Mi meraviglio della meraviglia che in ambienti Pd si avverte a proposito dell’arresto a Salerno di un consigliere regionale della Campania legatissimo al presidente Vincenzo De Luca e dello spaccato impressionante che del governo della seconda città campana emerge dall’ordinanza che ha coinvolto 29 indagati, accusati di aver manipolato appalti pubblici a fini di arricchimento personale e di consenso elettorale. Ma come, c’era bisogno di un’indagine giudiziaria per sapere che il sistema di potere deluchiano è fatto di una sostanza clientelare esposta permanentemente all’affarismo e allo scavallamento delle norme, fino a convergere con un’ampia zona grigia ai confini del “mondo di mezzo”? Ci voleva la magistratura per sapere che il presidente della Regione Campania continua a ritenersi nei fatti anche sindaco di Salerno (caso unico in Italia in cui il sindaco effettivo è chiamato il “secondo cittadino”)? Ci volevano i magistrati per sapere che sono i suoi figli e un cerchio ristretto di accoliti a distribuire incarichi e poteri a Salerno e in Campania? Tutto ciò è noto da tempo al di là dei riscontri penali. E di questo si deve discutere, perché un eventuale proscioglimento degli indagati non cancellerà questo dato di fatto, e un’eventuale condanna sanzionerà solo penalmente ciò che sanno anche le pietre. Nessun sistema di potere è durato tanto a lungo in una città italiana, nessun sistema di potere locale ha trovato tanta accondiscendenza e tanta ammirazione in un partito politico come quello a cui appartiene De Luca.
Com’è stato possibile che un personaggio politico che esalta pubblicamente la clientela, che ha promosso i suoi figli a ruoli di rango nelle istituzioni e nel partito, che ha fatto del trasformismo una pratica quotidiana, che ha identificato il potere politico nell’insolenza e nel dileggio degli avversari, che ha offeso e umiliato il suo partito e i suoi dirigenti in ogni occasione che gli è stata generosamente concessa (un caso di masochismo politico che non ha eguali nella storia dei partiti da cui deriva il Pd) sia diventato un’icona politica?
Com’è stato possibile che un politico che è tutto il contrario dei valori che il suo partito professa, ne sia un esponente di primo piano?
Ci si può interrogare a lungo sui motivi dell’ascesa di De Luca ai vertici delle istituzioni e del suo partito e non trovare spiegazioni accettabili. Forse egli rappresenta la parte inconfessabile della politica, quella fatta di metodi e di decisioni che nessuno esalterebbe in pubblico, che altri tengono nascosti e che lui invece ha il coraggio di giustificare? Sarebbe cioè un “eroe” del raggiro delle regole, un “coraggioso” che non ha timore di promuovere i fedelissimi e i familiari, di circondarsi di un personale politico discutibile e di mantenerlo in posti di responsabilità anche quando alcuni di loro vengono penalmente sanzionati (com’è successo per il suo segretario personale condannato a 18 mesi). De Luca sarebbe un “antipolitico” che mette a nudo l’ipocrisia dei politici, a partire dal convincimento che chi governa non può che aggirare le leggi, trasformare in valori i propri interessi, mettere la famiglia avanti a ogni altra cosa, promuovere i peggiori perché solo così si ottengono i risultati migliori! Insomma un “Machiavelli meridionale”, il Cesare Borgia di Salerno, che dalla sua città-Stato va alla conquista del mondo! Oppure De Luca starebbe sperimentando il valore promozionale dell’oltraggio nell’epoca del dominio dei social, trasformando la politica in un “Grande fratello”, in cui chi più offende più vale, più fa audience ed è più votato dai telespettatori. Oppure è un genio politico e, ahi noi, non ce ne siamo accorti.
Isaia Sales, la Repubblica, 13 ottobre 2021
Non dovrebbe il Pd entrare nel merito di quanto riportato nell’editoriale allegato? Pensiamo, se facciamo parte di quel partito, perché ne condividiamo principi, valori, che non si debba prendere una posizione ferma sul cosiddetto METODO DE LUCA.
