La scelta in vista delle elezioni politiche del 4 marzo è purtroppo tanto semplice quanto deprimente. Qualunque analisi delle opzioni a disposizione, infatti, non può prescindere da un triste dato di fatto che non mi sembra evidenziato a sufficienza da opinionisti, esperti e addetti ai lavori, che invece nella grandissima parte dei casi stanno facendo finta di raccontare un’elezione normale, una corsa dei cavalli come tutte le altre. Cosa che non è.
Guardiamoci negli occhi. Che siate di destra o di sinistra, che vi piaccia o non vi piaccia il governo Gentiloni, se siete un minimo seri e informati, e avete un po’ di onestà intellettuale, sapete che oggi in Italia c’è purtroppo un solo grande partito in grado di farsi carico dell’immane responsabilità di governare la settima economia del mondo ed è il Partito Democratico. Lo dico senza nessun orgoglio e anzi con grande amarezza e preoccupazione. Vorrei che non fosse così, sarebbe meglio per tutti PD compreso, ma è così. Il re è nudo. Se avete anche solo un briciolo di percezione di cosa voglia dire governare un paese – prima ancora di capire se governarlo bene o male: governarlo – e farne gli interessi e rappresentarlo nel mondo, se conoscete anche solo un po’ cosa deve e non deve fare un governo, cosa può e cosa non può fare, cosa devono essere in grado di fare le persone che ne fanno parte, lo sapete anche voi: e non è una cosa bella.
Potete detestare Matteo Renzi, potete pensare che l’attuale classe dirigente del Partito Democratico sia troppo centrista oppure schiava dei soliti sindacati (sono diffusissime entrambe queste critiche), che sia troppo dura o troppo morbida con i migranti (sono diffusissime entrambe queste critiche), che gli 80 euro siano stati un modo balordo di spendere i soldi, che la Buona scuola sia un fallimento, eccetera. Non sto dicendo che non abbiate ragione, magari avete ragione, non è questo il punto: non voglio contestare queste idee. Il punto è che meritereste di trovare sulla scheda elettorale delle plausibili opzioni alternative al Partito Democratico: meritereste di avere la possibilità di scegliere un’altra strada, non fosse altro che per il sano principio dell’alternanza, senza per questo temere tragedie. Eppure – guardiamoci negli occhi – sapete anche voi che oggi l’unico governo da paese normale che queste elezioni possano esprimere, l’unica classe dirigente da paese normale che questo paese possieda, sia in questo momento quella del Partito Democratico e dei suoi alleati. Gentiloni, Padoan, Bonino, Calenda, Bellanova, Della Vedova, Boschi, Scalfarotto, Minniti, Delrio, Franceschini, eccetera. Non è la classe dirigente migliore possibile. Orrore, sto allora forse dicendo che è la meno peggio? No, magari. Sto dicendo che è l’unica.
La coalizione di centrodestra non è una coalizione, non ha un leader e non ha progetti comuni a parte qualche vuoto slogan. È enormemente più pericolosa e farsesca di quella che tra il 2008 e il 2013 ha letteralmente trascinato il paese a un passo dalla bancarotta e dal completo commissariamento in stile Grecia, cioè a un passo dal momento in cui forse i soldi che avete in banca non valgono più niente, per capirci. Il tutto mentre il suo capo, che incidentalmente era anche capo del governo dell’Italia, veniva processato per frode fiscale e prostituzione minorile e il Parlamento votava fingendo di credere che una sua giovane amica, diciamo così, fosse la nipote di Hosni Mubarak. È successa veramente quella cosa lì, sapete? Ci si mette un attimo a tornarci. Ci si mette un attimo. E lo ripeto: questa coalizione di centrodestra è enormemente più pericolosa di quella che ha già distrutto il paese una volta. Oggi non ha più quel leader, che è suonato dagli anni e ineleggibile, e non ne ha nessun altro; ed è composta per metà da due partiti di estrema destra la cui linea politica è un miscuglio di razzismo, populismo da bar e teorie del complotto.
