Ciao Sergio,
poco fa ho terminato di leggere le considerazioni di Virzì e mi ha trovato completamente d’accordo con il suo sentire.
Chiaro, conciso, ha compreso perfettamente il momento attuale, purtroppo, c’è un purtroppo: molti cittadini e tanti anche di sinistra si sono innamorati di quelle belle faccette manovrate da Grillo & C. Personalmente non sono fra quelli, ma sovente mi trovo in minoranza, la frase di rito è: lasciamoli lavorare, al primo ostacolo serio si deprimono e crollano. Non sarà proprio così, la storia insegna. Però i più giovani non conoscono la storia, anzi considerano il patrimonio culturale del passato un inutile fardello.
Non riesco a interessare mio nipote tredicenne ai valori di libertà e democrazia nati dalla Resistenza, Non riesco a fargli leggere una parola, mi sono offerta di leggere per lui ad alta voce alcuni libri o anche racconti di vita vissuta dei nostri compagni , mi guarda, sorride e passa al telefono.
Sono delusa e frustrata, mi dicono che sono tutti così, mi domando: dove ho sbagliato? Cosa non ha funzionato nel passaggio tra generazioni?
Mi sono sfogata un pochino.
Aspetto i tuoi blog e considerazioni varie con ansia, (mi manca L’Unità)-
Un bacione, ciao Libera Abbà
4 Comments
Se i giovani non conoscono la storia (e non solo, visto che un trentenne vice premier può confondere il Cile col Venezuela senza che nessuno se ne scandalizzi …!), la colpa è certamente delle famiglie, ma soprattutto è colpa della scuola.
Sessant’anni fa le famiglie erano davvero ignoranti (visti i dati sull’analfabetismo), ma la scuola aveva un’autorevolezza ed un peso sociale ben diverso.
Oggi molti insegnanti (che sono certamente mal pagati, ma purtroppo lo sono sempre stati) vivono il loro ruolo come quello di un qualsiasi impiegato statale che lavora per dovere, il meno possibile, senza voglia né percezione alcuna della responsabilità che porta verso i giovani affidati alle sue cure.
E’ ovvio che non si può generalizzare, che ci sono tanti bravi insegnanti, che lavorano con dedizione e serietà, ed anche bravi allievi, curiosi, interessati, svegli, pronti e reattivi agli stimoli della conoscenza.
Non generalizziamo, va bene; ma è indubbio un atteggiamento quanto meno poco collaborativo: c’è tanto volontarismo, ma poca sistematicità.
Prova ne sia la vicenda della “buona scuola”: una riforma che ha passato di ruolo oltre 100.000 (centomila, una cifra enorme, pensiamoci!) precari, ha messo soldi per l’edilizia ed i progetti, ha dato contributi economici ai docenti ed ai diciottenni, ha introdotto l’alternanza scuola-lavoro, storica richiesta degli studenti, ha dato poteri congrui ai Dirigenti Scolastici (e qui casca l’asino!), si è rivelata alla fine un clamoroso autogol per il Governo che l’ha proposta, discussa e poi approvata.
Abbiamo potuto constatare come gli insegnanti non hanno accettato il concetto stesso della valutazione, che per ogni persona inserita in un’organizzazione è alla base di tutto.
Non c’è azienda, non c’è ufficio dove non si valuti il merito e si adotti un criterio di premi/punizioni conseguente.
Ma la scuola no!
L’insegnante bravo non deve essere distinto dallo scansafatiche, quello che prende sul serio il ruolo di educatore non deve essere premiato rispetto a quello che a malapena svolge il suo compitino, insieme ai compitini degli alunni.
Quanta parte di responsabilità ha avuto ed ha il sindacato in questa storia?
Quanto ha confuso il ruolo di rappresentanza con quello di governo?
Quanta collaborazione ha offerto a chi aveva dichiarato la scuola priorità assoluta dell’azione di governo?
Ed infine, quanti voti ha perso il PD nel corpo docenti?
Abbiamo sbagliato? Non credo. Qualcun altro deve fare autocritica. E non vuole farla.
Noi, come al solito, ci martelliamo gli zebedei alla ricerca dei problemi, degli errori commessi, dei difetti dell’algoritmo, del come si poteva e doveva fare meglio.
Ma qualcuno adesso si chiede in quale considerazione sarà tenuta la scuola dai nuovi governanti?
Qualcuno chiederà scusa? Ovviamente no.
Ma è questa la cultura di governo?
O è il solito rivendicazionismo sterile e gretto?
Chi è disposto a parlare apertamente di come si vive nelle scuole e di come esse si rivelino purtroppo tragicamente inadeguate ai linguaggi, agli strumenti, agli interessi dei ragazzi?
Chi è disposto a riconsiderare il ruolo del docente in ottica sociale?
Mi paiono begli argomenti per il prossimo congresso, ammesso che vorremo parlare di contenuti e non solo di persone.
