Se la sconfitta è una, la destra, i vincitori sono due, il “campo largo” (oramai è lo pseudonimo del PD) e l’astensionismo. Forse è la prima volta che, politicamente e concettualmente, i due vincitori fanno “coppia” e, per la prima volta in maniera così evidente e generale, la vittoria per una forza che si dichiara di sinistra si associa a, se non favorita da, una astensione di massa dal voto. Una vittoria di sinistra per sottrazione di popolo, per arretramento di elettori.
Se la natura della destra italiana è ancora ferma alla vaga e ambigua categoria di Nazione e non riesce a questa destra il salto tra Nazione e governo del territorio, la natura della sinistra italiana (per come è stata ridotta dalla trasformazione ulivista del post-comunismo italiano) è ormai quella di amministrare il territorio secondo le buone pratiche e gli automatismi amministrativi (non è poco!) ma non riesce a questa sinistra la ‘mossa del cavallo’ di una alternativa socialista di massa allo stato generale delle cose. Se il “campo largo” di Letta, di Bettini e di Conte si ferma ai confini delle periferie delle città, dal momento che per la “buona politica” è sufficiente la rappresentanza della “società civile” e dei ceti emergenti e “riflessivi”, allora questo campo, largo solo per gruppi ed élite amministrative e di potere, rimarrà troppo stretto per una sinistra socialista.
Emanuele Ceglie
In verità si sono perse molte cose. S’è perso un Partito socialista e un pensiero politico a questo connesso. S’è persa perfino l’idea di “movimento operaio” come proiezione di un modello specifico di dialettica politica tra forze e interessi diversi. S’è persa la capacità critica di un ordine generale che era interna alla vita dei partiti e che oggi è solo esercizio di singoli intellettuali. S’è perso perfino l’istinto di difendere le proprie sedi e di prevederne la possibilità di aggressione. Si è arrivati a perdere il bene della ragione quando la vittoria del “centro-sinistra” (un concetto politico Carneade) viene evocata al momento della maggiore distanza tra società e politica. Non so tu, caro Trotta, ma io mi sono veramente perso ma non ho perduto la voglia di agire e di reagire.
Emanuele Ceglie
Caro Ceglie, qui a Torino siamo sul pezzo e combattiamo per obbiettivi conseguibili e misurabili.
Abbiamo appena eletto un Sindaco su cui nessuno scommetteva un accidente, e questo proprio grazie al contatto continuo con le persone.
Stefano Lo Russo è stato capace di ristabilire un rapporto con la città, dopo i cinque anni di buio del M5S, ed ha stravinto.
Non abbiamo costruito una “alternativa socialista di massa” ma una coalizione di sinistra riformista che rimetterà Torino sulla strada dello sviluppo.
Per me questa è la politica che serve ai cittadini.
Chi non ci ha creduto, chi non ha votato, ha avuto torto, torto marcio, e chi ora governerà dovrà farsi carico di TUTTI, votanti e non votanti, maggioranza e opposizione.
Se sarà bravo e darà un buon servizio alla collettività, al prossimo giro avrà un supporto ancora maggiore.
Altrimenti, verrà spazzato via, come gli improvvisati governanti che abbiamo voluto provare negli ultima anni.
Per questa è la politica: forse mi accontento di poco, ma credo che basti e avanzi.
Caro Trotta, sarà per una tradizione illuministica propria della cultura torinese che io rispetto ma diventa difficile discutere attraverso un registro (il tuo) nel quale l’interlocutore è collocato tra le nuvole della spensieratezza utopica e ci si pone su un piano di sano e duro realismo politico. Ho posto un tema che è all’ordine del giorno della sinistra non solo italiana: la dispersione del suo radicamento popolare in una sorta di amministrativizzazione della politica o di “tecnica di governo” che può vantare efficienza amministrativa ma che ha perso il controllo (e non intende assumerlo perché ne condivide la logica) sui meccanismi reali del potere. Dal potere locale alla idea di Europa questa “contraddizione” della sinistra si manifesta nelle forma più evidente e conflittuale. Ora, non puoi rispondere con il racconto della campagna elettorale di Torino omettendo, tra l’altro, una riflessione sul fenomeno delle periferie torinesi (ancora operaie?) che sono rimaste a casa, forse per il beneficio del bravo Lo Russo.