L’attuale Lega è vista con preoccupazione e fastidio persino da gente come Roberto Maroni e Luca Zaia, che hanno almeno un’idea di cosa voglia dire la responsabilità di governare qualcosa; quando invece basta ascoltare Matteo Salvini parlare di dazi per rendersi conto che proprio non sa quello che dice. Fratelli d’Italia è una ridicola e inquietante parodia del Movimento Sociale Italiano, perché dopo Fiuggi persino dentro Alleanza Nazionale avrebbero giudicato come uno sciroccato – come minimo – chi avesse aderito a una teoria del complotto sui ricchi banchieri ebrei che vogliono distruggere l’Europa contaminandone la razza o fosse andato a fare sceneggiate da Bagaglino davanti al Museo Egizio di Torino.
Forza Italia non esiste. È un involucro con un leader che non è riconosciuto come tale da nessuno – nemmeno dal gruppetto di fedelissimi che gli fanno da badanti per affetto, per antica stima o per opportunismo – che unisce pezzetti di una logora classe dirigente guidata solo da interessi individuali, pronta a sparpagliarsi il giorno dopo il voto in nome della propria personale sopravvivenza, come già accaduto dopo le elezioni politiche del 2013. Gli unici che dentro Forza Italia hanno un’ambizione politica vera – e in quanto tale rispettabile – sono quelli che vogliono fare le scarpe a Silvio Berlusconi, che saranno quindi i maggiori agenti di caos dal 5 marzo in poi. Ma attenzione, breaking news: non si possono fare le scarpe a Silvio Berlusconi, perché Forza Italia è di sua proprietà. Non è un partito vero. Dopo il voto si atomizzerà.
Poi c’è il Movimento 5 Stelle. Di nuovo, guardiamoci negli occhi. Trattare il Movimento 5 Stelle come un’opzione politica normale e non come una grave e pericolosa minaccia per la collettività è davvero colpevole: ed è tanto più colpevole quanto è alto e illustre ogni singolo pulpito che in questi anni ha contribuito a lisciargli il pelo e giocare col baratro per guadagnare pubblico o togliersi qualche personale sassolino contro Renzi, col risultato di sdoganare una classe dirigente della quale la cosa migliore che si possa dire – la cosa migliore – è che sia tragicamente impreparata, a cominciare dal suo leader che vorrebbe governare l’Italia avendo nel curriculum l’esperienza di webmaster e steward allo stadio. La cosa peggiore: un gruppetto di buoni a nulla – pochi in buona fede, altri in malafede – che mente in continuazione, che usa la completa incompetenza come bandiera, che ottiene consensi soffiando sui nostri peggiori istinti, che sta facendo disastri ovunque governi, che non è riuscito nemmeno a fare delle liste elettorali e un programma senza commettere errori da dilettanti, che non saprebbe amministrare un condominio ed è direttamente comandato da una società di consulenza. Dai, di cosa stiamo parlando.
Non mi dilungo su Liberi e Uguali solo perché, al contrario del centrodestra e del Movimento 5 Stelle, non ha nessuna speranza di arrivare al governo, per quanto possa comunque fare danni. Dentro e fuori Liberi e Uguali anche i pochi benintenzionati sanno che fine farà questo cartello elettorale dal 5 marzo: la fine che ha fatto L’Altra Europa con Tsipras allo scorso giro, e Rivoluzione Civile a quello prima, e la Sinistra Arcobaleno a quello prima ancora. Smetterà di esistere, si sbriciolerà nelle mille sigle che l’hanno costruito allo scopo di farsi riportare in Parlamento. L’avranno sfangata, ora ognuno per sé e dio per tutti, benintenzionati e non: tra cinque anni ne riparliamo. Basterà trovare un altro nome, un altro logo e un altro estemporaneo leader da usare per tre mesi, vedremo quale innocuo ex magistrato ci sarà sulla piazza.
