Caro Sergio, esulto.
Mi stai ridiventando renziano.
La tua proverbiale lucidità politica non può che prendere atto che il Nostro è di una lunga spanna avanti a tutti gli altri e, malgrado le botte infertegli senza ritegno né pietà, continua ad essere il punto di riferimento (lui per davvero, mica quel poveretto di Giuseppi) dei riformisti italiani. Non c’è match.
E’ ora che i riformisti si riaggreghino, seriamente, e prendano saldamente in mano le redini del cambiamento.
Draghi è il leader naturale. Renzi è l’unico ad avere ben chiaro in testa che le strade tortuose per il riformismo sono solo più o meno eleganti sistemi per NON fare le riforme. Ammuina pura!
Enrico Letta è l’epigono di tale posizione (e con tanto zio non potrebbe essere altrimenti …!).
Il nostro “amico” D’Alema ha subito capito l’antifona e ha sganciato una delle sue bombe puzzolenti che scoppiano sempre nel proprio campo. D’altronde , è uno specialista del giocare a perdere.
Molto bene: chi si illudeva è servito.
Andiamo avanti senza paura.
“C’è solo un po’ di nebbia che annuncia il sole. Andiamo avanti tranquillamente.”
Stavolta l’iceberg lo conosciamo bene … e non ci schianteremo.
Caro Sergio,
io penso che il PD, non essendo più un partito dogmatico come il PCI, sia la casa di tutti coloro che ragionano con il pronome noi limando l’io. Certamente Ognuno di noi deve sostenere con passione ed intensità la propria idea, ma quando la maggioranza del partito, meglio della nostra comunità, non la condivide o non la capisce, non deve scappare, come hanno fatto Renzi, Bersani, D’Alema, Fassina, Calenda, ecc, e sperare, inutilmente, che gli altri lo seguono. Io ritengo che i veri pilastri del partito democratico italiano siano coloro che combattono per la propria idea, ma quando perdono non diventino disertori. Tant’è che applaudo, convinto e motivato, il comportamento dell’attuale segretario Enrico Letta e del precedente Nicola Zingaretti.
Non solo, ma apprezzo persino di più, pur non considerando il renzismo una malattia, il comportamento di dirigenti, come Cuperlo che scrive come segue.
“La malattia’ dem di certo non è guarita da sola, ma è guarita perché c’è chi in quel partito è rimasto e ha combattuto a viso aperto anche per sconfiggere una linea sbagliata.” Io ho condiviso le proposte di Renzi, ma presto mi sono accorto, e gliel’ho scritto, che la sua strategia della
” rottamazione” era completamente sbagliata. Tant’è che l’ha portato al disastro personale e questo mi dispiace. Il suo atteggiamento ed il suo algoritmo politico non è diverso da quello di D’Alema: ambe due sono opportunisti fortunati, ma non sempre. Continuare ad inneggiare i disertori considerandoli eroi ingiustamente vituperati, per me, vuol dire alimentare la fabbrica dei leader, dei generali senza eserciti, che pensano di essere invallibili, “unti dal Signore” e se ne fregano di chi è in difficoltà e chiede palesemente aiuto. Concludo dicendo che chi Crede nel compromesso tra la cultura comunista e quella cattolica progressista non può non abitare nella casa dei dem, anche quando la sua idea non passa al vaglio della grande comunità del PD. Grazie per l’attenzione e buona giornata a tutti/e coloro che leggono su questo blog, anche a chi la pensa, e con diritto, diversamente da me. Antonio De Matteo Milano
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Caro Sergio, esulto.
Mi stai ridiventando renziano.
La tua proverbiale lucidità politica non può che prendere atto che il Nostro è di una lunga spanna avanti a tutti gli altri e, malgrado le botte infertegli senza ritegno né pietà, continua ad essere il punto di riferimento (lui per davvero, mica quel poveretto di Giuseppi) dei riformisti italiani. Non c’è match.
E’ ora che i riformisti si riaggreghino, seriamente, e prendano saldamente in mano le redini del cambiamento.
Draghi è il leader naturale. Renzi è l’unico ad avere ben chiaro in testa che le strade tortuose per il riformismo sono solo più o meno eleganti sistemi per NON fare le riforme. Ammuina pura!
Enrico Letta è l’epigono di tale posizione (e con tanto zio non potrebbe essere altrimenti …!).
Il nostro “amico” D’Alema ha subito capito l’antifona e ha sganciato una delle sue bombe puzzolenti che scoppiano sempre nel proprio campo. D’altronde , è uno specialista del giocare a perdere.
Molto bene: chi si illudeva è servito.
Andiamo avanti senza paura.
“C’è solo un po’ di nebbia che annuncia il sole. Andiamo avanti tranquillamente.”
Stavolta l’iceberg lo conosciamo bene … e non ci schianteremo.
Caro Sergio,
io penso che il PD, non essendo più un partito dogmatico come il PCI, sia la casa di tutti coloro che ragionano con il pronome noi limando l’io. Certamente Ognuno di noi deve sostenere con passione ed intensità la propria idea, ma quando la maggioranza del partito, meglio della nostra comunità, non la condivide o non la capisce, non deve scappare, come hanno fatto Renzi, Bersani, D’Alema, Fassina, Calenda, ecc, e sperare, inutilmente, che gli altri lo seguono. Io ritengo che i veri pilastri del partito democratico italiano siano coloro che combattono per la propria idea, ma quando perdono non diventino disertori. Tant’è che applaudo, convinto e motivato, il comportamento dell’attuale segretario Enrico Letta e del precedente Nicola Zingaretti.
Non solo, ma apprezzo persino di più, pur non considerando il renzismo una malattia, il comportamento di dirigenti, come Cuperlo che scrive come segue.
“La malattia’ dem di certo non è guarita da sola, ma è guarita perché c’è chi in quel partito è rimasto e ha combattuto a viso aperto anche per sconfiggere una linea sbagliata.” Io ho condiviso le proposte di Renzi, ma presto mi sono accorto, e gliel’ho scritto, che la sua strategia della
” rottamazione” era completamente sbagliata. Tant’è che l’ha portato al disastro personale e questo mi dispiace. Il suo atteggiamento ed il suo algoritmo politico non è diverso da quello di D’Alema: ambe due sono opportunisti fortunati, ma non sempre. Continuare ad inneggiare i disertori considerandoli eroi ingiustamente vituperati, per me, vuol dire alimentare la fabbrica dei leader, dei generali senza eserciti, che pensano di essere invallibili, “unti dal Signore” e se ne fregano di chi è in difficoltà e chiede palesemente aiuto. Concludo dicendo che chi Crede nel compromesso tra la cultura comunista e quella cattolica progressista non può non abitare nella casa dei dem, anche quando la sua idea non passa al vaglio della grande comunità del PD. Grazie per l’attenzione e buona giornata a tutti/e coloro che leggono su questo blog, anche a chi la pensa, e con diritto, diversamente da me. Antonio De Matteo Milano