Il centro-sinistra ha vinto, da Milano a Napoli. La Calabria è sempre stata un caso a parte e, per Roma, si può prevedere che il sistema a doppio turno premierà Gualtieri. Si tratta, adesso, di affrontare due questioni: cosa si intende per centro-sinistra e se l’area immaginata di centro-sinistra (includervi tutto quello che si oppone alla destra) può bastare alla sinistra (socialista). L’idea di Letta (e di Prodi) è quella di un largo fronte anti-sovranista a guida PD che, a sua volta, si farebbe guidare da (oppure contribuirebbe a costruire) una linea europeista più compatta e unitaria. In sintesi, il centro-sinistra europeo dovrebbe promuovere una sorta di omogeneizzazione delle politiche nazionali e una accelerazione del processo unitario. Gli uomini giusti ci sono già, Draghi e Macron, in attesa che il collega tedesco non deluda le aspettative.
Ma, ripeto la domanda: questa larga e complessa prospettiva può bastare alla sinistra (socialista)? Si può pensare di assecondarla senza una riserva di senso, cioè senza un progetto che vada oltre l’idea di una Europa-potenza tra le potenze della globalizzazione? Il vettore della globalizzazione come è configurato (competizione tra grandi soggetti geo-politici per una nuova gerarchia di forze egemoni dentro la logica del capitalismo neo-liberista) può essere l’unico campo di gioco della sinistra italo-europea? Chi rappresenterà e chi organizzerà i bisogni di quei milioni di uomini e di donne che già oggi sono gli “scarti” e gli sconfitti della globalizzazione? Li lasciamo alla destra mentre la sinistra cavalca il nuovi bisogni trascinati dal “progresso”? E’ augurabile una scena del conflitto che veda la sinistra globalista contrapposta alla destra sovranista?
Caro Emanuele,
è una problematica che mi interessa moltissimo. Quanto prima ti inviterò a Firenze per fare una discussione su questo tema con un po’ di giovani quadri dell’area della sinistra fiorentina.
Sergio
Caro Sergio e cari tutti,
ho scritto quanto segue con riferimento ad una recente intervista a Rino Formica, nella quale si sollevavano problemi analoghi in occasione del risultato elettorale in Germania.
Mi pare utile riproporlo in questa sede, come contributo al dibattito.
Alla “capacità di adattamento e revisionismo dottrinario” che giustamente Formica attribuisce alla SPD deve essere associato anche il superamento dell’idea di “socialismo”, seppur democratico, e l’acquisizione definitiva dell’idea di “liberalsocialismo”.
È questa la chiave di lettura politica e culturale della rinascita dei movimenti di sinistra nel nuovo millennio.
Non si può stancamente riproporre un’idea solo solidaristica, se non insieme ad una visione che coniughi il solidarismo con l’uguaglianza dei punti di partenza, le capacità di sviluppo, di adattamento, di crescita, basate sulle competenze, sul merito, sul riconoscimento della forza dell’iniziativa.
Una società dinamica ed accogliente può ottenere la solidarietà solo se c’è ricchezza da spartire, e la ricchezza si crea con l’impresa, con il lavoro, con la formazione. con la competenza, con il coraggio di investire, di scegliere e non con la resistenza, spesso ottusa, al cambiamento.
Rispetto Formica come rispettavo Macaluso, ma non è nel passato che troviamo le soluzioni.
O siamo capaci di reinterpretare la Storia e adattarla alle esigenze di oggi o siamo condannati all’irrilevanza e soprattutto a soccombere alle spinte sovraniste, populiste, regressive che sono ancora molto forti.
La SPD pare averlo capito e soprattutto pare averlo fatto capire ai tedeschi. Vedremo.
Ora tocca a noi: certo non è considerando Draghi un passaggio di necessità, un “incidente“ da superare al più presto, che andremo nella giusta direzione.
Dobbiamo invece creare le condizioni perché si apra una lunga e stabile stagione di riforme, approfittando della favorevole congiuntura europea.
Smettiamola di spararci a vicenda e guardiamo tutti avanti, nella stessa direzione, possibilmente.
L’intervista a Rino Formica (di Francesco Bechis).
Il successo della Spd in Germania è un esempio per la sinistra europea,
il Pd è l’unico partito che si vergogna di parlare di socialismo e i risultati si vedono.
Draghi? Con l’uscita di Merkel perde il suo angelo custode a Bruxelles. Può cambiare l’Ue, a partire da qui.
È un bel giorno per Rino Formica, “dalla socialdemocrazia tedesca può rinascere quella europea”. Il voto in Germania che ha messo il leader della Spd Olaf Scholz in pole per diventare cancelliere rallegra l’ex ministro socialista, 93 anni, già a fianco di Bettino Craxi. Non tutti però hanno da esultare, dice a Formiche.net: per l’Italia e soprattutto per Mario Draghi l’uscita di scena di Angela Merkel non è una buona notizia.