Ora, credetemi. Scrivo tutto questo senza un minimo di soddisfazione. Nessuna. Vorrei che ci fosse in Italia un normale partito di sinistra, come Syriza o come la Linke, e invece ci ritroviamo con questo sgorbietto utile a far fare un ultimo giro di giostra a una classe dirigente arrivata al capolinea più o meno nel 2011. Vorrei che ci fosse in Italia un vero partito conservatore, come la CDU o come il Partido Popular, e invece ci ritroviamo con una cosa a metà tra Moira Orfei e Alba Dorata. Tutti i paesi europei fanno i conti con movimenti estremisti, populisti, anti-immigrati, eccetera, ma noi siamo gli unici in cui questi movimenti contano tutti insieme – M5S più Lega più FdI – quasi il 50 per cento dei voti, secondo i sondaggi. Quasi il 50 per cento. Per cui senza dubbio questa è l’offerta politica che ci meritiamo e che avrà la meglio il 4 marzo: e d’altra parte non vedo a sinistra e a destra del PD tutto questo struggersi davanti alla scheda elettorale. Mi sembrano tutti piuttosto entusiasti di votare le opzioni di cui sopra. Gli unici che andranno a votare col mal di pancia sono quelli che andranno a votare l’unico partito normale di questo paese, che peraltro lo ha reso incontestabilmente migliore di come fosse cinque anni fa nonostante quel risultato elettorale balordo e nonostante Matteo Renzi dal 4 dicembre 2016 a oggi abbia sbagliato tutto quello che poteva sbagliare.
Questo non è un post che invita a votare Partito Democratico. Questo è un post che prende atto con enorme preoccupazione del fatto che oggi in Italia la democrazia sia mutilata non dai presunti “poteri forti” – semmai dalla loro pavida abdicazione – bensì dall’impossibilità di esercitare una vera scelta tra opzioni politiche anche molto diverse ma che non facciano temere tragedie. Perché di questo si parla, e se non ne avete la percezione forse pensate che un governo Salvini o uno Salvini-Meloni-Di Maio non possano davveroaccadere (in questo caso chiedete agli americani) oppure siete come me, privilegiati quanto basta da sapere che ve la caverete in ogni caso.
Io vivo in una delle città più prospere e meglio amministrate d’Italia, sono un uomo, ho la cittadinanza italiana, sono relativamente giovane, sono normodotato, sono autosufficiente, sono eterosessuale, sono bianco, non ho figli, ho un lavoro stabile e che mi piace e uno stipendio che mi permette di vivere serenamente. Sono letteralmente il ritratto del privilegio, in un posto come l’Italia del 2018. Non sono al riparo da tutto – uso le strade e gli ospedali che usiamo tutti, pago le tasse, mi affido alle forze dell’ordine per la mia sicurezza, eccetera – ma comunque vada me la caverò. Posso permettermi di votare per “dare un segnale” o perché Renzi mi sta sul cazzo, posso votare per contestare una sola questione – che sia il caso Regeni o la gestione dei flussi migratori – infischiandomene del fatto che il ministro degli Interni Matteo Salvini e quello degli Esteri Carlo Sibilia proprio su quelle questioni avrebbero fatto e faranno molto peggio. Io lo posso fare, starò bene comunque, anzi, magari mi tolgo pure una soddisfazione. Se però siete donne, studenti, stranieri, genitori, malati, disoccupati, precari, disabili, omosessuali, non bianchi, se non potete vaccinarvi, o se avete a cuore la serenità di almeno una di queste categorie di persone, io ve lo dico, guardiamoci negli occhi: forse non ve lo potete permettere, di giocare col fuoco.
Qui le obiezioni di Luca Sofri
Qui un po’ di risposte di Francesco Costa alle obiezioni al suo “Guardiamoci negli occhi”
15 Comments
Tutto abbastanza condivisibile, ma non capisco perché dopo il 4 dicembre 2016, Renzi è diventato uno che ha sbagliato tutto. Quello che ha fatto il governo Gentiloni (continuazione del Renzi)invece va bene al punto che Gentiloni dovrebbe continuare a prescindere dai risultati elettorali.
Le riforme fatte da Gentiloni erano state cantierate da Renzi, quindi dove sta l’incapacità manifestata da Renzi.
L’amico Costa dovrebbe farsi meno influenzare dai media , chissà perché tutti contro Renzi e il PD.
Saluti.
