi, contrari alle estradizioni.
Anche oggi, a spingere l’iniziativa di Macron, sembrano essere ragioni politiche: è in corso di approvazione una nuova legge antiterrorismo, il conflitto con la destra di Marine Le Pen è sempre più aspro e un atto simbolico come questo aiuta a rafforzare la nuova dinamica di cooperazione giudiziaria europea, che è uno dei punti su cui spinge anche Cartabia. La scelta ricuce i rapporti con l’Italia, dove la ferita del terrorismo non è ancora chiusa e le famiglie delle vittime reclamano giustizia.
La decisione ora spetta ai giudici francesi. All’opinione pubblica, invece, la valutazione se il tempo trascorso possa o meno influire sulla pretesa punitiva di uno stato. E su chi siano gli uomini e le donne che potrebbero tornare in Italia, a più di quarant’anni dai fatti per cui sono stati condannati.
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.Guarda SOFRI è libero di dire quello che gli pare ma prima di dire dovrebbe imparare che lui è tutti quelli che hanno cercato rifugio in altre nazioni erano e continuano a essere nel TORTO , la storia delle BR di Lotta continua potere operaio e di tutti i fiancheggiatori del ” TERRORISMO ” noi ex PCI la conosciamo bene essendo noi stati i più impegnati contro ogni forma di terrorismo , noi stavamo con lo stato e loro volevano distruggere lo stato e tutti i servi del sistema compresi soprattutto noi ex PCI traditori e servi del sistema. Una cosa, che ci facevo io nel servizio d’ordine del PARTITO nelle innumerevoli manifestazioni contro il terrorismo, ricordo benissimo l ‘odio che avevano LOTTA CONTINUA E POTERE OPERAIO E AFFINI contro noi del PCI , o ” amici ” piccoli fiancheggiatori di quei movimenti che ancora ora da vecchi non hanno ” simpatia ” per tutto ciò che è stato FGCI PCI PDS DS PD , personalmente non sono un “giustizialista ” potrei avere un momento di : è passato tanto tempo ” perdoniamo ” ma non funziona così la ” giustizia ” e nemmeno quella dei diretti interessati come vittime , perché si da il caso che come erano CARNEFICI I FASCISTI DURANTE IL FASCIO , carnefici furono pure tutti quelli che in nome di una società migliore si presero la responsabilità di UCCIDERE facendo addirittura nessuna distinzione, o eri un ” rivoluzionario ” o eri un nemico . Allora questi si sono resi giudici di ciò che era giusto o sbagliato e in nome di questa follia idealista hanno fatto dei reati alcuni molto gravi uccidendo o complici compiacenti . Allora come erano arroganti coraggiosi allora lo siano anche ora, sul piatto va messo tutto, i pro fino a ieri e i contro a oggi. Troppo comodo l’aver ucciso o fiancheggiato questa ” rivoluzione ” con teorie deliranti e poi farla franca e diventare pure artisti ben pagati, mi risulta che molti loro ” compagni ” sono in galera o a servizi sociali ancora ora, a loro modo hanno pagato la PENA, a questi 10 o 100 o mille si tratta di dargli lo stesso trattamento . Io in prima linea contro il terrorismo ROSSO E NERO io ex proletario militante del ex PCI potenziamento potrei essere stato un GUIDO ROSSA ,non mi sono impegnato per giocare alla ” difesa dello stato della pace della non violenza era una cosa seria pericolosa ” , loro erano il nemico e non ” compagni ” che hanno sbagliato. Se devono pagare pagheranno, e come abbiamo detto per tanti altri motivi abbiamo fiducia della magistratura. Scusa caro SERGIO io sono stato un proletario comunista non un intellettuale che teorizza sorte di ” teoremi ” per cercare una specie di ” giustificazione ” . Hanno ” giocato ” con la vita loro e degli altri ne siano responsabili fino alla fine.