Chi mi segue sa bene che amo definirmi spesso un “anarchico riformista” dando al sostantivo anarchia il valore di sogno, di prospettiva, di società futura giusta e solidale e al riformismo il valore di costruzione continua sulla base di onesti compromessi del cammino necessario alle riforme. Forse i due termini, anarchico e riformista, potrebbero anche unirsi in un unico vocabolo: quello di socialista. E’ il socialismo delle origini, è il socialismo di un Macaluso o di un Rino Formica che integrano e supportano l’unica prassi politica capace di farci avvicinare a quel sogno che si chiamò sole dell’avvenire.
Ha creato un certo scompiglio, limitato alla mia non eccessiva notorietà, il fatto che io abbia dichiarato di appoggiare i referendum radicali al di là dell’appoggio dato a questi dalla Lega di Salvini. Forse lo stesso accadrà per il fatto che oggi posto e metto a vostra disposizione la riflessione del deputato forzista Andrea Cangini, pubblicata oggi sempre su Il Giornale. Spiega in modo encomiabile e in forma molto elementare e comprensibile i principi su cui si deve basare una efficace pratica politica in una società democratica qual è la nostra. Anche di questo scritto sottoscriverei tutto, virgole e punti compresi. Vorrei tanto che lo sottoscriveste anche voi e soprattutto che lo faceste leggere ad altri, meglio se giovani, meglio ancora se sedicenni, proprio quei ragazzi a cui vogliamo aprire in modo populista e propagandistico l’accesso alla cabina elettorale.
Che fa il PD? Che fa Letta? Perché ci si chiude a riccio senza aprire una discussione su questi temi? C’è bisogno di aspettare le agorà di settembre? E’ ora che bisogna chiarire che tipo di partito siamo e che tipo di lotta politica vogliamo portare avanti. Cerca di capirlo, caro segretario, non posso sempre andare a farmi consolare dal compagno Rino.
L’articolo si trova cliccando qui a destra: Andrea Cangini – Il Giornale
4 Comments
Il massimalismo ha fatto più danni della peste nera.
E continua a farli malgrado le secolari evidenze nefaste .
In realtà, è solo voglia di non prendersi responsabilità, di demandare ad altri, di mettersi a posto la coscienza rimandando tutto ad un improbabile futuro migliore.
Sono assolutamente d’accordo.
Solo sul voto ai sedici-diciassetteni istintivamente dissento, nel senso che dissento dal fatto che sia una trovata populista. Conosco tanti giovani maturi, preparati e colti, e non vedo altro obiettivo, concedendo loro il voto, se non quello di allargare la platea elettorale, ciò che dovrebbe essere nel dna di un partito democratico.
I giovani a quell’età gestiscono assemblee d’istituto, autogestioni a scuola, fanno domande a volte sorprendenti agli insegnanti.
Mi sembra, a volte, che ogni proposta che sembra simile ad un salto nel vuoto venga giudicata come populista. Ma allora non si dovrebbe più “volare col pensiero” in politica.
Ma è una mia sensazione, magari hai ragione tu, ed è più furbizia che sogno politico. Però a me, personalmente, questa concessione del voto ai ragazzi, politicamente, esalta. La vedo un atto democratico, nei confronti di persone che già ragionano, spesso, con competenza e passione. Non tutti, è chiaro!! Ma anche gli adulti, a questo punto, spesso rappresentano secche di sottocultura e ingenuità mostruose.
Non so…ho solo voluto condividere questo dubbio.
Per il resto…d’accordissimo con te, Sergio, con Ernesto e col senatore forzista!
Un abbraccio
Massimiliano
Caro Massimiliano,
ho letto una riflessione a proposito del voto ai sedicenni proprio questa notte nel libro “Che fine hanno fatto i bambini” di Annalisa Cuzzocrea, un libro bellissimo e con tanti insegnamenti politici validissimi. Anche lei, come te, coglie in questa proposta significati innovativi. Tra l’altro parla molto di Napoli e dei vari esperimenti sulle scuole Foqus e simili ma forse lo conosci già, passo quindi anche il consiglio a chi ancora non lo ha letto.
Sergio
No, non l’ho letto… Appena ne ho la possibilità me lo procuro.
Grazie Sergio!
Massimiliano