Caro Ceglie, come avrai capito io sono un “migliorista”.
Apprezzo molto il tuo riferimento alla tradizione illuministica e ti prego di credermi se dico che la tua visione più “ideologica” (scusa se banalizzo, ma ci capiamo) è altrettanto utile della mia alla causa dell’emancipazione delle nostre società occidentali (per le altre il discorso sarebbe più complesso).
Per anni ho creduto, e credo tuttora, che il liberalsocialismo non è un sogno, soprattutto non è un ossimoro, ma una possibile vocazione di governo.
Ovviamente necessita di elaborazione continua, perché le culture che lo alimentano spesso fanno fatica a comprendersi ed integrarsi.
Il nostro scambio di idee non è un braccio di ferro: è un tentativo, l’ennesimo, di cercare la sintesi.
Sono sempre più certo che sia possibile, anche se a quasi settant’anni potrei aver perso le speranze.
Sta passando un altro treno, l’ennesimo: ne abbiamo persi tanti. Che sia la volta buona?
A proposito del nuovo sindaco di Roma, on, Roberto Gualtieri, scrivo anch’io le seguenti considerazioni .
1) Faccio prima di tutto, senza se e senza ma, i complimenti e gli auguri al prossimo amministratore della nostra capitale per aver saputo coagulare intorno a sé tanti consensi elettorali che gli hanno permesso di battere al primo turno Due forti candidati, l’avv. Raggi ed il dr Calenda e stravincere Sul candidato del centrodestra, avv. Michetti al secondo turno. Sarà il sindaco di tutti i romani/e, come ha precisato nella sua presentazione, anche di quelli/e che non hanno votato consentendo comunque la sua elezione.
2) Non mi piace fare dietrologia. Preciso però subito che, pur avendo votato per una vita intera Il Partito Comunista Italiano ed i suoi derivati fino ad arrivare al PD, non avverto la nostalgia per il grande PCI, al quale va Il mio ringraziamento per avermi tirato fuori dalla povertà e dato un’istruzione che mi ha permesso, tramite “l’ascensore sociale” di attraversare tutte le classi da pastorello a dirigente industriale. Anche i Pastori hanno acquistato, istruzione, cultura e dignità . Nessuno vive più nelle grotte di Matera, lavorando tutto l’anno per un quintale di grano e 10 litri di olio, come ai tempi del mio grande Papà. Certo le disuguaglianze esistono ancora e vanno ridotte, Ma, secondo me, non si può più usare lo stesso metro e la stessa filosofia di prima. Gli esseri umani non hanno più bisogno, in Italia, di pane ed acqua, ma di competitività, dignità, libertà di parola. Allora per governare bisogna fare quello che ha fatto il nuovo sindaco di Roma: stilare un programma e coagulare intorno a quel programma il maggior numero di idee possibile tramite un compromesso a maggioranza razionale. Continuare a pensare che la rivoluzione del proletariato sia L’idea giusta da realizzare, non solo è deleterio , secondo me, ma controproducente considerando il fallimento della filosofia comunista nel nostro nuovo mondo. Concludo dicendo: forza Gualtieri! forza PD! proviamo a risolvere insieme i problemi della nostra comunità, ascoltando anche gli intellettuali, i filosofi scassa c… come Cacciari. Non abbiamo alternative, Secondo me, ed il nostro motto deve essere il seguente. Tra tante idee con un compromesso onorevole e difficile Sceglieremo la più condivisa.
Grazie per l’attenzione ed un caro saluto a coloro che leggono con l’augurio di poter continuare a discutere Cordialmente e con passione tra di noi pur sapendo che nessuno di noi ha la verità in tasca.
Antonio De Matteo Milano
Volevo ringraziare Emanuele e Ernesto, per il loro scambio di opinioni che ho letto con tantissimo interesse e passione, e che esprime bene uno dei tanti punti di domanda dell’intelligenza politica nell’era contemporanea (si dice post-moderno, vero?) : che fare delle grandi idee che hanno permesso all’uomo di svilupparsi (ma anche di distruggersi)?
