Dopo la lettura dei risultati del voto digitale grillino sulla piattaforma Rousseau, tutti i media hanno gridato che il secondo governo Conte è ormai nato. Del resto anche il Di Maio e Zingaretti hanno detto la stessa cosa. I lettori di questo spazio conoscono le mie posizioni e che confermo. Ma, a cose fatte e a mente fredda, oggi possiamo fare una riflessione sulle forze che hanno deciso e operato per mettere in atto una manovra politico-parlamentare che avrebbe messo alle corde Salvini e la destra eversiva senza ricorrere alle elezioni anticipate.
La matassa politica è stata sbrogliata dal mondo cattolico che ha risvegliato gli ex dc e messo in moto persone che hanno un cordone ombelicale che li lega alla Chiesa. La prima persona che ha questa caratteristiche è l’avvocato Conte. Il quale non è solo un devoto di Santo Padre Pio ma, come abbiamo letto in questi giorni, ha studiato in un collegio vaticano ed un suo professore è stato anche il cardinal Parolin, oggi segretario di Stato. Infatti, Conte è andato al funerale del cardinale Silvestrini e ha incontrato in quella occasione il Papa che, probabilmente, lo ha incoraggiato per quel che sta facendo. E lo sta facendo con una determinazione sconosciuta nei 14 mesi in cui ha diretto il governo gialloverde. Sarà un caso, ma nel Pd il primo a parlare per un governo Conte Pd-M5S è stato Matteo Renzi, ex giovane dc e, dall’esterno, un patriarca della stessa matrice, Romano Prodi. Il seguito è noto. Nel Pd chi ha ripreso un ruolo trainante è stato l’ex dc Dario Franceschini e i due capigruppo, soprattutto, come s’è visto, il prodiano Graziano Del Rio.
Il segretario Nicola Zingaretti ha dovuto prendere atto del fatto che, alle pressioni delle cancellerie europee e financo di Donald Trump per il nuovo governo Conte, c’era il complesso del mondo cattolico che condizionava la parte del Pd che ha un peso decisivo nel partito. Nel parlamento europeo, poi, un’attività in questa direzione è stata svolta anche dall’ex dc ed esponente Pd, il presidente David Sassoli il quale, con competenza e accortezza, ha fatto le mosse giuste.
Sia chiaro, non è in corso la rinascita della DC. Chi l’ha tentato è stata la minuscola formazione di Rotondi che stava con Forza Italia ed adesso tifa per il governo Conte. Non nasce, quindi un nuovo partito; si tratta di una cordata di persone, diversamente collocate, con saldi princìpi democratici. Da questo punto di vista c’è una contrapposizione di queste forze alla destra eversiva.
Quel che invece emerge, anche da questa occasione, è l’impotenza politica delle forze che provengono dai partiti della sinistra storica. Fa impressione oggi l’intervista di un entusiasta Massimo D’Alema, a cose fatte. Penso, invece che a cose fatte, nel Pd, e fuori di esso, occorre discutere sul futuro, se un futuro ci sarà, della sinistra che origina dalla tradizione socialista e del rapporto di queste forze con la sinistra cattolica.
8 Comments
Anche io, come Martin Luther King, ho fatto un sogno, un sogno modesto, da professore. Ho sognato un´Italia nella quale un Salvini non vinca mai le elezioni; un´Italia nella quale, se vincesse, vi fossero gli anticorpi delle democrazie mature (un´opposizione parlamentare, la Corte costituzionale, la magistratura, la stampa indipendente e libera, comprese le televisioni, la Banca d´Italia, le autorità indipendenti, che impediscano la deriva autoritaria, e limitino i danni; succede persino in America, ricordate?); sogno cioè, un´Italia democratica e matura: nella quale non vi fosse bisogno di mentire spudoratamente sia pure a fin di bene, facendo una cosa ma pretendendo di farne un´altra; nella quale non vi sia bisogno di considerare il presidente del consiglio uno statista, perché è riuscito a formare due governi opposti in una settimana; nella quale si possa dire senza essere tacciasti di favorire il fascismo che questa operazione è triste, priva di ogni slancio ideale; nella quale non si faccia una legge elettorale ogni volta per far vincere qualcuno, che poi perde di solito; nella quale si possa dire che un ministro degli esteri non dovrebbe avere le caratteristiche di Di Maio; nella quale ogni tanto chi perde si ritiri, almeno per un periodo, dalla politica attiva; nella quale si possa dire che non è vero che Renzi avrebbe salvato l´Italia se non fosse stato per D´Alema; una Italia, per dirla in breve, nella quale cambiare posizione politica, rimangiarsi tutto, dire tutto e il suo contrario nell´arco di pochi giorni, o di poche ore, abbia un prezzo da pagare, e non un premio da riscuotere; infine, ma questo é impossibile persino da sognare, un´Italia nella quale una forza di sinistra dica che la democrazia diretta grillina è una menzogna insopportabile, una truffa, oltre che un pericolo perché invita alla deligittimazione del parlamento, come il taglio delle poltrone, espressione orribile e volgare; una sinistra che non abbia paura dei propri convincimenti e principi, e li consideri, almeno alcuni, non negoziabili.
