La reazione dei Salvini, dei Di Maio e del giornale che li sostiene – il Fatto Quotidiano di Travaglio – secondo i quali a far crescere lo spread sarebbe l’Europa e non il governo che ha alzato il rapporto deficit-Pil (dall’1,6% al 2,4%), è penosa e ridicola. Anzitutto, non si capisce perché chi ha responsabilità di fare rispettare le regole in Europa, volute e firmate da tutti gli Stati, dovrebbe battere le mani ad un ministro del Yesoro, il Giovanni Tria, il quale ha prima detto all’Ue che il deficit si sarebbe fermato all’1,6% ma, poi, per soddisfare esigenze elettorali dei due dioscuri, si è presentato alla riunione dell’eurogruppo, in Lussemburgo, con il 2,4%.
Giustamente, i responsabili della Commissione hanno ricordato a Tria che le regole vanno rispettate. Quel che Salvini & soci non vogliono capire o fanno finta di non capire, è che la crescita del deficit danneggerà innanzitutto il nostro Paese, visto che provocherà ancora l’aumento del debito pubblico. Il direttore de Il Fatto, Travaglio, ci ha spiegato che il reddito di cittadinanza è una misura sociale che, in forme diverse, è attuata in tanti paesi europei. Vero, anche se in condizioni del tutto diverse ma in nessuno di quei paesi si attua quella misura facendo crescere il deficit. Salvini ha voluto abbattere la riforma Fornero, sempre a spese del debito, che dovrà essere pagato dalle nuove generazioni. È vero che il debito è grande anche per responsabilità di chi ha governato in passato. Però, ripetere gli errori o il malgoverno dei vecchi tempi non è il cambiamento ma il peggioramento anche perché adesso più di ieri abbiamo toccato il fondo.
La reazione dei mercati non è dovuta ad un complotto europeo e nazionale, in cui sarebbe coinvolto anche il presidente della Repubblica. Sciocchezze. Gli investitori in titoli di Stato, nazionali e internazionali, non sono dei benefattori, vogliono profitto e agiscono di conseguenza guardando con attenzione a quel che avviene nell’economia e nel bilancio dello Stato. Semmai, c’è da osservare che, con questa politica di bilancio, i sovranisti cedono sovranità ai mercati sottraendola al popolo. Questa è la verità che scotta e che bisogna, invece, mettere in forte evidenza.
Comment
Caro Sergio,
forse mai come per i nostri dioscuri, Di Maio e Salvini, si può usare l’espressione “simul stabunt vel simul cadent”. Tante volte pronunciata, e storpiata, dai nostri politici, è perfetta per definire ciò che davvero è il contratto di governo: un documento che non descrive un programma o un progetto politico, ma vincola le parti contraenti al rispetto formale di clausole precise; mancando tale rispetto il contratto si scioglie. Il problema è che questa clausola, che può servire nel diritto, per il funzionamento di un consiglio di amministrazione, qui implica la dissoluzione di una maggioranza di governo, con esiti non controllabili da nessuno, neanche da chi questo contratto ha firmato. Per questo deve preoccupare: perché è un patto parasociale fra alcuni esponenti politici che espropria tutti gli altri organi di governo e di controllo del loro potere legittimo. Abbiamo solo esecutori (il presidente del Consiglio), aspiranti esecutori (Tria oggi, Savona o chi per lui domani), e disobbedienti che, o diventano esecutori, o vengono cacciati (funzionari, presidenti di autorità indipendenti etc.). Mi pare di capire che il presidente Conte, professore di diritto, si trovi a suo agio perché ha competenza sui contratti, e questo ne legittima la funzione, senza che si debba preoccupare di avere anche competenza sui programmi e sulla politica, campo pericoloso e impopolare nel quale è meglio non avventurarsi. Dico tutto questo perché è frustrante criticare questo o quel provvedimento, questo o quell’atteggiamento. non che non lo si debba fare, anzi… Ma dubito dell’efficacia, almeno a breve termine, dato che, appunto, debbono stare in piedi perché non possono cadere se non insieme. Quindi ogni ragionevole proposta di gradualità, di compromesso, di trattativa, si scontra con la clausola contrattuale. Nessuno può cadere da solo, quindi avanti con le proposte di ciascuno, senza alcuna possibilità di arrivare nemmeno a una sintesi non contradditoria delle loro stesse proposte. Due elettorati, due contraenti garanti del patto col “popolo”, cioè con loro stessi autopromossi a interpreti della volontà popolare. Di qui in senso di impotenza da un lato, e di profonda preoccupazione, angoscia a tratti, di fronte a una situazione assurda, nella quale non potrebbero ascoltare e cambiare neanche se volessero. Un patto al cui confronto il caf famigerato o altri patti delle varie repubbliche sono roba da bambini. Può darsi che tutto esploda, mentre scrivo sento che aumentano le difficoltà. ma il “non arretriamo di un milimetro” o il “me ne frego”, le dita a V che Churchill riservò alla vittoria sul nazismo non fanno sperare se non in una fine disastrosa per tutti.
Spero davvero di sbagliare. Non parlo ora del Pd perché non è possibile liquidare la questione in poche righe; sarebbe ingeneroso. E poi non mi sento di criticare, come sarebbe giusto, perché almeno ieri abbiamo visto, a Roma e a Milano, che l’Italia è piena di persone perbene che pensano. I romani, quando Annibale decimò l’esercito e la classe dirigente (oltre 160 senatori uccisi, circa metà dell’assemblea) proibirono alle donne di piangere e di lamentarsi in pubblico, e limitarono la quantità e qualità di cibo, e il numero degli invitati, nelle cene…Vediamo di imapare qualcosa; niente prefiche, e una nuova classe dirigente,scelta dai ranghi, che poi vinse la guerra, avendo perso quasi tutte le battaglie…