Forse la domanda è : che vuol dire oggi “socialista”? Che vuol dire “operaio” (come aggettivo che identifica un gruppo) ? Che vuol dire “massa”?
È chiaro che “anticapitalismo” oggi sa di antiliberale… Come è chiaro però che esistono tante schiavitù moderne, alcune persone (in occidente, intendo) muoiono in mezzo ai campi di raccolta dei prodotti della terra o in una stanza schiacciate da un telaio.
È pur vero, ancora, che come dice Antonio in modo molto illuminante, oggi “pane” è “competitività”, non è soltanto pane in senso stretto. Quello non basta più. (In occidente, ripeto. Altrove la vergogna della mancanza di pane interpella tutti i governi mondiali).
Insomma, ringrazio tutti per la crescita che mi avete regalato con questo scambio di opinioni e per le domande che mi avete agitato dentro.
Vi abbraccio!
Massimiliano
La politica tra tutte le scienze umane è la principale, secondo me, e la più importante e, come tutte le altre, va verificata in pratica nella risoluzione dei problemi delle varie comunità di noi esseri umani., Per quanto mi riguarda tutte le filosofie, come quella socialista, comunista, liberale, capitalista con la pratica si collaudano e si accettano o si respingono. Quella comunista per fare un esempio è stata clamorosamente bocciata in pratica. Tutte le altre vanno riviste per adeguarle ai nostri tempi che continuamente Variano. Tutte le idee sono legittime, ma solo poche possono realizzarsi col consenso maggioritario di tutti/e. Quelle dei sindaci del centrosinistra appena eletti con grande consenso, Speriamo si realizzino al più presto con la nostra partecipazione passionale e costante di elettori. Buon lavoro cari amministratori del centrosinistra e contate sul nostro impegno e la nostra disponibilità come cittadini/e. Grazie per l’attenzione e buona giornata a coloro che leggono. Antonio De Matteo Milano
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Se la sconfitta è una, la destra, i vincitori sono due, il “campo largo” (oramai è lo pseudonimo del PD) e l’astensionismo. Forse è la prima volta che, politicamente e concettualmente, i due vincitori fanno “coppia” e, per la prima volta in maniera così evidente e generale, la vittoria per una forza che si dichiara di sinistra si associa a, se non favorita da, una astensione di massa dal voto. Una vittoria di sinistra per sottrazione di popolo, per arretramento di elettori.
Se la natura della destra italiana è ancora ferma alla vaga e ambigua categoria di Nazione e non riesce a questa destra il salto tra Nazione e governo del territorio, la natura della sinistra italiana (per come è stata ridotta dalla trasformazione ulivista del post-comunismo italiano) è ormai quella di amministrare il territorio secondo le buone pratiche e gli automatismi amministrativi (non è poco!) ma non riesce a questa sinistra la ‘mossa del cavallo’ di una alternativa socialista di massa allo stato generale delle cose. Se il “campo largo” di Letta, di Bettini e di Conte si ferma ai confini delle periferie delle città, dal momento che per la “buona politica” è sufficiente la rappresentanza della “società civile” e dei ceti emergenti e “riflessivi”, allora questo campo, largo solo per gruppi ed élite amministrative e di potere, rimarrà troppo stretto per una sinistra socialista.
Emanuele Ceglie
Molto chiaro. Ora infilamelo in una vignetta.
Un abbraccio,
Sergio
“Alternativa socialista di massa” …?
Ma in che anno siamo?
Mi sono perso qualcosa?
In verità si sono perse molte cose. S’è perso un Partito socialista e un pensiero politico a questo connesso. S’è persa perfino l’idea di “movimento operaio” come proiezione di un modello specifico di dialettica politica tra forze e interessi diversi. S’è persa la capacità critica di un ordine generale che era interna alla vita dei partiti e che oggi è solo esercizio di singoli intellettuali. S’è perso perfino l’istinto di difendere le proprie sedi e di prevederne la possibilità di aggressione. Si è arrivati a perdere il bene della ragione quando la vittoria del “centro-sinistra” (un concetto politico Carneade) viene evocata al momento della maggiore distanza tra società e politica. Non so tu, caro Trotta, ma io mi sono veramente perso ma non ho perduto la voglia di agire e di reagire.