Camillo Repetti
D’accordo con Francesco. Analisi condivisibile. Ma è proprio i contenuti dell’intervento io non voto PD in quanto unica opzione ( scelta molto vicina all’idea del meno peggio). Io voto PD convintamente e sono in grado di discutere questa mia scelta senza alcun tentennamento. Comunque grazie a Francesco. Apprezzo il suo scritto e lo girerò a quanta più gente possibile perchè la posta in gioco è alta. Ormai la deriva è l’acrimonia unita ad un disimpegno culturale in linea con il reddito di cittadinanza pentastellato e i mini bot leghisti. Ah! Dimenticavo. Mi sono iscritto alla Fgci nel 1962 ed al PCI nel 1974. Sono quindi un vecchio rottame comunista-berlingueriano- ulivista ma, mi preme dirlo, a me Renzi piace perchè è lucido e preparato.
Massimo Maini
Sono d’accordo con Francesco costa sul fatto incontestabile che il PD sia l’unico partito organizzato ed in grado di evitare che la unione Europea ci “commissaria” come ha fatto con la Grecia; Ma io voto PD convintamente. Ho condiviso le riforme proposte da Renzi e continuò a sostenerle, perché penso che sia l’unica strada per evitare la polverizzazione dallo Stato italiano, se consegnato a Salvini o a Di Maio. Se vogliamo salvare l’Italia votiamo PD e diamo forza e coraggio a quei cittadini che come me sono contro il fascismo ,il razzismo e l’improvvisazione e per la solidarietà libertà e la giustizia. Un abbraccio affettuoso a tutti Antonio De Matteo
Assieme a diversi punti condivisibili, nello scritto di Costa ne rilevo altri che, almeno per me, “stridono” con il quadro che vedo io. Credo che questo sia uno scritto da girare (cosa che mi accingo a fare) a quegli amici e compagni ai quali Renzi “sta sul cazzo” e che perciò pensano di buttare il neonato con l’acqua sporca! Ma, come noi ben sappiamo, questa è una delle maledizioni di certa sinistra. Condivido il pensiero di Camillo e mi identifico nel cammino politico di Massimo.
Caro Silvano,
il bello di questo blog è quello di rivolgersi anche a persone non convinte totalmente da Renzi altrimenti avrebbe meno senso parlare solo a chi la pensa uguale a te.
Sergio
Ti ringrazio innanzi tutto di avermi inviato l’articolo di Costa. Non sono d’accordo su alcuni punti riguardanti Renzi, del resto emersi anche dai commenti (per certi versi diciamo che Renzi … non ha esaltato la collegialità nelle scelte) . A riguardo delle critiche che possiamo rivolgere al “Costa pensiero” diffido molto da quelli che sono d’accordo su tutto. Nella sostanza però l’articolo aiuta a riflettere sulla situazione politica con la quale ci accingiamo ad andare a votare. Ciao, Gianfranco un amico di Tosca, Grazia & Co
Condivido lo spirito dello scritto di Costa e penso che le sue critiche a Renzi siano rivolte più alla gestione del Partito che all’azione di governo.
Mi piace il suo invito a votare PD anche perchè mi permette di esternare le mie perplessità sulla scelta di alcuni compagni a votare per
+ Europa invece che PD. E in particolare mi riferisco a persone che sono sempre state per me due punti di riferimento quando avevo bisogno di recuperare “fede”, uno con le sue vignette e l”altro con i suoi corsivi.
Vorrei capire il ragionamento, la logica, perchè una logica ci deve essere per una scelta cosi radicale.
Perchè tale la considero, più che votare LeU o addirittura il non votare.
Non ho nulla contro Emma Bonino e con +Europa, ma se la critica di questi 4 anni di governo è essenzialmente rivolta alle sue politiche sul lavoro, non credo che con la Bonino e Della Valle possiamo avere una inversione di tendenza.
Io non voterò PD e invece voterò LeU. Se quest’ultimi non ci fossero stati mi sarei aggiunto alla percentuale di quelli che non andranno a votare o voteranno scheda bianca. Perché non ne posso più di turarmi il naso, le orecchie e soprattutto il cervello. Perché non ho capito cosa c’entro io con Casini (a proposito di “classe dirigente arrivata al capolinea più o meno nel 2011”) o con i rimasugli che il centro-destra non ha voluto riciclare (Lorenzin e soci). Rifiutati perfino da quelli che per bocca del loro leader hanno già spalancato le porte ai transfughi pentastellati. Fantastico il pot-pourri di “contributi” che avrà il governo prossimo venturo.