Il sogno finisce con un dubbio, che non si è sciolto perché mi sono risvegliato: valeva la pena perdere quel che rimane della nostra anima per fermare Salvini, o non abbiamo profittato di Salvini per evitare di misurarci con una sfida che prima o poi dovremo affrontare? Convincere gli elettori che la sinistra merita una chance, perché ha molto da dire e da proporre, soprattutto un sogno da vivere davvero, almeno una volta ogni generazione
A settant’anni è difficile sognare: dormo poco e mi manca il tempo per realizzare il sogno. Cerco quindi di pormi delle domande e darmi delle risposte, visto che il professor Clemente e gli opinionisti che scrivono su questo blog non hanno intenzione di rispondere. Cominciamo.
Il partito democratico Italiano nel quale trovano dimora l’imprenditore, l’operaio, l’impiegato, il contadino eccetera è un partito di sinistra? Io rispondo sì.
Il partito suddetto deve garantire una migliore distribuzione del reddito difendendo la competitività, la libertà di parola, e la dignità umana? Io dico si. Come si decide in questo partito la linea politica e sui singoli problemi della nostra società? Per quanto mi riguarda gli organismi del PD sono sufficientemente garantiti ed efficienti ed in grado di decidere a maggioranza, dopo un’ampia discussione per raggiungere un buon compromesso sul quale tutto il partito deve essere d’accordo.
Io sogno quindi ad occhi aperti e dico popolo del PD forza e coraggio: questa volta possiamo farcela e possiamo far diventare persino di Maio un Buon ministro degli esteri. Mi auguro che si evitino le polemiche inutili, soprattutto tra i ministri del PD e dirigenti dello stesso: per realizzare un compromesso è necessario la pazienza, la diplomazia e la gentilezza. Una buona e serena domenica a tutti. Antonio De Matteo Milano
Caro professore, continui pure a sognare, ma intanto il Paese, con tutti i suoi cittadini, si aspetta che qualcuno governi, facendo cose che, giorno dopo giorno, migliorino, anche di poco, la loro vita.
Questo Governo, a differenza del precedente, ha la concreta possibilità di fare cose utili, anche se tutti noi siamo capacissimi di vedere le bizzarrie e le storture derivanti dall’anomalo procedere di questa legislatura.
Nessuno chiude gli occhi e fa finta di niente (forse solo chi sogna li chiude!), ma l’idea di una sinistra fiera ed eroica, che affronta la sconfitta con le bandiere al vento ed il petto in fuori, rinserrata nel suo fortino di ideali e verità assolute, non negoziabili, come dice Lei, non mi emoziona affatto.
Anzi, mi mette una tristezza infinita, mi comunica un senso terribile di inanità, di impotenza, di sconfitta storica, perenne.
No, caro professore, non è così che si cambia il mondo. Mai nella storia il mondo è cambiato con la SOLA forza dei principi e degli ideali. Se a questi non si aggiunge il pragmatismo, la mediazione, la capacità di tenere i piedi ben piantati per terra, non si fa politica ma filosofia e, con tutto il rispetto, questa non basta a gestire una società complessa come la nostra.
Qualche giorno fa ho detto con una certa rudezza che questo atteggiamento non serve ad una sinistra di governo; lo ripeto e lo confermo. Una sinistra di governo deve rifuggire dall’immobilismo, deve incidere sulla realtà e deve farlo con tutti gli strumenti disponibili, purché siano declinati secondo principi ed ideali congruenti. Programmare e gestire le sconfitte può forse scaldare i cuori, può dare il brivido della resistenza, può persino creare fraterna solidarietà, ma se nel frattempo il Governo lo guida Matteo Salvini, beh!, mi tengo qualche contraddizione in più e con ben 10 ministri di peso spero di ottenere risultati tangibili, per tutti.