Emanuele Ceglie
Caro Ceglie, qui a Torino siamo sul pezzo e combattiamo per obbiettivi conseguibili e misurabili.
Abbiamo appena eletto un Sindaco su cui nessuno scommetteva un accidente, e questo proprio grazie al contatto continuo con le persone.
Stefano Lo Russo è stato capace di ristabilire un rapporto con la città, dopo i cinque anni di buio del M5S, ed ha stravinto.
Non abbiamo costruito una “alternativa socialista di massa” ma una coalizione di sinistra riformista che rimetterà Torino sulla strada dello sviluppo.
Per me questa è la politica che serve ai cittadini.
Chi non ci ha creduto, chi non ha votato, ha avuto torto, torto marcio, e chi ora governerà dovrà farsi carico di TUTTI, votanti e non votanti, maggioranza e opposizione.
Se sarà bravo e darà un buon servizio alla collettività, al prossimo giro avrà un supporto ancora maggiore.
Altrimenti, verrà spazzato via, come gli improvvisati governanti che abbiamo voluto provare negli ultima anni.
Per questa è la politica: forse mi accontento di poco, ma credo che basti e avanzi.
Caro Trotta, sarà per una tradizione illuministica propria della cultura torinese che io rispetto ma diventa difficile discutere attraverso un registro (il tuo) nel quale l’interlocutore è collocato tra le nuvole della spensieratezza utopica e ci si pone su un piano di sano e duro realismo politico. Ho posto un tema che è all’ordine del giorno della sinistra non solo italiana: la dispersione del suo radicamento popolare in una sorta di amministrativizzazione della politica o di “tecnica di governo” che può vantare efficienza amministrativa ma che ha perso il controllo (e non intende assumerlo perché ne condivide la logica) sui meccanismi reali del potere. Dal potere locale alla idea di Europa questa “contraddizione” della sinistra si manifesta nelle forma più evidente e conflittuale. Ora, non puoi rispondere con il racconto della campagna elettorale di Torino omettendo, tra l’altro, una riflessione sul fenomeno delle periferie torinesi (ancora operaie?) che sono rimaste a casa, forse per il beneficio del bravo Lo Russo.
Caro Ceglie, come avrai capito io sono un “migliorista”.
Apprezzo molto il tuo riferimento alla tradizione illuministica e ti prego di credermi se dico che la tua visione più “ideologica” (scusa se banalizzo, ma ci capiamo) è altrettanto utile della mia alla causa dell’emancipazione delle nostre società occidentali (per le altre il discorso sarebbe più complesso).
Per anni ho creduto, e credo tuttora, che il liberalsocialismo non è un sogno, soprattutto non è un ossimoro, ma una possibile vocazione di governo.
Ovviamente necessita di elaborazione continua, perché le culture che lo alimentano spesso fanno fatica a comprendersi ed integrarsi.
Il nostro scambio di idee non è un braccio di ferro: è un tentativo, l’ennesimo, di cercare la sintesi.
Sono sempre più certo che sia possibile, anche se a quasi settant’anni potrei aver perso le speranze.
Sta passando un altro treno, l’ennesimo: ne abbiamo persi tanti. Che sia la volta buona?
Caro Trotta, tra miglioristi ci s’intende. Sempre, o quasi sempre.
Alla prossima e un caro saluto.
A proposito del nuovo sindaco di Roma, on, Roberto Gualtieri, scrivo anch’io le seguenti considerazioni .
1) Faccio prima di tutto, senza se e senza ma, i complimenti e gli auguri al prossimo amministratore della nostra capitale per aver saputo coagulare intorno a sé tanti consensi elettorali che gli hanno permesso di battere al primo turno Due forti candidati, l’avv. Raggi ed il dr Calenda e stravincere Sul candidato del centrodestra, avv. Michetti al secondo turno. Sarà il sindaco di tutti i romani/e, come ha precisato nella sua presentazione, anche di quelli/e che non hanno votato consentendo comunque la sua elezione.