Formica, è finita un’era?
Siamo di fronte a una rivoluzione dei sistemi politici dei Paesi mitteleuropei. È la prima volta che i partiti coalizzanti delle democrazie occidentali scendono sotto il 30%.
Cosa significa?
Che questi partiti e le loro classi dirigenti non sono più egemonici, faticano a produrre stabilità. E l’instabilità rallenta la costruzione di un’Europa unificata sul piano economico e politico.
I socialdemocratici escono comunque vincitori dal voto in Germania. Un socialista come lei non dovrebbe esultare?
Solo in parte. La gara che vede Cdu e Spd intenti a captare e convogliare forze non irrilevanti ma di modeste dimensioni come Verdi e liberali è il segno evidente della debolezza di questi due partiti, un tempo centro motore della Gross-Koalition.
La grande coalizione può tornare?
No, quei tempi sono archiviati. Prima l’unione dei due partiti, entrambi sopra il 30%, aveva un significato diverso, era stabilità nella necessità. E la stabilità della Germania è decisiva per la stabilità dell’intera Europa. No, da questa contesa uscirà vincitore una sola forza.
La Spd, stando ai pronostici. Qual è il segreto della rimonta di Scholz?
Più che di Scholz, è un segreto della Spd. Una forza politica con una storia secolare, che ha sempre dimostrato grande capacità di adattamento e revisionismo dottrinario.
Di che revisionismo parla?
Ha saputo rimanere legata ai principi fondanti del movimento socialista tenendo al tempo stesso un occhio aperto ai mutamenti della società. Insomma, è un partito che, a differenza di altri, sa come rivedere il rapporto pensiero-azione.
E lo ha fatto in fretta. Scholz ha dimostrato doti da scattista…
In un mese ha raddoppiato i consensi. Ancora una volta la natura popolare e non populista della Spd, la sua capacità di coniugare teoria e realtà, ne hanno fatto un riferimento. Non è un caso se la storia del socialismo europeo nel Novecento ha trovato tante anticipazioni in quella della socialdemocrazia tedesca.
C’è una lezione per il Pd?
Attenzione, non mischiamo i piani. Il Pd c’entra poco con la Spd. Non nasce come partito socialista revisionista, ma come operazione puramente tattico-politica. È la trasformazione in partito politico della vecchia coalizione di governo tra cattolici ed ex comunisti. Ha notato che se in Europa il Pd è legato al gruppo socialista, in Italia ritiene impronunciabile la parola socialismo?
Torniamo in Germania. Quanto dura lo stallo?
Formeranno un nuovo governo entro Natale.
Poi?
All’interno dei due grandi partiti tradizionali, Spd e Cdu, ci sarà un rinnovamento di classe dirigente. È finita la stagione del “tutto già previsto e predeterminato”. Forse è un bene: dalla rinascita della socialdemocrazia tedesca si può forgiare una nuova socialdemocrazia europea, oggi indebolita ovunque, dalla Francia all’Italia. La stessa crisi attraversa altre famiglie politiche, basta guardare il declino del popolarismo cattolico in Europa.
Verdi e liberali escono vincitori?
È una vittoria di Pirro. Sono entrambi essenziali per la formazione di un nuovo governo, ma hanno una debolezza intrinseca. La Fdp è troppo legata a interessi facilmente negoziabili. I Verdi continuano a ondeggiare fra realismo e utopia.
Con Merkel in uscita l’Italia di Draghi ha una chance di prendere il timone europeo?
Chiunque sarà cancelliere non cederà volentieri la leadership europea a Palazzo Chigi. E sarei cauto a considerare l’uscita di scena di Merkel una buona notizia per Draghi. Lei è stata la sua più grande forza durante gli anni alla guida della Bce. Era Merkel a proteggere Draghi, non il contrario. La cancelliera lo ha “adottato”, e ha messo in riga la Banca centrale tedesca. Ora non sarà facile per il premier italiano cambiare l’Ue.
Da dove si parte?
Da due grandi provvedimenti che devono dare al mondo il segnale di un’integrazione europea irreversibile. Dotare il Parlamento europeo di veri poteri legislativi, archiviando temporeggiamenti e finte riflessioni che hanno l’unico obiettivo di conservare lo status quo. Poi abolire una volta per tutte il sistema dell’unanimità al Consiglio europeo. Il resto sono chiacchiere.
Bobo!! te lo ripeto io che ho una voce molto squillante e sicuramente mi sentirai. La bambina voleva dire che ha vinto il centro sinistra, ma non ha aggiunto,ed è fondamentale, che nel raggruppamento delle forze politiche vincenti c’è pure il movimento cinque stelle che tu “ami tantissimo”. Non solo a Bologna ha contribuito anche Matteo Renzi, il tuo “nemico preferito”, alla vittoria del sindaco dem. Come vedi, caro Bobo,il centrosinistra se vuole vincere deve necessariamente raggruppare e coordinare tutte le forze politiche più o meno simili al PD,come a Bologna. Forza centro sinistra partendo da Bologna e grazie Onorevole Letta per il tuo lavoro il tuo impegno e la tua onestà. Le chiacchiere lasciamole come patrimonio a chi non sa ed insegna con davanti magari un prof/dr/ing. Buona giornata a chi legge Antonio De Matteo Milano.