Questo non è un sogno, è una concreta possibilità.
Resti tra noi, professore, non si astragga, non sogni una purezza ideale che non esiste in natura. Si contamini, cerchi strade percorribili, accetti sfide anche difficili, valuti le situazioni momento per momento.
Abbiamo bisogno di tutta la nostra intelligenza per cambiare il mondo.
Ovviamente gli argomenti esposti in risposta al mio commento hanno notevole valore, e tutti noi, me compreso, abbiamo dubbi.
Io ho cercato, in una forma non seriosa, anche s eil tema è drammatico, di avanzare perplessità che non sono solo mie, ma di molte persone ben più rappresentative di me. Protestavo sommessamente, più che contro l´operazione in sé (che, ripeto, non condivido ma di cui comprendo le ragioni molto serie), contro il surplus di ipocrisia, di manipolazioni della realtà dei fatti, la santificazione di personaggi che, come il presidente del consiglio, ha per ora mostrato molta abilità e poca coerenza, e una propensione al trasformismo, che non è un bene.
Tutta l´operazione ha beneficiato degli eccessi di Salvini, dei suoi errori, della sua indigeribile politica e personalità. E qui cercato di dire che un paese che ha bisogno di mentire a se stesso per scongiurare un pericolo (quanto davvero eversivo, o solo insopportabile nei toni e nei temi agitati?) è un paese che sta rischiando, perché si vince, anche, con le idee, con la ferma contrapposizione di comportamenti limpidi, di proposte che, sì, facciano anche sognare i giovani, etc. etc. Non si vince solo con questo, ma aiuta, e soprattutto aiuta a vincere bene. In fondo, oggi il PD, che voto, ha mostrato di non credere molto in se stesso, se si è affidato a Conte e ha ingoiato Rousseau, Di Maio etc. Credo che molti elettori, quelli più politicizzati, possano accettare questo compromesso, ma sono anche convinto, anzi lo so perché sento le persone come tutti, che per molti à indigeribile. Questo volevo dire, non per non rispondere, ma per non far morire il dibattito in questa specie di rappresentazione collettiva di un evento che non si è svolto all´insegna di quel consenso ed entusiasmo che ora tutti manifestano. Abbiamo il dovere di criticarci, se non vogliamo rischiare di cadere in un inganno collettivo e auto-consolatorio. Detto, questo, speriamo bene! Non ho mai mangiato il pop corn neanche la cinema. mi dà fastidio
D’accordo professore.
Ma ai molti, spero non tanti, che giudicano indigeribile questa situazione, ricordi che negli ultimi cent’anni noi di sinistra, progressisti, riformisti, chiamiamoci come vogliamo, abbiamo dovuto digerire davvero di tutto.
Potrei fare un elenco lunghissimo, ma credo che non ce ne sia bisogno (abbiamo una certa età …!).
Questa bizzarra combinazione, attuata in poche settimane, a valle dei 14 mesi più folli ed assurdi (oltre che vergognosi) della nostra Repubblica, può certamente naufragare in malo modo ma può anche inaugurare una fase inedita di riformismo.
Credo fermamente che sia dovere della sinistra progressista accettare la sfida e provare a rendere un servizio al Paese, anche se con un po’ di scetticismo. Ma solo un po’.
Non stiamo vendendo l’anima, oggi abbiamo margini operativi che un anno fa non avevamo.
Avere marginalizzato un potenziale, ma tremendo, pericolo per la democrazia, avere costretto Salvini a battere in ritirata ha un valore che apprezzeremo sempre più nel tempo. All’estero l’hanno capito meglio di noi. E ce ne sono grati.