Ho 74 anni e da sessanta almeno mi sono divincolato tra sinistra compiacente e voti inutili.
E’ stato inutile il 60% dei no al referendum? Anche lì c’era un meno peggio da difendere. Ma il fatto che non sia passato ha forse messo in testa a qualcuno che c’era un bel po’ da riflettere e da cambiare. Il risultato è stato magro? Certamente sì se andremo a votare con una legge incredibile (ma non poteva leggersi qualche legge di altri paesi che ha dimostrato di funzionare meglio tale Rosati che ha avuto di coraggio di sottoscrivere il porcellum di sinistra?) che per essere approvata ha avuto bisogno di sei voti di fiducia imposti dal plaudissimo premier Gentiloni. Sei voti di fiducia per una legge che espropria nuovamente il popolo del suo potere di decidere . Da non credere!
Andremo a votare per sottoscrivere la ineluttabilità del governone sinistra-centro-destra con il ritorno in pompa magna del pregiudicato Berlusconi. Ma quale corte europea! Il reato non sussiste. L’ha palesemente dimostrato la politica di questi anni, con in testa la pagliacciata di incontri che non hanno prodotto altro che la riabilitazione immediata del suddetto pregiudicato.
E a proposito dei gruppi che si formano per poi squagliarsi secondo voi impiegherà più di un attimo a sfasciarsi il centro destra per fare il governo Berlusconi-Renzi? E i cespugli cresciuti, si fa per dire, attorno al PD finito di donare il proprio sangue al partitone, conteranno forse qualcosa, visto che difficilmente avranno rappresentanti in parlamento?
Cari amici (prodianamente non uso il termine compagni perché qualcuno potrebbe offendersi) io voterò un partito che forse non conterà molto, ma che tenta di riportare alla politica tanti altri (spero) che come me altrimenti si sarebbero definitivamente allontanati da qualsiasi speranza. I compagni che con questo partito entreranno in parlamento certamente si batteranno per obiettivi chiari e da me condivisi. Questo è per me attivare il mio diritto di scelta altrimenti conculcato.
Un’affermazione tratta dal primo intervento però la condivido: non è la classe dirigente migliore possibile. Ma ci aggiungo: non mi rassegno all’idea che sia l’unica. E’ un ricatto che ci ha fatto già troppo volte molto male.
Caro Gualtiero,
solo un grande artista quale tu sei potrebbe rimettere insieme una tale quantità di scempiaggini. Non posso risponderti, sarebbe inutile, siamo su due pianeti diversi: tu la politica non sai neanche dove sta di casa (intendo la politica come realizzazione del possibile), e vaghi in uno spazio fatto di poesia rischiando di finire in un vuoto costruito da persone che, credimi, non ti meritano. Io ti merito e per questo, in nome di tutto quello che di bello hai fatto e fai, continuerò a rispettare quello che pensi, a guardarmi bene dal seguirlo e a volerti un gran bene.
Un grande abbraccio e salutami Nina che chissà se mi ricorda
Sergio
Caro Sergio
Nina sta bene e ti ricorda benissimo.
Ti ringrazio per il “grande artista” che in qualche modo fa perdonare o addirittura nobilita le scempiaggini. Sai com’è il mondo: si fa quel che si può per dar un senso al fatto di esserci.
Permettimi solo una piccola precisazione: per quanto riguarda “la politica come realizzazione del possibile” ti ricordo che ho svolto il compito di assessore all’istruzione, alla cultura e successivamente anche al turismo della città in cui abito, Mira dal 1980 al 1990 e qualcosa siamo anche riusciti a realizzare in quel periodo. Qualcosa che non ha poi avuto il meritato sviluppo se, com’è accaduto, dopo oltre cinquant’anni di governo delle sinistre quella città è stata “conquistata” dal movimento 5 stelle. Ora è tornata alla sinistra con la vittoria inequivocabile del PD.