Caro De Matteo, più che la tua analisi non mi convince il tuo botto finale che, più o meno, suona così: tutto quello che non è compreso nel mio campo di riflessione, è chiacchiera, perdita di tempo, colpo agli stinchi nel duro lavoro di ricostruzione del centro-sinistra. E no! Caro De Matteo. Lo dico perchè sorvoli su due lati del tema. Il primo. Aggregare tutto quello che assomiglia al PD non fa centro-sinistra ma fa sommatoria di tanti soggetti-movimenti-aggregazioni-aspirazioni individuali e di gruppo ecc. Insomma, il tuo ragionamento va bene solo sul pallottoliere. Secondo lato. Cosa è per te il “centro-sinistra”. Un’area che si identifica con l’antisovranismo? Una sorta di fronte unico antifascista in versione riveduta? Può bastare per una sinistra di governo, intesa alla maniera di Macaluso e Formica? Cioè di ispirazione socialista e alternativa?
Non abuso dello spazio. Ci siamo intesi e ti saluto molto cordialmente.
Emanuele Ceglie
Caro Ceglie, ti ringrazio per le domande che mi indirizzi e provo a formulare le seguenti risposte.
1) Io rispetto le idee di tutti e tutte e mai mi permetterei di offendere chi la pensa diversamente da me. Nel caso in cui le mie parole impropriamente ed involontariamente abbiano trasmesso una offesa chiedo venia precisando che non era nelle mie intenzioni.
2) Le chiacchiere per me sono discorsi generici non suffragati da una progettualità precisa. Esempio: chi dice di volere una sanità eccellente che curi tutte le persone nel migliore dei modi ed equamente, utilizzando le nuove tecnologie, chiacchiera. Diversamente chi dice che il medico di base deve diventare il primo pronto soccorso oltre che medico di famiglia dotato ti strumenti tecnologici avanzati e collaboratori, costruisce una prospettiva concreta che a me interessa.
3) L’unico algoritmo possibile per gestire nel migliore dei modi la convivenza degli umani, secondo me, è quello che prevede il compromesso delle idee di quest’ultimi.
4) Il centro-sinistra, per quello che mi riguarda, si deve formare in base ad un programma che preveda quattro o cinque punti da realizzare durante la legislatura per la quale si voterà.
5) Il segretario nazionale del Partito Democratico, Enrico Letta, sta, secondo me, percorrendo la strada ora citata con risultati concreti come è avvenuto con le elezioni amministrative della settimana in corso nei comuni di Milano, Bologna e Napoli, dove un centro-sinistra allargato ha sottoscritto un programma ben preciso per amministrare le citate città.
6) Coloro che pensano di creare un movimento politico detto centro-sinistra sulla carta senza nessun programma preciso, per quello che mi riguarda ripeto, chiacchierano a vanvera.
Naturalmente quanto sopra esposto è solo il mio pensiero Contestabile ed ementabile.
Grazie per l’attenzione ed un caro saluto a te, caro Ceglie, a chi legge e soprattutto a Sergio che con il suo meraviglioso blog mi permette ancora il collegamento
alla vita attiva. Un settantaduenne che crede di essere ancora efficiente, o perlomeno non deficiente, ed utile nella democratica società in cui vive
Antonio De Matteo Milano
Caro De Matteo, apprezzo la concretezza della risposta e la signorilità della interlocuzione (rara avis) ma resta la vaporosità del concetto di centro- sinistra che, al di là della sua produttività sul piano elettorale, resta indistinto e confuso sul piano strategico. Anche nella sua versione “modello Bologna” (vedi l’intervista di Elly Schlein sul Corsera di oggi) presenta contorni assai liquidi: “un centro-sinistra allargato ai 5S e alle forze moderate”. Pensi davvero che il “modello Bologna” sia rappresentativo della geografia socio-politica del Paese? Ma, più di questo, si può pensare a una duratura coalizione di forze, non solo diverse, ma senza che ciascuna presenti (come si dice) una soggettività precisa, un volto chiaro e riconoscibile dal Paese? In ultima istanza, è pensabile la ricostruzione del sistema politico nazionale solo sulla contingenze e tatticismi senza la rimobilitazione strategico-ideale delle forze politiche?
Un saluto cordiale.
Emanuele Ceglie
Sinceramente, non capisco il vostro scambio di idee.
Una forza politica che voglia governare e riformare, singola o in coalizione che sia, si deve distinguere per un programma, per un metodo, che facciano riferimento a valori ideali condivisi (una visione del mondo, direi pomposamente …).
