Provando a collocare le primarie Pd in un contesto più ampio, la sensazione è che sia in atto uno scollamento generazionale profondo. Da un lato l’Italia di mezza età che ha affollato i gazebo, dall’altra un popolo anagraficamente radicalmente diverso che con ogni probabilità animerà tra dieci giorni una manifestazione altrettanto o forse anche più potente. Venerdì 15 marzo, infatti, spinti dalla forza del messaggio di una ragazza svedese di sedici anni, Greta Thunberg, che ha saputo inchiodare la politica alle sue responsabilità con poche semplici e fortissime parole, milioni di giovani in tutto il mondo occuperanno le piazze per manifestare la necessità di un deciso cambio di rotta per proteggerci dal cambiamento climatico e, magari, invertirlo.
Il parallelismo di questi due eventi non è solo legato alla loro vicinanza temporale, e il fatto che Nicola Zingaretti abbia dedicato la sua vittoria a Greta e ai giovani che si mobiliteranno il 15 marzo fa ben sperare per l’integrazione di queste istanze all’interno del discorso politico del nostro Paese. Perché, occorre ammetterlo con serenità, il Partito democratico fino ad oggi non ha ancora saputo intercettare compiutamente la grande questione ambientale. In un momento in cui in buona parte d’Europa crescono i movimenti ecologisti, la nostra sinistra ancora fatica a svincolarsi da un discorso sviluppista legato a un modello stantio di produttivismo fatto di grandi opere e grandi player industriali. La questione generazionale ha giocato e gioca un ruolo centrale in questo deficit. Perché invece, per coloro che oggi sono ventenni e che trascorreranno i prossimi cinquant’anni in un ambiente che giorno per giorno si degrada, l’ecologia è, insieme al lavoro, il nodo politico principale. Per la prima volta nella storia appare chiaro che non c’è più bisogno di scomodare le generazioni future per parlare di ingiustizia intergenerazionale.
Se non si pone un freno alla deriva ambientale che stiamo vivendo, a pagare già un prezzo enorme sulla propria pelle sono coloro che oggi hanno 15 o 20 anni, non chi non è ancora nato. A questo proposito c’è un caso interessante in corso negli Stati Uniti. Un gruppo di ventenni ha avviato un procedimento presso la Corte Suprema contro l’amministrazione Trump accusandola di non garantire i diritti elementari dei suoi cittadini. Il principio è: noi ventenni di oggi è presumibile (stando alle statistiche ufficiali) che tra cinquant’anni saremo ancora vivi. Il pianeta però, se non si intraprendono oggi politiche di mitigazione del cambiamento climatico, nel 2070 potrebbe non essere più in condizione di garantirci una vita dignitosa. Ergo, l’attuale governo è responsabile di non agire in tal senso, quando invece la Costituzione impone la tutela dei diritti dei cittadini. Può sembrare una provocazione, e in buona parte certamente lo è, ma il dato di fatto è che la Corte Suprema sta approfondendo il caso perché i presupposti giuridici non sono affatto campati in aria.
Ecco allora che, anche nel nostro Paese, è necessario che il gap di sensibilità generazionale si colmi una volta per tutte e che la politica si faccia carico di rappresentare queste istanze, specialmente la sinistra. Inoltre, lo vediamo già con le migrazioni dall’Africa subsahariana, spesso le cause dei nostri problemi di oggi sono già figlie del cambiamento climatico.
Tra dieci giorni vedremo le piazze riempirsi di scolaresche, di collettivi studenteschi e di associazioni giovanili che grideranno a gran voce la loro preoccupazione e la loro consapevolezza. I due milioni di votanti alle primarie Pd sapranno essere fino in fondo al loro fianco? La politica riuscirà finalmente a dare risposte a questa umanità?
Carlo Petrini, La Stampa, 6 marzo 2019
2 Comments
Vorrei dire al sig, Petrini, che sono d’accordo sulla poca affluenza di giovani ai gazebo del PD e invece tanti over 60, ma questo almeno è uno zoccolo duro che speriamo tenga sempre.
Vedo invece movimenti in particolare ambientalisti che nel corso del tempo hanno cambiato leader e numeri nelle piazze.
Adesso c’è Greta e sono contentissimo e speriamo che qualcuno, spero il PD, trasformi in azioni politiche le belle cose che dice la ragazza.
Poi ho visto stamattina a Omnibus il Pecoraro Scanio, ex leader dei Verdi e diceva che Zingaretti è partito con il piede sbagliato perché è andato in quella fabbrica che dalle ceneri degli inceneritori trasforma in materia per le strade.
A me sembra una cosa rivoluzionaria, per Pecoraro invece sbagliate e per lui gli inceneritori si devono chiudete tout court.
Questi dovrebbero essere gli alleati del PD, che Dio ce ne scampi.
Saluti a tutti.
Camillo
Non è un po’ curioso che i giornalisti enfatizzino la manifestazione del 15 marzo dei giovani o giovanissimi per l’ambiente? Una volta si ingigantiva il numero dei partecipanti alle manifestazioni, ma dopo l’evento. Questo creava aspettative spropositate che poi finivano nel nulla. Basta ricordare l’evento per la difesa del salario, degli anni remoti, con 3 milioni di partecipanti, secondo i giornali, in piazza San Giovanni a Roma in corteo per la difesa della “scala mobile” poi eliminata. Giusto parlare del cambiamento climatico, ma, secondo me,bisogna evitare gli scoop e far emergere la politica dei piccoli passi per cercare di rafforzarla; senza pretendere, come fa Pecoraro Scanio, tutto e subito senza ottenere niente. Io spero che il nuovo segretario del PD, Nicola Zingaretti, intraprenda con forza e decisione la strada suddetta che richiede pazienza e compromesso in modo determinante e passionale. A questo proposito faccio un appello al nuovo segretario: caro Nicola, compatibilmente col tuo tempo a disposizione, scriva qualcosa su questo blog che è un mezzo di comunicazione a costo zero tra gente onesta e pronta a recepire ed appoggiare idee giuste e produttive.
Buona giornata a tutti. Antonio De Matteo Milano