2) Non mi piace fare dietrologia. Preciso però subito che, pur avendo votato per una vita intera Il Partito Comunista Italiano ed i suoi derivati fino ad arrivare al PD, non avverto la nostalgia per il grande PCI, al quale va Il mio ringraziamento per avermi tirato fuori dalla povertà e dato un’istruzione che mi ha permesso, tramite “l’ascensore sociale” di attraversare tutte le classi da pastorello a dirigente industriale. Anche i Pastori hanno acquistato, istruzione, cultura e dignità . Nessuno vive più nelle grotte di Matera, lavorando tutto l’anno per un quintale di grano e 10 litri di olio, come ai tempi del mio grande Papà. Certo le disuguaglianze esistono ancora e vanno ridotte, Ma, secondo me, non si può più usare lo stesso metro e la stessa filosofia di prima. Gli esseri umani non hanno più bisogno, in Italia, di pane ed acqua, ma di competitività, dignità, libertà di parola. Allora per governare bisogna fare quello che ha fatto il nuovo sindaco di Roma: stilare un programma e coagulare intorno a quel programma il maggior numero di idee possibile tramite un compromesso a maggioranza razionale. Continuare a pensare che la rivoluzione del proletariato sia L’idea giusta da realizzare, non solo è deleterio , secondo me, ma controproducente considerando il fallimento della filosofia comunista nel nostro nuovo mondo. Concludo dicendo: forza Gualtieri! forza PD! proviamo a risolvere insieme i problemi della nostra comunità, ascoltando anche gli intellettuali, i filosofi scassa c… come Cacciari. Non abbiamo alternative, Secondo me, ed il nostro motto deve essere il seguente. Tra tante idee con un compromesso onorevole e difficile Sceglieremo la più condivisa.
Grazie per l’attenzione ed un caro saluto a coloro che leggono con l’augurio di poter continuare a discutere Cordialmente e con passione tra di noi pur sapendo che nessuno di noi ha la verità in tasca.
Antonio De Matteo Milano
Volevo ringraziare Emanuele e Ernesto, per il loro scambio di opinioni che ho letto con tantissimo interesse e passione, e che esprime bene uno dei tanti punti di domanda dell’intelligenza politica nell’era contemporanea (si dice post-moderno, vero?) : che fare delle grandi idee che hanno permesso all’uomo di svilupparsi (ma anche di distruggersi)?
Forse la domanda è : che vuol dire oggi “socialista”? Che vuol dire “operaio” (come aggettivo che identifica un gruppo) ? Che vuol dire “massa”?
È chiaro che “anticapitalismo” oggi sa di antiliberale… Come è chiaro però che esistono tante schiavitù moderne, alcune persone (in occidente, intendo) muoiono in mezzo ai campi di raccolta dei prodotti della terra o in una stanza schiacciate da un telaio.
È pur vero, ancora, che come dice Antonio in modo molto illuminante, oggi “pane” è “competitività”, non è soltanto pane in senso stretto. Quello non basta più. (In occidente, ripeto. Altrove la vergogna della mancanza di pane interpella tutti i governi mondiali).
Insomma, ringrazio tutti per la crescita che mi avete regalato con questo scambio di opinioni e per le domande che mi avete agitato dentro.
Vi abbraccio!
Massimiliano
La politica tra tutte le scienze umane è la principale, secondo me, e la più importante e, come tutte le altre, va verificata in pratica nella risoluzione dei problemi delle varie comunità di noi esseri umani., Per quanto mi riguarda tutte le filosofie, come quella socialista, comunista, liberale, capitalista con la pratica si collaudano e si accettano o si respingono. Quella comunista per fare un esempio è stata clamorosamente bocciata in pratica. Tutte le altre vanno riviste per adeguarle ai nostri tempi che continuamente Variano. Tutte le idee sono legittime, ma solo poche possono realizzarsi col consenso maggioritario di tutti/e. Quelle dei sindaci del centrosinistra appena eletti con grande consenso, Speriamo si realizzino al più presto con la nostra partecipazione passionale e costante di elettori. Buon lavoro cari amministratori del centrosinistra e contate sul nostro impegno e la nostra disponibilità come cittadini/e. Grazie per l’attenzione e buona giornata a coloro che leggono. Antonio De Matteo Milano