GLI OSPITI DIMENTICATI AL FORUM DELLA PACE
La si può definire una occasione sapientemente buttata al vento. E, infatti, quella in corso a Firenze sarebbe potuta essere una preziosa opportunità per riflettere su cosa significhino oggi pace e guerra. Mentre quest’ultima, nella sua forma classica – antica e brutale – si impone lungo la frontiera russo-ucraina, su tante altre linee di confine la partita resta aperta: e si potrebbe ancora operare al fine di “dare una chance alla pace”. Col titolo “Mediterraneo frontiera di pace” si è aperto ieri, nel capoluogo toscano, un convegno promosso dalla Conferenza episcopale italiana, che si pone l’obiettivo di rilanciare l’interesse verso l’area del Mare Nostrum e incentivare il dialogo tra i vescovi di tutte le Chiese che affacciano su quelle coste.
Parallelamente, a partire da venerdì, si svolgerà un forum organizzato dal primo cittadino di Firenze, Dario Nardella, che farà incontrare i sindaci delle principali città mediterranee. Dunque, circa centoventi tra vescovi e sindaci provenienti da Algeria e Croazia, Albania e Slovenia, Grecia e Israele, Malta e Libia e Spagna e altri Paesi ancora. La potenziale importanza di tali incontri è confermata dalla presenza di Papa Francesco e da quelle del presidente del Consiglio Mario Draghi, del ministro degli Esteri Luigi di Maio e di quello dell’Interno Luciana Lamorgese. Una grande occasione, come si diceva, che avrebbe l’ambizione di porre le basi, per quanto esili, di una possibile convivenza pacifica in un’area del mondo così cruciale e così travagliata. Ma una opportunità che risulta già compromessa da come sono stati preparati i lavori e scelti i partecipanti e i relatori.
Il forum dei vescovi si presenta come monoreligioso, invertendo così quella ispirazione ecumenica che sembrava un’acquisizione ormai consolidata. Tanto più determinante, quella ispirazione, in una regione dove l’intreccio tra le confessioni è assai fitto e le tensioni che ne nascono incrinano i progressi pur notevoli compiuti dal dialogo interreligioso. E invece, a Firenze, si incontreranno solo i presuli delle chiese cattoliche, mentre non si potrà ascoltare la voce di quegli esponenti dell’ebraismo e dell’Islam che, pur con enorme fatica e dolore, e tra molti lutti, perseguono le vie accidentate e tortuose del dialogo, come altrettanti “operatori di pace” (Matteo 5.3-10). E ancora: intorno al forum dei sindaci già si è aperta una polemica a motivo della presenza, tra i relatori, di Marco Minniti, presidente della fondazione Med-Or. Una parte dell’opinione pubblica, della Chiesa cattolica e dell’associazionismo criticano la sua presenza a causa, in particolare, della politica per l’immigrazione attuata durante il suo incarico di ministro dell’Interno. Rispondendo a un lettore proprio sulla scelta dei relatori del forum, il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, ieri ha scritto: «Tutti possono parlare di pace e di libertà e di giustizia, persino quanti hanno lasciato fare (e magari hanno anche speso quattrini perché si facessero) “lager” per migranti nel deserto libico all’odioso scopo di mantenere l’ordine in mare aperto e alla porta d’Europa».
Personalmente ritengo che il vero problema sia rappresentato non dalle presenze, bensì dalle assenze. Consideriamo quel titolo, “Mediterraneo frontiera di pace”: se in quel mare, nell’ultimo decennio, c’è stato un qualche processo di affermazione di valori universali e una qualche possibilità, se non di cancellare, almeno di trattenere e limitare la “pulsione di morte” lo dobbiamo a soggetti civili e religiosi non invitati agli incontri di Firenze. Non ci saranno, infatti, quelle organizzazioni non governative che hanno tessuto la sola trama capace di salvare dalle torture in Libia e dal naufragio in mare decine di migliaia di fuggiaschi (Open Arms e Medici Senza Frontiere, Sea Watch e Mediterranea, Emergency e Sos Mediterranee…). E non ci saranno la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche e la Caritas: ovvero coloro che hanno realizzato quei corridoi umanitari da tutti invocati e da troppi colpevolmente ignorati, che hanno costituito il solo sistema di protezione per consentire l’ingresso legale in Italia a chi non ha più un giaciglio dove posare il capo.
E non ci sarà il cardinale Francesco Montenegro che, da arcivescovo di Agrigento e da presidente della Commissione episcopale per le migrazioni, ha svolto una fondamentale attività a favore delle concrete forme di accoglienza e di inclusione degli stranieri nel nostro Paese. Il suo silenzio in questa circostanza evidenzia ancor più una tendenza della Chiesa italiana a rattrappirsi proprio mentre celebra il rito dell’apertura al mondo. Ma così ci si trova non sulle orme di Giorgio La Pira, bensì su quelle di Camillo Ruini. —
Luigi Manconi, La Stampa, 24 febbraio 2022
Comment
Tutti gli incontri sono utili se si Prova a parlare di pace, ma fino a quanto ogni organizzazione, ogni persona umana partecipa all’incontro con il desiderio di far vincere le sue idee bocciando, senza se e senza ma, quelle degli altri non si concluderà mai niente come è successo, succede e succederà con le varie commissioni di inchieste. Comunque ben vengano le riunioni sperando che fermino la guerra tra Russia ed Ucraina. Buona giornata e buon fine settimana a chi legge. Antonio De Matteo Milano