Preciso, per chi legge, che Mira si trova in Riviera del Brenta (provincia di Venezia), fa quasi 40.000 abitanti ed è tra le prime dieci città del Veneto, prima anche di un capoluogo di provincia come Belluno e poco distante da Rovigo.
Nel 2012 dopo Parma fu il centro più grosso caduto in mano del movimento grillino.
Piccola conclusione: alle ultime elezioni i pentastellati non sono neanche giunti al ballottaggio. Ma il giovane sindaco uscente si era ben guardato dal ripresentarsi. Ha preferito fare il capolista del movimento, cioè il garantito.
Come si vede non sono poi così “diversi”.
Un caro abbraccio
Gualtiero
Egregio signor Bertelli,
io la rispetto e le ricordo che la democrazia prevede idee diverse e che a governare sia quella idea che ottiene la maggioranza.
Io non la conosco come artista, ma un artista dovrebbe sapere che la verità è soggettiva e mai oggettiva e spesso quello che ti sembra verità oggi domani potrebbe risultarti errata .
Lei ha scelto di stare con Bertinotti, Fassina, Civati ecc
noi del PD vogliamo stare con Casini (ricordo che Bersani e compagni fecero il governo con Casini-Berlusconi) è quelli di centro della ex DC che sono nel PD. Come vede le idee sono diverse; ma io non dico e non dirò mai che lei è un fascista o comunista o un mafioso o comunque un pericoloso qualunquista e vorrei che lei facesse lo stesso. Viva la libertà,la democrazia e la solidarietà simboli che iil PD sicuramente rappresenta e questo mi basta per votare PD. Cordiali saluti Antonio De Matteo (uno qualunque)
Caro Bertelli (spero non si inquieti per il “caro” datole da un losco Piddino) facciamo un po’ d’ordine:
1) Si dichiara di essere divincolato da 60 anni tra sinistra compiacente e voti inutili. Scusi, di quale sinistra parla? Io, negli ultimi 60 anni, ho militato nella Fgci, nel PCI,nel PDS, nei DS e nel PD. Dov’è che ho sbagliato?
2) Mi dispiace che un artista, e quindi un intellettuale, come lei (così La presenta Staino) nel corso della consultazione referendaria si sia abbassato a votare “il meno peggio”. Noi comunisti non l’abbiamo mai fatto. Fu l’illustre Montanelli con il suo delfino Travaglio a scegliere un comportamento opportunista turandosi il naso.
3) A proposito del governone sinistra-centro- destra e del pregiudicato Berlusconi e della sua riabilitazione qualcosa potrebbero dircela D’Alema, Presidente dal 1996 in poi della Commissione per la Riforma Costituzionale ed a quell’incarico assurto con il voto del suddetto, o Bersani, segretario del PD nel 2013, che ha dovuto, secondo me saggiamente, accordarsi con il miliardario per dar vita al governo Letta, che ho apprezzato. Indico questi due dirigenti politici, tralascio di elencare il gruppo ex PD che li ha seguiti, perché militano tutti nel suo attuale partito.
4) Prodi è stato un ottimo amministratore e personalmente non gli avrei mai chiesto di chiamarmi “compagno”. Lui non lo era. Ma io si e dal 1962 e Lei può tranquillamente usare nei miei questo appellativo e le assicuro che non l’ho mai disonorato.
5) Gli eletti del suo partito, ne sono certo, in Parlamento si batteranno per obiettivi chiari. Spero di approfondirli quando ce li indicheranno nei prossimi giorni. Però mentre scrivo provo molto disagio nel leggere e rileggere che il suo voto è un diritto di scelta mentre il mio è “inculcato”. Le consiglio, “dall’alto dei suoi 74 anni”, di evitare di offendere. Io la rispetto e spero di leggere altri suoi autorevoli contributi e chissà se “dal basso dei miei 68 anni” non riesca a veder realizzato il mio sogno di un centro sinistra comprensivo del suo autorevole contributo.
Massimo Maini
Caro Massimo Maini ,
Concordo pienamente con quanto da te sostenuto
Anch’io ho 68 anni e,da quando ho potuto votare, ho sempre votato il partito comunista italiano e poi tutti i suoi derivati.