E per una classe dirigente che sia in grado di realizzarli.
Come ho cercato di spiegare, il quadro culturale a mio avviso può solo essere quello del “liberalsocialismo”, inteso come sintesi tra il meglio della visione solidaristica e il meglio di quella liberale.
Insomma il meglio delle culture che hanno caratterizzato il Novecento, e che da sole si sono rivelate tragicamente insufficienti, in qualche caso perfino disastrose.
Non c’è spazio alcuno per il populismo comunque vestito, né per il sovranismo, comunque mascherato.
Io credo che quest’area esista, che sia anche molto vasta ed annidata in più partiti, grandi e piccoli: bisogna darle forma, leadership, visibilità, opportunità.
Questa è la scommessa per la sinistra QUI ed ORA.
Abbiamo una grande occasione per riformare l’Italia e non dovremmo lasciarcela sfuggire, mentre discutiamo del sesso degli angeli o dell’articolo 18.
Abbiamo idee, uomini, programmi (potrei farne un elenco molto lungo).
Abbiamo però anche tante remore ad aprirci ed a essere generosi e coraggiosi.
Ci sono autentiche resistenze corporative e conservatrici.
Non parlo affatto di un ipotetico “centro moderato”, parlo di una forza politica riformista “radicale”, nel senso che sappia andare alla radice dei problemi: il lavoro, il fisco, le infrastrutture, la transizione ecologica, il riconoscimento del merito, la cultura e la formazione continua.
Da ora al 2023 non dovremmo perdere un minuto.
Chi ha paura resti fuori e si goda una sterile ed irrilevante opposizione.
Vi assicuro che per molti è una manna dal cielo.
Vi allego un link ad una riflessione un po’ più completa: https://ilquadernodiet.blogspot.com/2021/10/la-rivoluzione-di-ottobre.html
Si dà il caso, caro Trotta, che il liberalsocialismo sia stato sconfitto, agli inizi degli anni ’80, da quel neo-liberismo che sta ancora vincendo, non smette di vincere e che, su questa vittoria epocale, ha costruito una “visione del mondo”, proprio quella visione che ha unificato sesso degli angeli, massima apertura al desiderio individuale e massima chiusura all’art. 18. Insomma, una visione unificata del mondo e delle sue dinamiche di progresso che non trova ostacoli, trova solo deviazioni, sassolini (il sovranismo) o versioni progressiste (il PD, l’Ulivo, i “democratici”).
Chi riuscirà a rompere questa “gabbia d’acciaio”? E’ pensabile che lo schieramento Letta-Renzi-Calenda-Conte-Di Maio possa costruire una comune visione del mondo in grado di costituirsi come “riformismo forte e radicale” alternativo allo stato delle cose? E’ stato questo il senso del nostro scambio di idee.
In amicizia.
Emanuele Ceglie
Certamente non Conte e Di Maio, campioni di populismo, dell’uno vale uno, della decrescita “infelice”, che con la sinistra c’entrano meno che niente.
Letta, chissà! Pare imbrigliato da vecchi arnesi novecenteschi …
Nel suo partito ci sono energie positive, ci sono risorse preziose per il riformismo, ma anche conservatori, nostalgici, gente abituata al consociativismo, che preferisce lucrare dall’opposizione piuttosto che assumere responsabilità di governo.
Il liberalsocialismo non è stato sconfitto, non è mai nemmeno partito.
Io credo che ora ci siano le condizioni per provarci.
Con Draghi, l’italiano più stimato ed autorevole sulla piazza …
Caro Ernesto ed Emanuele,
Ho imparato a raggiungere le mete dei miei sogni con passi lenti, costanti e contati attraverso percorsi impervi e sconosciuti.
Ho raggiunto sempre il traguardo e spesso non ho trovato Coppe e medaglie di valore, ma tanta delusione con l’unica consolazione di averci provato con tanta passione e determinazione. La vecchiaia è il premio al cammin di nostra vita, da tutti ambita e poi odiata. Tutto evapora, secondo me, cari amici,.ma coniugando il male e il bene che sono i pilastri della nostra vita
insieme alla comunità umana con il compromesso delle idee tutto mi appare più sereno. Basta così: ho cercato di filosofare anch’io, ma torno subito ad occuparmi dei problemi della vita. Oggi nell’ambito del festival GenerAzioni organizzato con la mia associazione di volontariato denominata “comitato Bicocca” insieme all’università Bicocca in un convegno alle ore 10 ci occupiamo, con mascherina e pass Green, in presenza ed on-line, delle nuove generazioni cercando di dare loro un aiuto nel superamento dell’attuale maledetta pandemia. Seguiteci su internet: i sogni continuano ed alimentano la vita. Grazie per l’attenzione e buona giornata a tutti/e. Antonio De Matteo Milano
13 Comments
Il centro-sinistra ha vinto, da Milano a Napoli. La Calabria è sempre stata un caso a parte e, per Roma, si può prevedere che il sistema a doppio turno premierà Gualtieri. Si tratta, adesso, di affrontare due questioni: cosa si intende per centro-sinistra e se l’area immaginata di centro-sinistra (includervi tutto quello che si oppone alla destra) può bastare alla sinistra (socialista). L’idea di Letta (e di Prodi) è quella di un largo fronte anti-sovranista a guida PD che, a sua volta, si farebbe guidare da (oppure contribuirebbe a costruire) una linea europeista più compatta e unitaria. In sintesi, il centro-sinistra europeo dovrebbe promuovere una sorta di omogeneizzazione delle politiche nazionali e una accelerazione del processo unitario. Gli uomini giusti ci sono già, Draghi e Macron, in attesa che il collega tedesco non deluda le aspettative.