Grazie, un abbraccio
Giovanna
3 Comments
Molto colpito dall’articolo che mi conferma nel giudizio personale del figuro De Luca, mi permetto avanzare una proposta rivoluzionaria. Un bello scambio fra il boss campano e Mimmo Lucano: 13 anni al primo e governatore regionale il secondo. Andrebbe tutto molto meglio. Sognare non costa nulla e si può ancora fare.
Questi commenti sono davvero sommari e poco equilibrati, vero giustizialismo di sinistra, deprecabile almeno quanto quello di destra. Processi in piazza, ghigliottine e tricoteuses,
Intanto assimilare Emiliano a De Luca è del tutto arbitrario: basterebbe confrontare le rispettive posizioni riguardo al fenomeno cinquestelle: spudoratamente fiancheggiatore Emiliano, sempre ferocemente critico De Luca.
Il fatto che entrambi abbiano un atteggiamento comunicativo simile è più dovuto al contesto della cultura meridionale che a ipotetiche consonanze politiche. Infatti i due sono fieramente avversari …
Tornando al tono giustizialista dei commenti, invito ad essere meno faziosi e meno tranchant.
De Luca è stato più volte sottoposto a pre-giudizi “mediatici”, che si sono finora rivelati del tutto inconsistenti.
Inoltre i suoi risultati come amministratore, prima a Salerno, poi in Regione, sono sotto gli occhi di tutti e sono ampiamente positivi: basti guardare la gestione dei rifiuti a Salerno e della pandemia in tutta la Regione.
D’altronde le percentuali delle riconferme elettorali non possono essere riconducibili solo al presupposto clientelismo; altrimenti, dovremmo davvero stupirci della sua straordinaria efficacia.
Insomma, atteggiamenti giustizialisti come quelli dei commenti riportati conducono direttamente a fenomeni come quello di un De Magistris o di un formidabile pasticcione come Mimmo Lucano, la cui abnorme, spropositata, condanna non può nascondere le infinite irregolarità amministrative, che nessuno può negare.
Il Sud non è il Nord, e questo è pacifico, ma dovrebbe essere pacifico anche che lo “stile” manageriale necessario lì deve essere diverso da quello adottato, che so, in Trentino.
Anch’io non amo le “sparate” comunicative di De Luca, ma non posso contestare l’efficacia della sua ormai pluriennale attività di amministratore.
Su Emiliano invece bisogna solo stendere un velo pietoso: dalle trivelle alla xylella, dal TAP a Taranto, tutta una serie impressionante di inadeguatezze, ammantate da una ideologia del tutto sovrapponibile al più deteriore grillismo.
Infatti, sono sempre andati d’amore e d’accordo …
È facile giudicare gli altri, per noi esseri umani, difficile farlo nei confronti del nostro io. Forse bisognerebbe porsi la seguente domanda, come dice Papa Francesco: “chi sono io per giudicare gli altri?” Il giornalista Isaia Sales di Repubblica, autore dell’articolo postato da Sergio su questo blog, non ha nessun dubbio sul suo ruolo e considerandosi una specie di messia, emette sentenze inappellabili e pesantissime contro un rappresentante di un popolo, quello campano che a maggioranza schiacciante lo ha eletto governatore. Il Signore suddetto scrive: ” un proscioglimento degli indagati non cancellerà questo dato di fatto, e un’eventuale condanna sanzionerà solo penalmente ciò che sanno anche le pietre”.
Quindi secondo il suddetto “grande comunicatore ” non occorre nessun processo per condannare il presidente della Campania, De Luca: “la Condanna è già scritta sulle pietre”. Mi chiedo: la nostra democrazia rappresentativa sarà pure imperfetta, ma con che cosa la vuole sostituire il giornale Repubblica? Il governatore De Luca, per quanto mi riguarda, è innocente fino a condanna definitiva, anche se la sua megalomania non me lo fa diventare simpatico.
Grazie per l’attenzione e buona domenica a chi legge Antonio De Matteo Milano