Inoltre provengo da una famiglia di contadini che ha sempre votato per il PCI ed io per 15 anni sono stato dirigente esterno della Filgams Cgil in una fabbrica del Nord che poi ho diretto come responsabile dello stabilimento continuando a votare il PD di D’Alema ,Bersani e compagni di Leu, poi ho votato Renzi Convintamente e allora sono diventato fascista, pericoloso qualunquista e addirittura mafioso questi sono gli appellativi che un dirigente attuale della formazione di leu ha usato nei miei confronti per dirmi di uscire dal PD (poi è uscito lui ) .
Vedi caro Massimo la differenza tra noi che votiamo PD e quelli che votano Leu e questa: noi siamo disposti a colloquiare con loro e li consideriamo ancora compagni loro no e L’unica condizione per poter rimanere con noi e che ritornino a comandare loro( via Renzi e tutto il gruppo dirigente attuale del PD) . Il PD e per la democrazia a maggioranza relativa: quando Matteo Renzi ha perso contro Bersani non è uscito dal PD ed ha accettato tutto quello che Bersani decideva poi è tornato ed ha stravinto. Questa è democrazie o no?
Chi vota PD sa che il comunismo è fallito in tutto il mondo e che l’unica alternativa era è rimane“ il compromesso storico “che il grande Berlinguer annuncio per primo. Viva la libertà ,la democrazia, la solidarietà e chi vota PD vota questi principi. Lunga vita al PD. Un abbraccio a tutti anche a Gualtiero Bertelli che non vota PD. Antonio De Matteo Milano.
Caro Antonio, ovviamente sono d’accordo con la tua analisi. Ma quello che apprezzo è la sobrietà del testo da cui trapela il forte e convinto senso di appartenenza ai valori della sinistra via via rappresentata da diversi partiti e movimenti, tutti però fondamentalmente legati alla tradizione pacifista, universalista, democratica. Noi veniamo da quella cultura e giustamente e con convinzione in essa militiamo. Abbiamo però la modestia, e questa ci va riconosciuta tutta, di non ritenerci esclusivi come ci ha insegnato Berlinguer quando ad un passo dalla conquista del potere (1975-1976) virò verso un coinvolgimento ampio delle masse popolari e lo fece alleandosi culturalmente prima ed operativamente poi con i centristi dell’epoca. Oggi io, tu e la stragrande maggioranza di quei compagni, con populismi e fascismi in fermento, non abbiamo alcun dubbio a seguire quell’esempio e, perché no, a votare Moro se fosse lui a dirigere l’attuale PD. Purtroppo, per Moro, sappiamo come è andata, noi c’eravamo. E sicuramente c’erano anche quelli che hanno armato di secchio e pennello quegli sciagurati fascisti che hanno sporcato la lapide eretta in onore della scorta di Moro vigliaccamente sterminata. Chissà se si sentiranno offesi quei brigatisti in libertà che quella strage compirono. Ma con noi c’erano anche D’Alema e Bersani. Pagherei non so cosa per avere un incontro con questi due autorevoli dirigenti per capire fino in fondo la loro scelta di far vincere, con il loro attacco diretto ai valori del compromesso storico, le 5 stelle e la destra borghese e polpulista. Un abbraccio
Ma è una mia impressione o certi commenti, come quello di Bertelli, assomigliano tanto a ciò che dicono (e scrivono) di noi i 5 stelle, Travaglio o Salvini? Lo scrivevo anche a Sergio. quando era ancora Direttore de l’Unità, a commento di certe dichiarazioni dei successivamente “scissionisti”. Confesso che oggi quei commenti, che un tempo mi deprimevano, mi fanno solo incazzare. Il bello è (si fa per dire) che spesso tra questi “compagni” ce ne sono tanti che dicono che non si è fatto, o non si fa, abbastanza per “difendere i lavoratori”, benché quasi tutti loro che cosa sia il LAVORO, intendo quello che ti prostra fisicamente, non lo sappiano proprio! Poi, per mia fortuna, posso leggere i commenti di Massimo e di Antonio (a proposito, anch’io sono di origini contadine, e me ne vanto!) e mi sento meglio, molto meglio!