Gianni Cuperlo chiede a Nicola Zingaretti di ripensarci e all’Assemblea nazionale del partito di non accettare le sue dimissioni. In questo momento drammatico non si può perdere tempo «in caminetti»: è importante che il Pd abbia una «guida salda». Cuperlo è uno degli esponenti Dem più vicini al governatore del Lazio che ha gettato la spugna, accusando il Pd di essere in preda ad una sindrome di potere.
Zingaretti si vergogna di un partito che parla di poltrone. Anche lei si vergogna un po’? Il Pd è ridotto a questo?
«Mi faccia dire che non ho poltrone da difendere, ho rinunciato a un collegio considerato sicuro e sono da due anni in cassa integrazione come altre decine di dipendenti del Pd. Detto ciò, con altri ho denunciato un correntismo esasperato quando dirlo non era propriamente di moda».
In effetti però l’impressione è che il Pd sia diventato un partito di potere. Come si fa a confutare questa forte impressione suffragata dalle parole di Zingaretti?
«Ma proprio per questo penso che il Pd abbia bisogno di essere rifondato nel suo modo di discutere, di organizzarsi sui territori, dove spesso è ostaggio di notabilati inamovibili. E anche nel modo in cui seleziona una classe dirigente fuori da logiche di fedeltà e rendite di potere. Ecco perché io non mi vergogno, io voglio ribaltare questa concezione della politica».
Le dimissioni di Zingaretti sono un fulmine a ciel sereno? Lei aveva avuto dei sentori?
«Come altri avevo discusso con Nicola le difficoltà dell’ultima fase e apprezzato la sua scelta di accelerare un chiarimento politico dopo la nascita del governo Draghi».
Ora tutti a dire «Nicola, ripensaci». Una bella ipocrisia, no?
«Non servono accuse né indici puntati. La politica purtroppo riserva anche durezze, per questo credo di intuire i pensieri di Nicola a fronte di scelte non facili che abbiamo assunto dopo averle discusse negli organismi dirigenti e che formalmente sono state condivise da tutti».
Sembra il remake delle dimissioni di Veltroni, che a un certo punto non ne poteva più del fuoco amico, in questo caso quello della corrente che fa capo a Guerini e Lotti.
«Io dico guardiamo al Paese, perché questo è un momento drammatico con la terza ondata della pandemia e l’angoscia per nuove vittime, ricoveri, per una economia che continua a soffrire. Anche per questo è importante che il Pd abbia una guida salda».
Il Pd sembra colpito da una maledizione. È forse vero quello che disse una volta D’Alema: l’amalgama tra i Ds e la Margherita non è venuto bene.
«Il punto non è l’amalgama, i partiti che lei cita hanno smesso di esistere quindici anni fa. La realtà è che in questo tempo è cambiato il mondo e adesso la prova è ricollocare quel progetto nella società italiana dei prossimi anni. Il tema è la nostra identità, la lettura che diamo dei conflitti aperti e la capacità di essere un’alternativa credibile alla destra sul terreno dei valori, delle coerenze e anche della qualità di una classe dirigente».
Lei cosa suggerisce di fare?
«Io mi auguro che l’assemblea convocata per il 13 e 14 marzo respinga con convinzione le dimissioni di Nicola e spero che, nonostante l’amarezza, lui possa ritornare sulla sua decisione».
I 5 Stelle stanno vivendo una fase di passaggio e di trasformazione importante. Il Pd allo sbando. È preoccupato per la stabilità del governo Draghi?
«Dalla riuscita di questo governo dipende in buona misura la sorte del paese. Lei parla del Pd come di un partito allo sbando e io sarei ipocrita se negassi che siamo in un momento difficile. Però una cosa abbiamo dimostrato in questi mesi terribili, ed è stato il senso di responsabilità verso le persone e la loro sofferenza. Sono certo che questa funzione non verrà meno, tanto più che abbiamo davanti settimane complicate. Discuteremo, certo, come è giusto che si faccia in una comunità, e quella discussione sarà tanto più utile quanto più dirà con chiarezza chi siamo».
Se Zingaretti non dovesse rinunciare alla sua scelta che soluzione vede? Chi potrebbe caricarsi la croce del Pd?
«Spero che Nicola riveda la sua decisione e per quanto posso lavorerò per questo. L’alternativa non potrebbe che essere una transizione verso un congresso appena le condizioni lo consentiranno. Questo non è tempo di caminetti, esiste una questione democratica che investe il Paese con elezioni rinviate per la pandemia. Ma la democrazia non si può sospendere all’infinito e il Pd di quella democrazia ha sempre fatto la sua bandiera».
Amedelo La Mattina, La Stampa, 5 marzo 2021
2 Comments
Contestare e’ semplice, realizzare e’ difficile, secondo me, ma c’è un metodo per verificare quello da me sostenuto. È quello atavico di sempre: provare a governare. Per farlo però bisogna prima farsi eleggere con un programma condiviso dalla maggioranza degli elettori.
Nicola Zingaretti, ha dimostrato di saper governare ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti, i suoi oppositori interni ci possono provare adesso che lui si è dimesso. Preparatevi quindi al congresso e presentate le vostre idee, tenendo presente che chi ha governato fino adesso è ben radicato e rispettato nel popolo del PD. Come ammiratore del dimissionario segretario nazionale del PD, vorrei ricordare una regola fondamentale della nostra democrazia rappresentativa. Eccola. Il vincitore ha il diritto di governare e di essere riconosciuto e rispettato dallo sconfitto, cosa che nel PD non succede mai. Coraggio popolo del PD ed auguri per le nostre future battaglie a favore della democrazia, della solidarietà e della libertà. Buona domenica e tanta serenità a tutti e tutte. Antonio De Matteo Milano
Guarda caro Sergio tu fai il tuo lavoro pubblicando varie opinioni , se non ti offendo spero di no , credo che i porta sfiga sempre critici già ancora prima della costituzione del PD siano i veri responsabili del perché la “ sinistra “ e in questo caso il PD sono sempre in “ crisi” ma nonostante ciò vivono sopra tutta quella batteria di ex contras dottori intellettuali che lo danno per morto o mai nato da sempre . Mi riferisco a CUPERLO non lo mai sentito dire qualcosa di positivo , sempre una voce e atteggiamento critico , mi pare che si presentò alle primarie fu bocciato , nonostante questo prova sempre a spostare il PD su posizioni di “ sinistra “ mi pare un MORETTI quando rompeva les pelotas a D’Alema e ai DS o PDS chiamando in piazza gli “ arancioni “ con la parola d’ordine : dite o di ( D’Alema ) QUALCOSA DI SINISTRA. Con CUPERLO siano più o meno sulla stessa linea fritta già sentita e che non ha mai portato a nulla , inutile dare le “ colpe “ agli altri se il PD ha cambiato molti segretari , la responsabilità è anche la sua . Con questo non voglio dire che va bene così , le parole e le dimissioni di ZINGARETTI sono un segnale dei problemi e contemporaneamente sono una scossa per arrivare veramente a un qualcosa dove le CORRENTI spariscono , non le opinioni anche diverse le correnti di cui CUPERLO HA LA SUA . Saluto ornati giovanni.