Ma, ripeto la domanda: questa larga e complessa prospettiva può bastare alla sinistra (socialista)? Si può pensare di assecondarla senza una riserva di senso, cioè senza un progetto che vada oltre l’idea di una Europa-potenza tra le potenze della globalizzazione? Il vettore della globalizzazione come è configurato (competizione tra grandi soggetti geo-politici per una nuova gerarchia di forze egemoni dentro la logica del capitalismo neo-liberista) può essere l’unico campo di gioco della sinistra italo-europea? Chi rappresenterà e chi organizzerà i bisogni di quei milioni di uomini e di donne che già oggi sono gli “scarti” e gli sconfitti della globalizzazione? Li lasciamo alla destra mentre la sinistra cavalca il nuovi bisogni trascinati dal “progresso”? E’ augurabile una scena del conflitto che veda la sinistra globalista contrapposta alla destra sovranista?
Caro Emanuele,
è una problematica che mi interessa moltissimo. Quanto prima ti inviterò a Firenze per fare una discussione su questo tema con un po’ di giovani quadri dell’area della sinistra fiorentina.
Sergio
Caro Sergio e cari tutti,
ho scritto quanto segue con riferimento ad una recente intervista a Rino Formica, nella quale si sollevavano problemi analoghi in occasione del risultato elettorale in Germania.
Mi pare utile riproporlo in questa sede, come contributo al dibattito.
Alla “capacità di adattamento e revisionismo dottrinario” che giustamente Formica attribuisce alla SPD deve essere associato anche il superamento dell’idea di “socialismo”, seppur democratico, e l’acquisizione definitiva dell’idea di “liberalsocialismo”.
È questa la chiave di lettura politica e culturale della rinascita dei movimenti di sinistra nel nuovo millennio.
Non si può stancamente riproporre un’idea solo solidaristica, se non insieme ad una visione che coniughi il solidarismo con l’uguaglianza dei punti di partenza, le capacità di sviluppo, di adattamento, di crescita, basate sulle competenze, sul merito, sul riconoscimento della forza dell’iniziativa.
Una società dinamica ed accogliente può ottenere la solidarietà solo se c’è ricchezza da spartire, e la ricchezza si crea con l’impresa, con il lavoro, con la formazione. con la competenza, con il coraggio di investire, di scegliere e non con la resistenza, spesso ottusa, al cambiamento.
Rispetto Formica come rispettavo Macaluso, ma non è nel passato che troviamo le soluzioni.
O siamo capaci di reinterpretare la Storia e adattarla alle esigenze di oggi o siamo condannati all’irrilevanza e soprattutto a soccombere alle spinte sovraniste, populiste, regressive che sono ancora molto forti.
La SPD pare averlo capito e soprattutto pare averlo fatto capire ai tedeschi. Vedremo.
Ora tocca a noi: certo non è considerando Draghi un passaggio di necessità, un “incidente“ da superare al più presto, che andremo nella giusta direzione.
Dobbiamo invece creare le condizioni perché si apra una lunga e stabile stagione di riforme, approfittando della favorevole congiuntura europea.
Smettiamola di spararci a vicenda e guardiamo tutti avanti, nella stessa direzione, possibilmente.
L’intervista a Rino Formica (di Francesco Bechis).
Il successo della Spd in Germania è un esempio per la sinistra europea,
il Pd è l’unico partito che si vergogna di parlare di socialismo e i risultati si vedono.
Draghi? Con l’uscita di Merkel perde il suo angelo custode a Bruxelles. Può cambiare l’Ue, a partire da qui.
È un bel giorno per Rino Formica, “dalla socialdemocrazia tedesca può rinascere quella europea”. Il voto in Germania che ha messo il leader della Spd Olaf Scholz in pole per diventare cancelliere rallegra l’ex ministro socialista, 93 anni, già a fianco di Bettino Craxi. Non tutti però hanno da esultare, dice a Formiche.net: per l’Italia e soprattutto per Mario Draghi l’uscita di scena di Angela Merkel non è una buona notizia.
Formica, è finita un’era?