Io non sono un filosofo, un intellettuale, un opinionista, ma ho cercato nella vita di adattare la filosofia alla pratica. Sono passato, come già scritto su questo blog altre volte, da piccolo contadino pastorello del sud ad operaio, ad impiegato /sindacalista e poi direttore di stabilimento nella ricca Brianza in Lombardia . Non mi sono mai sentito incoerente, ma ho sempre cercato di aiutare (aiutandomi) a migliorare la società in cui vivo. Non mi sono sentito incoerente quando ho deciso di non votare più partito comunista ma soprattutto di non credere più alla filosofia comunista.D’altra parte in pratica la citata filosofia non ha realizzato nulla: è crollato l’impero sovietico, sono crollati i paesi dell’est sta crollando o comunque si sta trasformando la Cina Comunista di Mao ammettendo la proprietà privata e quindi quel “ padrone“ che prima incarceravano se scampavo la fucilazione. Non credo di essere diventato democristiano Vecchio stampo, come Andreotti, Fanfani, Forlani, Demita, eccetera, ma voglio fare un accordo e combattere insieme con quei democristiani che sono D’accordo con me nel distribuire meglio il reddito pro capite nella nostra società garantendo la competitività, la libertà di parola e la dignità agli essere umani. Per realizzare quanto sopra detto io non ho nessun dogma da rispettare e sono pronto ad un compromesso che ovviamente non può rappresentare la mia idea iniziale. La destra sovranista nazionalista della lega con Salvini e Meloni vuole tornare alle nazioni stampare la propria moneta e quindi allo scontro frontale tra Francia ,Italia, Germania ecc ed in futuro alle guerre che abbiamo già vissuto. Tutto questo lo fa gridando al pericolo “nero” come i romani gridavano al pericolo “barbari” che poi vinsero. Io voglio fare un compromesso con tutte quelle forze che tifano per l’Europa unita con più potere a scapito delle nazioni, che tifano per la democrazia rappresentativa, e che abbiano al primo posto del loro programma politico lo sviluppo e il rafforzamento del lavoro.
Mi pare che anche Berlusconi, il creatore del berlusconismo in Italia ed Alleato di Salvini in tutte le regioni e comuni italiani, dice a parole di non essere d’accordo con i nazionalisti, ma poi non è disposto a combatterli. Quindi noi abbiamo di fronte un nemico che non è poi così forte, ma che va fermato subito altrimenti la nostra civiltà europea corre un gravissimo rischio da arretramento con dolore e lutti. Certo non sono sicuro che il Movimento cinque stelle possa aver adottata la mia filosofia, ma gli ultimi atti politici che hanno compiuto a livello europeo, eleggendo il nuovo presidente della commissione europea insieme a Francia e Germania, contrariamente a Salvini, e poi rinunciando al referendum per uscire dall’unione Europea, accettando di governare con il PD , mi fanno sperare che possano essere dei nostri per contrastare le destre sovraniste nazionaliste,razziste e fasciste. A me è sufficiente la soprascritta spiegazione per farmi dire al nuovo governo 5M S-PD, Auguri, mettetecela tutta: è in gioco la nostra sopravvivenza come europei distruggendo l’ Europa come Grande potenza mondiale.
Certo possiamo sbagliare come PD, ma,secondo me, è necessario indispensabile provare. Professore Clemente, va bene sognare va bene filosofare,ma adesso è il momento di agire non possiamo continuare a piangere sognando: la sinistra l’ha già fatto altre volte e si è trovato con Mussolini e Berlusconi da digerire per vent’anni. Chi vuole correre questo rischio? Io mi auguro nessuno di noi e per questo dico avanti insieme rafforziamo l’ Europa cambiato l’Italia. Grazie per avermi letto e buona serata a tutti Antonio De Matteo Milano
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Ciao a tutti,
è la prima volta che mi affaccio a questo blog, ma per l’affetto e la stima che nutro per la lunga militanza vostra e in tutta umiltà, vi racconto brevemente questo.
Sabato 14 settembre sono in servizio, con altri compagni, alla festa dell’Unità di Modena, mitico stand il Falo’.
Preparazione del pranzo per centinaia di amici cileni residenti nella nostra città, reunion ormai diventata una sorta di “rimpatrio” per loro e onore per noi l’ospitalità e, non ultimo, opportunità per le casse del partito.
Il lavoro si è svolto tra bracieri e griglie incandescenti, il sudore ci ha obbligati a vari cambi di magliette e canottiere, il sole sempre più accanito.
Alle 12,30 vasche di carne alla griglia erano pronte per gli amici e compagni cileni.
Compagni che solo di sfuggita abbiamo salutato, vuoi per la stanchezza, vuoi per lo stato dei nostri abiti che per la voglia di una buona doccia.
Noi, del servizio, una quindicina, abbiamo poi pranzato in un tavolo libero in uno stand adiacente, finalmente seduti, comunque soddisfatti del lavoro ben riuscito.
Durante il nostro pranzo, ovviamente, gli argomenti che ci vedono coinvolti in questo periodo hanno trovato terreno fertile, si inizia con una battuta, uno sguardo indagatore per vederne l’effetto e, in un batter d’occhio, un fiume in piena ha preso il sopravvento.
