Dal Corriere della Sera un bel contributo di Dacia Maraini sul problema delle poche presenze femminili nel governo. Segue una mia timida riflessione sullo stesso problema ma riguardante il PD.
Il governo è stato fatto e si è visto che le donne sono minoranza. Perché? Si è forse scoperto che sul piano della produttività politica il mondo femminile dimostra scarsa capacità e poca intraprendenza? Sono sicura che tutti risponderebbero: ma no, noi amiamo e rispettiamo le donne. E allora perché a rappresentare il Paese si dà la prevalenza al genere maschile? Non sarà una resa alle vecchie abitudini? Da una parte la lotta per il potere che viene sempre vinta da chi dispone di più privilegi: per esempio la disponibilità del tempo da sottrarre alla famiglia, ai figli. Dall’altra le solite prevenzioni: una donna magari è bravissima ma ha prestigio, autorità, carisma? La risposta spesso inconsapevole è no. Qualcuno ribatterà: ma non siete mai contente? C’è una donna al Ministero degli Interni, una alla Giustizia. Non sono posti importanti?
Certo, ma il Paese è fatto in parti uguali di uomini e di donne, e se la parità è un diritto, perché non ci sono metà rappresentanti delle due parti? E qui viene fuori la necessità delle quote rosa. Molte donne la ritengono offensiva. Ma di fronte alla ingiustizia di una disparità di rappresentanza, si capisce la necessità di una regola che stabilisca la spartizione giusta dei posti decisionali. L’argomento dei contrari è: non si sceglie per legge ma per competenza. Allora chiedo a chiunque di dimostrare che i rappresentanti maschili del popolo italiano siano migliori e più competenti delle rappresentanti femminili. Due sono le cose: o le donne (quelle competenti) sono meno meritevoli, meno preparate e quindi è giusto che siano in minoranza, oppure a parità di capacità, si scelgono uomini per pregiudizio e prepotenza. Molti, fra cui tante donne, ritengono vergognosa la lotta per il potere. Una donna deve consolare, non pretendere, è il pensiero più diffuso. Ma vorrei chiarire che la parola potere non è da condannare di per sé. Certo, esiste il potere come comando e dominio. Ma qualsiasi diritto è anche un potere. Il potere di votare, giudicare, opporsi, difendere dei diritti lo vogliamo tutti e per quel potere combattiamo. Quindi non demonizziamo la parola potere, che per le donne non riguarda solo il privato ma anche il pubblico. Cerchiamo di dare alla parola un significato concreto e democratico, e ripetiamo che la libertà di decisione è sempre un potere. Quindi anche la libertà di rappresentare il popolo italiano in parti uguali.
Dacia Maraini, Corriere della Sera, 16 febbraio 2021
Fatte salve le giustissime posizioni di Dacia mi sembrano comunque molto strumentali le esagerazioni fatte sui tre ministri maschi del PD. A mio avviso sono facilmente difendibili in quanto sostituire Franceschini alla Cultura e Guerini alla Difesa con una donna avrebbe significato innanzitutto un giudizio negativo sul loro operato. A mio avviso non se lo sarebbero meritato. L’unica scelta quindi tra uomo o donna poteva esser fatta per il ministero del Lavoro ma proprio su quel ministero, per quanto conosca io il bacino ministeriale del PD, nessun altra persona era così giusta come competenza e simbolica come rappresentanza di un’area sociale e sindacale all’interno del PD. Insomma, mi sembra che al pari di Draghi alla presidenza del Governo, un’Orlando vicesegretario del PD al Lavoro è una scelta di impegno particolarmente visibile e importante. Inoltre, guardando le cose più in generale, non mi sembra che il nostro partito soffra particolarmente di maschilismo acuto.
Sergio
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