Siamo di fronte a una rivoluzione dei sistemi politici dei Paesi mitteleuropei. È la prima volta che i partiti coalizzanti delle democrazie occidentali scendono sotto il 30%.
Cosa significa?
Che questi partiti e le loro classi dirigenti non sono più egemonici, faticano a produrre stabilità. E l’instabilità rallenta la costruzione di un’Europa unificata sul piano economico e politico.
I socialdemocratici escono comunque vincitori dal voto in Germania. Un socialista come lei non dovrebbe esultare?
Solo in parte. La gara che vede Cdu e Spd intenti a captare e convogliare forze non irrilevanti ma di modeste dimensioni come Verdi e liberali è il segno evidente della debolezza di questi due partiti, un tempo centro motore della Gross-Koalition.
La grande coalizione può tornare?
No, quei tempi sono archiviati. Prima l’unione dei due partiti, entrambi sopra il 30%, aveva un significato diverso, era stabilità nella necessità. E la stabilità della Germania è decisiva per la stabilità dell’intera Europa. No, da questa contesa uscirà vincitore una sola forza.
La Spd, stando ai pronostici. Qual è il segreto della rimonta di Scholz?
Più che di Scholz, è un segreto della Spd. Una forza politica con una storia secolare, che ha sempre dimostrato grande capacità di adattamento e revisionismo dottrinario.
Di che revisionismo parla?
Ha saputo rimanere legata ai principi fondanti del movimento socialista tenendo al tempo stesso un occhio aperto ai mutamenti della società. Insomma, è un partito che, a differenza di altri, sa come rivedere il rapporto pensiero-azione.
E lo ha fatto in fretta. Scholz ha dimostrato doti da scattista…
In un mese ha raddoppiato i consensi. Ancora una volta la natura popolare e non populista della Spd, la sua capacità di coniugare teoria e realtà, ne hanno fatto un riferimento. Non è un caso se la storia del socialismo europeo nel Novecento ha trovato tante anticipazioni in quella della socialdemocrazia tedesca.
C’è una lezione per il Pd?
Attenzione, non mischiamo i piani. Il Pd c’entra poco con la Spd. Non nasce come partito socialista revisionista, ma come operazione puramente tattico-politica. È la trasformazione in partito politico della vecchia coalizione di governo tra cattolici ed ex comunisti. Ha notato che se in Europa il Pd è legato al gruppo socialista, in Italia ritiene impronunciabile la parola socialismo?
Torniamo in Germania. Quanto dura lo stallo?
Formeranno un nuovo governo entro Natale.
Poi?
All’interno dei due grandi partiti tradizionali, Spd e Cdu, ci sarà un rinnovamento di classe dirigente. È finita la stagione del “tutto già previsto e predeterminato”. Forse è un bene: dalla rinascita della socialdemocrazia tedesca si può forgiare una nuova socialdemocrazia europea, oggi indebolita ovunque, dalla Francia all’Italia. La stessa crisi attraversa altre famiglie politiche, basta guardare il declino del popolarismo cattolico in Europa.
Verdi e liberali escono vincitori?
È una vittoria di Pirro. Sono entrambi essenziali per la formazione di un nuovo governo, ma hanno una debolezza intrinseca. La Fdp è troppo legata a interessi facilmente negoziabili. I Verdi continuano a ondeggiare fra realismo e utopia.
Con Merkel in uscita l’Italia di Draghi ha una chance di prendere il timone europeo?
Chiunque sarà cancelliere non cederà volentieri la leadership europea a Palazzo Chigi. E sarei cauto a considerare l’uscita di scena di Merkel una buona notizia per Draghi. Lei è stata la sua più grande forza durante gli anni alla guida della Bce. Era Merkel a proteggere Draghi, non il contrario. La cancelliera lo ha “adottato”, e ha messo in riga la Banca centrale tedesca. Ora non sarà facile per il premier italiano cambiare l’Ue.
Da dove si parte?
Da due grandi provvedimenti che devono dare al mondo il segnale di un’integrazione europea irreversibile. Dotare il Parlamento europeo di veri poteri legislativi, archiviando temporeggiamenti e finte riflessioni che hanno l’unico obiettivo di conservare lo status quo. Poi abolire una volta per tutte il sistema dell’unanimità al Consiglio europeo. Il resto sono chiacchiere.
Bobo!! te lo ripeto io che ho una voce molto squillante e sicuramente mi sentirai. La bambina voleva dire che ha vinto il centro sinistra, ma non ha aggiunto,ed è fondamentale, che nel raggruppamento delle forze politiche vincenti c’è pure il movimento cinque stelle che tu “ami tantissimo”. Non solo a Bologna ha contribuito anche Matteo Renzi, il tuo “nemico preferito”, alla vittoria del sindaco dem. Come vedi, caro Bobo,il centrosinistra se vuole vincere deve necessariamente raggruppare e coordinare tutte le forze politiche più o meno simili al PD,come a Bologna. Forza centro sinistra partendo da Bologna e grazie Onorevole Letta per il tuo lavoro il tuo impegno e la tua onestà. Le chiacchiere lasciamole come patrimonio a chi non sa ed insegna con davanti magari un prof/dr/ing. Buona giornata a chi legge Antonio De Matteo Milano.
