La storia tende a ripetersi perché la geografia rimane la stessa. Ma nelle sue ripetizioni la storia fa emergere un passato di cui ci eravamo dimenticati.
Quando Putin ha attaccato, passando irrimediabilmente dalla parte del torto, i commentatori avevano in mente la proiezione europea dell’Unione Sovietica durante la Seconda guerra mondiale, ma Putin non disponeva né delle condizioni politiche (l’alleanza con l’Occidente) né delle condizioni demografiche e militari che resero possibile quella proiezione.
Basti dire che per una operazione militarmente secondaria, la presa di Berlino nell’aprile 1945, i Russi poterono investire un milione e mezzo di soldati, mentre oggi, per prendere non una città, ma una nazione, non possono contare su più di centocinquantamila uomini, mercenari e tagliagole inclusi, gli equivalenti della Banda Dirlewanger che i tedeschi adoperarono per reprimere la rivolta di Varsavia nel 1944. Pensare che l’azione militare russa possa estendersi anche al di là dell’Ucraina, per esempio nei Paesi Baltici, è credere di avere a che fare non con la Russia, ma con l’Unione Sovietica (più del doppio di abitanti, senza contare le nazioni del Patto di Varsavia). È dimenticare che un pezzo della vecchia Prussia Orientale è oggi una exclave russa circondata dalla Nato, che potrebbe essere presa in un giorno.
Quanto dire che la no fly zone esiste già, ed è tutto l’Est europeo passato sotto la Nato. Coloro che oggi sostengono, a ragione, che gli Stati Uniti non hanno tenuto fede al gentlemen’s agreement del 1991 di non ammettere nella Nato paesi dell’ex Patto di Varsavia, non dovrebbero dimenticare che quei Paesi appartenevano storicamente all’Occidente. Che non avevano mancato di rivendicare, a Berlino, a Budapest, a Praga, e poi di nuovo a Berlino, nel 1989, questa loro appartenenza. E che se Stalin, a Yalta, aveva potuto ottenere l’Est europeo, ciò dipendeva da eccellenti motivi: l’enorme tributo di morti nella lotta contro il Terzo Reich e la forza dell’Armata Rossa, la debolezza politica dell’impero britannico, la debolezza fisica del presidente Roosevelt e, soprattutto, la necessità degli Stati Uniti, che ancora non disponevano della atomica, di assicurarsi l’appoggio sovietico per finire la guerra contro il Giappone.
Come è naturale e giusto, visto che la storia non finisce mai, nessuna di queste condizioni è rimasta in piedi quasi ottant’anni dopo. Putin non se ne è accorto, ed è per questo che c’è chi lo considera pazzo; ma, a quanto pare, non se ne sono accorti nemmeno i suoi avversari, tranne la Cina, che ne coglie pienamente la debolezza e vede in questo suo passo falso, o disperato, l’occasione per trasformare la Russia in un satellite. Come che sia, trattare Putin come se fosse uno zar, confonderlo con Stalin, è dargli troppa importanza, e non voler guardare, sotto l’influsso di fantasmi vecchi di decenni, il probabile risultato politico e geopolitico di questa guerra.
Sul piano politico, la sostanziale vittoria di Putin prima dell’attacco militare (camuffare Russia con il mito zarista e sovietico, ottenere la smilitarizzazione del Donbass, rassicurare l’orgoglio nazionalista) si è trasformata in una sconfitta militare, perché in un caso come questo non vincere equivale a perdere. E la sconfitta peggiore è proprio quella politica, perché Putin è riuscito a trasformare la Russia in uno Stato canaglia, entrato in guerra come se fosse l’Unione Sovietica e uscitone come se fosse l’Iraq di Saddam Hussein. Senza dimenticare che riuscire ad avere contro di sé la Svizzera, la Svezia e persino la Serbia (per difendere la quale la Russia era entrata in guerra nel 1914) è un record negativo difficilmente eguagliabile.