Che compagni intorno a quel tavolo! Non eravamo compagni del PD! Eravamo compagni del PCI, PDS, DS, compagni della CGIL, dell’ANPI, perfino della FGCI, ma badate bene non per un fatto anagrafico ma per una ragione ideale e morale, per la necessità di appartenere a qualcosa di diverso e di reale, per la gioia di sentire l’esultanza di centinaia di cileni che parlavano e cantavano in uno stand vicino al nostro, dove le nostre grigliate contribuivano allo stare bene insieme e rendere questo 14 settembre migliore e più leggero.
Aiutati dal buon cibo e dal buon lambrusco abbiamo concordato quanto incomprensibili fossero state e siano le ragioni delle tante divisioni che stanno logorando partito, elettori e sinistra in genere, divisioni per noi incomprensibili, giustificazioni a scelte di rottura del tutto estranee a noi della base, scissioni che producono malessere e sconforto.
Scissioni che alimentano le pance mai sazie di beceri populismi, di pagine e titoli di famelici giornali, di vecchi e nuovi fascismi.
Non solo il buon vino ci ha fatto restare a quel tavolo più del dovuto, ma la necessità di ascoltare e di trovare conforto sulle ragioni delle nostre incertezze, un aiuto per respingere quelle paure che anche in noi si insinuano dopo martellamenti mediatici che tendono a ridurre a ragione anche certezze granitiche.
Da quel nostro discorrere siamo giunti ad una conclusione, unanime, e ferma, non abbiamo accettato e non accetteremo le dimissioni dei Mattei e dei Pier Luigi vari, per noi non avranno nessuna validità.
E’ qui da noi che dovranno giustificare le scelte, sono le feste dell’Unità le sedi dove incontrare i compagni e le compagne e convincerci, guardare e sporcarsi le mani, storia di partito e di fatica, non più passerelle e strette di mani o selfie della durata di pochi secondi.
Intorno a me vi sono compagni a cui lo si deve, lo devono, e se questa mattina hanno cucinato griglie di carne, domani torneranno nelle loro aziende, nelle loro officine, ai loro studi, con la stessa umiltà di come hanno cucinato il pranzo per gli amici e compagni cileni.
Non rivendichiamo null’altro che rispetto e dignità, con la stessa umiltà del medico che… cucina grigliate alla festa dell’Unità.
Carissimo Carlo,
hai scritto un pezzo di grande saggezza e di grande umanità, se non c’è l’umanità, se non c’è l’anima, un partito che vuole cambiare il mondo non cambia un accidente. Qualcuno anche su questo blog ha ironizzato sul bisogno di un’anima, ricordandoci che secondo lui l’importante sono i fatti, non l’anima. E’ uscito un bel libro curato da Luigi Cancrini, compagno che ti assomiglia molto. E’ scritto da Massimo Testa e si intitola “Comunista con Berlinguer è (stato) bello”. Mi ha colpito molto perché l’autore, uno che per anni ha lavorato a Botteghe Oscure e ha seguito tutte le vicende del partito semiclandestino con tanto di centri segreti di autodifesa da possibili golpe, oggi, alla sua età, scrive quel che ha imparato da Berlinguer: per essere di sinistra bisogna essere prima buoni. Essere buoni significa avere un’anima, avere un’amore verso gli umili e i sofferenti, avere un grande obiettivo di giustizia sociale e avere una passione per lottare e per raggiungerla, unendo il più possibile le persone. Voi, con la vostra azione collettiva di una semplice ma faticosa cucina, contribuite a questo disegno, il resto è fuffa.
Quando uno ha paura di andare al voto per il rischio che i suoi parlamentari possano non venir rieletti e per questo spinge con entusiasmo per un governo con i grillini (sia chiaro, adesso lo appoggio anch’io questo governo ma non per le ragioni che ho detto prima), quando poi, sempre la stessa persona si ingegna con tutti i mezzi per piazzare tutti i suoi uomini nella lista dei ministri arrivando a fare l’occhiolino a Di Maio rendendo più difficile la trattativa con il segretario, quando sempre lo stesso si incazza perché di uomini suoi tra i sottosegretari ne hanno messi pochi arrivando a giocare giorno dopo giorno con la possibilità di andarsene per fare un altro partitino (però prima bisogna distruggere il sistema elettorale maggioritario organico al nostro partito per tornare al proporzionale… altrimenti che fine fa il partitino?) io mi dico con molto dispiacere: compagni, ma come si fa a pensare che questa sia la grande strategia per rinforzare il fronte riformista? Come?!
Sergio