Caro De Matteo, più che la tua analisi non mi convince il tuo botto finale che, più o meno, suona così: tutto quello che non è compreso nel mio campo di riflessione, è chiacchiera, perdita di tempo, colpo agli stinchi nel duro lavoro di ricostruzione del centro-sinistra. E no! Caro De Matteo. Lo dico perchè sorvoli su due lati del tema. Il primo. Aggregare tutto quello che assomiglia al PD non fa centro-sinistra ma fa sommatoria di tanti soggetti-movimenti-aggregazioni-aspirazioni individuali e di gruppo ecc. Insomma, il tuo ragionamento va bene solo sul pallottoliere. Secondo lato. Cosa è per te il “centro-sinistra”. Un’area che si identifica con l’antisovranismo? Una sorta di fronte unico antifascista in versione riveduta? Può bastare per una sinistra di governo, intesa alla maniera di Macaluso e Formica? Cioè di ispirazione socialista e alternativa?
Non abuso dello spazio. Ci siamo intesi e ti saluto molto cordialmente.
Emanuele Ceglie
Caro Ceglie, ti ringrazio per le domande che mi indirizzi e provo a formulare le seguenti risposte.
1) Io rispetto le idee di tutti e tutte e mai mi permetterei di offendere chi la pensa diversamente da me. Nel caso in cui le mie parole impropriamente ed involontariamente abbiano trasmesso una offesa chiedo venia precisando che non era nelle mie intenzioni.
2) Le chiacchiere per me sono discorsi generici non suffragati da una progettualità precisa. Esempio: chi dice di volere una sanità eccellente che curi tutte le persone nel migliore dei modi ed equamente, utilizzando le nuove tecnologie, chiacchiera. Diversamente chi dice che il medico di base deve diventare il primo pronto soccorso oltre che medico di famiglia dotato ti strumenti tecnologici avanzati e collaboratori, costruisce una prospettiva concreta che a me interessa.
3) L’unico algoritmo possibile per gestire nel migliore dei modi la convivenza degli umani, secondo me, è quello che prevede il compromesso delle idee di quest’ultimi.
4) Il centro-sinistra, per quello che mi riguarda, si deve formare in base ad un programma che preveda quattro o cinque punti da realizzare durante la legislatura per la quale si voterà.
5) Il segretario nazionale del Partito Democratico, Enrico Letta, sta, secondo me, percorrendo la strada ora citata con risultati concreti come è avvenuto con le elezioni amministrative della settimana in corso nei comuni di Milano, Bologna e Napoli, dove un centro-sinistra allargato ha sottoscritto un programma ben preciso per amministrare le citate città.
6) Coloro che pensano di creare un movimento politico detto centro-sinistra sulla carta senza nessun programma preciso, per quello che mi riguarda ripeto, chiacchierano a vanvera.
Naturalmente quanto sopra esposto è solo il mio pensiero Contestabile ed ementabile.
Grazie per l’attenzione ed un caro saluto a te, caro Ceglie, a chi legge e soprattutto a Sergio che con il suo meraviglioso blog mi permette ancora il collegamento
alla vita attiva. Un settantaduenne che crede di essere ancora efficiente, o perlomeno non deficiente, ed utile nella democratica società in cui vive
Antonio De Matteo Milano
Caro De Matteo, apprezzo la concretezza della risposta e la signorilità della interlocuzione (rara avis) ma resta la vaporosità del concetto di centro- sinistra che, al di là della sua produttività sul piano elettorale, resta indistinto e confuso sul piano strategico. Anche nella sua versione “modello Bologna” (vedi l’intervista di Elly Schlein sul Corsera di oggi) presenta contorni assai liquidi: “un centro-sinistra allargato ai 5S e alle forze moderate”. Pensi davvero che il “modello Bologna” sia rappresentativo della geografia socio-politica del Paese? Ma, più di questo, si può pensare a una duratura coalizione di forze, non solo diverse, ma senza che ciascuna presenti (come si dice) una soggettività precisa, un volto chiaro e riconoscibile dal Paese? In ultima istanza, è pensabile la ricostruzione del sistema politico nazionale solo sulla contingenze e tatticismi senza la rimobilitazione strategico-ideale delle forze politiche?
Un saluto cordiale.
Emanuele Ceglie
Sinceramente, non capisco il vostro scambio di idee.
Una forza politica che voglia governare e riformare, singola o in coalizione che sia, si deve distinguere per un programma, per un metodo, che facciano riferimento a valori ideali condivisi (una visione del mondo, direi pomposamente …).