Anche più significativo, e carico di conseguenze, sarà il risultato geopolitico di questo azzardo. La guerra non è una opinione, e non si può tentare uno sfondamento a Occidente, in un Paese ostile, con truppe numericamente e militarmente inadeguate. Molto più a Ovest nello spazio e molto prima nel tempo se ne accorse Hitler nel dicembre 1944 nelle Ardenne. Quando, dopo aver sprecato le migliori truppe di cui disponesse nel tentativo fallito di prendere Anversa e interrompere i rifornimenti degli Alleati, Hitler venne informato da Guderian del fatto che Stalin aveva schierato milioni di uomini e di mezzi su un fronte che dalla Prussia Orientale raggiungeva i Balcani commentò che si trattava della “più grande falsità dai tempi di Gengis Khan”. Forse qualcuno dovrebbe dire a Putin e a Lukaš?nka di Gengis Khan e dei suoi mongoli, che invasero la Russia di Kiev nel 1228 rimanendoci per duecentocinquanta anni.
Andrà a finire così. Interrompendo una proiezione verso occidente che ebbe inizio con Pietro il Grande, la Russia diventerà, come ai tempi dell’Orda d’Oro, uno stato vassallo non più di un Khan mongolo, ma della Cina. A meno che gli oligarchi, per difendere i propri interessi in Occidente, non la trasformino in uno Stato vassallo della Nato. In questo quadro, la Russia ha pagato un prezzo carissimo non solo per le ambizioni sbagliate, e probabilmente per le paure, di Putin, ma anche per la propria singolarità culturale, per una tradizione profonda che la lega a Bisanzio (una Bisanzio che non c’è più né in Grecia, né in Turchia, né nei Balcani) e che, con le tirate del Patriarca Kirill a favore della guerra contro le lobby gay, la sospinge violentemente verso il Medio Evo.
Maurizio Ferraris, La Repubblica, 18 marzo 2022
2 Comments
La Russia può essere che torni al medioevo, come sostiene il giornalista di Repubblica nell’articolo sopra postato da Sergio su questo suo blog, grazie al suo presidente paranoico, megalomene e terribilmente violento.
Secondo me,però è l’umanità intera a tornare medioevale: non riesce ad affrancarsi dal proprio istinto assassino che si porta dietro dai tempi delle caverne.
Pensavamo che la guerra in Europa non sarebbe più arrivata, dopo la seconda guerra mondiale ed invece ciclicamente ogni certo numero di anni si sono succeduti conflitti terribili fatti di morti e distruzioni senza giustificazione alcuna se si esclude il denaro e la cattiveria. Alla fine del secolo scorso crolla l’impero sovietico comunista e cominciano le guerre fratricide tra ex compagni per approdare ad una democrazia rappresentativa che presto si trasforma in autocrazia “dell’uomo solo al potere”, ritornando in qualche modo al monarca, allo zar sconfitto precedentemente e la storia si ripete con lo stesso metodo di sempre. Tant’è e la delusione è tremenda: tra tanti esseri viventi sulla faccia della terra, l’umano è quello più cattivo. Eppure dovrebbe essere il più razionale, ma l’evidenza della storia della terra non gli ha mai insegnato niente e non credo lo farà in futuro. Comunque io continuerò a rifiutare le armi ed alzerò sempre le mani difronte ad una minaccia. Buona Giornata a chi legge Antonio De Matteo Milano
I giornali di carta stampata ed in generale i mass media, scrivono “tutto ed il contrario di tutto” per cercare lo scoop.
Leggete sul link allegato un articolo sul giornale il Messaggero che spiega come forse una elite russa si stia organizzando per eliminare fisicamente Putin.
Io sono contro la pena di morte ed in generale rifiuto la violenza, ma, se serve ad evitare migliaia di morti tra i russi e gli ucraini e le inaudite distruzioni di città intere, spero che il piano riesca ed il vecchio sanguinario presidente russo doni la pace al popolo ucraino in cambio della sua sparizione definitiva.
Pace e serenità a chi legge Antonio De Matteo Milano
Putin, l’élite russa vuole eliminarlo? Rapporti segreti valutano l’ipotesi incidente (e ci sarebbe già il successore)
https://www.ilmessaggero.it/mondo/putin_avvelenato_malattia_incidente_morto_russia_colpo_di_stato_ucraina_ultime_notizie-6575765.html