Caro Ernesto,
I giovani non sono tutti uguali, come anche tu dici: ci sono quelli bravi ( secondo me sono in maggioranza ) e quelli meno ,e questo vale anche per gli insegnanti. Io penso di conoscere abbastanza bene questo ambiente scolastico: la mia compagna, più giovane di me di 11 anni , insegna,a Pescara in un liceo scientifico, matematica e vent’anni fa ero sposato con un insegnante della mia età; ho attraversato quindi due epoche differenti. Affermo quinto con una certa convinzione che il PD pur avendo fatto una proposta innovativa è migliorativa, non ha saputo parlare al mondo scolastico. Bisognava spiegare e convincere insegnanti ed alunni bravi, che noi, del partito democratico volevamo e vogliamo difendere proprio loro e fare in modo che tutti gli studenti con tutti gli insegnanti abbiano Come obiettivo il continuo miglioramento che poi sarà premiato. Invece abbiamo lasciato in mano ai sindacati il mondo scolastico che ha continuato a raccontare che è bello e giusto considerare tutto il corpo docente insieme con il dirigente allo stesso livello. Hanno raccontato nelle loro assemblea,senza contraddittorio, che la legge della buona scuola mirava a schiavizzare gli insegnanti concedendo al preside tutti i poteri. Hanno anche detto che i 100.000 insegnanti assunti erano “deportati” al nord. Matteo Renzi e il PD non hanno pensato di scendere nelle scuole ed appoggiare gli insegnanti bravi che sono rimasti in silenzio e poi forse giustamente non hanno neanche votato il PD. Caro Ernesto fino a quando il PD non capirà che bisogna parlare ed appoggiare nelle varie associazioni chi la pensa come noi e fare in modo che le nostre idee siano in maggioranza, con i tweet e l’hashtag non vinceremo mai . La filosofia serve per dare un’ordine alle azioni, ma poi bisogna agire con la pratica calandosi nella realtà sociale e smetterla di filosofare o ho peggio ancora perder tempo a cercare un capro espiatorio. Un abbraccio a tutti Antonio De Matteo
Caro Ernesto,
I giovani non sono tutti uguali, come anche tu dici: ci sono quelli bravi ( secondo me sono in maggioranza) e quelli meno bravi; lo stesso vale anche per gli insegnanti .
Io penso di conoscere abbastanza bene l’ambiente scolastico: la mia compagna, più giovane di me di 11 anni, insegna, a Pescara in un liceo scientifico, matematica e vent’anni fa ero sposato con una insegnante della mia età; ho attraversato quindi due epoche differenti. Affermo quindi con una certa convinzione che il PD pur avendo fatto una proposta innovativa e migliorativa, non ha saputo parlare al mondo scolastico. Bisognava spiegare e convincere insegnanti ed alunni bravi che, noi del partito democratico, volevamo e vogliamo difendere proprio loro e fare in modo che tutti gli studenti con tutti gli insegnanti abbiano
come obiettivo il continuo miglioramento che poi sarà premiato.
Invece abbiamo lasciato in mano a quei sindacati, il mondo scolastico, che hanno continuato a raccontare che è bello e giusto considerare tutto il corpo docente, insieme con il dirigente, allo stesso livello. Hanno raccontato nelle loro assemblee, senza contraddittorio,che la legge della buona scuola mirava a schiavizzare gli insegnanti concedendo al preside tutti i poteri. Hanno anche detto che i 100.000 insegnanti assunti erano “deportati”al nord dell’Italia..
Matteo Renzi ed il PD non hanno pensato di discendere nelle scuole ad appoggiare insegnanti ed alunni bravi, che sono rimasti in silenzio e poi forse, giustamente, non hanno neanche votato il PD. Caro Ernesto, fino a quando il PD non capirà che bisogna parlare ed appoggiare nelle varie associazioni chi la pensa come noi e fare in modo che le nostre idee siano in maggioranza, con i tweet e L’hashtag non vinceremo mai.
La filosofia serve per dare un ordine alle azioni, ma poi bisogna agire con la pratica calandosi nella realtà sociale e smetterla di filosofare o peggio ancora perder tempo a cercare un capro espiatorio. Un abbraccio a tutti Antonio De Matteo
Ragazzi, basta a continuare a dire che è stata colpa nostra e che dovevamo comunicare meglio e di più sulla buona scuola.
Ma vi rendete conto che nel sindacato c’è stato un attacco durissimo alla riforma e quelli invece che ne hanno beneficiato (i 100.000 e passa stabilizzati) non ci hanno votato, mentre venivano difesi anche dalla sinistra radicale e da molti del PD che hanno contrastato la riforma per andare a braccetto con i sindacati.
Tutto questo ha portato al risultato elettorale nel non voto dei docenti bravi ma pavidi che non hanno fatto sentire la propria voce.
Adesso si tengano questi.
Camillo