E per una classe dirigente che sia in grado di realizzarli.
Come ho cercato di spiegare, il quadro culturale a mio avviso può solo essere quello del “liberalsocialismo”, inteso come sintesi tra il meglio della visione solidaristica e il meglio di quella liberale.
Insomma il meglio delle culture che hanno caratterizzato il Novecento, e che da sole si sono rivelate tragicamente insufficienti, in qualche caso perfino disastrose.
Non c’è spazio alcuno per il populismo comunque vestito, né per il sovranismo, comunque mascherato.
Io credo che quest’area esista, che sia anche molto vasta ed annidata in più partiti, grandi e piccoli: bisogna darle forma, leadership, visibilità, opportunità.
Questa è la scommessa per la sinistra QUI ed ORA.
Abbiamo una grande occasione per riformare l’Italia e non dovremmo lasciarcela sfuggire, mentre discutiamo del sesso degli angeli o dell’articolo 18.
Abbiamo idee, uomini, programmi (potrei farne un elenco molto lungo).
Abbiamo però anche tante remore ad aprirci ed a essere generosi e coraggiosi.
Ci sono autentiche resistenze corporative e conservatrici.
Non parlo affatto di un ipotetico “centro moderato”, parlo di una forza politica riformista “radicale”, nel senso che sappia andare alla radice dei problemi: il lavoro, il fisco, le infrastrutture, la transizione ecologica, il riconoscimento del merito, la cultura e la formazione continua.
Da ora al 2023 non dovremmo perdere un minuto.
Chi ha paura resti fuori e si goda una sterile ed irrilevante opposizione.
Vi assicuro che per molti è una manna dal cielo.
Vi allego un link ad una riflessione un po’ più completa:
https://ilquadernodiet.blogspot.com/2021/10/la-rivoluzione-di-ottobre.html
Si dà il caso, caro Trotta, che il liberalsocialismo sia stato sconfitto, agli inizi degli anni ’80, da quel neo-liberismo che sta ancora vincendo, non smette di vincere e che, su questa vittoria epocale, ha costruito una “visione del mondo”, proprio quella visione che ha unificato sesso degli angeli, massima apertura al desiderio individuale e massima chiusura all’art. 18. Insomma, una visione unificata del mondo e delle sue dinamiche di progresso che non trova ostacoli, trova solo deviazioni, sassolini (il sovranismo) o versioni progressiste (il PD, l’Ulivo, i “democratici”).
Chi riuscirà a rompere questa “gabbia d’acciaio”? E’ pensabile che lo schieramento Letta-Renzi-Calenda-Conte-Di Maio possa costruire una comune visione del mondo in grado di costituirsi come “riformismo forte e radicale” alternativo allo stato delle cose? E’ stato questo il senso del nostro scambio di idee.
In amicizia.
Emanuele Ceglie
Certamente non Conte e Di Maio, campioni di populismo, dell’uno vale uno, della decrescita “infelice”, che con la sinistra c’entrano meno che niente.
Letta, chissà! Pare imbrigliato da vecchi arnesi novecenteschi …
Nel suo partito ci sono energie positive, ci sono risorse preziose per il riformismo, ma anche conservatori, nostalgici, gente abituata al consociativismo, che preferisce lucrare dall’opposizione piuttosto che assumere responsabilità di governo.
Il liberalsocialismo non è stato sconfitto, non è mai nemmeno partito.
Io credo che ora ci siano le condizioni per provarci.
Con Draghi, l’italiano più stimato ed autorevole sulla piazza …
Caro Ernesto ed Emanuele,
Ho imparato a raggiungere le mete dei miei sogni con passi lenti, costanti e contati attraverso percorsi impervi e sconosciuti.
Ho raggiunto sempre il traguardo e spesso non ho trovato Coppe e medaglie di valore, ma tanta delusione con l’unica consolazione di averci provato con tanta passione e determinazione. La vecchiaia è il premio al cammin di nostra vita, da tutti ambita e poi odiata. Tutto evapora, secondo me, cari amici,.ma coniugando il male e il bene che sono i pilastri della nostra vita
insieme alla comunità umana con il compromesso delle idee tutto mi appare più sereno. Basta così: ho cercato di filosofare anch’io, ma torno subito ad occuparmi dei problemi della vita. Oggi nell’ambito del festival GenerAzioni organizzato con la mia associazione di volontariato denominata “comitato Bicocca” insieme all’università Bicocca in un convegno alle ore 10 ci occupiamo, con mascherina e pass Green, in presenza ed on-line, delle nuove generazioni cercando di dare loro un aiuto nel superamento dell’attuale maledetta pandemia. Seguiteci su internet: i sogni continuano ed alimentano la vita. Grazie per l’attenzione e buona giornata a tutti/e. Antonio De Matteo Milano
Non intervengo ma sto seguendo tutto. Mi sembra un dibattito utile.
Grazie,
Sergio